98. Lezioni apprese dopo aver attaccato gli altri per vendetta
Nel 2021, sorella Sofia ed io eravamo responsabili della produzione video della chiesa. Lei aveva più capacità tecniche ed esperienza di me, così la contattavo per ricercare condivisione ogni volta che incontravo problemi o difficoltà. Una volta, lavorando a un video, ho fatto un errore molto elementare, e lei è venuta a risolverlo quando lo ha scoperto. Mentre lo risolveva, mi ha chiesto: “Svolgi questo dovere da un po’ ormai, come hai potuto sbagliare una cosa così semplice?” Ho subito provato ostilità: tutt’a un tratto mi interrogava come se fossi davvero inesperto. Mi disprezzava e mi prendeva volutamente di mira? Ho risolto il problema, ma mi sentivo sprezzante mentre lo facevo. Qualche giorno dopo, alcuni fratelli hanno avuto problemi simili. Riassumendo i problemi del lavoro durante una riunione, sorella Sofia ha usato il mio errore come esempio per l’analisi. La mia ostilità per lei è cresciuta e ho pensato: “Dopotutto sono uno dei supervisori, quindi cosa penseranno di me se parlerai del mio errore davanti a tutti? Continueranno a rispettarmi? Sembra che tu mi stia volutamente mettendo in imbarazzo”. Non volevo parlarle più dopo questo, e non volevo chiedere aiuto a lei per i problemi che stavo faticando a risolvere. Nelle nostre discussioni di lavoro, me ne andavo appena finito per non doverle più parlare. Quando mi ha cercato per discutere a vicenda dei nostri stati, mi costringevo a qualche commento di circostanza per trattare con lei, e non vedevo l’ora che finisse presto.
In seguito, sono stato rimosso perché stavo perseguendo fama e prestigio invece di svolgere lavoro concreto. Tempo dopo, Sofia mi ha chiesto del mio stato e mi sono aperto in condivisione sulla mia riflessione e comprensione dopo essere stato destituito. Pensavo che mi avrebbe confortato e incoraggiato, ma, con mia sorpresa, mi ha detto: “Ultimamente sei stato più propositivo nel tuo dovere, ma hai una comprensione superficiale. Non hai riflettuto e compreso veramente la radice dei tuoi fallimenti. Ne ho parlato con un’altra sorella ed è d’accordo”. Era imbarazzante sentirla esporre i miei problemi così esplicitamente. Ho pensato: “Non stai considerando affatto i miei sentimenti. Dicendolo davanti ai fratelli e alle sorelle, non stai deliberatamente cercando di danneggiare la mia immagine?” Ero pieno di ostilità e non ho ascoltato una sola sua parola da quel momento in poi. Le ho risposto brevemente, ma dentro fremevo di rabbia. Pensavo che, dato che mi trattava così, le avrei dato un assaggio della sua stessa medicina alla prima occasione. Da quel momento in poi, a parte quando dovevamo discutere di lavoro, facevo di tutto per evitarla. Non volevo nemmeno più sentire la sua voce.
Un pomeriggio, una sorella ha scritto nella chat di gruppo che doveva parlarmi urgentemente. Stavo lavorando a un video e non ho visto subito il messaggio, e questo ha rallentato il lavoro. Sofia lo ha scoperto e mi ha chiamato per sapere perché non avessi risposto prima, e mi ha detto: “Vedo che hai ancora il solito problema. Non rispondi tempestivamente ai messaggi e a volte sei irreperibile. Il progetto di cui sei responsabile è molto importante, non farlo ritardare ancora…” Invece io provavo ostilità e pensavo: “Sono stato irresponsabile nel mio dovere in passato, concentrandomi solo sul mio lavoro; tuttavia, dopo la mia destituzione ho fatto attenzione a cambiare le cose. Parlandomi così, non nega forse tutto il mio impegno recente? Mi disprezzi e pensi che non perseguo la verità?” Il mio preconcetto verso di lei è aumentato. A volte, quando mi inviava messaggi di lavoro, non volevo nemmeno risponderle. Poco dopo, la leader ci ha chiesto di scrivere una valutazione su Sofia. Sentivo di avere finalmente l’occasione giusta. Lei mi metteva sempre a nudo: ora potevo esporre i suoi problemi e fare in modo che capisse cosa significava perdere la faccia. Così ho elencato le sue carenze in dettaglio, enfatizzando il modo in cui calpestava i miei sentimenti con parole e azioni, e aggiungendo che non svolgeva un lavoro concreto. Dopo aver letto le nostre valutazioni, la leader ha parlato dei problemi con Sofia, e lei si è impegnata consapevolmente per cambiare. Ma io ero ancora prevenuto nei suoi confronti. Così, una volta, in una riunione, ho approfittato della mia condivisione sulle parole di Dio per sfogare i preconcetti e le opinioni che avevo su di lei. Durante quella riunione abbiamo condiviso sui comportamenti riconducibili alla limitazione degli altri, e ho pensato a come Sofia non considerasse mai i miei sentimenti quando parlava, quindi volevo smascherarla per mostrare a tutti che anche lei aveva molti difetti e non era affatto migliore di me. L’ho velatamente messa a nudo, dicendo: “Forse c’è una sorella che è supervisore e ha competenze tecniche, ma è anche irrispettosa nel modo in cui parla e sottolinea i problemi degli altri. A volte assume anche un tono piuttosto critico, elencando tutto ciò che non va in qualcuno, cosa che può far sentire tale persona limitata nel suo dovere. Questo significa anche limitare le persone e indirettamente disturbare la vita della chiesa. Dobbiamo avere discernimento anche su questo tipo di persona”. Sentivo di essermi sfogato, ma è seguito un silenzio di diversi minuti e nessuno ha condiviso altro. Mi sentivo un po’ a disagio. Temevo che la mia condivisione non fosse stata appropriata, ma poi ho pensato che tutto quello che avevo detto era vero, quindi non poteva esserci nulla di sbagliato. Non ci ho più pensato.
Con mia sorpresa, qualche giorno dopo, la leader mi ha chiamata e ha condiviso sul fatto che in quella riunione ero stato indirettamente critico nei confronti di Sofia, attaccandola e condannandola. Forse l’avevo ferita e potevo aver indotto alcuni fratelli e sorelle a prendere le mie parti, a diventare prevenuti contro Sofia e li avevo resi incapaci di collaborare con lei nel lavoro. Era stato un danno e un intralcio. L’analisi della leader mi ha davvero innervosito e spaventato. Sapevo che le parole di Dio dicono che condannare e analizzare con leggerezza qualcuno in una riunione è un intralcio e un disturbo alla vita della chiesa, e significa compiere il male. Conoscevo la gravità della natura della questione. Al termine del nostro colloquio, ho subito cercato delle parole di Dio pertinenti alla situazione. Le parole di Dio dicono: “Il fenomeno di qualcuno che viene arbitrariamente condannato, etichettato e tormentato si verifica spesso in ogni chiesa. Per esempio, alcune persone nutrono un pregiudizio nei confronti di un certo leader o di un certo lavoratore e, per vendicarsi, fanno commenti su di lui alle sue spalle, smascherandolo e analizzandolo con il pretesto della condivisione sulla verità. L’intento e gli scopi dietro tali azioni sono sbagliati. Se una persona sta realmente condividendo sulla verità per rendere testimonianza a Dio e per giovare agli altri, dovrebbe condividere sulle proprie esperienze reali e portare beneficio agli altri attraverso l’analisi e la conoscenza di sé stessa. Questa pratica dà risultati migliori e il popolo eletto di Dio l’approverà. Se la condivisione di qualcuno smaschera, attacca e sminuisce un’altra persona nel tentativo di colpirla o di vendicarsi di lei, allora l’intento di tale condivisione è sbagliato, è ingiustificata, Dio la detesta e non è edificante per i fratelli e le sorelle. Se l’intento di qualcuno è quello di condannare gli altri, o di tormentarli, allora costui è una persona malevola e sta compiendo il male. Tutto il popolo eletto di Dio deve avere discernimento quando si tratta di persone malevole. Se qualcuno colpisce, smaschera o sminuisce deliberatamente le persone, allora deve essere aiutato con amore, si deve condividere con lui e lo si deve analizzare, o potare. Se non è in grado di accettare la verità e rifiuta ostinatamente di cambiare rotta, allora la questione è completamente diversa. Quando si tratta di persone malevole che spesso condannano, etichettano e tormentano arbitrariamente gli altri, dovrebbero essere smascherate a fondo, in modo che tutti possano imparare a discernerle, e poi, dovrebbero essere limitate o espulse dalla chiesa. Questo è essenziale, perché simili individui disturbano la vita e il lavoro della chiesa, e verosimilmente fuorvieranno le persone e getteranno la chiesa nel caos” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (15)”). “L’attacco e la ripicca sono azioni e rivelazioni derivanti da una natura satanica maligna, nonché un tipo di indole corrotta. Le persone pensano così: ‘Se tu sei scortese con me, io farò del male a te! Se tu non mi tratti con dignità, perché io dovrei trattarti con dignità?’ Che modo di pensare è questo? Non è forse una ripicca? Dal punto di vista di una persona comune, questo modo di vedere non è forse una prospettiva valida? Non è forse praticabile? ‘Non attaccherò se non sarò attaccato; ma, se mi attaccheranno, di certo risponderò’ ed ‘Ecco un assaggio della tua stessa medicina’: i non credenti dicono spesso cose di questo tipo; per loro sono fondamenti logici validi e del tutto conformi alle nozioni umane. Invece, che opinione dovrebbero avere di queste parole coloro che credono in Dio e perseguono la verità? Simili idee sono forse corrette? (No.) Perché non lo sono? In che modo bisognerebbe discernerle? Da dove hanno origine queste cose? (Da Satana.) Provengono da Satana, senza alcun dubbio. Da quale indole di Satana provengono? Provengono dalla natura maligna di Satana; contengono veleno e racchiudono il vero volto di Satana in tutta la sua malignità e bruttezza. Racchiudono questo tipo di natura essenza. Che carattere hanno i punti di vista, i pensieri, le rivelazioni, le parole e perfino le azioni che racchiudono questo tipo di natura essenza? Senza dubbio, si tratta dell’indole corrotta dell’uomo, dell’indole di Satana. Questi aspetti satanici sono forse in linea con le parole di Dio? Sono forse in linea con la verità? Si basano sulle parole di Dio? (No.) Sono forse le azioni che dovrebbero compiere i seguaci di Dio, e i pensieri e i punti di vista che dovrebbero possedere? Questi pensieri e queste linee di condotta sono in accordo con la verità? (No.) Visto che non sono in accordo con la verità, lo sono forse con la coscienza e la ragione della normale umanità? (No.)” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo l’eliminazione della propria indole corrotta può produrre una vera trasformazione”). Valutare il mio comportamento in base all’esposizione delle parole di Dio mi ha molto spaventato. Nel mio rapporto con Sofia, quando lei ha usato l’errore nel mio lavoro come esempio e lo ha analizzato davanti a tutti, mi sono sentito umiliato, l’ho odiata e non volevo parlarle. Nelle nostre discussioni di lavoro, semplicemente la ignoravo. Quando ha rilevato i miei problemi, ha schiettamente segnalato le mie mancanze, e ha perfino parlato con un altro supervisore dei miei problemi, mi sono infuriato. Era come se in un istante avesse rovinato la buona immagine che mi ero creato con tanta fatica, e provavo un’ostilità tale da non voler nemmeno sentire la sua voce. Quando mi ha detto che non avevo risposto subito ai messaggi e mi ha ammonito a non rallentare il lavoro come in passato, sentivo che mi stava delimitando, negando il mio cambiamento e rendendomi volutamente le cose difficili. Così ho sfogato la mia frustrazione attraverso il mio dovere, non rispondendole di proposito. Il mio preconcetto contro Sofia cresceva sempre più; ero colmo di risentimento nei suoi confronti. Quando la leader ci ha chiesto di scrivere una valutazione su di lei, ho abusato dell’occasione per esprimere le mie lamentele personali, evidenziando i suoi difetti in modo che la leader la sfrondasse, o addirittura la destituisse, e io sfogassi la mia frustrazione. Per vendicarmi di lei, ho colto l’occasione durante la condivisione sulle parole di Dio per giudicarla per la sua scarsa umanità, istigando gli altri a discernerla e a isolarla per poter sfogare la mia ira. Ho capito che avevo rivelato un’indole maligna. Sapevo che la segnalazione dei miei problemi da parte di Sofia era la sua responsabilità del lavoro della chiesa e mi aiutava a conoscere me stesso, ma io non lo accettavo affatto né mi sottomettevo a questo. Facevo i capricci e usavo il mio dovere per sfogare la mia frustrazione, anche servendomi della mia condivisione sulle parole di Dio per attaccarla e sopprimerla. In questo modo, tentavo di formare una cerchia, intralciando e disturbando la vita della chiesa. Solo perché alcune parole di Sofia avevano ferito il mio orgoglio, l’avevo attaccata per vendetta cercando di punirla. Ero davvero terribile. Le parole di Dio dicono: “Se i credenti usano un linguaggio e un comportamento noncurante e smodato quanto quello dei non credenti, sono ancora più malvagi di questi ultimi; sono veri e propri demoni” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Un monito per coloro che non praticano la verità”). Mi ero nutrito molto della parola di Dio, eppure non sapevo nemmeno accettare qualche consiglio corretto. Ero davvero un credente? Avevo sempre seguito queste filosofie sataniche: “Se tu sei scortese, io sarò ingiusto” e “Non attaccherò se non sarò attaccato; ma, se mi attaccheranno, di certo risponderò”. Sfogavo il mio malcontento senza avere affatto un cuore che teme Dio. Stavo vivendo un’indole satanica e corrotta, senza un briciolo di sembianza umana. Mi sentivo molto turbato e in colpa; così ho pregato Dio desideroso di pentirmi e abbandonare i miei preconcetti verso Sofia. Nei giorni successivi, quando avevo del tempo libero, pensavo a come fosse stato possibile andare d’accordo all’inizio, ma ora ero diventato così ostile verso di lei. Sapevo che diceva la verità quando mi sfrondava. Forse era stata dura nei toni, ma non era un grave problema. Perché non riuscivo ad accettarlo e perché la attaccavo per vendicarmi?
Nella mia ricerca, ho letto un passo delle parole di Dio: “Quando gli anticristi sperimentano la potatura, spesso manifestano una forte ostilità e poi cominciano a fare del loro meglio per scagionarsi, ricorrendo a sofismi ed eloquenza per fuorviare le persone. Questo è piuttosto comune. La loro manifestazione di rifiuto verso l’accettazione della verità mette completamente a nudo la loro natura satanica di odio e avversione nei confronti della verità. Essi appartengono in tutto e per tutto alla genia di Satana. Qualsiasi azione compiano, la loro indole e la loro essenza vengono messe a nudo. Specialmente nella casa di Dio, tutte le loro azioni vanno contro la verità, sono condannate da Dio e sono delle malefatte in opposizione a Dio, e tutto ciò che gli anticristi fanno conferma pienamente che sono dei satana e dei demoni. Pertanto, sono piuttosto scontenti e certamente recalcitranti a subire la potatura; ma, oltre all’opposizione e all’ostilità, provano anche odio verso la potatura, odiano coloro che li potano, e odiano coloro che espongono la loro natura essenza e le loro malefatte. Gli anticristi pensano che chi li espone stia semplicemente dando loro del filo da torcere, quindi competono e lottano con chiunque li esponga. A causa di questa sorta di natura da anticristi, non sono mai gentili con chi li pota, né tollerano o sopportano chi lo fa, tanto meno gli saranno grati o lo elogeranno. Al contrario, se qualcuno li pota e fa perdere loro dignità e reputazione, in cuor loro covano odio per questa persona, e vogliono trovare un’opportunità per vendicarsi di lei. Quanto odio provano verso gli altri! Questo è ciò che pensano, e apertamente di fronte agli altri diranno: ‘Oggi mi hai potato: bene, ora la nostra faida è scolpita nella pietra. Tu vai per la tua strada e io per la mia, ma giuro che mi vendicherò! Se mi confesserai la tua colpa, se ti inchinerai a me, o se ti inginocchierai e mi supplicherai, allora ti perdonerò, altrimenti non lascerò mai correre!’ Qualunque cosa dicano o facciano, gli anticristi non vedono mai l’amorevole potatura o l’aiuto sincero che ricevono da qualcuno come manifestazioni dell’amore e della salvezza di Dio. Al contrario, li considerano come un segno di umiliazione, come il loro momento di massima vergogna. Questo dimostra che gli anticristi non accettano affatto la verità, che possiedono un’indole di avversione e odio nei confronti della verità” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte ottava”). Dalle parole di Dio, ho capito che l’attitudine degli anticristi verso la potatura è il completo rifiuto, discutere sulla loro via d’uscita, essere sprezzanti e perfino vedere la persona che li sfronda come un nemico e così ricercare opportunità per attaccare e vendicarsi. Provano avversione per la verità e la odiano per natura; non l’accetteranno mai. Quello che Sofia diceva dei miei problemi e delle deviazioni del mio lavoro era tutto vero; quindi, qualsiasi tono usasse o metodo impiegasse, voleva aiutarmi a conoscere me stesso e non prendermi di mira intenzionalmente. Chiaramente, non ero coscienzioso o pratico nel mio dovere né mi assumevo le mie responsabilità nell’approfondire il lavoro, e questo aveva ostacolato la produzione video. Sofia aveva analizzato e sviscerato quei problemi per evitare che ripetessimo gli stessi errori e rallentassimo l’avanzamento dell’intero lavoro. Ha anche rilevato che la comprensione di me stesso dopo la destituzione era stata piuttosto superficiale e me lo aveva fatto notare per bontà. Voleva aiutarmi a conoscermi meglio e a pentirmi veramente. Eppure, nonostante avesse segnalato i miei problemi e nonostante il suo continuo sostegno, non solo non le ero stato grato, ma pensavo che mi stesse intenzionalmente svergognando e ferendo la mia dignità. Mi sono molto risentito con lei e ho iniziato a trattarla come un nemico, facendo qualsiasi cosa per cercare occasioni di vendetta. Istigavo perfino gli altri a isolarla ed escluderla. Le mie azioni erano quelle di un anticristo. Gli anticristi si nutrono di adulazione, e amano smisuratamente chiunque tessa le loro lodi. Al contrario: più qualcuno è sincero, più lo sopprimono e lo puniscono. Chiunque li offenda o ferisca i loro interessi ne farà le spese, e si fermeranno solo quando chiederà perdono. Questo causa disturbo e danneggia il lavoro della chiesa e l’altrui ingresso nella vita. Dio scaccia per sempre gli anticristi perché hanno compiuto il male e offeso la Sua indole. Le parole di Sofia hanno leso la mia reputazione e il mio prestigio, quindi volevo vendicarmi. Sembrava che l’unico modo per placarmi fosse punirla finché non avesse riconosciuto il suo torto e avesse smesso di “provocarmi”. Ero davvero malvagio! Provavo avversione per la verità e percorrevo il cammino di un anticristo. Se non avessi cambiato la mia indole da anticristo, quando avessi avuto una posizione, sapevo che avrei compiuto ancora più male, punendo e sopprimendo ancora più persone, e sarei finito per essere maledetto e punito da Dio. Potevo vedere che le conseguenze erano davvero spaventose. Così, ho pregato Dio, cercando un cammino di pratica e di ingresso.
Poi, ho letto queste parole di Dio: “Se sei una persona che teme Dio e fugge il male, sentirai di aver bisogno della supervisione dei prescelti di Dio e ancor più della loro assistenza. Se sei una persona malevola e hai la coscienza sporca, avrai paura di essere supervisionato e cercherai di sfuggirlo; questo è inevitabile. Pertanto, non c’è dubbio che tutti coloro che oppongono resistenza e provano avversione verso la supervisione dei prescelti di Dio hanno qualcosa da nascondere e di certo non sono persone sincere; nessuno teme la supervisione più delle persone propense all’inganno. Quale atteggiamento dovrebbero dunque adottare leader e lavoratori nei confronti della supervisione da parte dei prescelti di Dio? Dovrebbero forse essere negatività, circospezione, opposizione e rancore, oppure obbedienza verso le orchestrazioni e le disposizioni di Dio nonché umile accettazione? (Umile accettazione.) A cosa si riferisce l’umile accettazione? Significa accettare tutto ciò che viene da Dio, ricercare la verità, adottare il giusto atteggiamento e non essere irruenti. Se qualcuno scopre davvero un problema in te e te lo segnala, aiutandoti a discernerlo e a comprenderlo, assistendoti nella sua soluzione, allora costui è responsabile verso di te e nei confronti dell’opera della casa di Dio e dell’ingresso nella vita dei prescelti di Dio; è la cosa giusta da fare ed è perfettamente naturale e giustificata. Se ci sono individui secondo i quali la supervisione della chiesa proviene da Satana e da intenzioni maligne, costoro sono diavoli e Satana. Con una natura così diabolica, non accetterebbero certo lo scrutinio di Dio. Se una persona ama veramente la verità, avrà la corretta comprensione della supervisione da parte dei prescelti di Dio, sarà in grado di considerarla come compiuta per amore e proveniente da Dio, e di accettarla da Lui. Sicuramente non sarà irruento né agirà d’impulso, e tanto meno nel suo cuore compariranno resistenza, circospezione o sospetto. L’atteggiamento più corretto con cui affrontare la supervisione da parte dei prescelti di Dio è questo: devi accettare da Dio ogni parola, azione, supervisione, osservazione o correzione, persino potatura, che ti sono di aiuto; non essere irruento. L’irruenza viene dal male, da Satana, non da Dio, e non è l’atteggiamento che le persone dovrebbero avere nei confronti della verità” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (7)”). Dalle parole di Dio, ho imparato che, se evidenziano i miei problemi e le mie deviazioni, i miei fratelli non sono affatto malvagi, non si stanno prendendo gioco di me; anzi, sono responsabili verso il lavoro della chiesa e verso il mio ingresso nella vita. A prescindere da quanto io possa capire i problemi che hanno esposto, dovrei prima accettarlo, in quanto proviene da Dio, e poi sottomettermi, senza rimuginare sulle cose, né irritarmi o vendicarmi. Anche se non riesco a capire del tutto le cose che dicono, dovrei pregare Dio e continuare a riflettere, o consultare fratelli e sorelle più esperti per condividere. Questo è l’atteggiamento per accettare la verità. Ricordo come avessi indirettamente esposto Sofia durante una riunione; alcuni fratelli e sorelle che non conoscevano la realtà potevano aver sviluppato un preconcetto nei suoi confronti, fatto che avrebbe influenzato la loro collaborazione nell’ambito dei doveri. Così, in una riunione, mi sono messo a nudo e ho analizzato le mie azioni in base alle parole di Dio, in modo che gli altri ottenessero discernimento su ciò che avevo fatto. In seguito, Sofia mi ha cercato per parlare di lavoro, e mi sono confidato con lei sui miei preconcetti, sulla mia indole che provava avversione per la verità, e sui miei scopi malvagi. Ho visto che lei non sembrava affatto biasimarmi o disprezzarmi. Mi sono sentito così in imbarazzo. Da allora, siamo andati di nuovo molto d’accordo. Quando evidenziava i miei problemi, non mi preoccupavo più così tanto del suo tono di voce, sapendo che, se giovava al mio dovere, allora dovevo per prima cosa accettarlo. A volte, sul momento, mancavo di conoscenza, e allora pregavo Dio e rinunciavo a me stesso, senza preoccuparmi della reputazione o di far valere le mie ragioni, e gradualmente arrivavo a una comprensione. Lavorando con lei in questo modo, mi sono sentito via via più sereno.
Mi è capitato poi di lavorare a un video in fretta per rispettare la scadenza, ignorando i principi, col risultato che il lavoro andava rifatto da capo per via di alcuni difetti. Un supervisore, sorella Nora, mi ha inviato un messaggio in privato chiedendomi di correggerlo, dopo il quale ho pensato che fosse finita lì. Invece, con mia sorpresa, i miei errori sono stati di nuovo menzionati in un incontro riassuntivo sul lavoro. Ho ritenuto davvero imbarazzante il fatto che lei parlasse dei miei problemi davanti a tutti! Ho iniziato a sentirmi prevenuto nei confronti di sorella Nora, come se stesse sollevando un polverone senza motivo e calpestando la mia dignità. Volevo trovare il modo di difendermi e salvarmi la faccia davanti a tutti. Ma poi ho capito che il mio stato era sbagliato e ho immediatamente pregato Dio per ribellarmi a me stesso. Dopo la preghiera, mi sono calmato un po’. Ho pensato: il lavoro va rifatto perché ho fatto il minimo indispensabile. Nora ha condiviso su questo per fare da promemoria, così che potessi riflettere sul mio atteggiamento verso il dovere. Allo stesso tempo, anche i fratelli e le sorelle possono usarlo come monito per non commettere lo stesso errore. Proteggeva gli interessi della chiesa. Accampando delle scuse e giustificando me stesso per salvarmi la faccia e diventando prevenuto contro Nora, non avrei provato avversione per la verità e rifiutato di accettarla? Sapevo di non poter continuare ad agire sulla base di un’indole corrotta. Quindi, mi sono aperto in condivisione con tutti sul dettaglio dei miei errori. Quando ho finito, hanno condiviso alcuni modi utili per affrontare problemi di quel tipo; nella mia successiva produzione video, ho seguito i loro suggerimenti, evitando così di ripetere gli stessi errori. Ho veramente sperimentato che, accettando i consigli dei miei fratelli, posso evitare passi falsi non necessari e migliorare l’efficienza sul lavoro, nonché conoscere me stesso ed essere utile al mio ingresso nella vita.
Attraverso ciò, ho davvero sperimentato che è importante avere un atteggiamento di sottomissione quando si viene sfrondati. Se quello che dicono gli altri è giusto e in linea con la verità, devo mettere da parte l’orgoglio, accettarlo e sottomettermi incondizionatamente. Se invece lo rifiuto ostinatamente, oppongo resistenza alla potatura, e sviluppo preconcetti o addirittura attacco gli altri per vendetta, manifesto il comportamento di una persona malevola e di un anticristo e, se non mi pento, sarò condannato e scacciato da Dio. In passato, quasi nessuno aveva fatto notare i miei problemi in modo così diretto, e io non mi conoscevo. Pensavo di avere una buona umanità e di saper accogliere la verità. Ora capisco di essere avverso alla verità e di non avere una buona umanità. Ciò che ho guadagnato e imparato oggi lo devo solo al giudizio e all’esposizione delle parole di Dio. Lode a Dio!