87. Sconfiggere le tenebre dell’inferiorità

di Kristina, Stati Uniti

Da piccola ero molto timida: ogni volta che arrivavano ospiti mi nascondevo dietro ai miei genitori, e quando i miei mi dicevano di chiamarli zio o zia ero troppo timida per farlo. Mia madre scherzava con gli ospiti dicendo: “Questa bambina è muta e non può parlare”. Inoltre diceva spesso che non sarei mai valsa nulla né avrei combinato alcunché. A causa della mia goffaggine con le parole, venivo spesso derisa e criticata, e avevo molta paura di parlare davanti agli altri. Ogni volta che mi trovavo in una situazione in cui dovevo parlare, facevo di tutto per sottrarmi. Durante gli anni della scuola non partecipavo mai ad alcuna attività e mi nascondevo sempre in un angolo a studiare in silenzio. L’anno in cui mi sono laureata, l’insegnante mi ha detto che avevo i requisiti per essere raccomandata per la scuola di specializzazione e ne sono stata molto felice, ma quando ho saputo che ci sarebbe stato un colloquio con i professori mi è venuta una forte ansia, al pensiero che possedevo scarse capacità comunicative e che se avessi risposto in modo incoerente avrei finito per umiliarmi. Ho lottato con me stessa per alcuni giorni, ma non sono riuscita a trovare il coraggio di partecipare al colloquio. Dopo aver trovato Dio, ho visto che i fratelli e le sorelle si riunivano e condividevano in modo aperto e semplice e che nessuno rideva di nessuno, e mi sono sentita libera. Gradualmente, ho iniziato ad allenarmi a parlare con tutti dal cuore, condividendo il mio stato e la mia comprensione. A volte divagavo un po’, ma i fratelli e le sorelle non mi guardavano dall’alto in basso, e mi sentivo meno limitata. Col tempo, ho cominciato a parlare di più. Una volta, durante una riunione, mentre condividevo sono andata fuori tema e la capogruppo mi ha interrotta. Mi sono sentita arrossire per l’imbarazzo e volevo solo trovare un buco in cui nascondermi. Ricordavo che i miei genitori mi dicevano che non sarei mai valsa nulla: a quanto pareva avevano ragione. Sentivo che la mia goffaggine con le parole mi rendeva completamente inutile e che avrei passato la mia vita inosservata in un angolo. In quel momento mi sono detta: “Dovrei parlare meno davanti alle persone per evitare di esporre i miei difetti ed essere derisa”. Da allora, per molto tempo, ho tenuto la bocca chiusa. Al di fuori delle riunioni di gruppo rimanevo in silenzio, limitandomi ad ascoltare le condivisioni degli altri. A volte avevo una mia comprensione esperienziale, ma poi pensavo a come non riuscivo a strutturare quello che volevo dire e a come divagavo, e al fatto che se fossi stata interrotta di nuovo mi sarei sentita completamente umiliata, quindi non volevo condividere. In seguito, stavo lavorando alla realizzazione di video per la chiesa e fratelli e sorelle mi hanno scelta come capogruppo perché hanno visto che ero più abile in quel campo. Ma il pensiero che essere una capogruppo significava dover far attuare e seguire spesso il lavoro e che avrei dovuto condividere e risolvere i problemi di fratelli e sorelle mi preoccupava; pensavo: “Con la mia goffaggine nel parlare, cosa succederebbe se non riuscissi a svolgere bene questo dovere? Sarebbe così umiliante”. Più ci pensavo, più avevo paura, così ho detto alla leader che avevo scarsa levatura e non potevo svolgere quel dovere, quindi avrebbero dovuto scegliere un altro fratello o un’altra sorella per il ruolo. La leader ha condiviso con me sulle intenzioni di Dio, suggerendomi di affidarmi a Lui e di formarmi per un po’ per vedere come andava, e io ho accettato con riluttanza. Durante il mio periodo da capogruppo ero davvero passiva e ogni volta che dovevo tenere una riunione o una condivisione mi tiravo indietro, lasciando parlare di più la mia collaboratrice. Lei non capiva perché lo facessi. Diceva che ero stata in grado di individuare delle questioni mentre facevo il mio dovere, che avevo miei pensieri e prospettive, che sapevo esprimere alcune conoscenze mentre condividevo sulle parole di Dio e che la mia levatura non era poi così scarsa, quindi si chiedeva perché evitassi sempre di parlare. Mi ha incoraggiato a praticare di più. Ma, qualsiasi cosa lei dicesse, continuavo a sentirmi inadeguata, e ho anche cercato di dare le dimissioni in diverse occasioni. Alla fine sono stata destituita perché ero troppo passiva nel mio dovere. In seguito, la capogruppo mi ha chiesto di collaborare con lei alla supervisione del lavoro del gruppo. Ero un po’ preoccupata e pensavo: “Non sono brava a parlare; spero di non mettermi in imbarazzo”. La capogruppo ha condiviso con me sulle intenzioni di Dio, dicendo che come collaboratore aveva bisogno di qualcuno che conoscesse quelle abilità. Le sue parole mi hanno fatta sentire un po’ in colpa. Anche se non ero brava a parlare, sapevo comunque svolgere del lavoro in quel campo, e collaborare con la capogruppo era necessario per il lavoro. Tirandomi continuamente indietro non avrei ritardato il lavoro? Con questi pensieri in mente, ho accettato. In seguito, ho continuato a chiedermi: “Perché cerco sempre di scappare e farmi da parte quando mi viene chiesto di essere capogruppo? Qual è esattamente la causa di questo mio comportamento?” Con questa confusione in mente, ho pregato Dio in ricerca.

Durante una riunione, la leader ha letto un passo delle parole di Dio: affrontava il mio problema, e ha chiarito la confusione nel mio cuore. Dio Onnipotente dice: “Vi sono individui che da bambini avevano un aspetto ordinario, si esprimevano male e non erano molto acuti; di conseguenza gli altri, in famiglia e nell’ambiente sociale, emettevano su di loro giudizi piuttosto negativi, dicendo cose come: ‘Questo bambino è ottuso, lento e parla male. Guarda i figli degli altri, che parlano tanto bene da incantare chi hanno intorno, mentre questo bambino tiene continuamente il broncio. Quando incontra qualcuno non sa cosa dire, non sa come spiegarsi o giustificarsi dopo aver fatto qualcosa di sbagliato e non sa intrattenere la gente. È un idiota’. Lo dicono i genitori, lo dicono i parenti e gli amici, e lo dicono anche gli insegnanti. Questo ambiente esercita una certa pressione invisibile su questi individui. Attraverso l’esperienza di tali ambienti, essi sviluppano senza rendersene conto un certo tipo di mentalità. Quale? Pensano di non essere attraenti, di non risultare molto graditi e che agli altri non faccia mai piacere vederli. Credono di non essere portati per lo studio, di essere lenti, e si sentono sempre in imbarazzo ad aprire la bocca e a parlare davanti agli altri. Si vergognano troppo per ringraziare quando gli altri danno loro qualcosa, pensando tra sé e sé: ‘Perché sono sempre così impacciato nell’esprimermi? Perché gli altri parlano così bene? Sono solo uno stupido!’ Inconsciamente pensano di non valere nulla, […] Coloro che si sentono inferiori non sanno quali sono i loro punti di forza. Pensano di risultare sgradevoli, si sentono sempre stupidi e non sanno come affrontare le cose. In breve si sentono del tutto incapaci, poco attraenti, privi di intelligenza e lenti nel reagire. Non si distinguono rispetto agli altri e non ottengono buoni voti negli studi. Se qualcuno cresce in un ambiente del genere, questa mentalità di inferiorità prende gradualmente il sopravvento. Si trasforma in una sorta di emozione persistente che ti si aggroviglia al cuore e ti riempie la mente. Indipendentemente dal fatto che tu sia già cresciuto, che sia uscito nel mondo, che ti sia sposato e che ti sia affermato nella carriera e indipendentemente dal tuo prestigio sociale, questo sentimento di inferiorità seminato nell’ambiente in cui sei cresciuto è impossibile da estirpare. Anche dopo aver iniziato a credere in Dio ed esserti unito alla chiesa, continui a credere di avere un aspetto mediocre, di possedere una scarsa levatura intellettuale, di esprimerti male e di non saper fare nulla. Pensi: ‘Mi limiterò a fare quello che posso. Non ho bisogno di aspirare a essere un leader né di perseguire verità profonde; mi accontenterò di essere il meno importante e lascerò che gli altri mi trattino come preferiscono’. Quando emergono anticristi e falsi leader, senti di non saperli discernere né smascherare e di non essere tagliato per farlo. Ritieni che ti basterà non essere un falso leader o un anticristo, non causare intralci e disturbi e saper restare al tuo posto. Nel profondo del cuore ritieni di non essere abbastanza bravo e di non essere all’altezza degli altri, hai l’impressione che gli altri possono forse essere oggetto di salvezza mentre tu, nel migliore dei casi, sei un servitore, e quindi non ti senti all’altezza di perseguire la verità. A prescindere da quanta verità sei in grado di comprendere, continui a pensare che, visto che Dio ti ha predestinato ad avere la levatura e l’aspetto che possiedi, allora forse ti ha predestinato a essere solo un servitore, e che non hai nulla a che fare con il perseguire la verità, con il diventare un leader, con l’assumere una posizione di responsabilità o con l’essere salvato; sei invece disposto a essere la persona più insignificante. Questa emozione d’inferiorità potrebbe non essere innata in te, ma su un altro livello, a causa del tuo contesto familiare e dell’ambiente in cui sei cresciuto, sei stato sottoposto a colpi moderati o a giudizi inappropriati, e questo ha fatto emergere in te tale emozione d’inferiorità. Questa emozione influisce sulla corretta direzione dei tuoi perseguimenti, ne influenza le adeguate aspirazioni e inoltre inibisce i tuoi giusti perseguimenti. Una volta che il tuo corretto perseguimento e la giusta determinazione che dovresti possedere nella tua umanità vengono inibiti, allora la tua motivazione a perseguire le cose positive e la verità viene soffocata. Ciò non è causato dall’ambiente circostante né da una qualche persona, e naturalmente non è stato Dio a stabilire che tu debba subirlo; è invece causato da un’emozione fortemente negativa che nutri nel profondo del cuore(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi sono resa conto che avevo sempre avuto paura di parlare davanti agli altri e di fare il mio dovere di capogruppo a causa del mio senso di inferiorità. Quando ero piccola, ero troppo timida per salutare gli estranei e i miei genitori dicevano spesso che ero muta e non sapevo parlare, che non sarei mai valsa nulla, e i miei parenti dicevano che ero un’idiota perché non sapevo rispettare le convenzioni sociali in quello che dicevo. Queste parole hanno profondamente leso la mia autostima e mi hanno fatta sentire inferiore. Di conseguenza, mi definivo sempre come una persona non brava a parlare e ogni volta che mi trovavo in una situazione che richiedeva di farlo andavo nel panico, e quindi evitavo e rifiutavo qualsiasi dovere che mi richiedesse di condividere e di parlare frequentemente. Quando vedevo persone più eloquenti e con una levatura migliore della mia, mi sentivo inferiore e mi vergognavo, e diventavo negativa e mi tiravo indietro. Anche quando mi è stata data l’opportunità di essere capogruppo, ho sentito di non essere tagliata per il ruolo e non ero disposta a svolgere attivamente quel dovere. Il mio senso di inferiorità ha influenzato le mie prospettive e i miei obiettivi di perseguimento, portandomi a delimitarmi costantemente e a evitare di assumermi responsabilità, cosa che mi ha fatto perdere molte opportunità di perfezionamento, con conseguenti perdite nel mio ingresso nella vita. Ora la casa di Dio mi aveva comunque dato l’opportunità di formarmi per diventare capogruppo e non volevo delimitare me stessa con i vincoli del mio senso di inferiorità, così ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi e di darmi fede, in modo da potermi liberare dai vincoli e dai limiti del mio senso di inferiorità.

In seguito ho letto un altro passo delle parole di Dio, che mi ha mostrato il cammino per eliminare il mio senso di inferiorità. Dio Onnipotente dice: “Indipendentemente da quale situazione abbia suscitato la tua emozione d’inferiorità o da chi o da quale evento l’abbia provocato, dovresti nutrire la giusta comprensione nei confronti della tua levatura, dei tuoi punti di forza, dei tuoi talenti e della qualità della tua umanità. Non è giusto sentirsi inferiori, né lo è sentirsi superiori: sono entrambe emozioni negative. L’inferiorità può vincolare le tue azioni e i tuoi pensieri e influenzare le tue opinioni e i tuoi punti di vista. Allo stesso modo, anche la superiorità ha questo effetto negativo. Perciò, che si tratti di inferiorità o di un’altra emozione negativa, dovresti avere una corretta comprensione delle interpretazioni che portano all’insorgere di questa emozione. In primo luogo, dovresti capire che queste interpretazioni sono errate e che le valutazioni e le conclusioni a cui portano sul tuo conto sono sempre sbagliate, che riguardino la tua levatura, il tuo talento o la qualità della tua umanità. Quindi, come puoi valutare e conoscere accuratamente te stesso e affrancarti dalla tua emozione d’inferiorità? Dovresti assumere le parole di Dio come base per acquisire conoscenza di te stesso, imparare a conoscere la tua umanità, la tua levatura e il tuo talento e quali punti di forza possiedi. […] In questo tipo di situazione, devi formulare una valutazione accurata e giudicare te stesso correttamente sulla base delle parole di Dio. Dovresti stabilire ciò che hai imparato e quali sono i tuoi punti di forza, e lasciarti andare a fare tutto ciò di cui sei capace; per quanto riguarda ciò che non sai fare, le tue manchevolezze e le tue carenze, dovresti rifletterci su e acquisirne consapevolezza, nonché valutare accuratamente e capire che levatura possiedi, e se è buona o cattiva. Se non riesci a comprendere o a conoscere chiaramente i tuoi problemi, chiedi a quelli intorno a te in possesso di comprensione di formulare una valutazione sul tuo conto. Indipendentemente dal fatto che ciò che dicono sia accurato oppure no, almeno ti darà qualcosa da considerare e a cui fare riferimento, e ti permetterà di ottenere un giudizio o una classificazione basilare di te stesso. Potrai così risolvere il problema essenziale delle emozioni negative come l’inferiorità e liberartene in maniera graduale. Questa emozione d’inferiorità è facile da eliminare se si riesce a discernerla, ad acquisirne consapevolezza e a ricercare la verità(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (1)”). Dopo aver letto le parole di Dio, avevo il cuore più luminoso. Per sconfiggere il senso di inferiorità, dovevo avere una comprensione accurata di me stessa, misurarmi in base alle parole di Dio, valutare obiettivamente i miei punti di forza e le mie debolezze, sforzarmi di realizzare ciò che ero in grado di fare e, quanto alle mie mancanze, avrei dovuto affrontarle con calma e trattarle correttamente. In quel modo, potevo svolgere i miei doveri senza sentirmi limitata. Ho riflettuto su tutti gli anni in cui mi ero sentita inferiore e ho capito che mi sentivo così perché i miei genitori mi criticavano sempre per la mia goffaggine con le parole e l’incapacità di esprimermi, e ritenevo di avere scarse capacità comunicative e di non saper esprimere i miei pensieri in modo conciso; così, ogni volta che dovevo svolgere doveri che mi richiedevano di condividere e parlare spesso, avevo paura. Poi mi sono calmata per valutare me stessa: “Dopo aver letto le parole di Dio, sono in grado di acquisire delle conoscenze e posso condividere la mia comprensione esperienziale per aiutare i miei fratelli e sorelle, cosa che mi hanno detto essere stata loro d’aiuto. Posso inoltre risolvere alcuni problemi legati alle competenze e, anche se le mie capacità comunicative sono scarse e divago, non sono problemi tanto gravi da impedirmi di esprimermi chiaramente o di portare a termine alcun compito. Inoltre, non si tratta di una questione irrisolvibile, perché posso migliorare in quest’ambito scrivendo articoli e allenandomi di più a condividere”. Riconosciuto questo, non mi sentivo più così sopraffatta dalla pressione di svolgere il mio dovere di capogruppo e mi sono scoperta capace di farlo in maniera attiva. Quando notavo i problemi che i miei fratelli e sorelle affrontavano nei loro doveri, facevo del mio meglio per aiutarli a risolverli e seguivo regolarmente i progressi del lavoro dei fratelli e delle sorelle del nostro gruppo, esaminando le loro difficoltà e discutendo con loro le soluzioni, e se non sapevo risolvere qualcosa mi consultavo con la mia collaboratrice e alla fine riuscivamo sempre a trovare un modo di procedere. Svolgendo concretamente il mio dovere in questa maniera, ho scoperto che riuscivo a esprimere chiaramente i miei pensieri, che i miei fratelli e sorelle potevano capirmi, e nei miei doveri di capogruppo ho acquisito una certa fiducia in me. Dopo un po’ di tempo, i leader sono venuti da me e mi hanno detto che, dopo averne discusso, volevano coltivarmi come supervisore. La notizia mi ha sia sorpresa che resa felice, ma poi ho subito pensato che avevo scarse capacità oratorie, che riuscivo a malapena a gestire il ruolo di capogruppo e che i fratelli e le sorelle del gruppo erano consapevoli delle mie mancanze e in grado di capire se le mie condivisioni erano carenti, mentre come supervisore avrei interagito con molte più persone e le riunioni e l’implementazione del lavoro mi avrebbero richiesto di condurre le condivisioni. Con le mie scarse capacità oratorie, temevo di esporre le mie carenze non appena avessi aperto bocca per condividere e che se avessi condiviso male avrei finito per umiliarmi completamente. Così ho detto ai leader: “Non posso farlo, non sono tagliata per questo ruolo, sarebbe meglio coltivare un’altra sorella”. Allora i leader hanno condiviso con me sulle intenzioni di Dio, incoraggiandomi a non delimitare me stessa, a formarmi e a vedere come andava, e a collaborare con gli altri per risolvere qualsiasi difficoltà. Così ho accettato di svolgere questo ruolo per un po’.

In seguito, mi sono chiesta: “Mi sono resa conto che ero influenzata dal mio senso di inferiorità e sono riuscita a valutarmi correttamente, allora perché esitavo ancora ad assumere il ruolo di supervisore e volevo evitarlo?” Durante una delle mie devozioni, ho letto due passi delle parole di Dio che mi hanno aiutata ad acquisire un po’ di chiarezza su alcuni dei miei problemi. Dio dice: “Che tipo di indole è quando si cerca sempre di apparire diversi, si dissimula, ci si dà sempre delle arie in modo da farsi stimare dagli altri e non far vedere loro i propri difetti e manchevolezze, quando si cerca sempre di presentare agli altri il proprio lato migliore? Si tratta di arroganza, falsità, ipocrisia, è l’indole di Satana, qualcosa di malvagio. Prendete i membri del regime satanico: a prescindere da quanto combattano, contendano o uccidano nell’oscurità, a nessuno è permesso di segnalarli o denunciarli. Temono che gli altri vedano il loro volto demoniaco, e fanno di tutto per coprire la cosa. In pubblico si fanno belli in ogni modo, dicendo quanto amino la gente, quanto siano grandi, gloriosi e infallibili. Questa è la natura di Satana. Le caratteristiche preminenti della natura di Satana sono l’inganno e la falsità. E qual è lo scopo dell’inganno e della falsità di Satana? Raggirare le persone, impedire loro di vedere la sua essenza e ciò che è veramente, e così raggiungere lo scopo di prolungare il suo dominio. Le persone comuni possono non avere un tale potere e prestigio, ma anche loro desiderano che gli altri abbiano un parere positivo su di loro, e che la gente abbia un’alta stima di loro e li elevi a una posizione di rilievo nel proprio cuore. Questa è un’indole corrotta e, se le persone non comprendono la verità, non sono in grado di riconoscere questo fatto(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). “Le persone che non aprono mai i loro cuori, che cercano sempre di nascondere e dissimulare le cose, che si fingono rispettabili, che vogliono che gli altri abbiano un’alta opinione di loro, che non permettono agli altri di avere piena cognizione di chi sono, che vogliono suscitare ammirazione negli altri, non sono forse stolte? Sono le più stolte! Questo perché, prima o poi, la verità sulle persone sarà rivelata. Qual è la via che percorrono con questo genere di comportamento? È la via dei farisei. Gli ipocriti sono o no in pericolo? Sono queste le persone che Dio aborrisce maggiormente, quindi secondo te sono o no in pericolo? Tutti coloro che sono farisei percorrono la via della distruzione!(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Dando il proprio cuore a Dio si può ottenere la verità”). Dio espone che le persone spesso si nascondono e si camuffano, celando agli altri i propri difetti e le proprie mancanze per proteggere la reputazione e il prestigio. Simili individui sono arroganti, falsi e ipocriti. Ho esaminato il mio comportamento alla luce delle parole di Dio e ho capito che ero il tipo di persona smascherata da Dio. Fin dall’infanzia, ero stata controllata dall’idea “Come un albero vive per la sua corteccia, così l’uomo vive per la propria faccia” e attribuivo grande importanza al mio orgoglio e al prestigio che avevo nel cuore degli altri, volevo sempre che avessero di me una buona opinione e immagine. Poiché da piccola parlavo in modo goffo e venivo spesso criticata dagli adulti, credevo che fosse una mia carenza; così, ogni volta che mi trovavo in una situazione in cui dovevo parlare, preferivo evitare. Dopo aver trovato Dio, durante una condivisione in una riunione, una volta sono stata interrotta da fratelli e sorelle perché stavo divagando e andando fuori tema e mi sono sentita umiliata. Da allora, durante le riunioni non volevo più condividere e avevo paura di parlare davanti agli altri. Il mio comportamento era un modo per nascondermi e camuffarmi, impedendo agli altri di vedere i miei difetti e le mie mancanze, così da non essere guardata dall’alto in basso e portarli invece a pensare che fossi modesta e non mi mettessi in mostra, dando alle persone una buona impressione e opinione di me. Quando i fratelli e le sorelle si riuniscono, lo scopo è condividere sulla loro comprensione esperienziale delle parole di Dio e aiutarsi e sostenersi l’un l’altro, ma io, poiché volevo nascondere le mie mancanze, evitavo di condividere sulla mia comprensione esperienziale. La chiesa mi ha coltivata per servire come capogruppo e mi ha dato un’opportunità di formazione, ma io continuavo a scappare e a rifiutare i miei doveri. Anche come capogruppo, non ero determinata a svolgere i miei doveri, ero negativa e passiva e volevo dimettermi. Per proteggere il mio orgoglio e il mio prestigio, ho continuato a sottrarmi ai miei doveri, usando la mia scarsa levatura come scusa per coprire il mio desiderio di reputazione e prestigio. In questo modo, fratelli e sorelle non solo non avrebbero messo in discussione il mio rifiuto di fare i miei doveri, ma mi avrebbero anche percepita come ragionevole, consapevole di me stessa e non in competizione per il prestigio, e si sarebbero fatti una buona impressione di me. Stavo usando metodi subdoli per proteggere il mio orgoglio e il mio prestigio, e in questo modo ingannavo e fuorviavo i miei fratelli e sorelle. Ero davvero propensa all’inganno!

Cercando e riflettendo, ho capito che nutrivo un altro punto di vista dentro di me. Credevo che solo coloro che avevano buone capacità oratorie fossero qualificati per essere leader e lavoratori, e che chi non era bravo a parlare non fosse tagliato per quel ruolo. Ma questo punto di vista era effettivamente giusto? Ho letto un passo delle parole di Dio: “Tra i vari tipi di persone di talento che ho appena menzionato, il primo sono coloro che possono essere supervisori dei vari aspetti del lavoro. Il primo requisito per loro è che possiedano l’abilità e la levatura per comprendere la verità. Questo è il requisito minimo. Il secondo requisito è che si assumano un fardello: ciò è indispensabile. Alcuni capiscono la verità più rapidamente delle persone comuni, possiedono comprensione spirituale, sono di buona levatura, hanno capacità lavorative e, dopo aver praticato per un certo periodo di tempo, sono assolutamente in grado di stare in piedi da soli. Ma c’è un problema serio in loro: non si assumono alcun fardello. […] Ci sono anche persone la cui levatura è più che adeguata per un lavoro ma che purtroppo non si fanno carico di un fardello, non amano assumersi responsabilità, non vogliono problemi e non amano preoccuparsi. Costoro sono ciechi nei confronti del lavoro che va svolto e, anche se lo vedono, non vogliono occuparsene. Gli individui di questo tipo sono dei candidati per la promozione e la coltivazione? Assolutamente no; per essere promosse e coltivate, le persone devono assumersi un fardello. Assumersi un fardello può anche essere descritto come possedere senso di responsabilità. Il senso di responsabilità ha più a che fare con l’umanità; assumersi un fardello si riferisce a uno degli standard che la casa di Dio usa per misurare le persone. Coloro che si assumono un fardello, oltre a possedere altre due cose, ossia capacità lavorative e l’abilità e la levatura per comprendere la verità, sono il tipo di individui che possono essere promossi e coltivati, e gli individui di questo tipo possono essere supervisori dei vari aspetti del lavoro. Questi sono gli standard richiesti per promuovere e coltivare le persone affinché diventino vari tipi di supervisori, e coloro che soddisfano questi standard sono candidati per la promozione e la coltivazione(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (5)”). Dalle parole di Dio, ho capito che essere leader e lavoratore dipende principalmente dall’umanità di una persona e dalla sua abilità di comprendere la verità. Dipende inoltre dal senso del fardello verso il lavoro e dal senso di responsabilità. Quando le persone con buone capacità comunicative condividono sulla verità per risolvere i problemi, sanno esprimere i loro pensieri in modo chiaro e logico e cogliere i punti chiave, consentendo agli altri di comprenderli immediatamente. Questo giova all’adempimento dei loro doveri. Se invece un supervisore ha buone capacità oratorie, levatura e forti abilità lavorative, ma ha una scarsa umanità, brama le comodità, non ama lavorare, non ha senso del fardello verso i propri doveri ed è irresponsabile, allora (un tale individuo) non è adatto a essere un leader e un lavoratore. Ci sono stati molti leader e lavoratori bravi a parlare e di buona levatura, ma per la mancanza di senso del fardello verso i loro doveri e per il fatto che non svolgevano un lavoro reale e indulgevano nei vantaggi della loro posizione sono stati destituiti. Al contrario, ci sono stati leader e lavoratori con abilità oratorie e levatura leggermente inferiori, ma dotati di senso del fardello verso i loro doveri e senso di responsabilità, diligenti nel lavoro e capaci di risolvere questioni reali per i loro fratelli e sorelle nei loro doveri. Tali leader e lavoratori sanno anche svolgere anche un lavoro reale e la chiesa offre loro opportunità di formazione. In passato, delimitavo me stessa come inadatta a essere una capogruppo o un supervisore solo a causa delle mie scarse capacità oratorie e (abilità) comunicative. Ciò era dovuto al fatto che non ricercavo la verità, e non potevo continuare a delimitare me stessa con tali opinioni fallaci.

In seguito, mi sono concentrata su come poter svolgere i miei doveri al meglio delle mie capacità e sforzarmi di raggiungere il mio potenziale, e ho anche riflettuto consapevolmente sulle parole di Dio, concentrandomi sulla ricerca e sulla pratica della verità nelle situazioni che incontravo. Quando ho acquisito un’effettiva comprensione delle parole di Dio, ho praticato la scrittura di articoli di testimonianza. Gradualmente, ho imparato a parlare in modo logico e coerente e a esprimere chiaramente i miei pensieri in modo che gli altri potessero capire, e ho iniziato a prendere confidenza con le abilità comunicative. Quando si trattava di implementare il lavoro durante le riunioni, non ero più così spaventata come prima quando la mia collaboratrice mi chiedeva di condurre, e sapevo anche riassumere con tutti le questioni e le deviazioni, migliorando così l’efficacia dei miei doveri. Praticando in questo modo, mi sono sentita in pace e a mio agio, gradualmente sono uscita dall’ombra del mio senso di inferiorità e sono diventata molto più luminosa di prima. Non ero più la persona che si nascondeva nell’angolo buio, troppo spaventata per dire qualsiasi cosa. Sono grata per l’illuminazione e la guida delle parole di Dio, che mi hanno permesso di uscire gradualmente dall’ombra della mia inferiorità e di acquisire la capacità di assolvere i miei doveri di essere creato.

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