93. Un’esperienza unica durante la pandemia
All’inizio del novembre 2022, la situazione pandemica nel luogo in cui svolgevo il mio dovere stava diventando sempre più grave e nel giro di pochi giorni diverse zone limitrofe sono diventate zone ad alto rischio. Subito dopo, l’intera provincia è stata isolata e tutti sono stati costretti a restare in quarantena a casa. Poco dopo, la pandemia si è diffusa velocemente nella comunità in cui mi trovavo e più di cento persone sono state messe in isolamento una dopo l’altra; la gente veniva costantemente portata via. Non riuscivo a credere a quanto velocemente si stesse diffondendo la malattia, con così tante persone contagiate nel giro di pochi giorni. Non potevo fare a meno di preoccuparmi: “Anche io e le mie collaboratrici verremo contagiate?” Ma poi ho pensato: “Siamo diversi dai non credenti. Noi credenti siamo protetti da Dio. Oltretutto, siamo responsabili del lavoro video, che è piuttosto importante, e il nostro lavoro sta dando buoni risultati. Se i fratelli e le sorelle in altri luoghi hanno problemi, ci scriveranno per chiederci aiuto. Se veniamo contagiati e non possiamo svolgere i nostri doveri, il lavoro non subirà dei ritardi? La Bibbia dice: ‘Mille ne cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra; ma tu non ne sarai colpito’ (Salmi 91:7). Se Dio non lo permette, anche se l’intera comunità verrà infettata, noi resteremo incolumi”. Questi pensieri mi davano una sensazione di calma e un ineffabile senso di superiorità. Le sorelle responsabili dell’accoglienza avevano paura di essere contagiate, mi sembrava che fossero prive di fede. Pensavo: “Ci stai ospitando, Dio proteggerà anche te”.
Alla fine la pandemia si è diffusa in modo incontrollato nella nostra comunità. Ogni giorno vedevo i lavoratori che disinfettavano grandi spazi esterni e le sorelle addette all’accoglienza raccontavano spesso di come i non credenti continuassero a essere portati in isolamento. Ero così felice di essere credente e mi sentivo come una bambina nelle mani di Dio. Con la Sua cura e la Sua protezione, la pandemia non poteva toccarci in nessun modo. Tuttavia, poco dopo è accaduto qualcosa di inaspettato. Il 18 novembre, una sorella con cui collaboravo ha improvvisamente iniziato ad avere la febbre e a tossire dopo essersi lavata. Poi le sorelle addette all’accoglienza hanno iniziato ad avere la febbre e a lamentare mal di testa, e non ho potuto fare a meno di chiedermi: “Potrebbero essere state contagiate?” Tuttavia, ho subito scacciato questi pensieri convinta che non potessero essere veri. Invece, il giorno dopo ho improvvisamente sentito tutto il mio corpo dolorante e debole, e anche un’altra sorella ha iniziato ad avere la febbre. Abbiamo fatto un test e sia noi che le sorelle che ci ospitavano siamo risultate positive. All’inizio, semplicemente non osavo credere che fosse vero e non capivo come potevo essere stata contagiata. Continuavo a ripensare ai miei recenti comportamenti nei miei doveri, e dicevo a me stessa: “Non ho fatto nulla che abbia palesemente opposto resistenza a Dio, inoltre, il nostro lavoro sta andando piuttosto bene. Non avrei dovuto essere punita, allora perché sono stata contagiata? Potrebbe essere che Dio mi abbia vista crescere in statura e stia usando questa malattia per mettermi alla prova affinché io possa rendere testimonianza a Lui? Se è così, se non mi lamento e proseguo nel mio dovere, Dio non permetterà che mi accada nulla”. Poi, ho continuato a ricordare a me stessa di proseguire nel mio dovere come prima e che con la protezione di Dio la mia condizione sarebbe presto cambiata. Invece le cose non sono andate come avevo immaginato e la mia condizione non solo non è migliorata, ma è peggiorata sempre di più. La febbre continuava a tornare e mi sentivo molto dolorante in tutto il corpo, soprattutto perché avevo la gola infiammata e gonfia. Ogni volta che provavo a mangiare o a bere, mi sembrava di ingoiare un coltello, e quando la notte provavo a dormire, il mio naso si chiudeva e potevo respirare solo con la bocca, e ciò rendeva la gola ancora più secca e irritata. Ho cominciato a lamentarmi nel cuore: “Perché questa malattia non migliora?” In particolare ci sono state due notti in cui ho avuto un senso di costrizione al petto e difficoltà a respirare. Ho pensato alle immagini di coloro che erano morti per insufficienza respiratoria causata dalla malattia e mi sono spaventata ancora di più. Continuavo a preoccuparmi: “Come può la mia condizione continuare a peggiorare? Morirò? Dio mi sta mettendo alla prova o mi sta punendo con questa malattia?” Questi pensieri mi appesantivano il cuore. In particolare, durante quei pochi giorni di malattia, quando pioveva e faceva freddo in casa, era come se su di me aleggiasse un’aria di morte e sentivo dentro una specie di amarezza indefinibile, come se fossi stata abbandonata da Dio. A quel punto, il mio precedente senso di superiorità era svanito. Ho pensato a come Dio mi aveva onorata e benedetta in passato, a come gli altri mi avevano ammirata e invidiata, ma ora mi sentivo completamente insignificante, come se un giorno fossi potuta svanire silenziosamente… Più ci pensavo, più mi sentivo infelice, come se il cammino davanti a me fosse diventato buio e non avessi l’energia per fare nulla. Considerando le mie reazioni avverse alla malattia, volevo solo sdraiarmi e riposare. Sebbene sapessi che dovevo attenermi al dovere, tutto il mio corpo era stato completamente svuotato dall’energia e ho pensato: “Non solo non sto migliorando, ma in realtà sto peggiorando sempre di più. Non sono riuscita a fare il mio dovere e non ho reso alcuna testimonianza. Questa potrebbe essere la mia fine?” Nel mio dolore, ho pregato Dio: “Oh Dio! Mi sento così debole in questo momento e non capisco la Tua intenzione. Non so come superare questa situazione, per favore illuminami e guidami!”
Poi ho letto due passi delle parole di Dio: “Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel farlo ciò non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, dei disagi e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari ad afferrare le Sue intenzioni, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica sottomissione nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari piani, giudizi e strategie che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). “Anche se avete patito ogni genere di sofferenza e di tormento, questa sofferenza non è affatto come le prove di Giobbe, ma è il giudizio e il castigo che le persone hanno ricevuto per la loro ribellione e resistenza, e per la Mia indole giusta. Si tratta del giudizio giusto, del castigo e della maledizione. D’altronde, Giobbe era un uomo giusto tra gli Israeliti che ricevette il grande amore e la sollecitudine di Jahvè. Egli non aveva commesso alcun atto malvagio e non opponeva resistenza a Jahvè; al contrario, Gli era fedelmente devoto. E per via della sua giustizia fu messo alla prova, e conobbe terribili sofferenze perché era un servo fedele di Jahvè. Le persone di oggi sono soggette al Mio giudizio e alla Mia maledizione a causa del loro sudiciume e della loro iniquità. Benché la loro sofferenza non sia affatto paragonabile a quella patita da Giobbe quando perse il bestiame, i beni, i servi, i figli e tutti i suoi cari, quello che le persone patiscono sono l’ardente affinamento e il fuoco. E a renderle più gravi di ciò che ha sperimentato Giobbe è che tali prove non sono ridotte o eliminate perché le persone sono deboli; anzi, sono destinate a durare e continuano sino all’ultimo giorno della loro vita. Ciò è punizione, giudizio, maledizione: è il fuoco impietoso e, ancor più, la giusta ‘eredità’ degli uomini. È quello che si meritano, ed è dove la Mia indole giusta si esprime. Ciò è risaputo” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Qual è la vostra comprensione delle benedizioni?”). Dalla parola di Dio ho capito che Lui ha permesso che io venissi contagiata non per farmi vivere nella malattia o considerare la mia carne, né per rivelarmi o eliminarmi, tanto meno perché avevo la statura che pensavo, degna di rendere testimonianza a Dio come Giobbe, ma piuttosto perché avevo un’indole corrotta. Dio si stava servendo di questa malattia per rivelare la mia corruzione, per purificarmi e per cambiarmi. Se avessi potuto riflettere su me stessa e cercare la verità, allora questa sarebbe stata una buona occasione per ottenere la verità, invece vivevo sempre di nozioni e fantasie, nella fissazione che Dio non avrebbe lasciato che mi ammalassi. Volevo solo vivere nell’abbraccio di Dio come una bambina e non sperimentare le tempeste della vita. Dopo essermi ammalata, non mi sono concentrata per riflettere su me stessa e imparare una lezione, ma invece ho avuto l’assurdo pensiero di avere una statura, il pensiero che Dio stesse usando questa situazione per farmi rendere testimonianza a Lui. Ho evitato di lamentarmi e ho continuato a fare il mio dovere, pensando che così facendo avrei potuto rimanere salda nella mia testimonianza e soddisfare Dio, e allora Lui avrebbe eliminato questa malattia. Di conseguenza, quando le mie condizioni sono continuate a peggiorare invece di migliorare, mi sono lamentata e ho sperato che Dio allontanasse questa malattia, fino al punto di diventare cauta, fraintendendo e pensando che Dio volesse rivelarmi ed eliminarmi. In che modo stavo sperimentando l’opera di Dio? Ho pensato alla gente di Ninive. La loro corruzione, la loro malvagità e le loro malefatte hanno attirato l’ira di Dio, quindi Dio ha mandato Giona ad annunciare loro che avevano 40 giorni di tempo per pentirsi. Tutti gli abitanti di Ninive credevano in Dio, il re e i cittadini si sono pentiti sinceramente davanti a Dio, vestiti di sacco e coperti di cenere, e alla fine hanno ottenuto la misericordia e il perdono di Dio. Il mio contagio racchiudeva l’intenzione di Dio e, come i niniviti, dovevo pentirmi davanti a Lui.
In quel momento ho riflettuto sugli stati che avevo rivelato mentre affrontavo la malattia. Mi sono ricordata alcune parole di Dio: “Nella famiglia di Dio, tra i fratelli e le sorelle, per quanto elevati siano la tua identità o la tua posizione, per quanto importante sia il dovere che svolgi, per quanto eccellenti siano i talenti che possiedi e il contributo che offri, o per quanto a lungo tu abbia creduto in Dio, ai Suoi occhi sei un essere creato, un comune essere creato, e i titoli e gli appellativi nobiliari che ti sei attribuito non esistono. Se li consideri sempre come corone, o come un capitale che ti permetta di appartenere a un gruppo particolare o di essere un personaggio speciale, allora in questo modo contrasti e osteggi il punto di vista di Dio e sei incompatibile con Lui. Questo a quali conseguenze conduce? Ti porterà a opporti ai doveri che un essere creato dovrebbe svolgere? Agli occhi di Dio non sei che un essere creato, ma tu non ti consideri tale. Puoi davvero sottometterti a Dio con una mentalità di questo tipo? Ti illudi sempre: ‘Dio non dovrebbe trattarmi così, non potrebbe mai farlo’. Questo non crea forse un conflitto con Dio? Quando Egli agirà in contrasto con le tue nozioni, la tua mentalità e i tuoi bisogni, cosa penserai nel tuo cuore? Come affronterai gli ambienti che Egli ha disposto per te? Ti sottometterai? (No.) Non ti sottometterai, e certamente sarai ostile, ti opporrai, esprimerai rimostranze e lamentele e rimuginerai senza sosta nel tuo cuore, pensando: ‘Eppure Dio mi proteggeva e mi concedeva la Sua grazia. Perché ora è cambiato? Non riesco più a vivere!’ Così inizi a essere petulante e a comportarti male. Se in famiglia ti comportassi così con i tuoi genitori, sarebbe giustificabile e loro non ti farebbero nulla. Ma nella casa di Dio non è accettabile. Poiché sei un adulto e un credente, neanche gli altri sopporteranno le tue assurdità: pensi dunque che Dio tollererebbe un simile comportamento? Egli permetterà che tu Gli faccia questo? No. Perché non lo farà? Dio non è uno dei tuoi genitori; Egli è Dio, è il Creatore, e il Creatore non permetterebbe mai a un essere creato di essere petulante e irragionevole o di fare capricci al Suo cospetto. Quando Dio ti castiga e ti giudica, ti mette alla prova o ti toglie qualcosa, e quando dispone per te delle avversità, vuole vedere l’atteggiamento di un essere creato nel modo in cui tratti il Creatore, vuole vedere in te il tipo di percorso che un essere creato sceglie, e non ti permetterà mai di essere petulante e irragionevole, né di addurre giustificazioni assurde. Dopo aver capito queste cose, non si dovrebbe pensare a come affrontare tutto ciò che il Creatore fa? Prima di tutto, le persone dovrebbero assumere il proprio posto di esseri creati e riconoscere la propria identità in quanto tali. Sai riconoscere che sei un essere creato? Se ne sei capace, allora dovresti assumere il posto di essere creato che ti spetta e sottometterti alle disposizioni del Creatore, e se anche soffrirai un po’, fallo senza lamentarti. Questo è ciò che significa essere una persona dotata di ragione. Se non ti reputi un essere creato e ritieni invece di possedere dei titoli e un’aureola sulla testa, di essere un individuo dotato di identità, un grande leader, una guida, un editor o un regista nella famiglia di Dio, e di aver dato un contributo importante al lavoro che essa svolge, se è questo che pensi, allora sei una persona estremamente irragionevole e priva vergogna. Voi siete forse individui in possesso di identità, posizione e valore? (No.) E allora cosa sei? (Io sono un essere creato.) Esatto, sei solamente un comune essere creato. Tra le persone puoi ostentare le tue qualifiche, giocare la carta dell’anzianità, vantarti dei contributi che hai offerto o parlare delle tue imprese eroiche. Ma davanti a Dio queste cose non esistono, e non devi mai parlarne o metterle in mostra, né atteggiarti a grande esperto. Ostentare le tue qualifiche non ti porterà nulla di buono. Dio ti considererà del tutto irragionevole ed estremamente arrogante. Proverà per te disprezzo e disgusto e ti accantonerà, e a quel punto sarai nei guai” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cosa significa perseguire la verità (11)”). Le parole di Dio mi hanno svegliata dal sonno! Vedevo il mio importante dovere, i risultati del mio lavoro e l’approvazione dei leader, dei lavoratori, dei fratelli e delle sorelle come capitale, e ho cominciato a ostentare le mie qualifiche e a mettere in risalto i miei successi pensando di essere diversa dai non credenti, pensando che Dio mi avrebbe sicuramente protetta dalla pandemia, e che, anche se mi fossi ammalata, sarebbe stato perché avevo statura e Dio mi stava mettendo alla prova per farmi rendere testimonianza a Lui, come se fossi in qualche modo separata dal resto dell’umanità corrotta. Mi sono accorta di quanto fossi diventata arrogante. Leggendo in particolare queste parole di Dio: “Ostentare le tue qualifiche non ti porterà nulla di buono. Dio ti considererà del tutto irragionevole ed estremamente arrogante. Proverà per te disprezzo e disgusto e ti accantonerà, e a quel punto sarai nei guai”, Mi sono resa conto del profondo disprezzo che Dio nutre verso queste persone. Ripensando al corso della mia malattia, non solo non mi ero sottomessa, ma avevo anche ostentato le mie qualifiche davanti a Dio e avanzato richieste irragionevoli, respingendo e disgustando davvero Dio. Se non mi fossi pentita, sarei stata sdegnata ed eliminata da Dio. Rendendomi conto di ciò, ho pregato subito Dio: “Oh Dio! Se non fosse per questa malattia, non avrei riflettuto su me stessa e non mi sarei nemmeno resa conto di opporTi resistenza. Oh Dio, per favore abbi misericordia di me, permettimi di sottomettermi e di imparare una lezione”.
In seguito mi sono chiesta: “Pensavo di aver ottenuto risultati nel mio lavoro e di aver guadagnato l’approvazione dei fratelli e delle sorelle, pensavo che Dio dovesse approvarmi e proteggermi dalla pandemia, ma è davvero così che la vede Dio?” Un giorno ho trovato una risposta nelle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Magari pensate che, essendo seguaci da tutti questi anni, avete lavorato duramente in ogni circostanza e il solo fatto di essere operai vi dà diritto a una ciotola di riso nella casa di Dio. Direi che è la maggior parte di voi a pensarla così, poiché avete sempre perseguito il principio del trarre vantaggio dalle cose senza essere sfruttati. Pertanto ora vi dico in tutta serietà: non Mi preoccupo di quanto meritevole sia il tuo duro lavoro, quanto pregevoli siano le tue qualifiche, quanto da vicino tu Mi segua, quanto tu sia rinomato o abbia migliorato il tuo atteggiamento; non avendo esaudito le Mie richieste, non riuscirai mai a ottenere la Mia approvazione. Eliminate al più presto tutte quelle idee e intenzioni, e cominciate a prendere sul serio le Mie richieste; altrimenti ridurrò tutti in cenere per porre fine alla Mia opera e nella peggiore delle ipotesi annienterò gli anni della Mia opera e sofferenza, perché non posso introdurre nel Mio Regno né portare nell’età successiva i Miei nemici e coloro che olezzano di malvagità e hanno l’aspetto di Satana” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le trasgressioni porteranno l’uomo all’inferno”). “In definitiva, che le persone possano o meno ottenere la salvezza non dipende dal dovere che svolgono, ma dal fatto che siano o no in grado di comprendere e ottenere la verità, e dal fatto che sappiano o meno, alla fine, sottomettersi completamente a Dio, porsi alla mercé delle Sue orchestrazioni, non considerare il proprio futuro e destino, e diventare esseri creati all’altezza dei requisiti. Dio è giusto e santo, e questi sono i criteri dei quali Egli Si serve per valutare l’intera umanità. Sono criteri immutabili, e devi ricordartelo. Scolpisci questi criteri nella tua mente, e in qualunque momento non pensare di trovare qualche altra strada per perseguire qualcosa di irreale. I requisiti e i criteri che Dio ha per tutti coloro che vogliono ottenere la salvezza sono immutabili per l’eternità. Rimangono gli stessi, chiunque tu sia” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio sono chiarissime. Dio non valuta le persone in base ai doveri che svolgono o a quanto capitale hanno, ma al fatto che una persona persegua la verità, che sia capace di sottomettersi a Lui e che lasci che Egli orchestri come desidera. Questa è la cosa più importante. Senza perseguire la verità, non importa quanto importante possa essere il mio dovere, quanto abbia contribuito o quante persone mi ammirino, non sarei in grado di ottenere l’approvazione di Dio o la salvezza. Questa malattia mi ha rivelata completamente. Poiché mi mancava la verità e avevo opinioni distorte, non avevo alcuna fede in Dio né la volontà di soffrire, e tanto meno alcun amore per Dio. Quando sono stata messa alla prova, non ho riflettuto su me stessa né ho cercato la verità, e ho avuto l’assurda idea di essere messa alla prova perché avevo una certa statura. Quando affrontavo un dolore intenso, mi lamentavo e volevo che Dio allontanasse la mia malattia al punto di non voler fare il mio dovere. In che modo possedevo un minimo di statura? Non avevo alcuna fede né sottomissione. Come persona che si ribella e oppone resistenza a Dio volevo ancora ricevere la Sua protezione e le Sue benedizioni, essere salvata ed entrare nel Regno dei Cieli. Che cosa assolutamente spudorata! Avevo svolto i miei doveri per molti anni e il mio lavoro aveva prodotto alcuni risultati, mi ero guadagnata l’ammirazione degli altri e avevo preso queste cose come capitale. Sono diventata arrogante e presuntuosa, non ho avuto posto per Dio nel mio cuore, ho ostentato le mie qualifiche, ho avanzato pretese su cosa Dio dovesse e non dovesse fare, e mi sono sentita qualificata per rendere testimonianza a Dio. Opponevo resistenza a Dio senza nemmeno rendermene conto. Questa consapevolezza mi ha fatto sentire il cuore pesante. Mi sono chiesta cosa esattamente avessi perseguito per tutto questo tempo se dopo tutti gli anni di fede non avevo acquisito la verità. Nella mia ricerca, ho letto un passo delle parole di Dio: “Dall’inizio alla fine, qual è l’atteggiamento degli anticristi nei confronti del loro dovere? Credono che fare il proprio dovere sia una transazione, che chi si spende di più nel proprio dovere, dà il maggior contributo alla casa di Dio e tiene duro più anni nella casa di Dio avrà maggiori possibilità di essere benedetto e di ottenere una corona alla fine. Questa è la logica degli anticristi. È una logica corretta? (No.) È facile rovesciare questo tipo di prospettiva? Non è facile rovesciarla. Questo dipende dalla natura essenza degli anticristi. Nel loro cuore provano avversione per la verità, non ricercano affatto la verità e stanno intraprendendo il cammino sbagliato, quindi la loro prospettiva di condurre transazioni con Dio non è facile da rovesciare. In definitiva, gli anticristi non credono che Dio sia la verità, sono dei miscredenti, sono qui per speculare e per guadagnare benedizioni. Per i miscredenti, credere in Dio è di per sé insostenibile, è una cosa assurda; essi vogliono condurre una transazione con Dio e guadagnare benedizioni patendo la sofferenza e pagando il prezzo per Dio: questa è una cosa ancora più assurda” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono resa conto che non avevo raggiunto la verità dopo tutti questi anni non perché la verità favorisce gli altri, ma perché non mi ero mai sforzata di ottenerla e perché avevo perseguito solo benedizioni e ricompense. In tutti questi anni non avevo mai cercato o meditato su cosa avrei dovuto perseguire nella mia fede, quale cammino avrei dovuto percorrere e che tipo di persona piace a Dio; raramente avevo esaminato le mie intenzioni e i miei punti di vista nello svolgimento del mio dovere o il cammino che avevo intrapreso. Ero sempre felice di concentrarmi sul lavoro e pensavo che, se avessi lavorato di più e ottenuto maggiori risultati, allora Dio mi avrebbe sicuramente benedetta e sarebbe stato contento di me, e che, anche se si fossero verificate delle catastrofi, Dio mi avrebbe protetta e non avrebbe permesso che mi accadesse alcun male. Attraverso l’esposizione delle parole di Dio, ho finalmente capito che le mie idee seguivano la logica di un anticristo, erano le visioni transazionali di un miscredente, ho capito che stavo cercando di ingannare Dio e di usarLo per raggiungere i miei obiettivi. Questo significava opporsi a Dio! Ho pensato a Paolo nell’Età della Grazia: ha diffuso il Vangelo a moltissime persone, anche in gran parte d’Europa, e ha portato molta gente alla fede. Tuttavia, tutto ciò che Paolo ha fatto non è stato rendere testimonianza al Signore Gesù, né compiere i doveri di un essere creato, ma piuttosto usare la diffusione del Vangelo per contrattare con Dio in cambio di una corona di giustizia. Durante il suo lavoro, Paolo si esaltava sempre e si metteva in mostra, e la sua indole è diventata sempre più arrogante. Ha ostentato le sue qualifiche davanti a Dio e ha sfacciatamente preteso da Lui, dicendo: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:7-8). Si vantava addirittura di vivere come Cristo. Alla fine, poiché si è opposto a Dio e ha offeso la Sua indole, Paolo è stato punito. Le mie opinioni sul perseguimento e il cammino che stavo seguendo non erano gli stessi di Paolo? Volevo solo perseguire le benedizioni e usare lo svolgimento del mio dovere per raggiungere i miei obiettivi. Ero così egoista e spregevole! Senza questa rivelazione, non mi sarei ancora resa conto della gravità della mia indole corrotta, e se avessi continuato, sarei stata sdegnata ed eliminata da Dio. Questa consapevolezza mi ha riempita di sensi di colpa e mi sono inginocchiata in preghiera: “Oh Dio! La mia malattia è dovuta alla Tua giustizia e ha lo scopo di salvarmi. Io non sono altro che un insignificante essere creato. Mi hai esaltata e onorata e mi hai dato la possibilità di compiere un dovere, ma sono stata molto arrogante e irragionevole. Mi sono opposta e ho contrattato con Te, ma non me ne sono resa conto. Oh Dio, non voglio ribellarmi né oppormi a Te, voglio pentirmi”.
In seguito mi sono chiesta: “C’è un altro motivo per cui mi sono lamentata e non sono riuscita a sottomettermi quando mi sono ammalata. È perché ho paura della morte. Come posso risolvere questo problema?” Ho pregato e cercato, e nelle parole di Dio ho letto: “La questione della morte ha la stessa natura delle altre questioni. Non spetta alle persone scegliere per sé stesse al riguardo, e tanto meno è qualcosa che può essere cambiato dalla volontà dell’uomo. La morte è uguale a qualsiasi altro evento importante della vita: ricade interamente sotto la predestinazione e la sovranità del Creatore. Se qualcuno implora la morte, non è detto che muoia; se implora di vivere, non è detto che viva. Tutto ciò ricade sotto la sovranità e la predestinazione di Dio, e viene cambiato e stabilito dalla Sua autorità, dalla Sua indole giusta, dalla Sua sovranità e dalle Sue disposizioni. Quindi, se contrai una malattia grave e potenzialmente fatale, non per forza morirai: chi decide se morirai o no? (Dio.) È Dio a deciderlo. E poiché è Lui a decidere e le persone non possono decidere una cosa del genere, per che cosa dovrebbero provare ansia e angoscia? Lo stesso vale per chi sono i tuoi genitori, e per quando e dove nasci: neanche queste sono cose che spetta a te scegliere. La scelta più saggia in questi casi è quella di lasciare che le cose seguano il loro corso naturale, di sottomettersi e di non scegliere, di non dedicare alcun pensiero né alcuna energia alla questione e di non nutrire angoscia, ansia o preoccupazione al riguardo” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (4)”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che il fatto che io vivessi o morissi a causa della malattia era completamente nelle mani di Dio e non dipendeva da nessun essere umano. Proprio come quando sono nata, la famiglia in cui sono nata e il mio aspetto non sono cose che posso scegliere. Allo stesso modo, quando e dove morirò sono fuori dal mio controllo. Tutto dipende dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. Se Dio mi ha predestinata a morire di questa malattia, allora non c’è niente che io possa fare al riguardo, ma se per me non fosse giunta l’ora di morire, allora non sarei morta, per quanto grave fosse diventata la mia malattia. Le mie preoccupazioni e i miei timori erano inutili e non potevo cambiare nulla, erano solo inutili dolori e fardelli aggiuntivi. Dovevo abbandonarmi a Dio, essere alla mercé delle Sue orchestrazioni e disposizioni e fare bene il mio dovere. Dio dice: “Che tu soffra o sia malato, finché ti resta anche un solo respiro, fintanto che sei vivo e riesci ancora a parlare e a camminare, allora hai l’energia per svolgere il tuo dovere, e dovresti farlo diligentemente e con i piedi ben piantati a terra. Non devi abbandonare il dovere di un essere creato o la responsabilità che il Creatore ti ha affidato. Fintanto che sei ancora in vita, dovresti portare a termine il tuo dovere e adempierlo bene” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Dalle parole di Dio ho capito che è perfettamente naturale e giustificato per un essere creato compiere un dovere, così come è giusto che i figli dimostrino pietà filiale verso i genitori. Avere la possibilità di svolgere un dovere nella chiesa è grazia di Dio, e non importa se vivo o muoio né quanto dolore soffro, dovrei sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio e adempiere alle mie responsabilità e ai miei doveri. Questo è l’unico modo per vivere una vita ricca di valore e significato. Ho anche pensato a Noè. Dopo aver accettato l’incarico da Dio, le preoccupazioni di Dio sono diventate le sue preoccupazioni, e i pensieri di Dio sono diventati i suoi pensieri. Non si è mai tirato indietro, nonostante il dolore o le difficoltà che ha dovuto affrontare, e dopo 120 anni ha completato l’arca e ha portato a termine l’incarico da parte di Dio. La lealtà e la sottomissione di Noè hanno confortato Dio, e questo è l’esempio che dovrei seguire. Questa consapevolezza mi ha riempito di forza e ho preso una decisione: finché avrò aria nei polmoni, non abbandonerò mai il mio dovere né mi sottrarrò alle mie responsabilità.
Dopodiché ho messo il cuore nel mio dovere e non mi sono più preoccupata del fatto che le mie condizioni stessero peggiorando o che sarei potuta morire. Pensavo che, finanto che avessi vissuto un altro giorno, avrei dovuto fare bene il mio dovere, così, anche se un giorno fossi morta, non avrei vissuto invano. A volte ero così impegnata con i miei doveri che dimenticavo addirittura di essere malata. Ho davvero apprezzato le parole: “Dimorare nella malattia è essere malati, mentre dimorare nello spirito è stare bene” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 6”). In poco tempo i miei sintomi si sono attenuati e i risultati del mio test sono diventati negativi. Sapevo che tutto questo era opera della misericordia di Dio. Ho percepito l’amore e la salvezza di Dio in questa pandemia e ringrazio Dio dal profondo del cuore!