97. Perché ho paura di assumermi responsabilità nel mio dovere?
Ero responsabile del lavoro di irrigazione nella nostra chiesa. Un giorno, il nostro leader è venuto da me dicendomi che si stava preparando a mettermi a capo del lavoro di produzione cinematografica. Ero stupita: un anno prima ero stata responsabile del lavoro di produzione cinematografica, ma la mia brama di avere successo rapidamente aveva creato degli ostacoli e alla fine ero stata destituita. Se mi affidassero questo lavoro ora, sarei veramente in grado di gestirlo? Essere responsabile del lavoro di produzione cinematografica richiedeva molto di più che essere capace di svolgere il lavoro: richiedeva la conoscenza di tutti i tipi di argomenti correlati. C’erano troppe lacune nelle mie competenze; le mie capacità e la mia levatura erano nella media. Se fossi andata a fare questo lavoro e non avessi ottenuto risultati, cosa avrei fatto? Sapevo di non poter accettare questo dovere. Ho detto al leader che ero già stata destituita da questo dovere e il motivo per cui era successo e ho sottolineato che la mia levatura e la mia capacità lavorativa non erano state così buone. Ho lasciato intendere che non volevo accettare l’incarico. Pensavo che, sentendomelo dire, avrebbe preso in considerazione qualcun altro per la posizione. Ma il leader ha fatto qualcosa che non mi aspettavo: ha condiviso con me, chiedendomi di rivedere le lezioni che avevo imparato dal mio precedente fallimento e mi ha detto di svolgere bene questo dovere affidandomi a Dio. Ero indecisa. Sapevo di avere il permesso di Dio per svolgere questo dovere; dovevo accettarlo e obbedire. Ma temevo che se avessi accettato e non avessi fatto un buon lavoro, sarei stata rivelata e destituita. Dopo averci riflettuto, ho deciso di stringere i denti e accettare il dovere. Tuttavia, il pensiero di essere responsabile del lavoro di produzione cinematografica mi spaventava. La sorella che ne era stata responsabile prima di me non era peggiore di me in quanto a capacità e levatura: se lei non era riuscita a farlo bene, come avrei potuto farlo io? Ho pensato al lavoro di irrigazione che stavo facendo in quel momento: non era troppo difficile e i risultati che stavo ottenendo non erano poi così male. Sarebbe stato molto meno rischioso continuare a svolgere quel dovere. Il lavoro di produzione cinematografica era molto diverso: era davvero difficile per me e avevo già commesso alcune trasgressioni nello stesso incarico in precedenza. Se questa volta non fossi riuscita a svolgerlo bene, causando qualche intralcio o disturbo, temevo di poter essere eliminata. Ero tra l’incudine e il martello. Più ci pensavo, più mi sentivo repressa. Sebbene avessi accettato di farlo, continuavo a rimandarlo con la motivazione che il lavoro di irrigazione non era ancora stato affidato a qualcun altro. Sapevo che questo stato non era giusto, così pregavo Dio, chiedendoGli di guidarmi verso la comprensione di me stessa e di aiutarmi a cambiare questo stato.
Dopo aver pregato, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “Quando Noè obbedì agli ordini di Dio, non conosceva le Sue intenzioni. Non sapeva cosa Egli volesse realizzare. Dio gli aveva soltanto dato un comando e gli aveva ordinato di fare qualcosa, e, senza molte spiegazioni, Noè procedette e lo fece. Non cercò in segreto di capire i desideri di Dio, né Gli resistette o si mostrò falso. Si limitò ad agire di conseguenza, con un cuore puro e semplice. Fece qualunque cosa Dio gli chiedesse di fare, e sottomettersi alla Sua parola e ascoltarla sostenne la sua fede nel suo agire. Questo fu il modo immediato e semplice con cui si occupò di ciò che Dio gli aveva affidato. La sua sostanza, la sostanza delle sue azioni, era la sottomissione, non il tentativo di indovinare le intenzioni di Dio, non la resistenza, né tantomeno l’inclinazione a pensare ai propri interessi personali o ai propri guadagni e alle proprie perdite. Inoltre, quando Dio disse che avrebbe distrutto il mondo con un diluvio, Noè non chiese quando sarebbe accaduto o che fine avrebbero fatto le cose, e certamente non Gli chiese come intendesse distruggere il mondo. Semplicemente fece ciò che Dio aveva ordinato. Comunque e con qualunque mezzo Dio volesse che venisse fatto, Noè fece esattamente come gli aveva chiesto e, inoltre, si mise subito al lavoro. Agì secondo le istruzioni di Dio con l’atteggiamento di chi desidera soddisfare Dio. […] Si limitò semplicemente a sottomettersi, ad ascoltare e ad agire di conseguenza” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso I”). Ero colpita dall’atteggiamento di Noè nei confronti dell’incarico ricevuto da Dio. Quando Noè ha ricevuto l’incarico da parte di Dio, non sapeva quale fosse la Sua intenzione. Ma non ha dubitato, né rifiutato, né fatto congetture sulla richiesta di Dio e non ha trovato scuse per non farlo. Ha mostrato semplicemente obbedienza e sottomissione e ha fatto come Dio aveva ordinato. Non si è fermato a pensare ai propri guadagni o perdite personali, ma ha cercato di fare del suo meglio per soddisfare la richiesta di Dio e ha portato a termine l’incarico ricevuto. Quando ho pensato al mio atteggiamento nei confronti del mio dovere, mi sono vergognata moltissimo. Quando il leader mi ha informato della sua intenzione di affidarmi il lavoro di produzione cinematografica, avevo iniziato a fare ipotesi e a essere prudente in cuor mio. Avevo pensato che il lavoro di produzione cinematografica fosse troppo difficile e che anche una piccola disattenzione mi avrebbe fatto rivelare, quindi volevo sottrarmi al mio dovere. Quando avevo svolto questo dovere in precedenza, non l’avevo fatto bene: questo era un motivo in più per cui questa volta avrei dovuto accettarlo con cuore grato, avere riguardo per le intenzioni di Dio nel corso dello svolgimento e rimediare al mio debito passato. Ma pensavo solo ai miei interessi. Avevo sospettato di Dio e mi ero protetta da Lui, come se Dio avesse voluto privarmi delle mie prospettive e del mio destino futuro affidandomi questo dovere. Vedevo che non avevo coscienza né ragione. Quando tutto era normale e non c’erano problemi nella mia vita, avevo proclamato la mia volontà di sottomettermi a Dio e di soddisfarLo. Ma non appena Lui aveva voluto che mi assumessi una responsabilità, ho iniziato a pensare a me, senza mostrare alcun cenno di sottomissione. Più ci pensavo, più mi vergognavo e ho deciso di non evitare più il mio dovere. Tuttavia, il mio cuore era carico di preoccupazioni che non si erano ancora del tutto dissipate, così ho continuato a pregare Dio, cercando risposte che potessero aiutarmi a risolvere il problema.
Un giorno, durante le devozioni, mi sono imbattuta in un passo delle parole di Dio che mi ha fatto capire il mio stato. Dio Onnipotente dice: “Alcune persone hanno paura di assumersi responsabilità nello svolgimento del loro dovere. Se la chiesa affida loro un lavoro da svolgere, considerano prima di tutto se esso richieda di assumersi delle responsabilità e, in caso affermativo, lo rifiutano. Le loro condizioni per svolgere un lavoro sono: primo, che sia un lavoro facile; secondo, che non sia impegnativo né faticoso; terzo, che, qualunque cosa facciano, non si debbano assumere alcuna responsabilità. Questo è l’unico tipo di dovere che assumono. Che tipo di persona è questa? Non è forse una persona viscida e propensa all’inganno? Costoro non vogliono assumersi nemmeno la minima responsabilità. Temono addirittura che le foglie gli rompano il cranio quando cadono dagli alberi. Quale dovere può mai svolgere una persona del genere? Che utilità può avere nella casa di Dio? Il lavoro della casa di Dio ha a che fare con la lotta contro Satana, oltre che con la diffusione del Vangelo del Regno. Quale dovere non comporta responsabilità? Direste che essere un leader comporta delle responsabilità? Le responsabilità dei leader non sono forse ancora più grandi? Ed essi non devono tanto più assumersele? Indipendentemente dal fatto che tu diffonda il Vangelo, renda testimonianza, realizzi video e così via, qualunque sia il lavoro che svolgi, fintanto che riguarda le verità principi, comporta delle responsabilità. Se svolgi il tuo dovere senza principi, ciò si ripercuoterà sul lavoro della casa di Dio, e se hai paura di assumerti delle responsabilità, allora non puoi svolgere alcun dovere. Chi teme di assumersi responsabilità nello svolgere il proprio dovere è un codardo oppure vi è un problema in merito alla sua indole? Bisogna saper capire la differenza. In realtà non è una questione di codardia. Se tale persona ricercasse la ricchezza o facesse qualcosa per il proprio interesse, non sarebbe forse molto coraggiosa? Si assumerebbe qualsiasi rischio. Ma quando fa qualcosa per la chiesa, per la casa di Dio, non si assume alcun rischio. Una persona del genere è egoista e ignobile, è la più infida di tutte. Chiunque non si assuma responsabilità nello svolgere il proprio dovere non è minimamente sincero verso Dio, senza parlare della sua lealtà. Che genere di persona osa assumersi responsabilità? Che tipo di persona ha il coraggio di portare un fardello pesante? Una persona che prende l’iniziativa e interviene coraggiosamente nel momento più cruciale del lavoro della casa di Dio, che non teme di assumersi una responsabilità pesante e di sopportare grandi sofferenze quando vede il lavoro più importante e cruciale. Ecco una persona leale verso Dio, un buon soldato di Cristo. Forse chi teme di assumersi responsabilità nel proprio dovere fa così perché non capisce la verità? No; ha un problema di umanità. Non ha alcun senso di giustizia né di responsabilità. È un ignobile egoista, non è un sincero credente in Dio, non accetta minimamente la verità. Per questo motivo, non può essere salvato” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8: Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Il mio cuore era stato fortemente scosso dalle parole di Dio. Prima non pensavo che la mia riluttanza ad accettare le responsabilità fosse un problema così grave. Ma in quel momento, attraverso l’esposizione delle parole di Dio, capivo che le persone che hanno paura di assumersi le proprie responsabilità sono le più egoiste e furbe. Queste persone non sono sincere nei confronti di Dio e se vivono in questo stato troppo a lungo e non cambiano, alla fine saranno sdegnate da Dio. Guardando le mie prestazioni attraverso la lente delle parole di Dio, vedevo che ero proprio una persona di questo tipo: egoista, spregevole, viscida e propensa all’inganno. Ero perfettamente consapevole che la persona responsabile del lavoro di produzione cinematografica era stata appena trasferita e che c’era un urgente bisogno che qualcun altro entrasse a ricoprire il ruolo. Conoscevo bene il lavoro e il personale ed ero la candidata più adatta al ruolo in quel momento. Ma a causa del mio desiderio di proteggermi, non ero disposta ad assumermi questo dovere. Ho insinuato che la mia levatura fosse scarsa e che le mie capacità lavorative fossero carenti, ma in realtà volevo solo sottrarmi al mio dovere. In quel momento cruciale, mi sono comportata come un disertore e non ho affatto tutelato il lavoro della chiesa. Ero egoista e spregevole e non avevo umanità. Quando una persona con un’umanità davvero buona vede la difficile situazione del lavoro della chiesa, si farà avanti attivamente e accorrerà per aiutare a mantenere il lavoro. Non penserà ai suoi guadagni e perdite personali. Anche in caso di difficoltà o carenze, non si sottrarrà al suo dovere. Si affiderà a Dio per imparare cosa fare e praticare attraverso l’esperienza, e farà il massimo per migliorare. Solo questo tipo di persona possiede sia la coscienza che la ragione. Pensando a tutto questo, provavo dolore e rimproveravo me stessa. Ho riflettuto e mi sono chiesta: cosa mi impedisce di accettare questo dovere?
Poi ho letto questo passo dalle parole di Dio: “Quando vengono apportate delle modifiche al loro dovere, se la decisione è stata presa dalla chiesa, le persone dovrebbero accettarla e ubbidire, devono riflettere su sé stesse e capire l’essenza del problema e le proprie manchevolezze. Questo è di gran beneficio per le persone, ed è una cosa che dovrebbe essere praticata. Quando si tratta di qualcosa di tanto semplice, le persone ordinarie possono capirlo e trattarlo in maniera corretta, senza incontrare troppe difficoltà né ostacoli insormontabili. […] Quando si apporta una semplice modifica al loro dovere, le persone dovrebbero reagire con atteggiamento obbediente, dar retta alla casa di Dio e realizzare ciò di cui sono capaci e, qualunque cosa facciano, farla al meglio delle loro possibilità, con tutto il cuore e tutta la forza. Ciò che Dio ha fatto non è un errore. Una verità così semplice può essere messa in pratica dalle persone con un po’ di coscienza e ragione, ma questo va al di là delle capacità degli anticristi. Quando si apporta una modifica ai loro doveri, gli anticristi avanzano subito confutazioni, sofismi e ribellione, e nel profondo si rifiutano di accettarla. Cos’hanno nel cuore? Sospetto e dubbio, e poi saggiano gli altri in ogni modo possibile. Tastano il terreno con le loro parole e le loro azioni, e addirittura, servendosi di metodi spregiudicati, costringono e inducono le persone a dire la verità e a parlare sinceramente. […] Perché dovrebbero rendere così complicata una cosa semplice? La ragione è una sola: gli anticristi non obbediscono mai alle disposizioni della casa di Dio, e correlano sempre strettamente il dovere, la fama, il guadagno e il prestigio alla loro speranza di ottenere benedizioni e alla loro destinazione futura, come se, una volta persi il loro prestigio e la loro reputazione, non avessero alcuna speranza di ottenere benedizioni e ricompense, e hanno la sensazione che questo equivalga a perdere la vita. […] Per questo motivo, si guardano dai leader e dai lavoratori della casa di Dio, temendo che qualcuno possa discernere o capire come sono veramente, che per questo vengano rimossi e che il loro sogno di ricevere benedizioni venga infranto. Ritengono di dover mantenere la loro reputazione e il loro prestigio per avere la speranza di ottenere benedizioni. Gli anticristi considerano ricevere benedizioni come più importante dei cieli, della vita, del perseguimento della verità, del cambiamento dell’indole o della salvezza personale, e più importante che svolgere bene il proprio dovere ed essere un essere creato all’altezza degli standard. Pensano che essere un essere creato all’altezza degli standard, svolgere bene il proprio dovere ed essere salvati siano tutte cose insignificanti, a malapena degne di menzione o commento, e che invece ottenere benedizioni sia l’unica cosa in tutta la loro vita a cui non possono mai smettere di pensare. In qualsiasi circostanza affrontino, per quanto seria o insignificante, la rapportano all’essere benedetti, sono estremamente cauti e attenti, e si tengono sempre pronta una via d’uscita” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12: Vogliono abbandonare quando non hanno prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Le parole di Dio rivelano che gli anticristi sono particolarmente malvagi e propensi all’inganno. Rendono una questione semplice e lineare eccessivamente complicata. Un anticristo prenderebbe la questione della riassegnazione dei doveri e la legherebbe al suo desiderio di ricevere benedizioni e alla sua destinazione. Gli anticristi svolgono il loro dovere al fine di ottenere benedizioni, considerandole più importanti di qualsiasi altra cosa. Pianificano sempre il loro esito e la loro destinazione, non tenendo mai conto delle intenzioni di Dio, né del lavoro della chiesa. Quello che avevo rivelato, attraverso il mio comportamento, era l’indole di un anticristo. Di fronte a un normale cambiamento del mio dovere, avevo pensato più e più volte quante poche difficoltà avesse il lavoro di irrigazione che stavo svolgendo, come il lavoro filasse liscio, quanti pochi errori avessi commesso e quante poche possibilità ci fossero di essere rivelati. Svolgere questo dovere era più sicuro e mi garantiva di ricevere benedizioni. Il lavoro di produzione cinematografica, invece, era molto più difficile e richiedeva una solida padronanza di una serie di competenze e principi professionali. Se non fossi riuscita a svolgerlo bene, sarei stata rivelata e destituita. Non solo, ma avevo già fallito in passato; temevo che se questa volta avessi causato qualche problema e fossi stata eliminata, non avrei avuto alcuna speranza di ricevere benedizioni. Ho visto che avevo fatto il mio dovere con la premessa di ricevere benedizioni per me stessa, che ero disposta ad assolverlo quando era vantaggioso per me, ma opponevo resistenza e rifiutavo di accettarlo quando non lo era. Mi stavo lasciando una via d’uscita, proteggendomi con cura, cercando di usare il mio dovere per raggiungere il mio obiettivo di ricevere le benedizioni. Sono stata così propensa all’inganno e malvagia! Ho pensato alle parole di Dio: “Per un essere creato, saper adempiere il dovere di un essere creato e soddisfare il Creatore è la cosa più bella tra gli uomini e la si dovrebbe raccontare a tutti perché possano lodarla. Gli esseri creati dovrebbero accettare in maniera incondizionata tutto ciò che il Creatore affida loro; per l’umanità è una questione sia di felicità che di privilegio, e per tutti coloro che sanno adempiere il loro dovere di esseri creati nulla è più bello o memorabile: è qualcosa di positivo. […] Una cosa tanto bella e grandiosa viene distorta dalla genia degli anticristi e diventa una transazione, in cui si sollecitano corone e ricompense dalla mano di Dio. Una tale transazione trasforma qualcosa di particolarmente bello e giusto in qualcosa di estremamente turpe e malvagio. Non è forse ciò che fanno gli anticristi? A giudicare da questo, gli anticristi non sono forse malvagi? Sono davvero malvagi!” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte settima”). Per gli esseri creati svolgere i propri doveri è la cosa più bella e giusta. Ma gli anticristi trasformano questa cosa bella in un affare: credono in Dio senza sincerità e compiono i loro doveri per ottenere benedizioni per sé stessi. La loro essenza è quella di un miscredente. Pensavo a quanto tempo avevo creduto in Dio e a quanto avevo mangiato e bevuto la parola di Dio, eppure la mia visione del perseguimento non era cambiata affatto. Il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere era quello di un anticristo. Se non fossi cambiata, sarei stata sdegnata da Dio.
Ho continuato a riflettere su questo per capire me stessa e ho trovato un passaggio delle parole di Dio: “Essi non credono che le parole di Dio siano la verità, né che la Sua indole sia giusta e santa. Considerano tutto questo usando le nozioni e le fantasie umane e trattano l’opera di Dio con prospettive umane, pensieri umani e astuzia umana, impiegando la logica e la mentalità di Satana per definire l’indole, l’identità e l’essenza di Dio. Ovviamente, non solo gli anticristi non accettano né riconoscono l’indole, l’identità e l’essenza di Dio; anzi, sono anche pieni di nozioni, opposizione e ribellione verso Dio e non hanno il minimo briciolo di conoscenza reale di Lui. La loro definizione dell’opera, dell’indole e dell’amore di Dio è un punto interrogativo, un mettere in dubbio, ed essi sono pieni di scetticismo, negazione e calunnia nei confronti di queste cose; dunque che dire dell’identità di Dio? L’indole di Dio rappresenta la Sua identità; con una visione dell’indole di Dio come la loro, la loro considerazione dell’identità di Dio è evidente: negazione diretta. È questa l’essenza degli anticristi” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 10: Parte sesta”). Dio rivela che gli anticristi non credono nella giustizia di Dio. Non credono che la casa di Dio sia governata dalla verità e si rifiutano persino di ammettere che la parola di Dio sia la verità. Gli anticristi vedono sempre le azioni di Dio in base alle loro nozioni e alle loro fantasie. Sono pieni di dubbi e di negazioni della giustizia di Dio e non credono che Dio sia equo e giusto: questa è diffamazione e blasfemia nei confronti di Dio. Quando ho finito di leggere le parole di Dio, ho avuto paura. Pensavo a come mi ero comportata in modo simile a un anticristo: non avevo basato la mia visione delle cose sulla parola di Dio e non avevo creduto nella giustizia di Dio. Invece, avevo creduto erroneamente che quanto più grande era la responsabilità che mi assumevo e la difficoltà del lavoro, tanto prima sarei stata rivelata. Pensavo che se non avessi fatto bene il mio lavoro o che se fossero emerse delle deviazioni, sarei stata destituita ed eliminata e quindi ho sempre voluto nascondermi da questa responsabilità. Non volevo svolgere un lavoro difficile o importante, pensando che in questo modo non sarei stata rivelata tanto rapidamente. Dalle parole di Dio, ho capito che Dio è giusto e che la chiesa riassegna i doveri delle persone in base ai principi. La chiesa non si limita a destituire volontariamente le persone per errori e trasgressioni temporanee, ma esamina le prestazioni costanti delle persone e prende una decisione globale. Se una persona è di buona umanità e persegue la verità, anche se nel suo lavoro si presentano alcune deviazioni o non riesce a ottenere temporaneamente buoni risultati, la chiesa la aiuterà e la sosterrà. Allo stesso modo, se qualcuno non è in grado di svolgere un lavoro vero e proprio perché manca di levatura, la chiesa esaminerà la sua situazione e lo assegnerà a un dovere appropriato. E se una persona non riesce costantemente a svolgere un lavoro vero, o intralcia e disturba il lavoro della chiesa e se manca costantemente di pentirsi dopo aver ricevuto ripetutamente assistenza e condivisione, alla fine sarà destituita. Ho ripensato all’ultima volta che mi sono occupata del lavoro di produzione cinematografica, e a come il mio desiderio di un rapido successo avesse causato degli ostacoli. All’epoca, altre persone avevano condiviso con me e avevano cercato di aiutarmi, ma io non avevo cambiato strada e alla fine ero stata destituita. Tuttavia, la chiesa mi ha dato un’altra possibilità di pentirmi, permettendomi di continuare a svolgere un dovere. Ho anche visto come alcuni dei fratelli e delle sorelle intorno a me riscontravano spesso problemi e difficoltà nel loro lavoro, ma erano semplici, onesti e perseguivano la verità. Anche se avevano problemi e commettevano errori, erano riusciti ad afferrare gradualmente i principi e a svolgere sempre meglio i loro doveri, attraverso una continua revisione e riflessione. Da questo ho capito che Dio è giusto e che la casa di Dio è governata dalla verità. Le persone che perseguono la verità e compiono uno sforzo sincero possono commettere a volte delle trasgressioni. Ma a patto che siano disposte a pentirsi, la casa di Dio darà loro il massimo di possibilità. E se sono capaci di cambiare, la casa di Dio continuerà a promuoverle e a coltivarle. Ma coloro che non accettano la verità, odiano la verità e commettono ogni sorta di male senza pentirsi, saranno allontanati dalla casa di Dio. La chiesa mi ha affidato il lavoro di produzione cinematografica e così facendo mi ha dato la possibilità di praticare e di rimediare alle mie manchevolezze. Non solo sono stata ingrata per questo, ma ho anche frainteso e mi sono protetta da questa decisione, pensando che la casa di Dio fosse ingiusta e iniqua esattamente quanto la società. Non si trattava forse di una sorta di blasfemia nei confronti di Dio? Quando me ne sono resa conto, ho iniziato a piangere. Mi odiavo per la mia ribellione, per la mia mancanza di coscienza e di ragione! Provavo rimorso e colpevolizzavo me stessa, così mi sono presentata davanti a Dio per pregare e pentirmi. In futuro, non avrei più frainteso e non mi sarei più guardata da Dio.
Poi ho letto due passi delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che riceva benedizioni o che subisca una cattiva sorte. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà facendo il suo dovere. Ricevere benedizioni si riferisce a quando qualcuno viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio dopo avere sperimentato il giudizio. Subire una cattiva sorte fa riferimento a quando qualcuno, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che ricevano benedizioni o subiscano una cattiva sorte, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che persegue Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti svolgere il tuo dovere solo per ricevere benedizioni, né rifiutarti di agire per timore di subire una cattiva sorte. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: svolgere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). “Quali sono le manifestazioni di una persona onesta? Innanzitutto, non avere dubbi sulle parole di Dio. Questa è una delle manifestazioni di una persona onesta. A parte questo, la manifestazione più importante è la ricerca e pratica della verità in tutte le questioni: ciò è fondamentale. Tu affermi di essere onesto, ma releghi sempre le parole di Dio in un angolo della mente e fai quello che vuoi. Questa è forse la manifestazione di una persona onesta? Dici: ‘Anche se la mia levatura è scarsa, possiedo un cuore onesto’. Eppure, quando un dovere spetta a te, hai paura di soffrire e di assumerti la responsabilità in caso tu non lo svolga bene, così accampi delle scuse per eludere il tuo dovere o suggerisci che lo svolga qualcun altro. Questa è la manifestazione di una persona onesta? Chiaramente no. Come deve comportarsi, allora, una persona onesta? Dovrebbe sottomettersi alle disposizioni di Dio, essere leale al dovere che è tenuta a svolgere e sforzarsi di soddisfare le intenzioni di Dio. Questo si manifesta in diversi modi: uno di questi è accettare il tuo dovere con cuore sincero, senza considerare i tuoi interessi per la carne, senza avere esitazioni o tramare per il tuo tornaconto. Queste sono manifestazioni di onestà. Un altro è mettere tutto il tuo cuore e le tue forze nello svolgere bene il tuo dovere, facendo le cose in modo corretto e mettendo il cuore e l’amore nel tuo dovere al fine di soddisfare Dio. Queste sono le manifestazioni che una persona onesta dovrebbe avere nello svolgere il proprio dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio mi hanno indicato un percorso di pratica. Un dovere è la vocazione celeste di una persona, una responsabilità che deve adempiere. Non è correlato al ricevere benedizioni o disgrazie. Che fosse un bene o un male per me personalmente, dovevo accettare questo dovere con cuore onesto e svolgerlo nel miglior modo possibile, senza pianificare o cospirare per il mio vantaggio. Qualunque difficoltà incontrassi nel mio dovere, fintanto che mi fossi sinceramente affidata a Dio, Egli mi avrebbe guidato. Ero disposta a fare del mio meglio per svolgerlo con un cuore aperto. Se la mia levatura fosse stata davvero scarsa o se le mie capacità non fossero state sufficienti e non fossi stata all’altezza del compito, allora avrei accettato la riassegnazione della chiesa.
In seguito, ho iniziato a occuparmi del lavoro di produzione cinematografica. Nel corso del mio lavoro, a volte ho incontrato difficoltà o fallimenti, ma non ero più piena di dubbi al riguardo. Attraverso la collaborazione nel cuore e nella mente con i miei fratelli e le mie sorelle e cercando insieme le verità principi, siamo riusciti a risolvere gradualmente queste difficoltà. Ho imparato dai miei fallimenti e in breve tempo il lavoro è migliorato. Vedendo tutto questo, mi sono commossa. Se ho potuto sperimentare un tale cambiamento è stato solo grazie alle parole di Dio. Grazie a Dio!