12. Come trattare la gentilezza dei genitori
Fin dall’infanzia la mia famiglia è stata piuttosto povera. Parenti e amici ci guardavano dall’alto in basso e persino i miei nonni ci rifiutavano. Mia madre mi tormentava spesso, mi ripeteva: “Devi impegnarti nello studio e portare onore alla famiglia!” Ho preso a cuore le sue parole, mi sono data da fare a scuola e sono sempre stata tra i primi della classe. In seguito, però, ho avuto un incidente d’auto e altre disavventure e ho dovuto subire tre interventi chirurgici. Ogni operazione era fonte di grande preoccupazione per la mia famiglia e a volte mia madre si lamentava: diceva che se non fosse stato per i soldi che avevano speso per la mia salute, la nostra famiglia non sarebbe stata così povera. Dopo gli esami di ammissione alle superiori, sono riuscita a entrare in un liceo prestigioso. Molte volte ho pensato di abbandonare la scuola per iniziare a lavorare presto e guadagnare denaro per alleggerire il fardello sulla mia famiglia, ma i miei genitori non erano d’accordo e mi incoraggiavano a concentrarmi sugli studi. Questo mi toccava profondamente e mi ripromettevo di ripagarli adeguatamente una volta cresciuta. Il mio percorso accademico è proseguito senza intoppi e, dopo gli esami di ammissione, sono riuscita ad accedere senza problemi a un’università di primo livello. In seguito, ho continuato con un prestigioso ateneo per la scuola di specializzazione. A quel tempo, la situazione finanziaria in casa era particolarmente disastrosa, i miei erano spesso malati e non potevano svolgere lavori pesanti, quindi eravamo sempre indebitati. Ogni anno, quando tornavo a casa per il Capodanno cinese, chiedevo a mia madre quanto denaro dovessimo ancora restituire ad amici e parenti. Di tanto in tanto la sentivo anche dire che, per mantenere la famiglia e pagarmi l’università, mio padre faceva due lavori, entrambi pesanti. Ogni giorno andava a lavoro con i vestiti asciutti e tornava inzuppato. Mia madre mi ripeteva di non deludere la famiglia e di non essere mai ingrata. Le sue parole mi facevano piangere di nascosto sotto le coperte, nel cuore della notte, pensando tra me: “Quando inizierò a lavorare, darò ai miei ogni mese una parte dello stipendio, così potranno vivere bene”.
Conseguita la laurea, ho iniziato a lavorare. Dopo nemmeno due mesi dal mio ingresso nel mondo del lavoro, ho accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni. Attraverso le parole di Dio, ho capito che il respiro della vita in noi viene da Lui e che, in quanto esseri viventi, gli uomini devono adorarLo. Mentre venivo irrigata dalle parole di Dio, sentivo sempre più che avrei dovuto dedicare maggiore tempo alla lettura delle Sue parole e a perseguire la verità. Così, ho rinunciato volontariamente all’impiego che avevo trovato e ho scelto di fare il mio dovere nella chiesa. Di tanto in tanto facevo visita ai miei genitori sul posto di lavoro. Ogni volta che vedevo i loro capelli diventare sempre più grigi, il mio cuore soffriva per loro e mi sentivo profondamente in colpa, pensando a quanto li avessi delusi non lavorando e non guadagnando denaro per mantenerli. Ogni volta che andavo a trovarli, compravo cose o integratori per loro: sentivo di essere in debito e cercavo di compensare quella sensazione che avevo nel cuore. Nel 2021, nella chiesa a cui appartenevo è iniziata un’importante repressione e sono stata anche braccata dalla polizia. Grazie alla protezione di Dio, non sono stata arrestata, ma non ho più potuto contattare la mia famiglia. Al pensiero che i miei si sarebbero sicuramente preoccupati non riuscendo a contattarmi, mi sentivo particolarmente in colpa e pensavo: “Ho avuto diversi incidenti quando ero giovane e i miei genitori si sono preoccupati da morire per me. Hanno lavorato tanto per crescermi, e non è stato affatto facile. Ora, non solo non guadagno abbastanza bene da mantenerli, ma li faccio anche preoccupare e agitare per me. Sono davvero una figlia non devota!” Avevo un gran dolore nel cuore e mi veniva da piangere ogni volta che pensavo a loro. Non riuscivo a recepire le parole di Dio e la condivisione dei miei fratelli e sorelle. Ogni volta che vedevo fratelli e sorelle dell’età dei miei genitori, il mio pensiero andava a loro: “Stanno invecchiando e non godono di ottima salute. Chissà come stanno ora? Se si ammalano, avranno i soldi per curarsi?” Anche se continuavo a fare il mio dovere, il mio cuore era costantemente preoccupato per loro, tanto che svolgevo il mio dovere solo in modo superficiale e, se qualcosa non andava come volevo, pensavo puntualmente di andare a casa. Quando però consideravo che sarei stata arrestata se fossi tornata, non avevo il coraggio di farlo. Così ho pregato Dio, chiedendoGli di proteggermi dall’essere vincolata dai miei affetti.
Un giorno, leggendo due passi delle parole di Dio, ho acquisito una certa comprensione del mio problema. Dio Onnipotente dice: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). “Che tipo di educazione ricevi dalle aspettative nutrite dai tuoi genitori? (La necessità di ottenere buoni risultati agli esami e di avere successo in futuro.) Devi dimostrare di essere promettente, essere all’altezza dell’amore di tua madre, del suo duro impegno e dei suoi sacrifici, e devi soddisfare le aspettative dei tuoi genitori e non deluderli. Ti amano così tanto, hanno dato tutto per te e stanno dedicando a te tutta la loro vita. Ebbene, cosa sono diventati tutti i loro sacrifici, la loro educazione e persino il loro amore? Sono diventati qualcosa che tu devi ripagare e, allo stesso tempo, si sono trasformati nel tuo fardello. È così che nascono i fardelli. Indipendentemente dal fatto che i tuoi genitori facciano queste cose per istinto, per amore o per imposizioni derivanti dalla società, alla fine il fatto che ti educhino e ti trattino impiegando questi metodi, e che addirittura ti inculchino idee di ogni tipo, non arreca alla tua anima libertà, né affrancamento, conforto o gioia. Che cosa ti causa? Pressioni, paura, e rimorsi e disagi di coscienza. Che cos’altro? (Catene e vincoli.) Catene e vincoli. Inoltre, sotto queste aspettative nutrite dai tuoi genitori, non puoi fare a meno di vivere in funzione delle loro speranze. Al fine di soddisfare e non deludere le loro aspettative e di non far loro perdere le speranze in te, studi ogni giorno diligentemente e coscienziosamente tutte le materie e fai tutto ciò che ti chiedono di fare” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Dio ha esposto esattamente il mio stato. Fin da piccola, mia madre mi aveva insegnato che lei e mio padre avevano sacrificato tanto per me e che non dovevo essere ingrata una volta cresciuta. Anche i parenti e i vicini dicevano spesso che, nonostante la povertà della nostra famiglia, i miei avevano continuato a sostenere la mia istruzione, che dovevo ripagarli adeguatamente in futuro e non dimenticare le mie radici. Ho visto anche i sacrifici che avevano fatto per me. Da piccola, avevo avuto diversi incidenti e loro si erano fatti venire i capelli bianchi per racimolare i soldi per le operazioni. Avevano anche girato in lungo e in largo per raccogliere i fondi necessari a sostenere la mia istruzione. Così avevo accettato pienamente e senza esitazione l’istruzione e l’indottrinamento della mia famiglia, di parenti e amici. Il mio obiettivo era impegnarmi nello studio, migliorare la situazione finanziaria della nostra famiglia e garantire ai miei di vivere bene. Per raggiungere questo scopo, mi ero data un gran da fare per ottenere un’istruzione superiore e avevo intenzione di dare loro una parte del mio stipendio ogni mese, a prescindere da quello che sarebbe accaduto. Ma dopo aver trovato Dio e aver scelto di rinunciare a lavorare per compiere il mio dovere, mi ero sentita in colpa per averli delusi. In seguito, a causa delle persecuzioni e degli arresti operati dal PCC, non avevo potuto contattare la mia famiglia e pertanto il mio senso di colpa era ancora maggiore, mi sentivo una figlia non devota. Pensavo che avevano sostenuto la mia istruzione mentre io, una volta laureata, invece di guadagnare per ricompensarli, ero diventata la causa delle loro preoccupazioni: per questo motivo, mi sentivo in colpa e mi biasimavo. Quando vedevo persone dell’età dei miei genitori, mi preoccupavo per loro e la mia attenzione si distoglieva dai doveri. Avevo persino pensato di tradire Dio e di abbandonare il mio dovere per tornare a casa. Le idee tradizionali instillate in me dalla famiglia e dalla società, idee come “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Un figlio non devoto è peggio di una bestia”, si erano ormai profondamente radicate nel mio cuore. Erano come una trappola che mi avviluppava con forza e mi causava dolore. Sapevo chiaramente che la vita umana viene da Dio e che credere in Lui, adorarLo e compiere i propri doveri erano i cammini giusti nella vita ed erano cose perfettamente naturali e giustificate, ma non riuscivo comunque a sentirmi a mio agio nel dovere. Percepivo costantemente che andare contro le aspettative dei miei significava che non avevo una coscienza e che ero una figlia ingrata e non devota.
Più tardi, ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a trattare correttamente i sacrifici che i miei genitori avevano fatto per me da sempre. Dio Onnipotente dice: “Parliamo di come andrebbe interpretata la frase ‘I tuoi genitori non sono tuoi creditori’. Non è forse un dato di fatto che i tuoi genitori non sono tuoi creditori? (Sì.) Poiché è un dato di fatto, è opportuno che spieghiamo le questioni che implica. Prendiamo la questione che i tuoi genitori ti hanno messo al mondo. Chi ha scelto che fossero loro a metterti al mondo: tu o i tuoi genitori? Chi ha scelto chi? Se la guardi dalla prospettiva di Dio, nessuna delle due è la risposta. Non siete stati né tu né i tuoi genitori a scegliere che fossero loro a metterti al mondo. Se vai alla radice della questione, è stato stabilito da Dio. Per ora lasciamo da parte questo argomento, in quanto è facile da capire. Dal tuo punto di vista, sei nato passivamente dai tuoi genitori, senza avere alcuna voce in capitolo. Dal punto di vista dei tuoi genitori, loro ti hanno messo al mondo per una loro volontà indipendente, giusto? In altre parole, se si esclude quanto decretato da Dio, quando si è trattato di metterti al mondo, tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori. Sono stati loro a scegliere di farti nascere e a prendere tutte le decisioni. Non sei stato tu a scegliere che fossero loro a darti alla luce, sei nato passivamente da loro e non hai avuto alcuna voce in capitolo. Quindi, poiché tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori e sono stati loro a scegliere di metterti al mondo, hanno l’obbligo e la responsabilità di allevarti, di condurti fino all’età adulta, di fornirti un’istruzione, cibo, vestiti e denaro: questi sono la loro responsabilità e il loro obbligo, questo è ciò che sono tenuti a fare. Tu invece sei sempre rimasto passivo durante il periodo in cui ti hanno allevato, non avevi alcun diritto di scelta: dovevi essere allevato da loro. Poiché eri piccolo, non avevi la capacità di allevarti da solo, e non ti restava altra scelta che lasciarti passivamente allevare dai tuoi genitori. Sei stato allevato nel modo che loro hanno scelto: se ti hanno dato cibo e bevande buoni, allora hai mangiato e bevuto cibo e bevande buoni. Se invece ti hanno fornito un ambiente di vita in cui vivevi di pula e piante selvatiche, allora sei sopravvissuto a forza di pula e piante selvatiche. In ogni caso, mentre venivi allevato, tu eri passivo e i tuoi genitori stavano adempiendo alle loro responsabilità. È come se si stessero prendendo cura di un fiore. Se decidono di prendersi cura di un fiore, dovrebbero concimarlo, annaffiarlo e assicurarsi che riceva la luce del sole. Quindi, per quanto riguarda le persone, non importa se i tuoi genitori si sono occupati di te scrupolosamente o se si sono presi molta cura di te: in ogni caso stavano solo adempiendo alla loro responsabilità e ai loro obblighi. […] Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli. È disumano trattare e ripagare i tuoi genitori e gestire il rapporto che hai con loro sulla base di quest’idea. Allo stesso tempo, sarai incline a essere limitato e vincolato dai tuoi sentimenti carnali e avrai difficoltà a districartene, al punto che potresti persino smarrirti. I tuoi genitori non sono tuoi creditori, quindi non hai l’obbligo di realizzare tutte le loro aspettative. Non hai l’obbligo di soddisfarle. In altre parole, loro possono avere le loro aspettative, mentre tu hai le tue scelte, così come il percorso di vita e il destino che Dio ha stabilito per te, e che non hanno nulla a che fare con i tuoi genitori” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Riflettendo sulle parole di Dio, sono giunta a capire che i genitori non sono creditori dei loro figli e che li crescono volontariamente e poiché scelgono di farlo, hanno la responsabilità e l’obbligo di allevarli. Non importa quanti sacrifici facciano nel mentre, è una loro responsabilità di genitori e una sorta di legge che Dio ha decretato per gli esseri creati. Proprio come avviene in natura, dove molte creature si riproducono e nutrono la prole, e lo fanno perché seguono semplicemente le leggi e i principi stabiliti dal Creatore. Lo stesso vale per gli esseri umani. Le persone che decidono di avere figli devono allevarli e dare loro libertà, lasciandoli liberi di scegliere il proprio cammino di vita. Se pretendono un risarcimento e un indennizzo per il solo fatto di aver cresciuto la prole o addirittura, per realizzare i propri desideri di una vita migliore, sacrificano la libertà dei figli di scegliere il cammino di vita, ciò in realtà non è umano. Genitori di questo tipo sono troppo egoisti. Sentivo di aver mancato nei loro confronti perché non avevo guadagnato il denaro per adempiere i miei doveri filiali; riflettendo sulla radice di questo senso di colpa, ho capito quale fosse il motivo: avevo interpretato i loro sacrifici e le loro cure come una gentilezza e li consideravo miei creditori. Credevo che una volta in grado di guadagnare denaro in futuro, avrei dovuto ripagarli adeguatamente; in caso contrario, sarei stata ingrata, non devota e priva di umanità. Dalle parole di Dio, ho capito che la mia prospettiva sulle cose era sbagliata. I miei mi avevano cresciuta e accudita, ma così facendo stavano semplicemente adempiendo la loro responsabilità e i loro obblighi genitoriali. Non dovevo loro nulla, né ero obbligata a soddisfarne le aspettative. Ho il diritto di scegliere il tipo di cammino da intraprendere nella vita e non dovrei essere vincolata da questa cosiddetta gentilezza, perché ciò mi farebbe perdere la libertà in questa vita e persino la possibilità di perseguire la verità e di essere salvata. Ho riflettuto su ogni fase della mia esistenza: da bambina avevo avuto diversi incidenti pericolosi, eppure ero stata miracolosamente protetta ed ero sopravvissuta grazie alla protezione di Dio. Una volta, sono stata colpita da un’auto in corsa e sbalzata dall’altra parte della strada; ho perso conoscenza, ma quando mi sono risvegliata, avevo solo fratture minori e qualche ferita superficiale. In un’altra occasione, sono stata picchiata violentemente da una persona affetta da schizofrenia. È stato un incidente particolarmente cruento e violento, eppure il cervello non ha subito lesioni e il viso non è stato sfigurato perciò sono bastati alcuni punti di sutura sulla testa e mi è rimasto solo un osso rotto, senza altri danni rilevanti. Tutti quelli che erano a conoscenza di queste mie esperienze durante la crescita dicevano che ero davvero fortunata. In realtà, non si trattava di fortuna. Non era altro che la protezione di Dio. Ripensandoci, mi sono resa conto di essere arrivata fino a oggi sotto la cura e la protezione di Dio. Avevo un cammino che Dio aveva tracciato per la mia vita e una missione da compiere. Non dovevo vivere solo per i miei genitori.
Successivamente, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Quando si tratta delle aspettative nutrite dai tuoi genitori, non dovresti assumerti alcun fardello. Se fai quello che i tuoi genitori ti chiedono, il tuo destino rimane invariato; e lo stesso avviene se invece non assecondi le loro aspettative e li deludi. Qualunque sia il percorso che ti spetta, è quello che si realizzerà; è già stato decretato da Dio. Analogamente, se soddisfi le aspettative dei tuoi genitori, se li accontenti e non li deludi, ciò significa forse che loro avranno una vita migliore? Questo può cambiare il loro destino di sofferenze e maltrattamenti? (No.) Alcuni pensano che i loro genitori li abbiano allevati con estrema amorevolezza e che abbiano sofferto molto durante quel periodo. Vogliono quindi trovare un buon lavoro, sopportare le avversità, faticare, essere diligenti e lavorare sodo per guadagnare molto denaro e fare fortuna. Il loro obiettivo è garantire in futuro ai genitori una vita privilegiata, una villa, una bella auto e ottime cose da mangiare e da bere. Ma dopo anni che sgobbano, sebbene le loro condizioni di vita e le loro circostanze siano migliorate, i loro genitori muoiono senza aver goduto un solo giorno di questa prosperità. Di chi è la colpa? Se lasci che le cose seguano il loro corso, che sia Dio a orchestrarle, e non ti fai carico di questo fardello, allora quando i tuoi genitori moriranno non ti sentirai in colpa. Se invece lavori fino allo sfinimento per guadagnare denaro allo scopo di ripagarli e aiutarli a vivere una vita migliore, ma poi loro muoiono, come ti sentirai? Se ritardi lo svolgimento del tuo dovere e l’acquisizione della verità, sarai lo stesso in grado di vivere tranquillamente per il resto della tua vita? (No.) La tua vita ne risentirà e per tutta la sua durata ti porterai sempre addosso il fardello di ‘aver deluso i tuoi genitori’. […] I genitori sono tenuti ad assolvere le loro responsabilità nei confronti dei figli in base alle proprie condizioni e alle circostanze e all’ambiente disposti da Dio. Anche ciò che i figli sono tenuti a fare per i genitori si basa sulle condizioni che possono ottenere e sull’ambiente in cui si trovano; tutto qui. Nulla di ciò che i genitori o i figli fanno dovrebbe essere volto a cambiare il destino dell’altro attraverso il proprio potere o i propri desideri egoistici, in modo che l’altro possa vivere una vita migliore, più felice e più ideale grazie ai propri sforzi. Che si tratti di genitori o di figli, ognuno dovrebbe lasciare che le cose seguano il loro corso naturale all’interno degli ambienti disposti da Dio, anziché tentare di cambiare le cose attraverso i propri sforzi o ciò che sono determinati a fare. Il destino dei tuoi genitori non cambierà perché tu hai questo tipo di pensieri su di loro, esso è già stato decretato da Dio molto tempo fa. Dio ha stabilito che tu vivessi all’interno delle loro vite, che nascessi e venissi allevato da loro e che avessi con loro questo rapporto. Quindi la tua responsabilità nei loro confronti è solo quella di restare loro accanto in base alle tue condizioni e di assolvere alcuni obblighi. Per quanto riguarda il voler cambiare la situazione attuale dei tuoi genitori, o il desiderare che abbiano una vita migliore, è tutto superfluo. Oppure il voler indurre i tuoi vicini e i tuoi parenti a guardarti con ammirazione, e l’onorare i tuoi genitori e garantire loro prestigio all’interno della famiglia: questo è ancora più superfluo. Vi sono anche madri o padri single che sono stati lasciati dal coniuge e hanno allevato da soli i figli fino a quando sono diventati adulti. Percepisci ancora di più quanto sia stato difficile per loro e vuoi dedicare tutta la tua vita a ripagarli e ricambiarli, addirittura fino al punto di fare tutto quello che dicono. Ciò che ti chiedono, ciò che si aspettano da te, oltre a ciò che intendi fare tu stesso, diventano tutti fardelli in questa tua vita, ma non è così che dovrebbe essere. Al cospetto del Creatore, tu sei un essere creato. Ciò che dovresti fare in questa vita non è semplicemente adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori, ma anche adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi doveri di essere creato. Puoi adempiere alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori solo in base alle parole di Dio e alle verità principi, e non facendo qualcosa per loro in base ai tuoi bisogni emotivi o alle esigenze della tua coscienza” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Ho riflettuto più volte sulle parole di Dio e ho capito che il destino di una persona è nelle mani del Creatore. La quantità di sofferenze che i miei genitori avrebbero sopportato in questa vita e la possibilità di vivere bene erano state ordinate da Dio già da tempo e avevano poco a che fare con me. Non è che io potessi cambiare il loro destino e dare loro un’esistenza migliore solo perché avevo un’istruzione superiore e potevo fare soldi. Anche il mio destino, compresa la possibilità di entrare all’università o conseguire un certo titolo di studio, è stato ordinato da Dio e non era merito dei miei genitori. Provavo un senso di colpa quando pensavo che, nonostante la mia istruzione superiore, non stavo lavorando per guadagnare denaro con cui adempiere i miei doveri filiali; mi sentivo così perché non avevo capito a fondo che il destino umano è nelle mani di Dio. Vivevo ancora secondo il veleno satanico in base al quale “La conoscenza può cambiare il tuo destino”, convinta che un’istruzione superiore e un buon lavoro potessero modificare il destino dei miei genitori e dare loro una vita migliore. In realtà, potevo davvero cambiare il loro destino? Ho pensato a mio zio, che aveva faticato per gran parte della vita per aiutare il figlio a entrare all’università. Alla fine, il figlio è stato ammesso all’università e ha comprato una casa in città e proprio quando sembrava che la famiglia potesse finalmente vivere bene, mio zio è venuto a mancare inaspettatamente. Poi c’era mia zia, che aveva sgobbato per mandare il figlio all’università, sperando che trovasse un buon lavoro. Tuttavia, mio cugino non si impegnava adeguatamente nel lavoro e non solo non lavorava come si deve, ma è stato anche truffato. Aveva preso più di centomila yuan dalla famiglia per investirli e poi aveva perso l’intero capitale. C’erano numerosi esempi di questo tipo intorno a me, a dimostrazione del fatto che né i genitori né i figli potevano cambiare il destino gli uni degli altri. Se si ha una buona vita o meno, è stabilito da Dio e nessuno sforzo personale può modificare questo. Se non credessi in Dio, seguirei anch’io le tendenze del mondo, sposandomi, comprando una casa e un’auto, mettendo al mondo dei figli e ritrovandomi a dover gestire le rate del mutuo e dell’auto. Quante energie e denaro a disposizione avrei per adempiere i miei doveri filiali? Se fossi sottoposta a forti pressioni nella vita quotidiana, potrei persino dover fare affidamento sui miei per avere un sostegno. Pensare che loro non avevano una vita serena solo perché avevo adempiuto i miei doveri invece di lavorare per guadagnare soldi, così da mantenere fede alla mia devozione filiale verso di loro, è qualcosa di assurdo. Le condizioni di vita dei miei genitori, gli ambienti che avrebbero sperimentato nel corso della vita e le sofferenze che avrebbero affrontato sono tutte cose prestabilite da Dio. Non hanno nulla a che fare con il fatto che io creda in Dio o compia i miei doveri. Non devo più vivere secondo le idee sbagliate che mi sono state inculcate dalla società e dalla mia famiglia. Preoccuparmi eccessivamente per i miei genitori è sciocco e insensato. Sono un essere creato, è Dio che mi ha dato la vita, mi ha dotato di doni e talenti e ha disposto varie circostanze per ampliare la mia esperienza e la mia conoscenza. Infine, mi ha permesso di ascoltare la voce del Creatore e di godere dell’irrigazione e del rifornimento delle Sue parole. Quindi, devo dedicare il mio tempo e le mie energie a perseguire cose positive e ad aiutare più persone a sentire la voce di Dio e a ricevere la Sua salvezza. Solo questo ha senso ed è la responsabilità e il dovere che devo adempiere come essere creato.
Ho letto altri due passi delle parole di Dio: “Innanzitutto, la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). “Se ti attieni a una verità principio, a un’idea o a un punto di vista corretti e che provengono da Dio, la tua vita diventerà molto rilassata. Né l’opinione pubblica, né la voce della tua coscienza, né il fardello dei tuoi sentimenti ostacoleranno più il modo in cui gestisci il rapporto che hai con i tuoi genitori; anzi, queste cose ti metteranno in condizione di approcciarlo in modo corretto e ragionevole. Se agirai in base alle verità principi che Dio ha fornito all’uomo, anche se gli altri ti criticheranno alle spalle, ciò non ti scalfirà minimamente e proverai comunque pace e tranquillità nel profondo del cuore. Quanto meno, non ti rimprovererai più di essere un ingrato menefreghista e smetterai di provare rimorsi di coscienza nel tuo intimo. Questo perché saprai di aver compiuto tutte le tue azioni secondo i metodi che Dio ti ha insegnato e di star prestando ascolto e star sottomettendoti alle parole di Dio e seguendo la Sua via. Ascoltare le parole di Dio e seguire la Sua via è il senso di coscienza che le persone dovrebbero possedere più di ogni altra cosa. Sarai una vera persona solo quando saprai fare queste cose. Se non sei arrivato a questo punto, allora sei un ingrato menefreghista” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Leggere questi due passi delle parole di Dio mi ha profondamente colpita. Le lacrime mi sgorgavano incontrollate dagli occhi. Dio ci capisce così bene. Sa che siamo profondamente fuorviati e danneggiati da varie idee malvagie ed errate provenienti dalla famiglia e dalla società, che tengono prigioniero il nostro spirito. Così, Egli esprime la verità per aiutarci gradualmente a capire a fondo l’essenza di tali questioni e a vederle secondo prospettive corrette e razionali. Avevo sentito la voce del Creatore e avevo scelto di predicare il Vangelo e di compiere i miei doveri per permettere a più persone di ricevere la salvezza di Dio. Questa è la cosa più giusta e significativa da fare ed è la mia responsabilità e missione. Non dovrei condannarmi per non essere riuscita a dimostrare devozione filiale, soprattutto perché non ho trascurato intenzionalmente le mie responsabilità di figlia né sono stata non devota nelle condizioni in cui potevo adempiere tali responsabilità. Dopo aver capito questo, non ho più sentito alcun senso di colpa o pentimento. Ho capito che solo guardando le persone e le cose secondo le parole di Dio si possono evitare pregiudizi ed errori. Ho compreso sia le mie responsabilità e i miei obblighi nei confronti dei miei genitori, sia le mie responsabilità e la mia missione come essere creato nonché il vero valore e significato della vita umana.
Avendo vissuto questa esperienza, sento che le parole di Dio sono davvero meravigliose. Sono le parole di Dio che mi hanno indirizzata ad abbandonare la cultura tradizionale, permettendo al mio cuore di provare un senso di sollievo e di libertà. Ora mi sento molto più serena. Quando ho tempo libero, riesco a riflettere su altre parole di Dio e a conoscere le mie mancanze e i miei pensieri sono più concentrati su questioni legate ai miei doveri.