43. Emergere dall’ombra della morte di mio figlio

di Li Lan, Cina

In questi anni da credente, ho sempre saputo in teoria che il nostro destino, la nostra nascita e la morte sono tutti nelle mani di Dio, ma non avevo una reale comprensione di Dio. Quando Dio ha orchestrato una situazione che non era in sintonia con le mie idee, ossia quando mio figlio è morto improvvisamente in un incidente in moto, ho mostrato lamentele, incomprensioni e polemiche e sono stata completamente rivelata. Solo allora ho preso coscienza della mia reale statura. Inoltre, ho acquisito una certa comprensione delle mie opinioni errate riguardo all’ottenimento di benedizioni attraverso la fede.

Era il luglio del 2017, io e mio marito eravamo relativamente conosciuti come credenti a livello locale, tanto che la polizia si è recata più volte a casa nostra per indagare su di noi. Siamo stati costretti a lasciare nostro figlio e a svolgere i nostri doveri lontano da casa. Successivamente, la polizia ha continuato a indagare su di noi e così io e mio marito non siamo mai potuti tornare a casa negli ultimi sette anni. A volte, quando sentivo gli altri bambini chiamare “mamma”, provavo un’improvvisa fitta di tristezza. Speravo solo che un giorno sarei potuta tornare a trovare mio figlio, ma a causa della nostra situazione non abbiamo osato tornare a casa e abbiamo ricevuto aggiornamenti su nostro figlio solo dai fratelli e dalle sorelle del mio villaggio. Ogni volta che sentivo che mio figlio era sano e al sicuro, ringraziavo Dio per la Sua cura e protezione e potevo continuare a svolgere il mio dovere con serenità.

Un pomeriggio dell’agosto 2023 ho ricevuto un messaggio dal mio supervisore che mi informava che il figlio di Wang Kai era rimasto ucciso in un incidente motociclistico. Wang Kai è mio marito. Diceva che mio figlio era stato ucciso. Non sembrava possibile e ho pensato che forse il supervisore avesse commesso un errore. Non potevo credere che mio figlio fosse morto. Mi sono strofinata gli occhi e ho riletto attentamente il messaggio, ma non avrebbe potuto essere scritto più chiaramente. Sono crollata a terra e non ho potuto fare a meno di piangere. Com’era potuto succedere qualcosa del genere alla mia famiglia? Avrei voluto che mi crescessero un paio di ali per poter tornare a casa e vedere mio figlio un’ultima volta, ma io e mio marito eravamo entrambi presi di mira dalla polizia e non era sicuro tornare a casa. Quando pensavo al fatto che non saremmo potuti tornare a casa per vedere il nostro figlio defunto, provavo dolore come se fossi stata pugnalata al petto. Ho cominciato a fraintendere e incolpare Dio: “Oh Dio! Perché non hai protetto mio figlio? Da quando abbiamo abbracciato la fede, io e mio marito abbiamo sempre svolto i doveri. Di fronte alla persecuzione e agli attacchi del gran dragone rosso abbiamo abbandonato nostro figlio per compiere il nostro dovere fino ad oggi. Non abbiamo mai rifiutato i doveri che ci ha assegnato la chiesa. Nostro figlio aveva solo 30 anni, era un ragazzo. Ho dovuto seppellire mio figlio! Mio figlio era la mia unica speranza come madre, e ora non ho niente e non sono nemmeno riuscita a vederlo prima che morisse. Sarebbe meglio se fossimo morti insieme per poter stare con lui nell’aldilà”. Mi sono resa conto che i miei pensieri si erano smarriti, che stavo incolpando e fraintendendo Dio, così ho cominciato precipitosamente a pregare Dio in silenzio: “Oh Dio! Quando ho saputo che mio figlio era morto in un incidente in moto, subito non sono riuscita ad accettarlo, ma non avrei dovuto incolparti e fraintenderti. Oh Dio! Per favore proteggi il mio cuore e permettimi di placarmi dinanzi a Te”. Ho ripetutamente pregato Dio per ricevere aiuto e lentamente ho iniziato a tranquillizzarmi. Tuttavia, quando ho pensato a come fosse morto mio figlio e che non l’avrei mai più rivisto, mi sono sentita ancora piuttosto angosciata e debole. Mi sono sdraiata sul letto, rifiutandomi di mangiare o bere e non dormivo la notte. Ho immaginato il volto di mio figlio nella mente e ho gridato il suo nome nel mio cuore mentre le lacrime mi offuscavano la vista.

Nei giorni successivi, ho vissuto nel doloroso ricordo di mio figlio e non avevo voglia di fare nulla. Non avevo la motivazione per controllare l’opera di evangelizzazione e l’avanzamento dei lavori aveva subito un ritardo. Sapevo di non potermi crogiolare in quello stato perché ero responsabile dell’opera di evangelizzazione. Mio figlio era morto, ma dovevo continuare a vivere e a compiere bene il mio dovere! Mi sono asciugata le lacrime e mi sono inginocchiata davanti a Dio per pregare: “Oh Dio! Non voglio rimanere in questo stato di depressione. Per favore guidami per imparare da questa situazione e liberarmi da questa tristezza”. Dopo la preghiera, ho letto un passaggio delle parole di Dio che il mio leader mi aveva inviato: “Alcuni genitori ignoranti non riescono a comprendere la vita né il destino, non riconoscono la sovranità di Dio e tendono ad agire da ignoranti quando si tratta dei figli. Per esempio, una volta diventati indipendenti, i figli possono trovarsi ad affrontare situazioni particolari, avversità o incidenti gravi: alcuni si ammalano, altri vengono coinvolti in cause legali, altri divorziano, altri vengono ingannati e truffati, altri ancora vengono rapiti, feriti, gravemente picchiati o rischiano di morire. C’è anche chi cade nella dipendenza dalla droga e così via. Cosa devono fare i genitori in queste situazioni particolari e serie? Qual è la reazione tipica della maggior parte dei genitori? Fanno quello che dovrebbero fare in quanto esseri creati in possesso dell’identità di genitori? Molto raramente, quando apprendono una notizia del genere, i genitori reagiscono come se fosse capitata a un estraneo. Per la maggior parte, restano svegli tutta la notte fino a quando non vengono loro i capelli grigi, passano innumerevoli notti insonni, durante il giorno non hanno appetito, si arrovellano il cervello a rimuginare e alcuni addirittura piangono amaramente, fino a farsi arrossare gli occhi e a finire le lacrime. Pregano Dio con fervore affinché tenga conto della loro fede e protegga i loro figli, li favorisca e li benedica, sia misericordioso e risparmi le loro vite. In quanto genitori che si trovano in una situazione del genere, le loro debolezze umane, le loro vulnerabilità e i sentimenti che provano per i figli vengono tutti smascherati. Cos’altro viene rivelato? La loro ribellione a Dio. Implorano Dio e Lo pregano, supplicandoLo di proteggere i loro figli dalle calamità. Anche se si verifica una catastrofe, pregano che i loro figli non muoiano, che possano sfuggire al pericolo, che non vengano danneggiati da persone malevole, che le loro malattie non si aggravino e anzi migliorino, e così via. Per cosa pregano veramente? (Dio, con queste preghiere costoro fanno a Dio delle richieste, implicando in sottofondo delle rimostranze.) Da un punto di vista sono estremamente insoddisfatti della difficile situazione dei figli e si lamentano del fatto che Dio non avrebbe dovuto permettere che accadessero ai loro figli cose simili. La loro insoddisfazione si mescola alle lamentele e chiedono a Dio di cambiare idea, di non comportarSi così, di liberare i loro figli dai pericoli, di tenerli al sicuro, di guarirli dalle malattie, di aiutarli a evitare cause legali, di scongiurare le calamità quando si presentano e così via; in breve, Gli chiedono di far andare tutto bene. Pregando in questo modo, da un lato si lamentano con Dio, dall’altro Gli fanno delle richieste. Questa non è forse una manifestazione di ribellione? (Sì.) Implicitamente, stanno dicendo che ciò che Dio fa non è giusto né buono, che Egli non dovrebbe agire così. Poiché si tratta dei loro figli e loro sono credenti, costoro pensano che Dio non dovrebbe permettere che ai loro figli accadano cose simili. I loro figli sono diversi dagli altri, dovrebbero ricevere benedizioni preferenziali da Dio. A motivo della loro fede in Dio, Egli dovrebbe benedire i loro figli, e se non lo fa si angosciano, piangono, sollevano un polverone e non vogliono più seguire Dio. Se muore loro un figlio, sentono che nemmeno loro possono continuare a vivere. Non è questa la loro attitudine mentale? (Sì.) Non si tratta forse di una forma di protesta contro Dio? (Sì, è vero.) È una protesta contro Dio(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (19)”). Le parole di Dio hanno completamente esposto il mio stato attuale. Quando ho saputo della morte di mio figlio nell’incidente in moto, non ho mangiato né bevuto e ho persino discusso irragionevolmente, opposto resistenza, incolpato e frainteso Dio. L’ho fatto perché avevo una visione sbagliata della mia fede. Io e mio marito abbiamo abbandonato la famiglia e il lavoro per svolgere i nostri doveri senza la minima lamentela per le difficoltà, e abbiamo continuato ad assolverli anche se derisi dai nostri parenti e vicini e perseguitati e oppressi dalla polizia. Pensavo che finché avessi rinunciato alle cose, mi fossi spesa, avessi sofferto di più e pagato un prezzo più alto nel mio dovere, Dio avrebbe sicuramente protetto mio figlio dalle malattie e dagli incidenti e gli avrebbe permesso di vivere in buona salute. Quando ho saputo che mio figlio era morto in un incidente in moto, ho iniziato a obiettare e a opporre resistenza a Dio, usando ciò che avevo rinunciato e speso come capitale per discutere con Lui e incolparLo per non aver protetto mio figlio. Pensavo anche che da quando mio figlio era morto, non aveva senso continuare a vivere e sarebbe stato meglio per me stare con mio figlio nell’aldilà! Riflettendo sul mio comportamento, ho capito di opporre resistenza ed essere insoddisfatta della situazione orchestrata da Dio. Mi sono ribellata e ho reclamato contro Dio; questo era oppormi a Lui! La morte di mio figlio ha rivelato la mia vera statura. Ho capito chiaramente che la mia pratica della fede di lunga data rinunciando alla famiglia e alla carriera, soffrendo e pagando un prezzo, era solo un baratto che ho voluto fare con Dio in cambio di grazia e benedizioni. Ho pensato all’incredibile prova che Giobbe ha dovuto affrontare, perdendo tutti i suoi averi e i suoi figli, ricoperto di ulcere, che si è sottomesso incondizionatamente a Dio e ha perfino lodato il Suo nome ed è rimasto saldo nella sua testimonianza a Dio. Mi sono vergognata dopo aver paragonato il mio comportamento a quello di Giobbe. Dovevo smettere di incolpare Dio. Dovevo fare affidamento su di Lui per rimanere salda nella mia testimonianza e umiliare Satana!

Successivamente, ho continuato a leggere le parole di Dio e ho iniziato a comprendere la mia visione errata della fede. Dio Onnipotente dice: “Non è passata da lungo tempo l’epoca in cui ‘La fede nel Signore di un singolo individuo procura benedizioni a tutta la sua famiglia’? (Sì.) Allora perché le persone continuano a digiunare e a pregare in questo modo, supplicando senza vergogna Dio di proteggere e benedire i loro figli? Perché osano ancora protestare contro Dio e contestarLo, dicendoGli: ‘Se non fai questo, continuerò a pregare; digiunerò!’ Cosa significa digiunare? Significa attuare lo sciopero della fame, che in un altro senso vuol dire agire in modo spudorato e fare una scenata. Quando le persone si comportano spudoratamente nei confronti degli altri, potrebbero battere i piedi e dire: ‘Oh, mio figlio è morto; non voglio più vivere, non posso andare avanti!’ Non fanno lo stesso quando sono davanti a Dio; parlano con fare alquanto elegante, dicendo: ‘Dio, Ti imploro di proteggere mio figlio e di guarirlo dalla sua malattia. Dio, Tu sei il sommo guaritore che salva le persone, Tu puoi tutto. Ti supplico di vegliare su di lui e di proteggerlo. Il Tuo Spirito è ovunque, Tu sei giusto, sei un Dio che mostra misericordia agli uomini. Tu Ti prendi cura di loro e li hai a cuore’. Che cosa intendono con questo? Non c’è nulla di sbagliato in quello che dicono, solo che non è quello il momento adatto per dire queste cose. L’implicazione è che se Dio non salva e non protegge i tuoi figli, se non esaudisce i tuoi desideri, allora non è un Dio amorevole, è privo di amore, non è un Dio misericordioso, non è Dio. Non è così? Questo non è forse agire in modo spudorato? (Sì.) Le persone che agiscono spudoratamente onorano Dio come grande? Hanno un cuore che teme Dio? (No.) Le persone che agiscono senza pudore sono proprio come le canaglie: sono prive di un cuore che teme Dio(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (19)”). “Il rapporto dell’uomo con Dio si basa su un evidente interesse personale. È il rapporto tra chi riceve le benedizioni e chi le elargisce. Più semplicemente, è simile al rapporto tra il dipendente e il datore di lavoro. Il dipendente lavora solamente per ricevere i compensi elargiti dal datore di lavoro. In un rapporto di questo genere, non c’è affetto, solamente una transazione; non c’è dare e ricevere amore, solamente carità e misericordia; non c’è comprensione, solamente sdegno represso e inganno; non c’è confidenza, solamente un abisso invalicabile(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 3: L’uomo può essere salvato solamente nell’ambito della gestione di Dio”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che Dio aveva affermato che l’epoca in cui “La fede nel Signore di un singolo individuo procura benedizioni a tutta la sua famiglia” era passata da tempo. Eppure continuavo a sostenere questo punto di vista nella mia fede. Riflettendo sui miei molti anni di fede, esteriormente poteva sembrare che avessi rinunciato alla famiglia e alla carriera per compiere il mio dovere, ma in realtà ho voluto solo ricevere la grazia da Dio. Quando sapevo che mio figlio stava bene ed era sano e al sicuro, a prescindere dal compito assegnato, lo avrei svolto diligentemente. Quando sono venuta a conoscenza dell’orribile notizia della morte di mio figlio, ho iniziato a discutere e a opporre resistenza a Dio e non avevo alcuna motivazione per svolgere il mio dovere. Ho pensato addirittura di uccidermi per stare con mio figlio ed ero piena di incomprensioni e lamentele nei confronti di Dio. Confrontando le parole di Dio con me stessa, ho capito di essere una persona spudorata che aveva perso le staffe. Ho creduto in Dio per anni, mi sono nutrita di tante delle Sue parole, ma in cuor mio non ho avuto la minima sottomissione o timore nei Suoi confronti. Avevo appena trascorso quegli anni soffrendo e spendendomi per ottenere benedizioni, ma stavo solo compiendo una transazione con Dio e non stavo affatto adempiendo al mio dovere per soddisfare Lui. Non appena non ho ricevuto la grazia e le benedizioni di Dio, ho iniziato a lamentarmi e a discutere con Lui. Non avevo la minima traccia di umanità o di ragione!

Successivamente ho letto un altro passaggio che mi ha aiutato a capire meglio perché “Quando una persona crede in Dio, tutta la sua famiglia è benedetta” è una visione sbagliata. Dio dice: “Tutti hanno un’adeguata destinazione. Tali destinazioni sono determinate in base all’essenza di ciascun individuo e non hanno assolutamente nulla a che fare con altre persone. Il comportamento malvagio di un figlio non può ricadere sui suoi genitori, né la sua giustizia può essere condivisa con i suoi genitori. La condotta malvagia di un genitore non può ricadere sui suoi figli, e la sua giustizia non può essere condivisa con i suoi figli. Ognuno porta il peso dei propri peccati e ognuno gode delle proprie rispettive benedizioni. Nessuno può prendere il posto di un altro. Questa è giustizia(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dio e l’uomo entreranno nel riposo insieme”). Attraverso le parole di Dio sono arrivata a capire che Dio determina gli esiti delle persone in base alla loro essenza e al comportamento generale. Come credente, compiere il mio dovere è una mia responsabilità e questo non aveva nulla a che fare con il destino e la destinazione di mio figlio. Il destino di mio figlio non sarebbe cambiato solo perché credevo in Dio. Dio governa il destino di tutti, credenti e non credenti. Le disposizioni di Dio sono sempre giuste e quindi dovevo sottomettermi a loro, questa sarebbe stata la cosa ragionevole da fare. Eppure ho creduto nella visione sbagliata di “Quando una persona crede in Dio, tutta la sua famiglia è benedetta”, pensando che, poiché avevo rinunciato a delle cose, speso me stessa e svolto il mio dovere, Dio avrebbe dovuto proteggere mio figlio. Questa visione è derivata dalle mie nozioni e fantasie e non si è accordata affatto con la verità.

Nutrendomi delle parole di Dio, ho acquisito una comprensione della mia visione errata riguardo all’ottenimento delle benedizioni attraverso la fede. Pensavo di aver finalmente superato la morte di mio figlio, ma quando Dio ha orchestrato un’altra situazione per me e ho saputo il motivo della morte di mio figlio, ho cominciato a lamentarmi di nuovo. Il 14 agosto ho incontrato mia cognata, anche lei credente, e mi ha detto che al momento dell’incidente sembrava che mio figlio non fosse stato ferito gravemente. È stato portato in ospedale per una radiografia e successivamente è stato dimesso per riposare a casa. Dopo essere tornato a casa, ha iniziato ad avere il fiato corto e così è tornato in ospedale; non migliorando, ma anzi peggiorando, ha chiesto di essere trasferito in un altro ospedale, ma il medico di turno si è rifiutato. In seguito, solo dopo che il respiro affannoso di mio figlio è continuato a peggiorare, il medico ha finalmente acconsentito a trasferirlo, ma durante il viaggio verso l’ospedale ha smesso di respirare del tutto. L’autopsia ha rivelato che una costola rotta gli si era conficcata nel polmone e aveva causato un’infezione. Se fosse stato operato tempestivamente forse non sarebbe morto. Era stata la diagnosi errata dell’ospedale a causare la sua morte. Quando ho sentito questi dettagli, sono rimasta assolutamente scioccata e sono quasi svenuta. Il dolore emotivo era come una pugnalata al petto. Ho abbracciato mia cognata e sono scoppiata in lacrime. Ho pensato tra me e me: “Se io e mio marito fossimo stati lì a chiedere il suo trasferimento in tempo, non sarebbe mai morto”. Mia cognata ha cercato di consolarmi dicendo: “C’è la Sua volontà in questa esperienza; cerca di accettarla da Dio”. I commenti di mia cognata mi hanno aiutato a realizzare all’improvviso che mi stavo lamentando ancora una volta. Ho pregato Dio dentro di me, chiedendoGli di proteggere il mio cuore e di aiutarmi a sottomettermi alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. Poi mi sono ricordata di un passaggio delle parole di Dio che avevo letto un paio di giorni prima: “La sovranità di Dio è decretata e pianificata da Lui. È appropriato da parte tua volerla cambiare? (No.) Non è appropriato. Pertanto, le persone non devono fare cose sciocche o irragionevoli(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (19)”). Pensando alle parole di Dio, mi sono resa conto che la vita e la morte dell’uomo sono stabilite da Dio. Anche se fossimo stati a casa e avessimo incoraggiato il medico a operare più rapidamente, se fosse giunta la sua ora, sarebbe comunque morto e non avremmo potuto farci nulla. Era così irragionevole da parte mia lamentarmi con Dio. Comprendendo questo, mi sono sentita molto più tranquilla. Ero disposta a sottomettermi alla sovranità di Dio e ad adempiere al mio dovere in pace.

Poi mi sono imbattuta in un video con un passaggio delle parole di Dio che mi ha permesso di riconoscere la visione sbagliata del perseguimento delle benedizioni nella propria fede. Dio Onnipotente dice: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che egli sia benedetto o maledetto. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà compiendo il suo dovere. Benedetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio, viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio. Maledetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che siano benedetti o maledetti, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che ricerca Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti compiere il tuo dovere solo per essere benedetto, né rifiutarti di agire per timore di essere maledetto. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: compiere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono resa conto che compiere il proprio dovere ed essere benedetti o maledetti non è affatto correlato. I doveri sono l’incarico di Dio agli uomini, e sono le ineludibili responsabilità che tutti noi dovremmo naturalmente e giustificatamente assolvere. Sono un essere creato e Dio mi ha dato la vita, quindi devo compiere il mio dovere e non usare le mie rinunce e ciò che ho speso come capitale da barattare con Dio in cambio di grazia e benedizioni. Che sia credente o non credente, il destino di ogni persona è predisposto e governato da Dio. La nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte sono tutti fenomeni naturali e avrei dovuto sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio.

Poi ho letto un altro passaggio delle parole di Dio: “Tu ami e proteggi i tuoi figli, provi affetto per loro, non riesci a lasciarli andare e quindi non permetti a Dio di fare nulla. Questo ha senso? È in linea con la verità, con la moralità o con l’umanità? Non è in linea con nulla, nemmeno con la moralità, non è vero? Non è che hai a cuore i tuoi figli, li stai bensì proteggendo: sei sotto l’influenza del tuo affetto. Dici persino che se tuo figlio muore smetterai di vivere. Dato che sei così irresponsabile nei confronti della tua vita e non hai a cuore la vita che Dio ti ha donato, se vuoi vivere per i tuoi figli, allora fai pure, muori insieme a loro. Qualunque malattia li colga, dovresti esserne subito contagiato anche tu e morire insieme a loro; oppure trova una corda per impiccarti, cosa ci vuole? Dopo la tua morte, tu e i tuoi figli sarete forse uguali? Vi legherà ancora lo stesso rapporto fisico? Proverete ancora affetto l’uno per gli altri? […] Dove andranno dopo la morte? Una volta morti, il loro corpo esala l’ultimo respiro, la loro anima se ne va e loro si congedano completamente da te. Non ti riconosceranno più, non si soffermeranno nemmeno per un secondo, torneranno semplicemente all’altro mondo. Quando tornano all’altro mondo, tu piangi, senti la loro mancanza e, infelice e tormentato, dici: ‘Oh, mio figlio se n’è andato e non potrò più vederlo!’ Una persona morta ha una qualche consapevolezza? Tuo figlio non ha alcuna consapevolezza di te, non sente minimamente la tua mancanza. Una volta abbandonato il corpo, diventa immediatamente qualcosa di estraneo e non ha più alcun rapporto con te. In che modo ti vede? Dice: ‘Quella vecchia, quel vecchio, per chi piangono? Oh, piangono per un corpo. Mi sento come se mi fossi appena separato da quel corpo: non sono più così pesante adesso e non provo più il dolore della malattia; sono libero’. Questo è ciò che percepisce. Dopo essere morto e aver abbandonato il corpo continua a esistere nell’altro mondo, apparendo in una forma diversa, e non ha più alcun rapporto con te. Tu piangi e aneli alla sua presenza qui, soffri per lui, ma lui non sente nulla, non sa nulla. Dopo molti anni, a causa del destino o di una coincidenza, potrebbe reincarnarsi in un tuo collega o in un tuo compatriota, oppure vivere lontano da te. Nonostante viviate nello stesso mondo, sarete due persone diverse senza alcun legame. C’è chi, per via di circostanze particolari o per qualcosa di speciale che viene detto, è in grado di riconoscere di essere stato un certo individuo nella vita precedente, ma comunque non prova nulla quando ti vede, e tu non provi nulla quando vedi lui. Anche se nella vita precedente era tuo figlio, ora non provi nulla per lui: pensi solo al tuo figlio defunto. Neanche lui prova alcunché per te: ha i suoi genitori, la sua famiglia e un cognome diverso; non ha alcun rapporto con te. Tuttavia, tu sei ancora lì a sentire la sua mancanza: cos’è che ti manca? Ti manca solamente il corpo fisico e il nome che una volta era legato a te per mezzo del sangue; è una semplice immagine, un’ombra che persiste nei tuoi pensieri o nella tua mente, priva di valore reale. Tuo figlio si è reincarnato, si è trasformato in un essere umano o in qualsiasi altro essere vivente: non ha alcuna correlazione con te. Perciò, quando alcuni genitori dicono: ‘Se mio figlio muore, anch’io smetterò di vivere!’, questa è pura ignoranza! La vita di tuo figlio è giunta al termine, ma perché tu dovresti morire? Perché parli in modo così irresponsabile? La sua vita è giunta al termine, Dio ne ha tagliato il filo e ora tuo figlio ha un altro compito da svolgere: in che modo questo ti riguarda? Se tu hai un altro compito da svolgere, Dio taglierà anche il tuo filo; ma tu non hai ancora un altro compito, quindi devi continuare a vivere. Se Dio vuole che tu viva, non puoi morire. Che si tratti dei loro genitori, dei loro figli o di qualsiasi altro parente o persona legati a loro nella vita da vincoli di sangue, quando si tratta di affetto, gli individui dovrebbero avere la seguente visione e comprensione: per quanto riguarda l’affetto che esiste tra le persone, se c’è un vincolo di sangue, allora è sufficiente che adempiano alle loro responsabilità. Oltre ad adempiere alle loro responsabilità, le persone non hanno né l’obbligo né la capacità di cambiare qualcosa. Pertanto è irresponsabile che i genitori dicano: ‘Se i nostri figli non ci sono più, se noi genitori dobbiamo seppellire i nostri figli, allora smetteremo di vivere’. Se davvero i figli vengono seppelliti dai genitori, si può solo dire che il loro tempo in questo mondo era esaurito e che dovevano andarsene. Ma i loro genitori sono ancora qui, quindi dovrebbero continuare a vivere bene. Naturalmente, in base alla loro umanità, è normale che le persone pensino ai figli, ma non dovrebbero sprecare il tempo che resta loro nella nostalgia verso i figli defunti. È una cosa sciocca. Dunque, quando affrontano tale questione, da un lato le persone dovrebbero assumersi la responsabilità della propria vita e dall’altro comprendere appieno le relazioni familiari. Il rapporto che esiste veramente tra individui non è basato su legami di carne e sangue; è invece un rapporto tra due esseri viventi creati da Dio. Questo tipo di rapporto non comporta legami di carne e sangue; intercorre semplicemente tra due esseri viventi indipendenti. Se consideri la cosa da questo punto di vista allora, in quanto genitore, quando i tuoi figli hanno la sfortuna di ammalarsi o la loro vita è in pericolo, dovresti affrontare tali situazioni in modo corretto. Non dovresti, a causa delle disgrazie che capitano ai tuoi figli o della loro morte, rinunciare al tempo che ti rimane, al cammino che sei tenuto a intraprendere o alle responsabilità e agli obblighi che ti spetta assolvere: dovresti affrontare la questione in modo corretto. Se nutri i pensieri e i punti di vista giusti e sai capire a fondo queste cose, allora sarai in grado di superare rapidamente la disperazione, il dolore e la nostalgia. E se non riesci a capirle a fondo? Allora la questione potrebbe perseguitarti per il resto della tua vita, fino al giorno della tua morte(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (19)”). Mi sono sentita molto più lucida dopo aver letto le parole di Dio. Quando mio figlio era vivo, eravamo madre e figlio e avevamo una relazione di sangue. Avendolo partorito e cresciuto fino all’età adulta, la mia responsabilità era già completa. Per quanto riguarda il suo destino, quando sarebbe morto, come sarebbe morto e quale sarebbe stato il suo esito e la sua destinazione, è tutto governato e predisposto da Dio. Il suo tempo era scaduto e Dio gli aveva tolto il respiro vitale. Subito dopo la morte, la sua anima aveva lasciato la carne e allora non avevo più alcuna relazione con lui e non ci conoscevamo più. Ho creduto in Dio per molti anni, ho letto molte delle Sue parole e svolto numerosi doveri, ed è stato Dio a guidarmi sulla retta via nella vita e a darmi l’opportunità di raggiungere la verità ed essere salvata. Eppure, di fronte alla morte di mio figlio, desideravo solo morire insieme a lui e abbandonare il mio dovere e la mia possibilità di salvezza. Ho capito che mi mancava anche un minimo di coscienza e di ragione. Sapevo di dover emergere dal dolore per la morte di mio figlio, rimettermi in sesto e utilizzare i giorni che mi restavano per compiere il mio dovere, diffondere il Vangelo del regno di Dio e portare più veri credenti davanti a Lui.

Successivamente, quando qualche volta ho pensato a mio figlio, ho pregato Dio e ho cantato l’inno delle parole di Dio “Come essere perfezionati”: “Quando affronti la sofferenza, devi essere in grado di mettere da parte la preoccupazione per la carne e di non esprimere lamentele verso Dio. Quando Dio Si nasconde a te, devi essere capace di avere la fede di seguirLo, di conservare il tuo amore di prima senza lasciare che vacilli o si estingua. Qualunque cosa Dio faccia, devi sottometterti al Suo disegno ed essere più disposto a maledire la tua carne che a lamentarti di Lui. Nell’affrontare le prove devi soddisfare Dio, per quanto tu possa piangere amaramente o sia riluttante a separarti da un oggetto amato. Solo questo è vero amore e fede autentica(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Cantare quell’inno delle parole di Dio mi ha toccata profondamente. La volontà di Dio era di rafforzare la mia determinazione attraverso le prove, sottomettermi alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni e attenermi al mio dovere. In questo consiste il vero amore per Dio. Dopo essermi resa conto della volontà di Dio, ho versato lacrime di colpa e non ho più voluto crogiolarmi nel lutto per la morte di mio figlio. Ho perso mio figlio, ma ho ancora Dio, il mio più grande sostegno.

Durante questa esperienza indimenticabile ho sofferto molto, ma ho acquisito una migliore comprensione della sovranità di Dio e sono arrivata a riconoscere la visione errata riguardo la fede. Se non fossi stata rivelata attraverso questa esperienza, non avrei mai riconosciuto la mia vera statura, la corruzione e le impurità. Ho ottenuto tutto questo grazie alla guida delle parole di Dio. Ringrazio Dio dal profondo del mio cuore!

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