48. Come aver accettato guida e aiuto mi ha portato dei benefici

di Zhou Yun, Cina

Nel settembre 2023, sono stata scelta per prestare servizio come predicatrice e mi hanno messa a capo del lavoro di diverse chiese. Dopo aver lavorato per più di due mesi in queste chiese, erano migliorate sia la vita di chiesa che l’irrigazione dei nuovi arrivati, quindi la leader superiore mi ha invitata per scambiare opinioni sui buoni cammini di pratica. Ero piuttosto soddisfatta di me stessa e mi sentivo in grado di portare a termine del lavoro reale. Tuttavia, alla fine di novembre, ho notato che c’erano stati pochi progressi nel lavoro del Vangelo, così ho riassunto alcuni dei problemi che esistevano in quel lavoro e poi ho condiviso con alcuni capigruppo le mie idee e i miei suggerimenti relativi a tali problemi. Ho anche condiviso con loro sull’intenzione di Dio affinché potessero predicare il Vangelo con entusiasmo. Dopo aver delegato il lavoro, sentivo di aver fatto abbastanza bene e di stare lavorando in mondo dettagliato, così ho subito iniziato a occuparmi di altre cose. Parecchi giorni dopo, quando ho chiesto ai capigruppo dei loro progressi nel lavoro del Vangelo, alcuni non hanno risposto, mentre altri hanno detto che nel giro di pochi giorni avrebbero incontrato i lavoratori del Vangelo. Vedendo che alcuni capigruppo stavano collaborando, non mi sono preoccupata di approfondire la questione e di comprendere i dettagli della situazione. Dopo più di dieci giorni, la leader superiore mi ha scritto una lettera per chiedermi come procedesse il lavoro del Vangelo, perché non fosse stato efficace, come stessero collaborando i lavoratori e quali problemi reali avessi eliminato. Poiché non avevo ancora ricevuto le lettere da parte dei capigruppo, non mi erano chiari i dettagli dei progressi del lavoro del Vangelo, così ho risposto alla leader superiore dicendo che avrei inviato un resoconto completo non appena avessi ricevuto le lettere da parte dei capigruppo. Successivamente, ho fatto pressione sui capigruppo affinché mi riferissero i loro risultati. Tuttavia, dopo aver insistito diverse volte, questi continuavano a non rispondere, così mi sono arrabbiata, credendo che stessero svolgendo i propri doveri in maniera incredibilmente irresponsabile. La leader continuava a mandarmi lettere per sapere dei progressi del lavoro e io diventavo sempre più nervosa, ma sentivo di non poter far nulla, poiché i capigruppo non rispondevano alle mie lettere. Ho detto alla leader che i capigruppo non stavano rispondendo alle mie lettere, così da farle sapere che il problema era loro e non mio.

La leader mi ha subito risposto chiedendomi se avessi compreso i veri problemi e le reali difficoltà dei capigruppo, e dicendomi che dopo aver controllato il mio lavoro sulla base della lettera che le avevo scritto, sembrava che non prestassi sufficiente attenzione e non mi stessi impegnando abbastanza nel mio dovere. Quando nel nostro lavoro non si ottenevano dei risultati, mi limitavo a dare la colpa agli altri e non riflettevo sui miei problemi. Ha detto anche che quando controllavo il lavoro, mi limitavo solamente a mettere fretta ai capigruppo affinché ottenessero dei risultati e non individuavo dei problemi reali e non offrivo dei cammini di pratica specifici per aiutare le persone ad affrontare i loro problemi, quindi non ci sarebbe stato modo di ottenere dei risultati. Quando ho letto la sua lettera, sono stata un po’ contrariata, e ho pensato: “Voglio fare un buon lavoro, ho partecipato al lavoro del Vangelo, ho scritto lettere e ho condiviso con i capigruppo sui loro stati, sollecitandoli a contattarmi al più presto qualora avessero incontrato delle difficoltà. Se non mi dicono quali sono i loro problemi, cos’altro posso fare? In passato, in queste chiese il lavoro aveva subito delle interruzioni a causa degli arresti di massa, ma a poco più di due mesi dal mio arrivo, c’erano stati dei miglioramenti in ogni aspetto del lavoro. Penso che questa sia la prova che sto già lavorando abbastanza bene, ma tu vuoi che io rifletta? Non riesco proprio ad accettare questo tipo di condivisione”. In quel momento, mi sono sentita offesa, riluttante e polemica. Più ci pensavo, più diventavo negativa e sentivo che non sarei stata in grado di svolgere quel dovere. Mi sono resa conto di essere in uno stato sbagliato, ma non riuscivo a uscirne in nessun modo e non capivo cosa avrei dovuto imparare da quella situazione. In seguito, ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a comprendere la Sua intenzione. Ho trovato un passo delle Sue parole nel video di una testimonianza esperienziale che era particolarmente rilevante per il mio stato attuale. Dio Onnipotente dice: “Alcune persone che vengono potate mentre svolgono il loro dovere dicono: ‘Quanto posso fare davvero, con le mie capacità limitate? Non ho molta comprensione, quindi se voglio svolgere bene questo lavoro, non dovrò forse imparare strada facendo? Sarà facile per me? Dio, semplicemente, non capisce le persone: non pretende forse l’impossibile? Che lo faccia pure qualcun altro che ne capisce più di me. Io posso farlo soltanto in questo modo, non sono in grado di fare altro’. La gente dice e pensa regolarmente queste cose, non è così? (Sì.) Tutti possono ammetterlo. Nessuno è perfetto e nessuno è un angelo; le persone non vivono nel vuoto. Tutti hanno questi pensieri e queste rivelazioni di corruzione. Tutti sono capaci di rivelare queste cose e di vivere spesso questi stati, e non lo fanno di loro spontanea volontà; non possono fare a meno di pensare così. Prima che accada loro qualcosa, hanno uno stato abbastanza normale, ma la situazione cambia quando accade loro qualcosa: uno stato negativo si rivela in modo naturale e con grande facilità, senza ostacoli o restrizioni, e senza istigazione o incitamento da parte di altri; fintanto che ciò in cui s’imbattono non è in linea con la loro volontà, questa indole corrotta viene rivelata sempre e ovunque. Perché può essere rivelata sempre e ovunque? Questa è la prova che ognuno ha dentro di sé questo tipo di indole e di natura corrotte. L’indole corrotta non è imposta né instillata da altri, né tantomeno viene insegnata, istigata o incoraggiata da altri; piuttosto, sono le persone stesse a esserne in possesso. Se non eliminano quest’indole corrotta, allora non possono vivere stati corretti e positivi(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo l’eliminazione della propria indole corrotta può produrre una vera trasformazione”). Dio dice che quando le persone non devono affrontare dei problemi, spesso hanno uno stato normale, ma non appena le cose non sono in linea con le loro nozioni, non possono fare a meno di rivelare stati di opposizione, riluttanza e malcontento. Questi sono problemi della natura dell’uomo. Dopo aver letto le parole di Dio, le ho valutate alla luce del mio stato. Quando la leader mi aveva fatto notare la mia mancanza di impegno e attenzione per il lavoro del Vangelo, nonché la mia incapacità di svolgere un lavoro reale, mi sono sentita offesa e contrariata, e pensavo che quello fosse il meglio che potessi fare. Avevo partecipato al lavoro e avevo condiviso con i capigruppo sui loro stati, quindi finché non mi avessero aggiornata sulla loro situazione attuale, non c’era niente che potessi fare. Ritenevo che la leader non comprendesse affatto la mia situazione. Lo stato di ostile polemica in cui vivevo era la prova del fatto che non accettavo la verità. Vedendo quanto fosse grave la natura del mio problema, ho pregato Dio: “Oh Dio, capisco che attraverso la potatura nessuno sta cercando di mettermi in difficoltà e che questa avviene con il Tuo permesso. Capisco che ci sono cose su cui devo riflettere a alle quali devo accedere, ma non riesco a cogliere appieno quali siano al momento. Ti prego di illuminarmi e guidarmi a comprendere me stessa e a imparare delle lezioni in questa situazione”.

Successivamente, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Indipendentemente dalle circostanze che provocano la potatura, qual è l’atteggiamento cruciale da assumere verso questa situazione? In primo luogo bisogna accettarla. Chiunque ti stia potando, per qualunque ragione, per quanto ciò risulti severo, quali che siano il tono e l’espressione, dovresti accettarlo. E poi dovresti riconoscere ciò che hai fatto di sbagliato, che genere di indole corrotta hai rivelato, e se tu abbia agito o meno in base alle verità principi. È prima di tutto questo l’atteggiamento che dovresti avere. E gli anticristi possiedono questo atteggiamento? No; per tutto il tempo, l’atteggiamento che assumono è di opposizione e repulsione. Con un atteggiamento del genere, possono forse acquietarsi dinanzi a Dio e accettare con modestia di essere potati? No. Che cosa faranno, allora? Prima di tutto, argomenteranno con forza e forniranno giustificazioni, difendendosi e discolpandosi contro i torti che hanno commesso e l’indole corrotta che hanno rivelato, nella speranza di conquistare la comprensione e il perdono degli altri, in modo da non doversi assumere alcuna responsabilità né accettare alcuna parola di potatura. Qual è l’atteggiamento che manifestano di fronte alla potatura subita? ‘Non ho peccato. Non ho fatto nulla di male. Se ho commesso un errore, c’era una ragione; se ho commesso un errore, non l’ho fatto di proposito, non devo assumermene la responsabilità. Chi non commette qualche errore?’ Si aggrappano a queste affermazioni e frasi, ma non ricercano la verità, né riconoscono gli errori che hanno commesso o l’indole corrotta che hanno rivelato, e certamente non ammettono quali fossero il loro intento e il loro scopo nel compiere il male. […] Per quanto i fatti portino alla luce la loro indole corrotta, gli anticristi non la riconoscono né l’accettano, e portano invece avanti la loro sfida e opposizione. Qualsiasi cosa gli altri dicano, non la accettano e non la ammettono, pensando invece: ‘Vediamo chi è il più bravo a parlare, vediamo chi è il più abile oratore’. Questo è un tipo di atteggiamento con cui gli anticristi trattano la potatura subita(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte ottava”). Grazie alle parole di Dio, ho capito che ogni volta che venivo potata, aiutata, o che ricevevo un consiglio, indipendentemente dal tipo di atteggiamento o di tono che gli altri adottassero nei miei confronti, e indipendentemente dal fatto che le loro parole fossero più o meno in linea con le mie nozioni, dovevo accettarlo come proveniente da Dio, sottomettermi e riflettere sui miei problemi. Questo è il tipo di atteggiamento che le persone dovrebbero avere. Quando vengono potati, aiutati, o ricevono dei consigli, gli anticristi oppongono resistenza, sono polemici, ribelli, e addirittura scaricano le colpe sugli altri. Il loro atteggiamento è completamente diverso da quello di chi accetta la verità. Riflettendo su tutto ciò alla luce del mio comportamento, quando la leader mi faceva notare dei problemi, dentro di me opponevo resistenza e controbattevo continuamente, pensando di aver pagato un prezzo e che mi stesse potando senza aver compreso la situazione. Mi sentivo terribilmente offesa e pensavo di aver fatto tutto ciò che potevo. Mi sentivo antagonistica e ostile, e stavo rivelando l’indole di chi prova avversione per la verità. Ho pensato a come, sebbene inizialmente avessi delegato parte del lavoro, in seguito non vi avevo effettivamente partecipato e non lo avevo controllato, ma avevo solamente messo fretta agli altri per ottenere risultati senza preoccuparmi di comprendere le difficoltà o gli stati dei lavoratori del Vangelo. Se avessi continuato a lavorare in quel modo, non avrei adempiuto le mie responsabilità e non avrei nemmeno eliminato dei problemi reali: questo significa non svolgere un lavoro effettivo. La leader mi aveva potata per i problemi che stavo attraversando, ma io non avevo accettato la potatura e addirittura avevo opposto resistenza, avevo controbattuto e avevo scaricato le responsabilità sugli altri. In sostanza, non accettavo la verità e stavo opponendo resistenza a Dio. Se non mi fossi pentita e avessi continuato a vivere con questa indole intransigente, alla fine avrei portato Dio a detestarmi ed eliminarmi.

Successivamente, mi sono imbattuta in un altro passo delle parole di Dio: “Nella chiesa, vi sono alcuni che pensano che fare un grande sforzo o qualche azione rischiosa significhi maturare dei meriti. In realtà, in base alle loro azioni sono di fatto degni di elogio, ma la loro indole e il loro atteggiamento nei confronti della verità sono esecrabili e ripugnanti. Costoro non hanno alcun amore per la verità, bensì provano per essa avversione. Questo già di per sé li rende abominevoli. Soggetti come questi sono indegni. Quando Dio vede che le persone sono di scarsa levatura, che mostrano certe debolezze e possiedono un’indole corrotta o un’essenza che Gli si oppone, non prova repulsione per loro, né le allontana da Sé. Non è questa l’intenzione di Dio e non è questo il Suo atteggiamento verso l’uomo. Dio non detesta le persone di scarsa levatura, non detesta la loro stupidità, non detesta il fatto che esse abbiano un’indole corrotta. Cos’è che Dio detesta di più nelle persone? Quando provano avversione per la verità. Se provi avversione per la verità, allora già per questo semplice fatto Dio non sarà mai soddisfatto di te. Ciò è incontrovertibile. Se provi avversione per la verità invece di amarla, se il tuo atteggiamento nei confronti della verità è incurante, sprezzante e arrogante, o se provi persino repulsione, resistenza e opposizione, se è così che ti comporti, allora Dio è completamente disgustato da te e tu sei morto e sepolto, oltre ogni possibilità di salvezza. Se nel tuo cuore ami realmente la verità, ed è soltanto che in qualche modo hai scarsa levatura, manchi di comprensione e sei un po’ stolto, e commetti spesso degli errori, ma non intendi compiere il male e hai semplicemente commesso qualche stoltezza; se nel cuore sei disposto ad ascoltare le condivisioni di Dio sulla verità e desideri la verità con il cuore; e se l’atteggiamento che assumi nel trattare la verità e le parole di Dio è di sincerità e desiderio, e sei in grado di fare tesoro delle parole di Dio e di averle a cuore, questo è sufficiente. A Dio piacciono queste persone. Anche se a volte sei un po’ stolto, a Dio piaci comunque. Dio ama il tuo cuore, il quale anela alla verità, e ama il tuo atteggiamento sincero verso la verità. Perciò, Dio ha misericordia di te e ti concede sempre la Sua grazia. Non considera la tua scarsa levatura o la tua stoltezza, né considera le tue trasgressioni. Poiché il tuo atteggiamento verso la verità è autentico e assetato e il tuo cuore è sincero, allora, considerando la sincerità del tuo cuore e questo tuo atteggiamento, Egli sarà sempre misericordioso verso di te e lo Spirito Santo opererà in te, e tu avrai speranza di salvezza. Al contrario, se sei intransigente in cuor tuo e indulgente con te stesso, se provi avversione per la verità, se non sei mai attento alle parole di Dio e a tutto ciò che riguarda la verità, e se ti dimostri ostile e sprezzante dal profondo del cuore, quale sarà allora l’atteggiamento di Dio verso di te? Sarà un atteggiamento di disprezzo, repulsione e ira incessante(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per adempiere bene il proprio dovere, è fondamentale capire la verità”). Dio afferma che prende molto seriamente l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della verità. Alcune persone sembrano essere solitamente in grado di pagare un prezzo e sono abbastanza efficaci nei propri doveri, ma quando devono affrontare dei problemi, non li accettano e addirittura provano avversione per la verità. Dio è disgustato da tutto ciò. Ripensando agli ultimi due mesi in cui avevo pagato un qualche prezzo e avevo ottenuto dei risultati nei miei doveri, credevo di stare già svolgendo un lavoro effettivo e pertanto ritenevo che la leader non dovesse farmi notare i miei problemi. Tuttavia, ho capito che Dio non guarda solamente quanto una persona ha sofferto, quanto lavoro ha fatto, o quali risultati ha ottenuto, ma guarda anche qual è il suo atteggiamento nei confronti della verità e se la accetta. Di fronte alla potatura, se avessi continuato a opporre resistenza e non la avessi accettata, controbattendo e agendo in opposizione a Dio, Egli sarebbe stato disgustato da me e io non avrei ricevuto l’opera dello Spirito Santo. Ho capito che vivere secondo un’indole che prova avversione per la verità è davvero molto pericoloso. Il fatto che al momento il lavoro del Vangelo non fosse efficace non era altro che la verità, pertanto dovevo accettare i consigli della mia leader ed eliminare effettivamente i problemi presenti nel lavoro.

Nel mezzo della mia ricerca, mi sono ricordata di un passo delle parole di Dio e sono andata a cercarlo. Dio dice: “Non prendono parte ad alcun lavoro reale, non seguono né impartiscono direttive, non indagano né fanno ricerche per risolvere i problemi. Soddisfano forse le responsabilità di un leader? Il lavoro della chiesa può forse essere svolto bene in questo modo? Quando il Supremo chiede loro come sta andando il lavoro, loro rispondono: ‘Il lavoro della chiesa è tutto normale. Ogni elemento del lavoro ha un supervisore che se ne occupa’. Se poi viene chiesto loro se ci sono problemi nel lavoro, rispondono: ‘Non lo so. Probabilmente non ce n’è nessuno!’ Questo è l’atteggiamento dei falsi leader nei confronti del proprio lavoro. In quanto leader, mostri una totale irresponsabilità per il lavoro che ti è stato assegnato; deleghi tutto agli altri, senza seguire, informarti né fornire assistenza per risolvere i problemi: te ne stai semplicemente lì come un supervisore disinteressato. Non sei forse negligente verso la tua responsabilità? Non ti comporti come un funzionario? Non facendo alcun lavoro specifico, non seguendo il lavoro, non risolvendo i problemi reali, tali leader non sono forse solamente elementi decorativi? Non sono forse dei falsi leader? Questo è il paradigma di un falso leader(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (4)”). Le Sue parole smascheravano il mio stato attuale: il lavoro del Vangelo è una delle attività principali che i leader devono supervisionare ed era una mia responsabilità, ma dopo aver delegato il lavoro, ero arrivata a pensare che tale attività fosse una responsabilità dei capigruppo. Pensavo di poter restare seduta a guardare in attesa che ottenessero dei risultati e non mi ero concentrata sul comprendere gli stati dei capigruppo o su quali problemi avessero dovuto affrontare nello svolgimento dei propri doveri. Tuttavia, quando la leader mi ha chiesto dei progressi nel nostro lavoro, ho detto che i capigruppo ancora non mi avevano risposto. Era ovvio che ero io la responsabile di quel lavoro, ma non mi ero adoperata per controllarne i progressi nel dettaglio e avevo adottato un approccio del tutto negligente. Questo comportamento non era forse quello di una falsa leader? In quel momento, dentro di me sono finalmente riuscita ad accettare i consigli del leader. In seguito, ho letto un passaggio delle parole di Dio che dice: “Cosa significa supervisione? La supervisione implica l’ispezione e la fornitura di direttive. Significa, tra le altre cose, informarsi sul lavoro nel dettaglio in modo specifico, informarsi sull’avanzamento del lavoro e sui punti deboli, afferrarli, capire chi è responsabile nel proprio lavoro e chi non lo è, e chi è in grado di eseguirlo e chi no. La supervisione a volte richiede consultazione, comprensione e ricerca di informazioni sulla situazione. Talvolta è necessario fare domande faccia a faccia o ispezioni dirette. Naturalmente, più spesso implica la necessità di svolgere una condivisione diretta con i responsabili, di informarsi sull’attuazione del lavoro, sulle difficoltà e sui problemi incontrati e così via. Durante lo svolgimento della supervisione è possibile scoprire quali persone si applicano nel loro lavoro solo esteriormente e fanno le cose in modo superficiale, quali non sanno come attuare compiti specifici, quali sanno come attuarli ma non svolgono lavoro reale, e altri problemi del genere. Se questi problemi che sono venuti alla luce possono essere risolti in modo tempestivo, è meglio. Qual è lo scopo della supervisione? È quello di attuare meglio le disposizioni lavorative, di vedere se il lavoro che è stato disposto è appropriato, se ci sono disattenzioni o cose che non sono state considerate, se ci sono aree che non sono in linea con i principi, se ci sono aspetti o aree distorti in cui sono stati commessi errori, e così via; tutti questi problemi possono essere scoperti durante il processo di esecuzione della supervisione. Ma se rimani a casa e non svolgi questo lavoro specifico, puoi forse scoprire tali problemi? (No.) Molti problemi hanno bisogno di essere indagati, osservati e compresi sul posto per essere conosciuti e afferrati(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (10)”). Attraverso le parole di Dio, ho compreso che supervisionare il lavoro non consiste solamente nel delegarlo ad altri in attesa che ottengano dei risultati, ma piuttosto nel partecipare effettivamente a esso e nel trovare i problemi reali che ne condizionano i progressi. Forse le attività assegnate ai lavoratori non sono adatte, forse i fratelli e le sorelle non si trovano in un buono stato, o forse hanno un atteggiamento negativo nello svolgere i propri doveri? I leader devono comprendere e cogliere queste cose nel dettaglio e condividere sulla verità per eliminarle in modo tempestivo. Svolgere un lavoro reale consiste proprio in questo. Ho riflettuto su come mi fossi limitata a delegare il lavoro ai capigruppo per poi mettergli continuamente fretta affinché ottenessero dei risultati: non avevo affatto adempiuto la mia responsabilità di leader. Ero proprio come gli ufficiali del gran dragone rosso che se ne stanno seduti nei loro posti di prestigio senza mai svolgere un lavoro reale. Non importa di quale attività si stiano occupando, non fanno altro che recitare slogan, passare le istruzioni dei superiori agli ufficiali di grado inferiore, e fare lavori per mettersi in mostra. Nel mio caso, avevo controllato il lavoro solo per poter fare rapporto alla mia leader e non per eliminare i problemi e le difficoltà reali presenti nel lavoro del Vangelo. Dio è disgustato da questo tipo di atteggiamento sul lavoro. Se non avessi corretto questo mio atteggiamento, avrei danneggiato il lavoro della chiesa e di conseguenza avrei commesso del male nel mio dovere. In seguito, ho iniziato ad agire secondo le parole di Dio e mi sono affrettata a lavorare per correggere le mie deviazioni. Dopo aver ottenuto una comprensione reale, ho scoperto che alcune chiese erano a corto di lavoratori del Vangelo, che alcuni capigruppo non stavano assegnando il lavoro abbastanza velocemente, causando così dei rallentamenti, e che alcuni fratelli e sorelle non potevano svolgere normalmente i propri doveri a causa degli arresti e dei controlli da parte del Partito Comunista Cinese. A causa di questi e di molti altri problemi, il lavoro del Vangelo era diventato inefficiente. In seguito, ho condiviso su questi problemi uno alla volta e li ho eliminati. Ho smesso di cercare scuse per scaricare le responsabilità sugli altri e ho smesso di concentrarmi su cosa gli altri stessero o non stessero facendo, decidendo invece di concentrarmi sullo svolgere il mio dovere secondo i principi e sullo svolgere sempre più un lavoro reale. Dopo un periodo di collaborazione, il lavoro del Vangelo ha iniziato a mostrare miglioramenti. Sono stata davvero felice! Non avrei mai immaginato che, dopo aver corretto il mio stato e aver lavorato realmente, avrei potuto assistere alla guida di Dio.

Grazie a questa esperienza, ho imparato che la potatura, i consigli e l’aiuto provengono da Dio e sono cose positive che ci aiutano a correggere le deviazioni nei nostri doveri e ci permettono di svolgere tali doveri in un modo che sia all’altezza degli standard. Ci aiutano anche a conoscere ed eliminare la nostra indole corrotta. Dietro a tutto ciò si celano le buone intenzioni di Dio. Grazie a questa esperienza, ho imparato sulla mia pelle i benefici dell’accettare la potatura, i consigli e l’aiuto, e sono anche riuscita a comprendere come controllare il lavoro e supervisionarlo. Grazie a Dio per la Sua guida!

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