49. È giusto rinunciare a sé stessi e spendersi per ricevere benedizioni?
Ho la pressione alta; è ereditaria nella mia famiglia. Inoltre, nel 2013, ho iniziato ad avere forti mal di testa che si presentavano ogni uno o due giorni. Quando il dolore si faceva sentire, non riuscivo a fare nulla; provavo una debolezza generale, non riuscivo nemmeno a stare in piedi e la cefalea era accompagnata da mal di denti e nausea. Pur essendomi recato nei migliori ospedali, non è stato possibile diagnosticarne la causa. A volte sentivo tanto male che mi veniva voglia di sbattere la testa contro il muro e avrei voluto morire, ma poi vedevo mia moglie e mio figlio appena nato e resistevo. In seguito, mia madre ha condiviso con me il Vangelo di Dio Onnipotente degli ultimi giorni e ho riposto la mia speranza in Dio: ero convinto che, dal momento che Dio è onnipotente, se avessi creduto in Lui con tutto il cuore, Egli avrebbe potuto benedirmi e guarirmi. Dopo aver iniziato a credere in Dio, le mie condizioni di salute sono leggermente migliorate. Un giorno ho letto queste parole di Dio: “A coloro che si adoperano sinceramente per Me di sicuro concederò grandi benedizioni” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 55”). Ero entusiasta e mi sono convinto ancora di più che, se mi fossi sforzato di spendermi per Dio, sarei stato benedetto da Lui in futuro. In seguito, ho abbandonato il mio lavoro altamente retribuito per dedicarmi a tempo pieno al mio dovere e non importava quanta sofferenza o avversità dovessi affrontare, ero desideroso e felice di farlo. In quegli anni la cefalea era migliorata notevolmente e gli attacchi erano meno frequenti. Qualche anno dopo, mentre svolgevo il mio dovere lontano da casa, ho conosciuto una sorella che faceva il medico. Mi ha detto che quei mal di testa erano causati da una nevralgia del trigemino e mi ha prescritto un farmaco che costava poco più di dieci yuan. Dopo due mesi di assunzione, con mia enorme sorpresa, il disturbo è miracolosamente sparito. La malattia cronica di cui avevo sofferto per anni era scomparsa e io ero felicissimo. Sapevo che, in apparenza, sembrava fosse merito di quella medicina, ma in realtà era la grazia di Dio che era scesa su di me. Sembrava che spendersi per Dio portasse davvero delle ricompense, così mi sono impegnato ancora di più a compiere il mio dovere.
Nel luglio del 2023, ho iniziato a sentirmi costantemente intontito e a volte avevo anche mal di testa e vertigini. All’inizio non ci ho badato più di tanto, pensavo che, avendo la pressione alta, fosse normale soffrire occasionalmente di capogiri. Ma dopo più di un mese senza alcun miglioramento, i sintomi sono peggiorati al punto che riuscivo a fare il mio dovere solo al mattino. Nel pomeriggio e alla sera, la testa mi girava e mi doleva e la mano sinistra si intorpidiva. Quando le vertigini diventavano forti, mi sdraiavo un po’ per riposare. Un giorno, dopo essere uscito dal bagno, mi sentivo così stordito che mi sono appoggiato rapidamente al muro e ho chiuso gli occhi, ma inaspettatamente ho perso i sensi di lì a poco. Quando ho ripreso conoscenza, ho sentito un dolore intenso alla nuca e mi sono accorto di essere sdraiato sul pavimento di cemento. Dopo che un fratello mi ha aiutato ad alzarmi, ho notato che cadendo avevo sbattuto il capo contro il telaio della porta, rompendolo, e che avevo un grosso bernoccolo in testa. Mi sono detto: “È un bene che abbia prima urtato contro il telaio della porta; se avessi colpito direttamente il suolo, le conseguenze sarebbero state inimmaginabili!” Così sono andato in ospedale per un controllo e la diagnosi è stata: infarto cerebrale. Ero scioccato e ho domandato al medico: “Come ho potuto avere una cosa simile alla mia età? Non è una malattia che colpisce gli anziani? Forse c’è stato un errore?” Lui ha confermato più volte che si era trattato di un infarto cerebrale e ha disposto il mio ricovero in ospedale. Ha detto che l’occlusione dei piccoli vasi sanguigni, per una persona così giovane, andava trattata tempestivamente, altrimenti si sarebbe potuta verificare un’ostruzione dei vasi sanguigni principali, il che sarebbe stato un problema serio. Quelle parole mi gravavano sul cuore come una pietra. Avevo visto molti anziani colpiti da infarto cerebrale: alcuni erano gravemente paralizzati da un lato del corpo, biascicavano, avevano bocche deformi, occhi sghembi e facoltà mentali ridotte. Avevo il terrore di diventare come loro. Mi dicevo: “Se finisco in quelle condizioni, come farò a nutrirmi delle parole di Dio e fare il mio dovere? Se non faccio il mio dovere, come posso ottenere la salvezza?” Questi pensieri mi hanno messo in ansia, sentivo di aver subìto un’ingiustizia e ho iniziato a lamentarmi: “Per tutti questi anni, ho trascurato la famiglia e la carriera. Anche se i parenti e gli amici mi ridicolizzavano e mi calunniavano, non ho mai rinunciato alla mia fede in Dio. Ho attraversato tanti momenti difficili per compiere il mio dovere: perché Dio non mi ha protetto? Perché ha permesso che mi venisse questa malattia? Se non mi fossi ammalato, non avrei potuto fare il mio dovere ancora meglio?” Soprattutto durante il ricovero in ospedale, ero il più giovane tra quasi cento degenti e quando i pazienti intorno a me hanno saputo che avevo quella patologia, sono rimasti scioccati e mi hanno detto: “Che colpisca gli anziani è anche comprensibile, ma una persona giovane come te, come fa ad avere un infarto cerebrale?” Queste parole mi hanno fatto sentire ancora peggio. C’erano diverse persone in terapia intensiva che erano collassate per un improvviso infarto cerebrale e ora erano attaccate all’ossigeno, oscillando continuamente fra lo stato di coscienza e quello di incoscienza: le guardavo e temevo di poter fare la stessa fine se fossi svenuto di nuovo. Ho pensato: “Come ho potuto essere così sfortunato da ritrovarmi con una malattia come questa?” Mi sentivo ansioso e inquieto. Dopo un periodo di cure, la mia condizione è tornata sotto controllo. Una volta tornato a casa, mi sono concentrato sulla mia salute, con il timore di sforzarmi troppo e i miei pensieri non erano più rivolti al mio dovere.
Una sera, mentre ero a letto, ho riflettuto sul fatto che negli ultimi giorni ero stato distratto nei miei doveri perché ero concentrato sulla cura della mia salute e mi sono sentito un po’ in colpa. L’indomani ho pregato davanti a Dio: “Dio Onnipotente, da quando ho scoperto di avere un infarto cerebrale, sono costantemente preoccupato che si ripeta e che mi faccia perdere di nuovo i sensi. Ho paura che, se dovessi cadere in modo grave e la mia vita fosse in pericolo, non potrei ottenere la salvezza. Di conseguenza, da qualche tempo il mio stato non è quello giusto per compiere il mio dovere e mi sono preoccupato piuttosto di preservare la mia salute. Dio, Ti chiedo di concedermi la fede e di guidarmi a cercare la verità per risolvere il mio stato”. Dopo aver pregato, mi sono tornate in mente le parole di Dio che una sorella mi aveva inviato prima del mio ricovero: “La durata della vita di ognuno è stata prestabilita da Dio. Una malattia può sembrare terminale da un punto di vista medico, ma dal punto di vista di Dio, se la tua vita deve proseguire e la tua ora non è ancora giunta, allora non potresti morire neanche se lo volessi. Se Dio ti ha affidato un incarico e la tua missione non è finita, allora non morirai nemmeno per una malattia che dovrebbe essere fatale: Dio ancora non ti prenderà. Anche se non preghi e non cerchi la verità, o non ti occupi di curare la tua malattia, o addirittura rimandi la cura, non morirai. Ciò vale in particolar modo per coloro che hanno ricevuto un incarico da Dio: se la loro missione deve ancora essere completata, qualunque malattia li colpisca, non devono morire subito; devono vivere fino all’ultimo istante in cui la missione verrà ultimata. Hai questa fede? Se non l’hai, ti limiterai a offrire a Dio delle preghiere superficiali, dicendo: ‘Dio! Devo portare a termine l’incarico che mi hai affidato. Desidero trascorrere i miei ultimi giorni leale nei Tuoi confronti, per non avere rimpianti. Devi proteggermi!’ Benché tu preghi in questo modo, se non prendi l’iniziativa di cercare la verità, allora non avrai la volontà e la forza per esercitare lealtà. Poiché non sei disposto a pagare il vero prezzo, ricorri spesso a questo genere di scuse e a questo metodo per pregare Dio e contrattare con Lui: sono forse questi tratti di una persona che persegue la verità? Se la tua malattia venisse curata, saresti davvero in grado di svolgere bene il tuo dovere? Non necessariamente. Il fatto è che, sia che la tua contrattazione abbia lo scopo di farti guarire dalla malattia e di impedirti di morire, sia che tu la conduca invece con qualche altro intento o obiettivo, dal punto di vista di Dio, se tu sai svolgere il tuo dovere e sei ancora utile, se Dio ha deciso che devi essere utilizzato, allora non morirai. Non sarai in grado di morire nemmeno che tu lo voglia. Ma se causi problemi, commetti ogni sorta di malefatta ed esasperi l’indole di Dio, morirai rapidamente; la tua vita sarà breve. La durata della vita di ognuno è stata stabilita da Dio prima della creazione del mondo. Se uno obbedisce alle disposizioni e orchestrazioni di Dio, che soffra di una malattia o meno e che sia o no in buona salute, vivrà per il numero di anni stabilito da Dio. Hai questa fede? Se riconosci questo solamente in base alla dottrina, allora non hai una vera fede ed è inutile che pronunci belle parole; se invece confermi dal profondo del cuore che Dio farà questo, il tuo approccio e il tuo modo di praticare cambieranno naturalmente” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Attraverso la lettura delle parole di Dio, ho capito che la vita e la morte di una persona, così come il tempo che ha da vivere, sono tutte cose ordinate da Dio. Quando la missione di una persona sulla terra è compiuta, il suo ciclo di vita termina ed è allora che la sua esistenza si conclude. Se invece la sua missione non è ancora completata, a prescindere dalla gravità della sua infermità, la sua vita non finirà. Ho capito che il momento della morte di una persona non ha nulla a che fare con la sua patologia, ma è invece determinato dall’ordinazione di Dio. Ho pensato ad alcuni fratelli e sorelle a cui erano state diagnosticate malattie molto gravi e i medici avevano annunciato che non avevano molto da vivere eppure alla fine queste persone sono state miracolosamente guarite. Ho anche sentito parlare di un caso in cui un bambino è deceduto per un semplice raffreddore. Questo mi ha mostrato che la vita e la morte di una persona non dipendono assolutamente dalla gravità delle malattie di cui soffre, ma sono stabilite dall’ordinazione di Dio. Tuttavia, non avevo capito a fondo la questione. Dopo aver saputo di avere un infarto cerebrale, avevo vissuto nella paura e nella preoccupazione, nel timore che le mie condizioni peggiorassero, che potessi svenire di nuovo e che una brutta caduta potesse mettere in pericolo la mia vita, facendomi perdere l’opportunità di ottenere la salvezza. Mi ero persino lamentato di Dio, perché non mi aveva protetto e aveva invece permesso che mi ammalassi in quel modo. Di conseguenza, il mio entusiasmo nel compiere il mio dovere era scemato e mi ero concentrato solo sul preservare la mia salute e questo rivelava che non avevo una vera fede in Dio. Allora ho capito: quello che potevo fare era calmare il mio cuore, fare bene e diligentemente il mio dovere e affidare la mia vita e la mia morte a Dio, lasciando che Lui orchestrasse tutto. Ragionare in questo modo mi ha liberato del dolore e della preoccupazione che avevo prima e il mio cuore è riuscito a impegnarsi nel compiere il mio dovere.
In seguito, ho letto queste parole di Dio: “Alcuni pensano che credere in Dio dovrebbe portare pace e gioia e che, quando affrontano delle situazioni, basti loro pregare Dio ed Egli presterà loro ascolto, concederà loro grazia e benedizioni e farà in modo che tutto si svolga in modo pacifico e senza intoppi. Il loro scopo nel credere in Dio è ricercare la grazia, guadagnare benedizioni e godere di pace e felicità. È per via di queste loro opinioni che abbandonano la famiglia o lasciano il lavoro per spendersi per Dio e che sono capaci di sopportare avversità e pagare un prezzo. Credono che fintanto che rinunciano alle cose, si spendono per Dio, sopportano le avversità e lavorano diligentemente, manifestando un comportamento eccezionale, allora otterranno le benedizioni e il favore di Dio e che, a prescindere dalle difficoltà che incontreranno, purché preghino Dio, Egli le eliminerà e aprirà loro un cammino in ogni cosa. Questo è il punto di vista della maggioranza di coloro che credono in Dio. Le persone ritengono che questo punto di vista sia legittimo e corretto. La capacità di molti di mantenere la propria fede in Dio per anni senza rinunciare alla propria fede è direttamente correlata a questo punto di vista. Pensano: ‘Mi sono speso così tanto per Dio, il mio comportamento è stato così buono e non ho compiuto nessuna azione malvagia; Dio mi benedirà sicuramente. Poiché ho sofferto molto e ho pagato un grande prezzo per ogni compito, facendo tutto in base alle parole e alle richieste di Dio senza commettere errori, Dio dovrebbe benedirmi; dovrebbe fare in modo che tutto mi vada bene, e che io abbia spesso pace e gioia nel cuore e goda della Sua presenza’. Non si tratta di una nozione e di una fantasia umana? Da un punto di vista umano, le persone godono della grazia di Dio e ricevono benefici, quindi ha senso dover soffrire un po’ per questo, e vale la pena scambiare questa sofferenza con le benedizioni di Dio. Questa è la mentalità di stringere accordi con Dio. Invece, dal punto di vista della verità e dalla prospettiva di Dio, questa mentalità non è conforme ai principi dell’opera di Dio né agli standard che Egli richiede alle persone. Si tratta interamente di una pia illusione, di una nozione e di una fantasia sul credere in Dio meramente umana. Che la cosa contenga lo stringere accordi con Dio o il pretendere qualcosa da Lui, o che comprenda nozioni e fantasie umane, in ogni caso, nulla di tutto ciò si allinea con le richieste di Dio, né soddisfa i principi e gli standard di Dio per benedire le persone. In particolare, questo pensiero e questo punto di vista transazionale offendono l’indole di Dio, ma le persone non se ne rendono conto. Quando ciò che Dio fa non è in linea con le loro nozioni, sviluppano rapidamente nel loro cuore lamentele e incomprensioni nei Suoi confronti. Si sentono addirittura offese e iniziano a ragionare con Dio, e potrebbero addirittura giudicarLo e condannarLo. Indipendentemente dalle nozioni e dalle incomprensioni che le persone sviluppano, dal Suo punto di vista Dio non agisce e non tratta mai nessuno in base alle nozioni o ai desideri umani. Dio fa sempre ciò che desidera fare, secondo il Suo modo e in base alla Sua indole essenza. Dio ha dei principi nel modo in cui tratta ogni persona; nulla di ciò che fa a ciascuno si basa su nozioni, fantasie o preferenze umane: questo è l’aspetto dell’opera di Dio che più è in contrasto con le nozioni umane. Quando Dio dispone per le persone un ambiente che contraddice completamente le loro nozioni e fantasie, esse sviluppano nel loro cuore nozioni, giudizi e condanne nei Suoi confronti e potrebbero persino rinnegarLo. Può allora Dio soddisfare i loro bisogni? Assolutamente no. Dio non cambierà mai il Suo modo di operare e i Suoi desideri in base alle nozioni umane. Chi è che deve cambiare, allora? Le persone. Le persone devono abbandonare le loro nozioni, accettare gli ambienti disposti da Dio, sottomettersi a essi e farne esperienza, e ricercare la verità per eliminare le loro nozioni, invece di valutare ciò che Dio fa in base a queste ultime per vedere se è corretto. Quando le persone insistono nell’aggrapparsi alle loro nozioni, sviluppano opposizione contro Dio; ciò accade naturalmente. In cosa risiede la radice dell’opposizione? Nel fatto che ciò che le persone di solito possiedono nel loro cuore sono senza dubbio le loro nozioni e fantasie e non la verità. Pertanto, quando l’opera di Dio non è in linea con le nozioni umane, le persone sono capaci di opporsi a Dio e di emettere giudizi su di Lui. Questo dimostra che sono fondamentalmente prive di un cuore di sottomissione a Dio, che la loro indole corrotta è lontana dall’essere purificata e che esse vivono essenzialmente in base alla loro indole corrotta. Sono ancora incredibilmente lontane dal raggiungere la salvezza” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (16)”). “Alcuni, indipendentemente dall’ambiente che incontrano, non ricercano la verità. Al contrario, valutano tutti gli ambienti che Dio orchestra in base alle loro nozioni, alle loro fantasie e al fatto che ne traggano o meno vantaggio. Le loro considerazioni ruotano sempre intorno ai loro interessi; si preoccupano costantemente di quanto grande sia il vantaggio che possono ottenere, di quanto i loro interessi possano essere soddisfatti in termini di cose materiali, denaro e godimento della carne; prendono sempre decisioni e trattano tutto ciò che Dio organizza in base a questi fattori. E alla fine, dopo essersi scervellati, scelgono di non sottomettersi all’ambiente disposto da Dio, ma di fuggire e di evitarlo. A causa della loro opposizione, del loro rifiuto e del loro evitamento, si allontanano dalle parole di Dio, si fanno sfuggire esperienze di vita e subiscono perdite, il che provoca dolore e tormento al loro cuore. Più si oppongono a tali ambienti, maggiore è la sofferenza che patiscono. Quando si verifica una situazione del genere, la poca fede che hanno in Dio viene definitivamente distrutta. In quel momento, le nozioni che dominano i loro cuori emergono tutte insieme: ‘Mi sono speso per dio per così tanto tempo, ma non mi aspettavo che dio mi trattasse in questo modo. Dio è ingiusto, non ama gli esseri umani! Dio ha detto che coloro che si spendono sinceramente per lui riceveranno sicuramente grandi benedizioni. Io mi sono speso sinceramente per dio, ho rinunciato alla mia famiglia e alla mia carriera, ho sopportato avversità e ho lavorato sodo: perché dio non mi ha concesso grandi benedizioni? Dove sono le benedizioni di dio? Perché non riesco a sentirle o a vederle? Perché dio tratta le persone ingiustamente? Perché non mantiene la parola data? Le persone dicono che dio è fedele, ma perché io non ho questa sensazione? Lasciando da parte tutto il resto, solo in questo ambiente, non ho avuto affatto la sensazione che dio sia fedele!’ Poiché le persone hanno delle nozioni, vengono facilmente ingannate e fuorviate da esse. Anche quando Dio dispone ambienti per il cambiamento di indole degli esseri umani e per la loro crescita nella vita, esse lo trovano difficile da accettare e fraintendono Dio. Pensano che questa non sia la benedizione di Dio e di non piacerGli. Credono di essersi spese sinceramente per Dio, ma che Egli non abbia adempiuto alle Sue promesse. Queste persone che non perseguono la verità, vengono dunque facilmente rivelate attraverso la singola prova di un qualche ambiente minore” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (16)”). Dio espone che le persone hanno una certa nozione nella loro fede in Lui: pensano che, se rinunciano alle cose e si spendono per Lui, soffrono e fanno sacrifici per Lui, allora Egli debba benedirle, vegliare su di loro, proteggerle e concedere loro serenità e gioia. Quando Dio non le soddisfa secondo le loro nozioni, discutono con Lui, Lo fraintendono e si lamentano di Lui. Ed è esattamente ciò che avevo fatto io. Quando avevo iniziato ad avere fede in Dio, ero convinto che, se avessi creduto in Lui con tutto il cuore e fossi stato disposto a subire avversità e a pagare un prezzo nel compiere il mio dovere, Egli mi avrebbe benedetto, facendo migliorare la mia salute. Spinto da tale prospettiva, nel corso degli anni avevo rinunciato alla famiglia e alla carriera per compiere il mio dovere e anche quando la nevralgia del trigemino mi aveva causato forti mal di testa o quando la pressione alta mi aveva provocato vertigini, vomito e debolezza generale, non avevo mai ritardato il mio dovere. Mi ero spesso confortato con il pensiero che Dio avrebbe considerato la mia sofferenza e il mio spendermi, avrebbe vegliato su di me e mi avrebbe protetto e che in futuro mi avrebbe donato grandi benedizioni. Tuttavia, quando avevo saputo di avere un infarto cerebrale, lo avevo visto come un’ingiustizia. Avevo pensato che Dio non mi avesse dato la benedizione di una buona salute; al contrario, aveva permesso che mi ammalassi e invece di ricevere benedizioni, avevo subìto disgrazie. Questo mi aveva riempito di incomprensioni e lamentele nei confronti di Dio e avevo persino discusso con Lui: “Se avessi una buona salute, non riuscirei a fare ancora meglio il mio dovere?” Mi sono reso conto che in tutti quegli anni in cui avevo creduto in Dio, avevo semplicemente cercato di contrattare con Lui e di pretendere cose da Lui. Quando Dio aveva guarito la mia malattia, ero stato entusiasta e diligente nel mio dovere, ma quando Egli non mi aveva soddisfatto, la mia motivazione a fare il mio dovere e a spendermi per Lui era diminuita. Non ero stato altro che una spregevole nullità, che tentava solo di trarre vantaggio per sé stesso, cercando avidamente le benedizioni ed evitando le avversità. Ero stato veramente un egoista! I miei sforzi erano stati chiaramente fatti per il mio vantaggio personale e per ottenere benedizioni, eppure avevo pontificato che il loro obiettivo era quello di soddisfare Dio e compiere il mio dovere. Che svergognato!
Successivamente, ho letto un passo in cui Dio espone e analizza lo stato delle persone che credono in Lui al solo scopo di ottenere benedizioni. Dio dice: “Qual è il problema più grande nel loro rapporto con Lui? È che non si sono mai considerati affatto degli esseri creati e non hanno mai minimamente considerato Dio come il Creatore da adorare. Fin dall’inizio della loro fede in Dio, hanno trattato Dio come un albero degli zecchini, come una miniera d’oro; Lo consideravano un Bodhisattva che li avrebbe liberati dalla sofferenza e dal disastro, e si consideravano seguaci di questo Bodhisattva, di questo idolo. Pensavano che credere in Dio fosse come credere in Buddha, cioè che semplicemente mangiando cibo vegetariano, recitando le scritture e bruciando incenso e inchinandosi spesso potevano ottenere ciò che volevano. Pertanto, tutte le storie che si sono sviluppate dopo che hanno iniziato a credere in Dio hanno avuto luogo nell’ambito delle loro nozioni e delle loro fantasie. Non hanno mostrato nessuna delle manifestazioni di un essere creato che accetta la verità dal Creatore, né hanno mostrato un’ombra della sottomissione che un essere creato dovrebbe avere nei confronti del Creatore; c’erano solo continue richieste, continui calcoli e pretese incessanti. Tutto questo ha portato infine alla rottura del loro rapporto con Dio. Questo tipo di rapporto è transazionale e non può mai rimanere saldo; è solo una questione di tempo prima che tali individui vengano rivelati” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (16)”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi sono vergognato profondamente. Ciò che Dio ha descritto era esattamente la mia prospettiva e il mio perseguimento. Coloro che adorano Buddha o Guanyin li trattano come fonti di ricchezza e protezione. Per ottenere promozioni, arricchirsi e mantenere in salute la propria famiglia, si prostrano, bruciano incenso, diventano vegetariani e recitano le scritture buddiste per ottenere le cose che desiderano. Il loro perseguimento è interamente finalizzato al guadagno personale. Allo stesso modo, dopo essere arrivato a credere in Dio, avevo erroneamente pensato che, se le persone si fossero spese e avessero fatto sacrifici nel credere in Dio, sarebbero state ricompensate, nel senso che Dio avrebbe vegliato su di loro, le avrebbe protette e avrebbe elargito loro una grazia infinita. Avevo trattato Dio come un talismano, un dispensatore di grazia e serenità. Quando mi era stato diagnosticato un infarto cerebrale, mi ero lamentato che Dio non aveva vegliato su di me e non mi aveva protetto. Avevo discusso e fatto richieste, non mostrando la minima sottomissione a Dio e quindi non riuscendo a trattarLo come Dio. Che differenza c’era tra la mia visione della fede e quella di coloro che adorano Buddha o Guanyin? Negli ultimi giorni, l’opera principale di Dio consiste nell’esprimere la verità per giudicare e castigare le persone, in modo da purificarle e salvarle. Io non avevo perseguito la verità, ma piuttosto avevo trattato Dio come Buddha o Guanyin, credendo che Egli avrebbe concesso benefici alle persone in base ai loro contributi e sforzi esteriori. Questo rifletteva chiaramente la visione dei miscredenti e, ancor più, era una forma di bestemmia contro Dio! Mi sono anche ricordato del racconto biblico delle 5.000 persone che seguirono il Signore Gesù sul monte. Non cercavano di ascoltare i Suoi insegnamenti, ma di ottenere benedizioni e grazia. Vedevano il Signore solo come un benefattore, essendo persone che cercano di mangiare pane a sazietà e il Signore Gesù non riconobbe la fede di tali uomini. Anche la mia fede in Dio era stata finalizzata alla ricerca di guadagni e benefici da parte Sua. Questa non era vera fede, ma piuttosto la visione di un miscredente che cerca di mangiare pane a sazietà e, alla fine, anch’io sarei stato certamente rifiutato ed eliminato da Dio. Ho sentito la paura nel cuore e mi sono presentato davanti a Dio per pregare: “O Dio, nei molti anni di fede in Te, Ti ho trattato come qualcuno a cui chiedere grazia, credendo in Te con la medesima ottica di coloro che adorano Buddha e Guanyin, chiedendo allo stesso modo grazia e benedizioni da Te. Questa concezione è sbagliata e sono disposto a pentirmi e a cambiare rotta”.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Dio dice: ‘A coloro che si spendono sinceramente per Me di sicuro concederò grandi benedizioni’: queste parole non sono forse la verità? Queste parole sono al cento per cento la verità. Non contengono irruenza o inganno. Non sono bugie o idee altisonanti, né tanto meno una sorta di teoria spirituale: sono la verità. Qual è l’essenza di queste parole di verità? È che devi essere sincero quando ti spendi per Dio. Cosa significa ‘sincero’? Significa volenteroso e senza impurità; significa che non sei motivato dal denaro o dalla fama, e certamente non ti spendi per le tue intenzioni, per i tuoi desideri e per i tuoi obiettivi. Ti spendi non perché sei costretto a farlo, o perché vieni incitato, persuaso o trascinato, ma piuttosto perché ciò viene da dentro di te, volontariamente; nasce dalla coscienza e dalla ragionevolezza. Questo è ciò che significa essere sinceri. In termini di disponibilità a spendersi per Dio, questo è ciò che significa essere sinceri. Allora come si manifesta in termini concreti l’essere sincero quando ti spendi per Dio? Non ti impegni in falsità o inganni, non ricorri a imbrogli per evitare il lavoro e non fai le cose in modo superficiale; consacri tutto il tuo cuore e la tua mente, facendo tutto ciò che puoi, e così via: ci sono troppi dettagli per menzionarli qui! In breve, essere sinceri racchiude le verità principi. Ci sono uno standard e un principio dietro i requisiti che Dio pone per l’uomo” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (16)”). Dalle parole di Dio, ho compreso il vero significato dell’affermazione: “A coloro che si spendono sinceramente per Me, certamente vi benedirò grandemente”. È rivolta a coloro che si dedicano a perseguire la verità e a compiere i propri doveri per soddisfare Dio. Non cercano guadagni personali, non fraintendono Dio e non si lamentano di Lui di fronte alle calamità. Sono capaci di rinunciare volentieri alle cose e di spendersi per Lui: queste persone sono gradite a Dio e riceveranno certamente le Sue benedizioni in futuro. Prendiamo come esempio Giobbe: egli seguiva sempre la via di Dio, Lo pregava spesso e offriva sacrifici. Anche quando gli furono tolti i beni e i figli ed era afflitto da piaghe dolorose, Giobbe non incolpò Dio. Al contrario, disse: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Giobbe adorava veramente Dio. Non trattava Dio come oggetto di richieste, tanto meno considerava i suoi regolari atti di culto e i suoi sacrifici come il capitale per ottenere grazia e benedizioni. Quando perse tutto, non si lamentò comunque di Dio. La sua fede genuina e la sua sottomissione alla fine portarono alle benedizioni di Dio. Quando ho riflettuto su me stesso, mi sono reso conto di non aver compreso correttamente le parole di Dio. Credevo erroneamente che, se fossi riuscito a rinunciare alle cose, a spendermi, a sopportare le sofferenze e a pagare il prezzo per la mia fede, alla fine avrei ricevuto benedizioni, pace e salute. Il mio modo di perseguire è l’esatto contrario di quello di Giobbe. Avevo usato i miei sacrifici e il mio spendermi come mezzi per esigere da Dio la grazia e le benedizioni, credendo in Lui solo per i miei desideri egoistici e per il mio guadagno personale. Di fronte alla malattia, mi ero persino lamentato di Dio. Mi vergognavo davvero perché non ero affatto paragonabile a Giobbe. Allora ho capito che, in quanto essere creato, devo credere in Dio e adorarLo. Fare il mio dovere è mia responsabilità, è perfettamente naturale e giustificato e non ha nulla a che vedere con il ricevere benedizioni o subire disgrazie. Anche di fronte alle avversità e alle malattie, devo comunque sottomettermi a Dio e rimanere fermo nella mia testimonianza.
Nel marzo del 2024, ho avuto un’altra recidiva di infarto cerebrale. Mi sentivo la mano sinistra intorpidita e avevo continue vertigini. Mi preoccupavo che se fossi caduto di nuovo e in modo grave, non sarei stato in grado di compiere il mio dovere: a quel punto, come avrei potuto perseguire la salvezza? Guardando i fratelli intorno a me, tutti in condizioni di salute migliori delle mie, mi sentivo invidioso e mi chiedevo: “Perché non posso avere un corpo sano come tutti gli altri?” Quando mi sono venuti questi pensieri, ho compreso che mi stavo lamentando di nuovo e ho letto queste parole di Dio: “Benedizioni, grazia, ricompense, corone: il modo in cui tutte queste cose vengono assegnate e a chi dipende da Dio. Perché dipende da Dio? Queste cose appartengono a Lui; non sono beni posseduti in comproprietà dall’uomo e da Dio che possono essere equamente distribuiti tra loro. Appartengono a Dio, che li dona a coloro ai quali promette di donarli. Se non promette di donarli a te, dovresti comunque sottometterti a Lui. Se tu smettessi di credere in Dio per questo motivo, quali problemi risolverebbe questo? Forse non saresti più un essere creato? Puoi sfuggire alla sovranità di Dio? Egli detiene ancora la sovranità su tutte le cose, e questo è un fatto immutabile. L’identità, la posizione e l’essenza di Dio non possono mai essere messi sullo stesso piano dell’identità, del prestigio e dell’essenza dell’uomo, né queste cose subiranno mai alcun cambiamento: Dio sarà per sempre Dio e l’uomo sarà per sempre uomo. Se una persona è in grado di capire questo, cosa dovrebbe fare? Dovrebbe sottomettersi alla sovranità e alle disposizioni di Dio: questo è il modo più razionale di affrontare le cose e, oltre a ciò, non esiste altro cammino che possa essere scelto” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12: Vogliono abbandonare quando non hanno prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Le parole di Dio mi hanno svegliato in tempo. Devo vedere chiaramente la mia identità e il mio prestigio. Io sono solo un essere creato, mentre Dio è il Creatore. Eppure, avevo continuato a voler imporre a Dio il modo in cui doveva agire e trattarmi: una cosa totalmente priva di ragione. Temevo che, se la malattia si fosse ripresentata e non avessi potuto fare il mio dovere, avrei perso la mia possibilità di salvezza, così avevo preteso che Dio mi concedesse la stessa buona salute degli altri fratelli. Anche questa era una mancanza di sottomissione! Avrei dovuto sottomettermi alla sovranità di Dio e alle Sue disposizioni, facendo del mio meglio per compiere il mio dovere: questa era la ragione che avrei dovuto avere. Così mi sono presentato davanti a Dio per pregare: “O Dio, per quanto gravi possano essere le recidive del mio infarto cerebrale, Ti prego, impediscimi di lamentarmi, così che io possa tenere fede al mio dovere”. Qualche giorno dopo sono andato in ospedale per un controllo. Il medico ha detto che le mie condizioni non erano preoccupanti e che dovevo solo prendere le medicine come di consueto. Questa notizia mi ha reso molto felice. Pensare che erano passati più di sette mesi dall’ultimo ricovero e che ero ancora in grado di svolgere normalmente i miei doveri… tutto questo era dovuto alla grazia di Dio ed ero veramente grato per la Sua misericordia.
Dio Onnipotente dice: “Quando Dio dispone che qualcuno contragga una malattia, che sia più o meno grave, il Suo scopo nel farlo ciò non è che tu ti renda conto della malattia in ogni suo aspetto, dei danni che ti provoca, dei disagi e delle difficoltà che ti arreca e di tutta la miriade di sentimenti che ti fa provare – lo scopo di Dio non è che tu riconosca il valore della malattia sperimentandola. Il Suo scopo è invece che tu impari delle lezioni dalla malattia, che impari ad afferrare le Sue intenzioni, che conosca l’indole corrotta che riveli e gli atteggiamenti sbagliati che adotti nei Suoi confronti quando sei malato, e che impari a sottometterti alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni, in modo da conseguire autentica sottomissione nei Suoi confronti e da riuscire a rimanere saldo nella tua testimonianza: questo è assolutamente fondamentale. Attraverso la malattia, Dio intende salvarti e purificarti. Che cosa desidera purificare di te? Desidera purificare tutti i desideri smodati e le richieste eccessive che hai nei Suoi confronti, nonché i vari piani, giudizi e strategie che sviluppi a tutti i costi per sopravvivere e condurre la tua vita. Dio non ti chiede di fare piani o di emettere giudizi, e non ti permette di avere desideri smodati nei Suoi confronti; ti richiede solamente di sottometterti a Lui e, nella tua pratica ed esperienza di sottomissione, di arrivare a conoscere il tuo atteggiamento nei confronti della malattia, il tuo atteggiamento nei confronti di queste condizioni fisiche che Dio ha disposto per te, nonché i tuoi desideri personali. Quando acquisirai conoscenza di queste cose, potrai sperimentare quanto ti giovi il fatto che Dio abbia disposto per te le circostanze della malattia o queste condizioni fisiche; e potrai renderti conto di quanto esse ti aiutino nel cambiamento della tua indole, nell’ottenimento della salvezza e nel tuo accesso alla vita” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Ho letto e riletto questo passo delle parole di Dio e ho sentito che quella malattia conteneva l’intenzione sincera di Dio. Egli intendeva salvarmi e aiutarmi a capire me stesso, portando a una trasformazione della mia indole. All’inizio della mia fede in Dio, avevo l’intenzione di ottenere benedizioni. Nel corso degli anni, non avevo avuto una vera comprensione di questa mia intenzione. Poiché Dio è santo, la mia indole corrotta mi avrebbe impedito di essere salvato se non fosse stata eliminata entro la fine dell’opera di Dio. La malattia ha rivelato il mio desiderio di benedizioni e le mie richieste e nozioni nei confronti di Dio, spingendomi a cercare la verità, a pentirmi e a cambiare. Questa è stata la salvezza di Dio per me. Tuttavia, non capivo la Sua intenzione e covavo incomprensioni e lamentele nei Suoi confronti. Ero come un figlio che imbocca il cammino della delinquenza. Quando i genitori usano misure severe per aiutarlo a correggere i suoi comportamenti, le loro intenzioni sono per il suo bene. Ma se il figlio non capisce il cuore dei genitori e sente che essi non si preoccupano per lui, il figlio è irragionevole e ne causa lo scoramento. Non sono forse proprio quel figlio ignorante e incapace di discernere tra giusto e sbagliato? Nonostante le mie incomprensioni e le mie lamentele, Dio mi ha comunque guidato silenziosamente con le Sue parole, aiutandomi a risvegliarmi dal mio stato negativo e ribelle. Più ci pensavo, più sentivo vergogna e senso di colpa. D’ora in poi, indipendentemente dal peggioramento o meno della mia malattia, anche se la mia vita è in pericolo, non voglio più fraintendere Dio o lamentarmi di Lui. Sono disposto a sottomettermi alle Sue disposizioni e orchestrazioni.
Dopo aver sperimentato quella malattia, ho acquisito una certa comprensione della mia intenzione di cercare le benedizioni e ho iniziato ad apprezzare davvero gli sforzi sinceri di Dio per salvare le persone. Sono grato per la guida di Dio che mi ha portato a questi guadagni!