50. Come trattare l’amorevolezza dei genitori nel crescere i figli
Sono nato in una famiglia contadina, i miei genitori si guadagnavano da vivere coltivando la terra. Da che ho memoria, sono sempre stati cagionevoli di salute, soprattutto mio padre, i cui problemi alle gambe e ai piedi, quando si aggravavano, gli rendevano difficile camminare. Eppure, per mantenere la famiglia, mio padre spesso lavorava anche quando stava male. In quel periodo, i miei genitori spesso insistevano con me e mia sorella, dicendoci: “Quando sarete cresciuti, dovrete dimostrare amore filiale! Non chiediamo molto, solo che ci trattiate come noi abbiamo trattato i vostri nonni. Se da grandi farete così, ne saremo felici”. All’epoca ero giovane e non avevo idea di cosa fosse la devozione filiale, ma una volta cresciuto, concetti come la devozione filiale e crescere i figli affinché ci assistano nella vecchiaia hanno preso lentamente forma nella mia mente. Vedendo i miei genitori penare così tanto per la famiglia, speravo che da adulto avrei guadagnato abbastanza da poterli ripagare e farli vivere bene. In seguito, quando ho iniziato a lavorare e a guadagnare denaro, ho comprato loro dei vestiti e persino un dispositivo medico per i loro disturbi.
Nel 2009, tutta la nostra famiglia ha accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni e subito dopo ho iniziato a svolgere dei doveri nella chiesa. Una volta, mentre andavano a una riunione, i miei genitori sono stati arrestati dal Partito Comunista Cinese e, durante l’interrogatorio, la polizia continuava a chiedere a mio padre dove mi trovassi. Per non essere arrestato e perseguitato dal PCC, ho dovuto lasciare la mia casa e trasferirmi altrove per continuare a svolgere il mio dovere. Nei primi anni, non mi sono dato molta pena per i miei genitori, perché credevano in Dio e facevano il possibile per assolvere i loro doveri, e questo mi faceva stare sereno. Il 2017 è stato un anno molto particolare per me. Durante un incontro di collaboratori, ho saputo da una sorella che il vecchio problema di salute di mio padre si era di nuovo manifestato, lasciandolo paralizzato, costretto a letto e impossibilitato a parlare. Accettare quella notizia improvvisa è stato molto difficile per me. Ho pensato: “Quando me ne sono andato, stava bene; com’è potuto succedere? Ora che mio padre è paralizzato, riuscirà mia madre a gestire tutto da sola?” Avrei voluto tornare subito da mio padre infermo per prendermi cura di lui. Ma siccome rischiavo l’arresto e la persecuzione da parte del PCC, non potevo farlo. Mi sentivo malissimo, così mi sono presentato davanti a Dio e ho pregato: “Oh Dio, sapere che mio padre è paralizzato mi fa sentire molto debole. Ti prego, dammi la fede e la forza per affrontare tutto questo. Il PCC ha minacciato di arrestarmi quindi non posso tornare da lui, ma sono pronto ad affidare tutto ciò che avviene a casa nelle Tue mani. Ti prego, veglia sul mio cuore affinché io possa rimanere saldo in questa situazione”. Dopo aver pregato, mi sono sentito molto più in pace. Quando andavo a dormire, la sera, nella mia mente si affollavano le immagini di mio padre paralizzato, costretto a letto, incapace di muoversi. Ho ripensato alla volta in cui, durante le scuole medie, ero tornato a casa per le vacanze invernali. Quel giorno nevicava e io stavo tornando a casa con le valigie e alcuni compagni di classe. Abbiamo camminato per diverse ore su una strada di montagna. Quando ormai eravamo a pochi chilometri da casa, avevo così freddo e fame che non riuscivo più a camminare, e sono rimasto indietro. I compagni che vivevano nel mio villaggio sono arrivati a casa mia prima di me e l’hanno detto ai miei genitori, così mio padre è venuto a cercarmi, mi ha preso in braccio e mi ha portato a casa. Al ricordo di quel momento, non riuscivo a smettere di piangere. Ora mio padre non riusciva a prendersi cura di sé ed era in punto di morte. Se mio padre fosse davvero morto, uno di quei giorni, come avrebbe fatto mia madre a organizzare il suo funerale tutta da sola? I nostri parenti e vicini avrebbero riso di noi e mi avrebbero definito un figlio indegno per non essere tornato da mio padre paralizzato. Avrei dovuto portare quello stigma per sempre. Per via di questi pensieri, ero prontissimo a rischiare e a tornare a casa per assistere mio padre. Ma avevo paura che, facendolo, mi avrebbero arrestato: così non solo non avrei potuto accudire mio padre, ma sarei anche stato un fardello per mia madre. Perciò ho rinunciato a quell’idea. In seguito, ho scritto a casa per sapere come andavano le cose. Qualche mese dopo, ho ricevuto una lettera da mia madre, la quale mi diceva che mio padre era morto da sei mesi. Quella notizia mi ha provocato un dolore e un’angoscia terribili, e ho pensato: “Mio padre ha speso sangue, sudore e lacrime per crescermi, ma quando era vecchio e paralizzato, io non ho assolto alcun tipo di dovere filiale. Non l’ho nemmeno visto un’ultima volta. Si dice che si crescono i figli affinché ci sostengano nella vecchiaia, ma io non ho adempiuto nessuna delle mie responsabilità di figlio. Non ho alcuna coscienza filiale!” Pensavo a mio padre, per anni costretto a letto e incapace di prendersi cura di sé, e a mia madre, che ogni giorno aveva dovuto occuparsi di lui, oltre che dei lavori agricoli e domestici. Mamma aveva sofferto così tanto. Ora era sola e non potevo lasciare che soffrisse ancora. Ma non potevo nemmeno tornare a casa per accudirla. Il mio cuore era in preda ai conflitti e al dolore, non riuscivo nemmeno a concentrarmi sui miei doveri.
In seguito, ho letto le parole di Dio: “Mostrare pietà filiale verso i propri genitori è forse la verità? (No.) Essere devoti ai propri genitori è un comportamento corretto e positivo, ma perché diciamo che non è la verità? (Perché le persone non mostrano pietà filiale verso i genitori secondo dei principi e non sono in grado di discernere che tipo di persone siano davvero i loro genitori.) Il modo in cui si dovrebbero trattare i propri genitori è correlato alla verità. Se i tuoi genitori credono in Dio e ti trattano bene, dovresti comportarti in modo filiale verso di loro? (Sì.) In che modo? Li tratti diversamente dai fratelli e sorelle della chiesa. Fai tutto quello che dicono e, se sono anziani, devi rimanere al loro fianco per prenderti cura di loro, cosa che ti impedisce di uscire per svolgere il tuo dovere. È giusto comportarsi così? (No.) Cosa si dovrebbe fare in questi momenti? Dipende dalle circostanze. Se sei ancora in grado di badare a loro pur svolgendo il tuo dovere vicino a casa e i tuoi genitori non hanno nulla in contrario alla tua fede in Dio, allora dovresti adempiere alla tua responsabilità di figlio o figlia e aiutarli con un po’ di lavoro. Se sono malati, prenditi cura di loro; se qualcosa li preoccupa, confortali; se le tue condizioni economiche lo permettono, compra loro gli integratori alimentari che ti puoi permettere. Ma cosa dovresti scegliere di fare se sei impegnato nel tuo dovere, non c’è nessuno che si occupi dei tuoi genitori e anche loro credono in Dio? Quale verità dovresti praticare? Dato che essere devoti ai propri genitori non è la verità, ma solo una responsabilità e un obbligo umani, cosa dovresti fare se il tuo obbligo entra in conflitto col tuo dovere? (Dare priorità al mio dovere; mettere il dovere al primo posto.) Un obbligo non è necessariamente il proprio dovere. Scegliere di svolgere il proprio dovere è praticare la verità, mentre adempiere a un obbligo non lo è. Se hai questa condizione, puoi adempiere a questa responsabilità o a questo obbligo, ma se l’ambiente circostante non lo consente, cosa dovresti fare? Dovresti dire: ‘Devo svolgere il mio dovere, che è praticare la verità. Essere devoto ai miei genitori è vivere secondo la mia coscienza, e non è all’altezza della pratica della verità’. Dunque, dovresti dare priorità al tuo dovere e sostenerlo. Se al momento non hai un dovere, non lavori lontano da casa e abiti vicino ai tuoi genitori, allora trova dei modi per prenderti cura di loro. Fai tutto quel che puoi per aiutarli a vivere un po’ meglio e a ridurre la loro sofferenza. Ma questo dipende anche da che tipo di persone sono i tuoi genitori. Cosa dovresti fare se i tuoi genitori hanno scarsa umanità, se ostacolano costantemente il tuo credere in Dio, e se continuano a trascinarti via dal tuo credere in Dio e dallo svolgimento del tuo dovere? Qual è la verità che dovresti mettere in pratica? (Il rifiuto.) A quel punto, devi rifiutarli. Hai adempiuto al tuo obbligo. I tuoi genitori non credono in Dio, quindi non hai l’obbligo di mostrare loro rispetto filiale. Se credono in Dio, allora sono famiglia, sono i tuoi genitori. Se non credono in Dio, state percorrendo cammini diversi: essi credono in Satana e adorano il re diavolo, e percorrono il cammino di Satana; sono persone che percorrono cammini diversi da coloro che credono in Dio. Non siete più una famiglia. Essi considerano nemici e avversari i credenti in Dio, perciò tu non hai più l’obbligo di prenderti cura di loro e devi tagliare i ponti completamente. Qual è la verità: essere devoti ai propri genitori, o svolgere il proprio dovere? Ovviamente, è svolgere il proprio dovere. Svolgere il proprio dovere nella casa di Dio non implica semplicemente adempiere al proprio obbligo e fare ciò che si deve. Implica svolgere il dovere di essere creato. Qui si tratta dell’incarico da parte di Dio; è il tuo obbligo, la tua responsabilità. Si tratta di una vera responsabilità, ovvero adempiere alla tua responsabilità e al tuo obbligo davanti al Creatore. Questo è ciò che il Creatore richiede alle persone, ed è la grande questione della vita. Invece, mostrare rispetto filiale ai propri genitori è solo la responsabilità e l’obbligo di un figlio o una figlia. Non è certamente un incarico da parte di Dio, né tanto meno è in accordo con la richiesta di Dio. Pertanto, fra mostrare rispetto filiale ai propri genitori e svolgere il proprio dovere, non c’è dubbio che svolgere il proprio dovere, e solo questo, è praticare la verità. Svolgere il proprio dovere di essere creato è la verità, ed è un dovere vincolante. Mostrare rispetto filiale ai propri genitori è questione di essere devoti alle persone. Non significa che un individuo stia svolgendo il proprio dovere, né che stia praticando la verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). “Non importa cosa tu faccia, cosa pensi o cosa progetti: quelle non sono cose importanti. Ciò che conta è se sei in grado di capire e credere veramente che tutti gli esseri creati sono nelle mani di Dio. Alcuni genitori hanno la fortuna e il destino di poter godere della felicità domestica e di una famiglia numerosa e prospera. Questa è la sovranità di Dio e una benedizione che Egli concede loro. Altri genitori non hanno questo destino; Dio non lo ha disposto per loro. Non hanno la benedizione di godere di una famiglia felice o della presenza dei figli al loro fianco. Questa è l’orchestrazione di Dio e non può essere forzata. A prescindere da tutto, in definitiva, quando si tratta di pietà filiale, bisogna avere come minimo un atteggiamento mentale di sottomissione. Se l’ambiente lo permette e hai i mezzi per farlo, allora puoi mostrare pietà filiale ai tuoi genitori. Se l’ambiente non lo permette e non ne hai i mezzi, allora non cercare di forzarla: come si chiama questa? (Sottomissione.) Si chiama sottomissione. Come nasce questa sottomissione? Su cosa si basa? Si basa sul fatto che tutte queste cose sono disposte e governate da Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che la devozione filiale non è che una responsabilità e un obbligo degli uomini e che è una cosa positiva, ma non rappresenta la verità. Assolvere il proprio dovere di essere creato è la verità, ed è questo ciò che Dio richiede alle persone. Questo incontra la Sua approvazione. Quando la devozione filiale è in conflitto con i propri doveri, bisogna praticarla in base alle circostanze. Se le condizioni lo permettono e non influisce sui nostri doveri, dobbiamo assistere i nostri genitori e adempiere le nostre responsabilità e i nostri obblighi. Ma se le condizioni non lo permettono e siamo impegnati nello svolgimento dei nostri doveri, allora dobbiamo dare la priorità al dovere di essere creato e obbedire alle disposizioni di Dio. Inoltre, per quanto riguarda i genitori, alcuni hanno molti figli e nipoti e godono delle benedizioni di una famiglia felice, ma per altri Dio non ha predisposto una situazione simile ed essi non godono di tali benedizioni. Queste cose sono tutte prestabilite da Dio. Guidato dalle parole di Dio, mi sono sentito molto più sollevato. Ripensandoci, mi ero preso cura dei miei genitori come meglio avevo potuto quando assolvevo i miei doveri a casa; ma poiché il PCC minacciava di perseguitarmi e arrestarmi, non potevo tornare da loro. Inoltre, dovevo svolgere i miei doveri, quindi avevo dovuto scegliere di assolvere il mio dovere di essere creato, perché questo è in linea con la verità. Non potevo abbandonare i miei doveri per motivi egoistici.
In seguito, ho ricevuto una lettera da mia madre e ho saputo che era stata arrestata insieme a tre sorelle durante una riunione. Nell’interrogatorio della polizia, era caduta nei trucchi di Satana e aveva rivelato i nomi di due sorelle. Da quando l’avevano rilasciata, era tormentata dal rimorso e viveva nello sconforto. In seguito, era caduta accidentalmente dalle scale e si era fatta male alla schiena. Avrei voluto correre subito a casa. Nella mia mente, si affollavano le immagini di mia madre che cadeva e soffriva. Mi sentivo molto turbato. Tre mesi dopo, ho ricevuto un’altra lettera di mia madre, in cui mi diceva che la sua schiena era guarita e che, grazie a quella caduta, si era risvegliata e aveva finalmente iniziato a cercare la verità e a riflettere su sé stessa. Diceva che era uscita dal suo stato di errore e che senza quell’incidente avrebbe continuato a vivere la sua vita fraintendendo Dio. Quando ho letto quella lettera, ho provato una grande vergogna. Ho capito che le disposizioni di Dio contengono sempre le Sue più sincere intenzioni, che la Sua opera è molto concreta e che Egli guida ciascuno di noi secondo le nostre necessità e le nostre carenze. Alla fine dell’ottobre 2022, ho saputo che mia madre era stata improvvisamente arrestata mentre ospitava fratelli e sorelle per una riunione. La polizia aveva trovato il telefono del diacono del Vangelo e la sua scheda di memoria, che conteneva le parole di Dio, e allora mia madre aveva preso l’iniziativa, si era fatta avanti e aveva dichiarato che apparteneva a lei, per proteggere il diacono. Ero così felice per lei. A metà luglio del 2023, ho ricevuto una lettera da mia sorella maggiore, in cui si diceva che mia madre aveva una cisti alla cistifellea. All’inizio sembrava che dovesse operarsi, ma poi le sue condizioni si sono stabilizzate e non è stato necessario. Quella notizia mi ha fatto sentire molto a disagio e ho pensato: “Se mia madre dovesse davvero operarsi, non ci sarebbe nessuno a casa ad assisterla. Mia sorella maggiore è sposata e vive lontano, ha i suoi doveri e non può andare a stare da lei. Mamma è vecchia, ormai. E se le succedesse qualcosa? Chi organizzerebbe il suo funerale? Io e mia sorella non le siamo accanto e non c’è nessuno che la accudisca. Quando è morto mio padre, io non c’ero, e se non ci sarò nemmeno quando morirà mia madre, non avrò svolto il mio dovere filiale”. Questi pensieri mi hanno messo di fronte a un ostacolo che non riuscivo a superare e il mio stato ne ha risentito.
Durante le devozioni spirituali, ho letto un passo delle parole di Dio: “Parliamo di come andrebbe interpretata la frase ‘I tuoi genitori non sono tuoi creditori’. Non è forse un dato di fatto che i tuoi genitori non sono tuoi creditori? (Sì.) Poiché è un dato di fatto, è opportuno che spieghiamo le questioni che implica. Prendiamo la questione che i tuoi genitori ti hanno messo al mondo. Chi ha scelto che fossero loro a metterti al mondo: tu o i tuoi genitori? Chi ha scelto chi? Se la guardi dalla prospettiva di Dio, nessuna delle due è la risposta. Non siete stati né tu né i tuoi genitori a scegliere che fossero loro a metterti al mondo. Se vai alla radice della questione, è stato stabilito da Dio. Per ora lasciamo da parte questo argomento, in quanto è facile da capire. Dal tuo punto di vista, sei nato passivamente dai tuoi genitori, senza avere alcuna voce in capitolo. Dal punto di vista dei tuoi genitori, loro ti hanno messo al mondo per una loro volontà indipendente, giusto? In altre parole, se si esclude quanto decretato da Dio, quando si è trattato di metterti al mondo, tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori. Sono stati loro a scegliere di farti nascere e a prendere tutte le decisioni. Non sei stato tu a scegliere che fossero loro a darti alla luce, sei nato passivamente da loro e non hai avuto alcuna voce in capitolo. Quindi, poiché tutto il potere era nelle mani dei tuoi genitori e sono stati loro a scegliere di metterti al mondo, hanno l’obbligo e la responsabilità di allevarti, di condurti fino all’età adulta, di fornirti un’istruzione, cibo, vestiti e denaro: questi sono la loro responsabilità e il loro obbligo, questo è ciò che sono tenuti a fare. Tu invece sei sempre rimasto passivo durante il periodo in cui ti hanno allevato, non avevi alcun diritto di scelta: dovevi essere allevato da loro. Poiché eri piccolo, non avevi la capacità di allevarti da solo, e non ti restava altra scelta che lasciarti passivamente allevare dai tuoi genitori. Sei stato allevato nel modo che loro hanno scelto: se ti hanno dato cibo e bevande buoni, allora hai mangiato e bevuto cibo e bevande buoni. Se invece ti hanno fornito un ambiente di vita in cui vivevi di pula e piante selvatiche, allora sei sopravvissuto a forza di pula e piante selvatiche. In ogni caso, mentre venivi allevato, tu eri passivo e i tuoi genitori stavano adempiendo alle loro responsabilità. […] In ogni caso, allevandoti, i tuoi genitori stanno adempiendo a una responsabilità e a un obbligo. Condurti all’età adulta è un loro obbligo e una loro responsabilità, e non può definirsi amorevolezza. Se non può definirsi amorevolezza, allora non è qualcosa di cui ti spetta godere? (Sì.) È una sorta di diritto di cui dovresti godere. Dovresti essere allevato dai tuoi genitori perché, prima di raggiungere l’età adulta, il ruolo che svolgi è quello di un figlio che viene educato. Pertanto, i tuoi genitori stanno solo adempiendo a una sorta di responsabilità nei tuoi confronti, e tu la stai semplicemente ricevendo, ma ciò che stai ricevendo da loro non sono certo grazia e amorevolezza. Per qualsiasi creatura vivente, mettere al mondo dei figli e prendersi cura di loro, riprodursi e allevare la generazione successiva è una sorta di responsabilità. Per esempio, gli uccelli, le mucche, le pecore e persino le tigri devono prendersi cura della prole dopo averla messa al mondo. Non esistono esseri viventi che non allevino la propria prole. Potranno esserci delle eccezioni, ma non sono molte. È un fenomeno naturale nell’esistenza delle creature viventi, un loro istinto, e non può essere attribuito all’amorevolezza. Stanno solo rispettando una legge che il Creatore ha stabilito per gli animali e per l’umanità. Pertanto, il fatto che i tuoi genitori ti abbiano allevato non può essere classificato come amorevolezza. Alla luce di ciò, si può affermare che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Stanno adempiendo alle loro responsabilità nei tuoi confronti. A prescindere da quanto impegno e da quanto denaro investano per te, non dovrebbero chiederti di ricompensarli, poiché questa è la loro responsabilità di genitori. Dal momento che si tratta di una responsabilità e di un obbligo, dovrebbe essere gratuito e non prevedere nulla in cambio. Allevandoti, i tuoi genitori stavano semplicemente adempiendo alle loro responsabilità e ai loro obblighi, e questo non dovrebbe essere retribuito né costituire una transazione. Quindi non devi approcciarti ai tuoi genitori né gestire il tuo rapporto con loro sulla base dell’idea di ricompensarli. È disumano trattare e ripagare i tuoi genitori e gestire il rapporto che hai con loro sulla base di quest’idea. Allo stesso tempo, sarai incline a essere limitato e vincolato dai tuoi sentimenti carnali e avrai difficoltà a districartene, al punto che potresti persino smarrirti. I tuoi genitori non sono tuoi creditori, quindi non hai l’obbligo di realizzare tutte le loro aspettative. Non hai l’obbligo di soddisfarle” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio condividono chiaramente su come gestire il rapporto tra genitori e figli. Come genitori, mettere al mondo dei figli e crescerli significa semplicemente rispettare le leggi che il Creatore ha stabilito per l’umanità. Allo stesso modo in cui ogni organismo si riproduce: è un istinto. Crescendo i figli, i genitori adempiono le loro responsabilità, i loro obblighi; la loro non è amorevolezza e non è necessario che i figli la ripaghino. Avevo sempre pensato che, poiché per i miei genitori era stato così difficile mettermi al mondo e crescermi e visto che avevano sofferto così tanto, come figlio avrei dovuto ripagarli adeguatamente per compensare la loro amorevolezza nel crescermi. Quando ho saputo che mio padre era paralizzato e non potevo stargli accanto per assisterlo, che non potevo occuparmi di lui nella sua vecchiaia o dargli un addio adeguato, mi sono sentito in debito con lui. Ripensando a tutto questo, mi sentivo come oppresso da un grande peso, che mi rendeva difficile respirare. Dopo la morte di mio padre, mi sono preoccupato per mia madre: poiché sentivo di non aver assolto i miei doveri filiali con mio padre, non potevo ritrovarmi in debito anche con mia madre, dovevo assicurarmi di allietare i suoi ultimi anni. Sapendo che si era fatta male e che non potevo andare da lei per assisterla, mi sono sentito in difetto come figlio e in debito verso di lei. Ma in quel momento, leggendo le parole di Dio, ho capito che, crescendomi, i miei genitori hanno adempiuto le loro responsabilità, i loro obblighi e che non si trattava di un’amorevolezza che dovevo ripagare. Non ero in debito verso di loro. Considerare essere stata cresciuta dai miei genitori come un atto di amorevolezza da ripagare era del tutto sbagliato e non in linea con la verità. Questa visione mi aveva causato molto dolore. Se Dio non avesse smascherato la verità su questo punto, avrei continuato a ignorarlo del tutto e sarei rimasto vincolato a questo punto di vista errato, e controllato da esso. La mia vita viene da Dio ed Egli provvede a tutto ciò di cui ho bisogno. Dovrei essere grato a Dio. Ricordo che nel 2007, quando credevo nel Signore solo da pochi mesi, ero su un’auto che ha avuto un guasto ai freni ed è rotolata giù da una collina. Quell’incidente ha causato morti e feriti ma io, che continuavo a invocare Dio nel mio cuore, me la sono cavata solo con uno strappo muscolare, una conseguenza da niente. L’aspetto davvero miracoloso è che, durante l’incidente, non ho avuto paura né mi ha preso il panico, e questo mi ha rivelato l’azione miracolosa di Dio. Se non fosse stato per la Sua protezione, avrei potuto morire in quell’incidente. Nel corso degli anni, ho sperimentato in modo profondo che Dio è la mia unica salvezza. Senza la fede in Dio, sarei come i laici, che inseguono incessantemente ricchezza e fama senza sapere in quali mani si trova il nostro destino né tanto meno come si può vivere una vita significativa o quale sofferenza ci causa Satana. Oggi, la diffusione del Vangelo del Regno richiede la collaborazione delle persone. Non avevo mai pensato a ripagare l’amore di Dio e non mi sentivo in debito con Lui per non aver svolto bene i miei doveri. Pensavo solo a ripagare i miei genitori. Questo era davvero immorale, vergognoso e ingrato da parte mia!
Ho letto ulteriori parole di Dio: “A causa del condizionamento della loro cultura tradizionale, nelle nozioni tradizionali del popolo cinese si ritiene che si debba osservare la devozione filiale verso i propri genitori. Chi non osserva la devozione filiale non è un figlio devoto. Queste idee sono state inculcate nelle persone fin dall’infanzia e vengono insegnate praticamente in ogni famiglia, così come in ogni scuola e nella società in generale. Quando la testa di una persona è stata riempita di queste cose, lei pensa: ‘La devozione filiale è la cosa più importante in assoluto. Se non la osservassi, non sarei una brava persona, non sarei un figlio devoto e verrei denunciato dalla società. Sarei una persona priva di coscienza’. È una visione corretta? Le persone hanno visto così tante delle verità espresse da Dio: Egli ha forse preteso che si mostrasse devozione filiale verso i propri genitori? Questa è forse una delle verità che i credenti in Dio devono capire? No, non lo è. Dio ha solo condiviso su alcuni principi. Qual è il principio a cui le parole di Dio richiedono di attenersi nel trattare gli altri? Amare ciò che Dio ama e odiare ciò che Dio odia: questo è il principio a cui ci si deve attenere. Dio ama coloro che perseguono la verità e che sono in grado di fare la Sua volontà; queste sono anche le persone che dovremmo amare. Coloro che non sono in grado di fare la volontà di Dio, che Lo odiano e si ribellano a Lui, simili persone sono detestate da Dio, e anche noi dovremmo detestarle. Questo è ciò che Dio chiede all’uomo. […] Satana si serve di questo tipo di cultura tradizionale e di nozioni morali per controllare i tuoi pensieri, la tua mente e il tuo cuore, rendendoti incapace di accettare le parole di Dio; queste cose sataniche ti controllano e ti hanno reso incapace di accettare le parole di Dio. Quando vuoi mettere in pratica le parole di Dio, queste cose causano disturbo dentro di te, ti inducono a opporti alla verità e ai requisiti di Dio, e ti privano della forza di liberarti dal giogo della cultura tradizionale. Dopo aver lottato per un po’, giungi a un compromesso: preferisci credere che le nozioni della morale tradizionale siano corrette e in linea con la verità, e così rifiuti o abbandoni le parole di Dio. Non accogli le parole di Dio come verità e non attribuisci alcun valore alla salvezza, sentendo che tu vivi ancora in questo mondo e puoi sopravvivere solo facendo affidamento su queste persone. Incapace di sopportare le recriminazioni della società, piuttosto rinunceresti alla verità e alle parole di Dio, abbandonandoti alle nozioni della morale tradizionale e all’influenza di Satana, preferendo offendere Dio e non mettere in pratica la verità. DiteMi, l’uomo non è forse miserabile? Non ha forse bisogno della salvezza di Dio? Alcune persone credono in Dio da molti anni, ma non hanno ancora acquisito alcuna comprensione in merito alla devozione filiale. Non capiscono davvero la verità. Non riescono mai a superare la barriera costituita dalle relazioni mondane; non sono dotate di coraggio, né di fiducia, né tanto meno di determinazione, e quindi non sono in grado di amare Dio e di obbedirGli” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Le parole di Dio smascherano l’essenza della cultura tradizionale. Ho riflettuto su come, fin da piccolo, sono stato influenzato dall’indottrinamento di Satana, assimilando idee tradizionali come: “La devozione filiale è una virtù da considerare superiore a ogni altra” e “Cresci i figli affinché ti assistano nella vecchiaia”. Pensavo che la devozione filiale servisse a valutare se una persona possiede una coscienza, quindi ritenevo che, poiché i miei genitori mi avevano cresciuto come loro figlio, io dovevo ripagarli per la loro amorevolezza e, una volta invecchiati, dovevo onorarli, provvedere a loro nei loro ultimi anni e dar loro un addio adeguato. Per me, adempiere queste responsabilità significava avere umanità e coscienza e chi non lo faceva non aveva devozione filiale, non era degno di essere definito umano e sarebbe stato insultato e rifiutato dalla società. Queste idee si erano radicate profondamente nel mio cuore. Quando ho iniziato a credere in Dio, la minaccia di persecuzione e arresto da parte del PCC mi ha impedito di tornare a casa mia e non ho nemmeno potuto vedere mio padre per un’ultima volta. Mi sentivo molto in colpa per non aver rispettato i miei doveri filiali, in debito con i miei genitori per l’amorevolezza con la quale mi avevano cresciuto, disprezzato dalla gente e bollato come figlio indegno. In seguito, la notizia della malattia di mia madre mi ha fatto preoccupare: temevo che, se mia madre fosse morta, non mi sarei mai più scrollato di dosso l’etichetta di “figlio indegno”. Questi pensieri erano come catene invisibili che mi stringevano e mi impedivano di essere libero. Sapevo bene che svolgere il dovere di essere creato credendo in Dio era il cammino giusto nella vita, ma non riuscivo ad assolvere il mio dovere con serenità. Mi sono reso conto che quelle fallaci idee tradizionali mi stavano danneggiando profondamente. Ho pensato all’Età della Grazia, quando molte persone hanno abbandonato genitori e parenti per diffondere il Vangelo del Signore in tutto il mondo, alcuni arrivando persino a sacrificare la vita. Le loro scelte erano pienamente in linea con le intenzioni del Signore, erano buone azioni, atti giusti. Ho accolto il ritorno del Signore e ho accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, che è un’opportunità unica nella vita: svolgere il mio dovere di essere creato in questo momento incontra l’approvazione di Dio, mentre la devozione filiale è solo un obbligo umano. Se le condizioni lo permettono, si può praticare, altrimenti il dovere deve avere la precedenza.
In seguito ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Se non te ne fossi andato di casa per svolgere il tuo dovere altrove e fossi rimasto accanto ai tuoi genitori, avresti forse potuto evitare che si ammalassero? (No.) Hai potere decisionale sulla loro vita e sulla loro morte? Puoi decidere tu se sono ricchi o poveri? (No.) Qualunque malattia colpirà i tuoi genitori, non sarà per lo sfinimento di averti allevato o perché sentivano la tua mancanza; in particolare, non contrarranno nessuna malattia grave, pericolosa e potenzialmente mortale a causa tua. Quello riguarda il loro destino e non ha nulla a che fare con te. Per quanto devoto tu sia, il massimo che puoi ottenere è ridurre un po’ le loro sofferenze e i loro fardelli carnali, ma per quanto riguarda quando si ammalano, quale malattia contraggono, quando e dove muoiono, queste cose hanno forse una qualche relazione con te? No. Se sei devoto, se non sei un ingrato menefreghista e passi tutto il giorno in loro compagnia e a vegliare su di loro, forse che non si ammaleranno o non moriranno? Se devono ammalarsi, non accadrà comunque? Se devono morire, non moriranno comunque? Non è così che stanno le cose?” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). “Affidare i tuoi genitori alle mani di Dio è il modo migliore per mostrare rispetto filiale nei loro confronti. Non speri che nella vita affrontino difficoltà di ogni tipo, né che vivano o mangino male o che soffrano di cattiva salute. Nel profondo del tuo cuore, speri certamente che Dio li protegga e li tenga al sicuro. Se sono credenti in Dio, auspichi che possano svolgere i loro doveri e anche che riescano a rimanere saldi nella loro testimonianza. Questo è adempiere alle proprie responsabilità umane; questo è tutto ciò che le persone possono ottenere con la loro umanità. Inoltre, la cosa più importante è che, dopo anni che credono in Dio e che ascoltano così tante verità, le persone possiedono almeno questo briciolo di comprensione: il destino dell’uomo è determinato dal Cielo, l’uomo vive nelle mani di Dio e godere della cura e della protezione di Dio è molto più importante della pietà filiale, del fatto che i figli si prendano cura dei genitori o che restino al loro fianco. Non ti fa sentire sollevato il fatto che i tuoi genitori sono sotto la cura e la protezione di Dio? Non devi preoccuparti per loro. Se ti preoccupi, significa che non hai fiducia in Dio; la tua fede in Lui è troppo scarsa. Se sei veramente preoccupato e in apprensione per i tuoi genitori, allora dovresti pregare spesso Dio, affidarli alle Sue mani e lasciare che sia Lui a orchestrare e disporre tutto. Dio governa il destino degli esseri umani, così come ogni loro giorno e tutto ciò che accade loro, quindi di cosa ti preoccupi ancora? Non hai il controllo nemmeno della tua stessa vita, tu stesso hai una marea di difficoltà; cosa potresti mai fare affinché i tuoi genitori vivano felici ogni giorno? Non puoi fare altro che mettere tutto nelle mani di Dio. Se sono credenti, chiedi a Dio di condurli sulla retta via, così che alla fine possano essere salvati. Se non sono credenti, lascia che intraprendano la strada che preferiscono. In caso di genitori dotati di più amorevolezza e di un minimo di umanità, puoi pregare Dio di benedirli affinché possano trascorrere nella felicità gli anni che restano loro. Quanto al modo in cui Dio opera, Egli ha le Sue disposizioni, alle quali le persone dovrebbero sottomettersi. In generale, le persone sono dunque consapevoli nella loro coscienza delle responsabilità che hanno nei confronti dei genitori. Indipendentemente dall’atteggiamento verso i genitori che questa consapevolezza porta con sé, che si tratti di badare a loro o di scegliere di restare al loro fianco, in ogni caso le persone non dovrebbero provare né sensi di colpa né rimorsi di coscienza per non aver potuto adempiere alle loro responsabilità nei confronti dei genitori a causa di circostanze oggettive. Tali questioni, e altre simili, non dovrebbero diventare un problema nella loro vita di fede in Dio; andrebbero abbandonate. Quando si tratta di questi temi correlati all’adempimento delle responsabilità nei confronti dei genitori, le persone dovrebbero avere questa comprensione accurata e smettere di sentirsi vincolate. Da un lato, nel profondo del cuore sai che non sei poco filiale e che non stai evitando né eludendo le tue responsabilità. Dall’altro, i tuoi genitori sono nelle mani di Dio, quindi cosa c’è ancora da preoccuparsi? Ogni preoccupazione che si possa nutrire è superflua. Ognuno vivrà fino alla fine senza intralci secondo la sovranità e le disposizioni di Dio, raggiungendo la conclusione del proprio cammino senza alcuna deviazione” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (16)”). Dalle parole di Dio, ho capito che il quando e il come la malattia o la disgrazia colpiscono i genitori nel corso della loro vita sono tutti aspetti governati dalla sovranità di Dio e che non hanno nulla a che vedere con la presenza dei figli al loro fianco per assisterli. Anche se i figli stanno accanto ai genitori ogni giorno, questo non cambia nulla; al massimo, può alleggerire un po’ il loro fardello quotidiano, ma se è il loro destino, i genitori si ammaleranno comunque e, quando giungerà il loro momento, dovranno andarsene. Questo è il destino stabilito dal Creatore. Di cosa si ammalerà mia madre o se morirà è tutto decretato da Dio. Anche se dovessi tornare da lei e stare al suo fianco ogni giorno, non cambierebbe nulla. La sua vita e la sua morte sono state prestabilite da Dio molto tempo fa. Fino a che età vivrà, quali sofferenze sopporterà e quali circostanze dovrà affrontare, tutto questo è sotto la sovranità di Dio e le Sue decisioni prestabilite, e preoccuparsi non serve a niente. Anche mia madre crede in Dio ed Egli disporrà per lei le circostanze adatte a sperimentare in base alla sua situazione. Come quando mia madre si è fatta male: non capendo le sincere intenzioni di Dio, ero sempre preoccupato, ma alla fine lei si è rimessa. Ho capito che la mia fede era davvero carente e che mi limitavo a giudicare basandomi sulle nozioni umane, che ero sprovvisto di una vera comprensione dell’onnipotenza e della sovranità di Dio. Ora, dopo che ho passato undici anni lontano da casa, mia madre è rimasta sola, svolge il suo dovere meglio che può e vive bene. Ora capisco che le mie preoccupazioni e i miei timori erano davvero inutili. Capisco anche che non sono in debito verso i miei genitori e che il fatto che mi abbiano cresciuto era parte delle loro responsabilità, dei loro obblighi, quindi non devo interpretarlo come un atto di amorevolezza da ripagare. Ho una missione da compiere in questa vita, ossia fare bene il mio dovere di essere creato. Quando penso questo, il mio senso di colpa scompare e io mi sento molto più libero nello spirito e in grado di dedicarmi al mio dovere. Ringrazio Dio per la Sua guida!