80. Le conseguenze di svolgere i doveri in modo irresponsabile

di Daisy, Stati Uniti

Dio Onnipotente dice: “È un onore svolgere il tuo dovere nell’opera di gestione di Dio di seimila anni. Lo è per ciascuna persona. Non si tratta di una questione di umiliazione; la chiave è come tratti e ripaghi questo onore che hai ricevuto da Dio. Dio ti ha elevato; non mancare di apprezzare la Sua gentilezza. Dovresti sapere come ripagare la Sua grazia. In che modo dovresti ripagarla? Dio non vuole i tuoi soldi o la tua vita, e non desidera alcun tesoro ereditato tramandato nella tua famiglia. Cosa vuole Dio? Egli desidera la tua sincerità e la tua lealtà(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (19)”). Leggendo questo passo delle parole di Dio, ho pensato alla mia esperienza di qualche tempo fa, quando ero stata irresponsabile nel mio dovere ed ero stata potata. Dio mi aveva esaltata con il dovere di leader, ma io non gli avevo dato valore e trattavo il dovere come un fardello e una seccatura, il che ha ritardato il lavoro e mi ha fatta sentire in debito e rammaricata.

Nell’aprile 2023, il leader superiore ha assegnato a me e ad altre due sorelle collaboratrici la responsabilità del lavoro video e di quello dei sermoni. Inizialmente, ero molto determinata, riassegnavo capigruppo e supervisori inadeguati assieme alle mie sorelle collaboratrici, seguivo i progressi del lavoro di ogni gruppo, individuavo le deviazioni nel lavoro, lo pianificavo, e così via. Nonostante il carico di lavoro fosse pesante e mi tenesse impegnata, mi sentivo abbastanza realizzata. Successivamente, il leader superiore ha stabilito che dovessi concentrarmi sul seguire il lavoro di sceneggiatura. Per me si trattava di un compito molto impegnativo e sentivo che avrei potuto non essere in grado di svolgerlo bene anche se mi fossi impegnata al massimo. Tuttavia, poiché mi era stato assegnato direttamente dal leader superiore, non ho osato trascurarlo, così ho dedicato quasi tutte le mie energie al lavoro di sceneggiatura. Quando i fratelli e le sorelle degli altri gruppi mi facevano delle domande, rispondevo alla svelta a quelle più facili, ma se c’era qualcosa che richiedeva riflessione oppure tempo e impegno per essere valutata, facevo finta di non vedere, o giravo la questione direttamente alle mie sorelle collaboratrici affinché se ne occupassero loro. Ho addirittura segnato molti messaggi come “non letti” dopo averli visti. In quel periodo, le mie sorelle collaboratrici mi avevano anche ricordato di seguire il lavoro degli altri gruppi. Io accettavo a parole, ma poi facevo solamente un lavoro superficiale, e dopo qualche giorno lo trovavo problematico e non me ne curavo più. Alcune volte avevo del tempo libero, e pensavo che forse avrei potuto seguire altri lavori, ma poi mi dicevo: “Le mie abilità lavorative sono ancora molto carenti, e farei meglio a impiegare questo tempo apprendendo maggiori competenze professionali, così da poter migliorare il più rapidamente possibile e gestire meglio il lavoro di sceneggiatura. Questo non significa trascurare il mio lavoro; le mie sorelle collaboratrici dovrebbero capire”. Così facendo, quel pizzico di senso di colpa che avevo in cuor mio è scomparso.

Un giorno, ho scoperto che il lavoro video andava a rilento e ho mandato un messaggio al capogruppo per comprendere la situazione. Lui mi ha inviato una lunga lista di motivazioni. Ho visto che stava semplicemente ribattendo, quindi volevo comprendere i dettagli, ma poi ho pensato: “Per comprendere i dettagli avrei bisogno di più tempo e dato che questo lavoro è principalmente una responsabilità della mia sorella collaboratrice, sarà anche lei ad occuparsene, quindi non dovrei preoccuparmi troppo per evitare di ritardare il mio lavoro”. Dopo poco, il leader superiore ha scoperto che la lentezza del lavoro video danneggiava gravemente il lavoro, così ci ha severamente potate per essere irresponsabili e ha destituito la sorella che ne era responsabile. Successivamente, il leader mi ha interrogata, chiedendo: “Pensi forse che solo perché ti è stata assegnata la gestione del lavoro di sceneggiatura, finché lo fai bene, non devi minimamente curarti dei problemi dell’altro lavoro a prescindere da quanto gravi siano? Hai forse paura di sopportare delle difficoltà? Sei troppo irresponsabile, stai occupando una posizione senza svolgere un lavoro effettivo. Sei solo una falsa leader, non meriti fiducia né di essere coltivata!” Le parole del leader mi hanno causato grande sofferenza. Sapevo di non aver seguito molte attività nell’ultimo periodo, e che ciò che lui aveva detto potandomi era vero, ma in seguito, in qualche modo mi sono sentita offesa, e ho pensato: “Non è vero che non ho svolto un lavoro reale. Volevo solo concentrare le mie energie sul lavoro di sceneggiatura. Questo non mi sembra un grande problema, o sbaglio?” Così ho cercato delle parole di Dio relative al mio stato, e ho letto queste: “Gli anticristi sono privi di coscienza, di ragionevolezza e di umanità. Non solo sono incuranti della vergogna, ma hanno anche un altro segno distintivo: sono estremamente egoisti e vili. Non è difficile comprendere il senso letterale del loro ‘egoismo’ e della loro ‘viltà’: sono ciechi a tutto tranne che ai loro interessi personali. Tutto ciò che riguarda i loro interessi personali è al pieno centro della loro attenzione, e per esso sono disposti a soffrire, a pagare un prezzo, a impegnarsi e a dedicarsi. Invece, trascurano e chiudono un occhio su tutto ciò che non riguarda i loro interessi personali; gli altri possono fare quello che vogliono, agli anticristi non importa che qualcuno sia causa di intralcio o di disturbo e, ai loro occhi, questo non li riguarda minimamente. Detto con tatto, si occupano dei loro affari. Ma è più preciso affermare che simili individui sono vili, ignobili e sordidi; li definiamo ‘egoisti e vili’. […] Indipendentemente dal lavoro che intraprendono, gli anticristi non tengono mai in minima considerazione gli interessi della casa di Dio. Si preoccupano soltanto se i loro interessi saranno colpiti, pensano solo a quel poco di lavoro che devono svolgere e che va a loro vantaggio. Per loro, il lavoro principale della chiesa è solo qualcosa di cui occuparsi nel tempo libero. Non lo prendono affatto sul serio. Si mobilitano solo quando vengono spinti all’azione, si limitano a ciò che piace loro fare, e lavorano solamente allo scopo di mantenere il proprio prestigio e il proprio potere. Ai loro occhi, qualsiasi lavoro organizzato dalla casa di Dio, l’opera di diffusione del Vangelo e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio non hanno importanza. A prescindere da quali difficoltà abbiano gli altri nel loro lavoro, quali problemi abbiano riscontrato e riferito loro, quanto siano sincere le parole degli altri, gli anticristi non vi prestano alcuna attenzione, non si lasciano coinvolgere, è come se questo non avesse nulla a che fare con loro. Indipendentemente da quanto seri siano i problemi che emergono dal lavoro della chiesa, essi sono del tutto indifferenti. Anche quando un problema è proprio sotto i loro occhi, si limitano ad affrontarlo in modo superficiale. Solo quando sono potati direttamente dal Supremo e viene loro ordinato di risolvere un problema, svolgono a malincuore un po’ di lavoro reale e danno al Supremo qualcosa da vedere; subito dopo, ritornano ai loro affari. Per quanto riguarda il lavoro della chiesa, le cose rilevanti nel contesto generale, sono disinteressati e non si curano di queste cose. Ignorano persino i problemi che scoprono, forniscono risposte superficiali o tergiversano quando qualcuno pone loro domande in merito ai problemi, e li affrontano soltanto con grande riluttanza. Questa è la manifestazione dell’egoismo e della viltà, non è così?(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Quarto excursus: Riepilogo sul carattere degli anticristi e sulla loro indole essenza (Parte prima)”). Dopo aver letto le parole di Dio, mi sono davvero vergognata. Era proprio così che svolgevo il mio dovere. Inizialmente, ero entusiasta e determinata nel sostenere il lavoro, poiché sapevo che se ci fossero stati dei problemi sia io che le mie sorelle collaboratrici ce ne saremmo assunte la responsabilità. Così facevo del mio meglio per collaborare, poiché se il lavoro era fatto bene anche io ne avrei beneficiato. In seguito, il leader superiore mi aveva dato il compito di seguire principalmente il lavoro di sceneggiatura e io temevo che, se non l’avessi fatto bene, avrei rivelato la mia scarsa levatura e la mia incapacità di svolgere un lavoro effettivo, così mi sono concentrata esclusivamente sul lavoro di sceneggiatura, cercando di seguire il più possibile le attività del gruppo, i loro studi professionali, e lo stato dei vari membri. Sebbene impegnarsi di più nel lavoro di sceneggiatura fosse una buona cosa, anche se in seguito era ovvio che avessi il tempo e l’energia per seguire altri lavori, non ero disposta a occuparmene. A volte, per salvare la faccia, con riluttanza facevo del lavoro con superficialità, cercando solamente di sbrigarmela, con l’idea che parte di esso non fosse sotto la mia diretta responsabilità, e che se fossero sorti dei problemi, il leader non mi avrebbe ritenuta direttamente responsabile. Pensavo che se mi fossi impegnata meno, non avrei avuto grossi problemi, e che sarebbe stato meglio dedicare tempo all’apprendimento di ulteriori competenze professionali, pertanto, come mi sembrava logico, scaricavo il lavoro sugli altri, diventando così un leader che non si interessa del lavoro. Ho capito che lo stato in cui svolgevo il mio dovere era esattamente come quello di un anticristo, poiché ero calcolatrice e puntigliosa nel fare le cose. Se qualcosa poteva giovare alla mia reputazione e al mio prestigio, mi concentravo di più ed ero disposta a soffrire e a pagare un prezzo, mentre ignoravo qualsiasi cosa che non mi portava benefici, prendendo l’iniziativa solo quando ero costretta, senza preoccuparmi dei problemi che vedevo sorgere. Svolgendo il mio dovere in quel modo, ero proprio come un operaio o un non credente. Avevo goduto dell’irrigazione di così tante parole di Dio ma non pensavo a svolgere bene il mio dovere e tutti i miei pensieri erano rivolti alla reputazione e al prestigio. Ero stata davvero egoista e spregevole!

In seguito, ho pensato anche che il motivo per cui non mi sentivo in colpa nel trascurare gli altri lavori era che il lavoro di sceneggiatura di cui mi ero appena fatta carico mi sembrava impegnativo e degno di maggiore attenzione da parte mia, pertanto, anche se avessi trascurato gli altri lavori, tutti l’avrebbero accettato, e sarebbe stato diverso da non svolgere alcun lavoro effettivo. Ma perché il leader superiore aveva detto che ero una falsa leader? Ho cercato delle parole di Dio riguardanti le responsabilità dei leader e dei lavoratori e le ho lette. Dio Onnipotente dice: “In quanto leader, sei responsabile di tutto il lavoro, non solo di un compito. Se vedi che un compito specifico è particolarmente importante, puoi supervisionarlo, ma devi anche trovare il tempo per ispezionare, dirigere e seguire gli altri compiti. Se ti accontenti di svolgere bene un solo compito e poi consideri le cose finite e assegni gli altri compiti ad altre persone senza prendertene cura o chiederne conto, questo è un comportamento irresponsabile e un inadempimento della responsabilità. Se sei un leader, a prescindere dal numero di compiti di cui sei responsabile, è tua responsabilità porre costantemente domande su di essi e informarti, ispezionando anche allo stesso tempo le cose e risolvendo prontamente i problemi non appena si presentano. Questo è il tuo lavoro. Quindi, che tu sia un leader regionale, distrettuale, di chiesa o un qualsiasi capogruppo o supervisore, una volta conosciuto l’ambito delle tue responsabilità, devi esaminare spesso se stai svolgendo lavoro reale, se hai adempiuto alle responsabilità che spettano a un leader o a un lavoratore nonché quali compiti, tra i vari che ti sono affidati, non hai svolto, quali non vuoi svolgere, quali hanno dato risultati scarsi e di quali non sei riuscito ad afferrare i principi. Sono tutte cose che dovresti esaminare spesso. Allo stesso tempo, devi imparare a condividere e porre domande ad altre persone e imparare a riconoscere nelle parole di Dio e nelle disposizioni lavorative un piano, dei principi e un cammino per la pratica. Per quanto concerne qualsiasi disposizione lavorativa, sia che riguardi l’amministrazione, il personale o la vita della chiesa, oppure qualsiasi tipo di lavoro professionale, se tocca le responsabilità di leader e lavoratori, allora è una responsabilità che leader e lavoratori sono tenuti ad adempiere, e nell’ambito di ciò di cui leader e lavoratori sono responsabili: questi sono i compiti di cui ti dovresti occupare. Naturalmente, le priorità dovrebbero essere stabilite in base alla situazione; nessun lavoro può restare indietro. Alcuni leader e lavoratori dicono: ‘Non ho tre teste e sei braccia. Ci sono davvero tanti compiti nella disposizione lavorativa; non posso assolutamente farcela, se sono responsabile di tutti’. Se ci sono compiti in cui non puoi essere coinvolto personalmente, hai disposto in modo che li svolga qualcun altro? Dopo aver dato questa disposizione, hai seguito e ti sei informato? Hai controllato accuratamente il loro lavoro? Hai avuto di sicuro il tempo di informarti ed effettuare controlli accurati, vero? Certamente sì! Alcuni leader e lavoratori dicono: ‘Posso fare solo un lavoro alla volta. Se mi chiedete di effettuare controlli accurati, posso farlo solo con un compito alla volta; di più non è fattibile’. Se è così, sei un buono a nulla, la tua levatura è estremamente scarsa, non hai capacità lavorative, non sei tagliato per essere un leader o un lavoratore e dovresti dimetterti. Limitati a fare un lavoro che ti si addice; non causare ritardi al lavoro della chiesa e alla crescita nella vita del popolo eletto di Dio perché la tua levatura è troppo scarsa per svolgere il lavoro; se non hai questa ragionevolezza, sei egoista e abietto. Se sei di levatura ordinaria, ma sai mostrare considerazione per le intenzioni di Dio, sei disposto a formarti e non ti senti sicuro di poter svolgere bene il lavoro, allora dovresti cercare un paio di persone di buona levatura che collaborino con te nel lavoro. Questo è un buon approccio ed equivale ad avere ragionevolezza(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (10)”). La prima frase delle parole di Dio ha negato le mie nozioni. Egli dice che i leader sono responsabili di tutto il lavoro e che devono avere una conoscenza dettagliata di tutti i compiti che rientrano nelle loro responsabilità. Quando seguono il lavoro, possono stabilire le priorità in base all’urgenza, concentrandosi sulla gestione dei compiti particolarmente importanti e delegando le altre attività ad altri fratelli e sorelle qualora siano sovraccarichi di lavoro, ma non dovrebbero essere dei manager che non si interessano del lavoro e scaricano i compiti sugli altri senza poi curarsene. In seguito, periodicamente dovrebbero comunque informarsi e indagare su queste cose, ed eliminare prontamente eventuali problemi. Non ci si può affidare solo alle proprie fantasie e seguire solamente le attività che si ritengono importanti senza curarsi degli altri compiti: questo vuol dire trascurare il dovere. Pensavo che immergendomi quotidianamente nel lavoro di sceneggiatura, collaborando su di esso e discutendo dei problemi con tutti, stessi svolgendo un lavoro effettivo. Non vedevo le cose in base alle parole di Dio, ma piuttosto svolgevo il mio dovere secondo le mie fantasie, pertanto, molte attività sulle quali mi informavo solo di tanto in tanto erano poi state trascurate senza che io mi sentissi minimamente in colpa, e quando il leader superiore mi ha potata per aver trascurato i miei doveri, mi sono addirittura sentita offesa. Sono stata davvero insensibile! La verità era che se per un certo periodo di tempo ero impegnata con un’attività, questa non era una scusa per non seguire gli altri lavori. Proprio come dice Dio: “Se ci sono compiti in cui non puoi essere coinvolto personalmente, hai disposto in modo che li svolga qualcun altro? Dopo aver dato questa disposizione, hai seguito e ti sei informato? Hai controllato accuratamente il loro lavoro? Hai avuto di sicuro il tempo di informarti ed effettuare controlli accurati, vero? Certamente sì!” Durante questo periodo, ero concentrata soprattutto sul lavoro di sceneggiatura, ma se avessi avuto cuore, avrei dovuto avere un fardello anche per gli altri lavori, cercando di bilanciarli il più possibile. Se non ne avevo le forze, avrei potuto parlarne chiaramente con le mie sorelle collaboratrici e far sì che seguissero maggiormente le attività, e se fossero sorti dei problemi, avremmo potuto discuterne ed eliminarli insieme. Se ero responsabile di diverse attività e la mia levatura era scarsa, avrei potuto segnalarlo ai leader superiori così da non ritardare il lavoro. Il problema principale non era la mancanza di tempo, ma che non ero disposta a dedicarmi a ciò. Questa era una mancanza di responsabilità e un sintomo del fatto che ero una falsa leader. Ho pregato Dio: “Dio, sono stata così irresponsabile nei miei doveri e davvero indegna di essere una leader. Non sono stata riconoscente per le molte opportunità di formazione che ho ricevuto dalla casa di Dio e ho trattato i miei doveri come un fardello e una seccatura. Sono davvero priva di coscienza e umanità! Dato che la casa di Dio non mi ha destituita, sono disposta a pentirmi e ad apprezzare questa opportunità, e in futuro sarò diligente e svolgerò bene i miei doveri”.

Successivamente, il leader superiore mi ha affidato la responsabilità del lavoro di riprendere i video delle testimonianze esperienziali. Ne sono stata molto lieta, e ho pensato: “Questa volta mi pentirò sinceramente e mi assumerò maggiori responsabilità nei miei doveri”. Da quel momento in poi, le mie giornate sono state piene e spesso ero impegnata fino a tarda notte. Per un certo periodo ho lavorato fino a notte fonda, e quando ho notato dei miglioramenti nei risultati del lavoro, ho provato una grande gioia, pensando che stavolta ero riuscita a svolgere un lavoro reale e che il leader superiore sarebbe stato in grado di vedere il mio pentimento. In seguito, ho trovato un supervisore che si occupasse di controllare le riprese dei video delle testimonianze esperienziali, e i miei orari sono diventati relativamente meno impegnativi e avevo tempo di occuparmi di altri lavori della chiesa. Ma ciò che è accaduto dopo mi ha rivelata nuovamente. In quel periodo, la chiesa aveva bisogno di acquistare una cosa, e, poiché questo coinvolgeva le finanze della chiesa, una delle mie sorelle collaboratrici aveva chiesto di parlarne con me. Inizialmente, sono riuscita a partecipare alle discussioni, ma dopo qualche volta, lo trovavo seccante, poiché pensavo che discutere di questo argomento mi portasse via molto tempo, che questa fosse una responsabilità primaria della mia sorella collaboratrice, e che se la cosa fosse stata portata a termine correttamente, il leader superiore non sarebbe venuto a sapere del mio contributo. Ho pensato che per me sarebbe stato meglio dedicare più tempo alle riprese dei video delle testimonianze esperienziali, poiché ciò portava dei risultati tangibili. Tuttavia, quando ho pensato a come anche quello facesse parte delle mie responsabilità, ho dovuto partecipare alle discussioni in maniera superficiale per salvare la faccia. C’era anche altro lavoro video relativo a un altro gruppo per il quale solo poche volte avevo mandato dei messaggi per informarmi. A volte mi sentivo a disagio, ma poi pensavo: “Ultimamente non c’è stato alcun problema, quindi dedicherò il mio tempo al lavoro a cui il leader superiore sta dando più importanza, poiché se dovessero sorgere dei problemi in quelle attività, ne sarò direttamente responsabile”. Così non ho seguito i dettagli del lavoro video di quel gruppo, finché un giorno il leader superiore ci ha contattato all’improvviso dicendo che c’erano più di dieci video in attesa di essere elaborati e chiedendo se ne fossimo a conoscenza. Quando ho sentito questo, il cuore ha cominciato a battermi forte e ho pensato: “Sono spacciata. Questo lavoro era una mia diretta responsabilità. La causa di questo grave problema non è forse il fatto che sto trascurando i miei doveri?” Successivamente, il leader superiore mi ha potata dicendo: “I tuoi problemi sono stati affrontati da poco, e adesso ti stai comportando nuovamente da irresponsabile! Quando ti è stato assegnato il lavoro di sceneggiatura, ti sei occupata esclusivamente di quello, e adesso che ti è stato affidato il lavoro video delle testimonianze esperienziali ti stai occupando solo di questo. Pensi davvero che in quanto leader dovresti concentrarti solamente sulle tue attività e ignorare il resto? Hai timore delle difficoltà, manchi di senso del fardello e non persegui la verità! Come può una persona come te essere responsabile di più attività?” In seguito, sono stata sollevata da alcune responsabilità. Essere riassegnata in questo modo mi ha davvero sconvolta, e ho pensato: “Sono così egoista, spregevole e manco di umanità. Forse sono davvero irrecuperabile”. Tuttavia, successivamente, in qualche modo mi sono anche sentita offesa, e ho pensato: “Ultimamente mi sono davvero impegnata, allora per quale motivo sono stata nuovamente potata per essere irresponsabile? Davvero non sono cambiata affatto?”

Una volta, una parte della condivisione di Dio sul tema dell’adempiere i propri doveri mi ha profondamente commossa, e finalmente ho iniziato ad acquisire una certa comprensione dei miei problemi. Dio dice: “DiteMi, in che modo le persone dovrebbero compiere azioni giuste e in quale stato e condizione devono farlo, affinché lo si possa considerare come preparare buone azioni? Quanto meno, devono avere un atteggiamento positivo e proattivo, essere leali mentre fanno il loro dovere, essere in grado di agire in base alle verità principi e salvaguardare gli interessi della casa di Dio. Essere positivi e proattivi è la chiave; se sei sempre passivo, ciò è problematico. È come se non fossi un membro della casa di Dio e non facessi il tuo dovere, come se invece non avessi altra scelta che farlo per guadagnare uno stipendio in base alle richieste di un datore di lavoro, non volontariamente ma in modo alquanto passivo. Se non fossero coinvolti i tuoi interessi, non lo faresti affatto. O se nessuno ti chiedesse di farlo, non lo faresti assolutamente. Fare le cose con questo approccio, quindi, non è compiere buone azioni. Perciò simili individui sono molto stupidi; sono passivi in tutto ciò che fanno. Non fanno quello che riescono a pensare di fare, né quello che possono realizzare con tempo e impegno. Si limitano ad aspettare e osservare. Questa è una cosa problematica e alquanto miserevole. Perché dico che è alquanto miserevole? In primo luogo, non è che la tua levatura sia inadeguata; in secondo luogo, non è che la tua esperienza sia insufficiente; in terzo luogo, non è che tu non abbia i mezzi per farlo: possiedi la levatura per svolgere questo lavoro e se investissi tempo e impegno potresti farlo, ma non lo fai, non prepari buone azioni. Questo è molto deplorevole. Perché dico che è deplorevole? Se ti guarderai indietro dopo molti anni, proverai rammarico, e anche se vorrai tornare indietro a quell’anno, a quel mese e a quel giorno per fare quel lavoro, le cose saranno cambiate e quel tempo sarà ormai passato. Non avrai un’altra occasione come quella; quando quell’opportunità passa, passa, quando è persa, è persa. Se ti lasci sfuggire piaceri della carne come mangiare buon cibo o indossare bei vestiti, questo non ha molta importanza, poiché queste cose sono vuote e non hanno alcun impatto sul tuo ingresso nella vita, sulla tua preparazione di buone azioni o sulla tua destinazione. Se invece qualcosa riguarda l’atteggiamento e la valutazione di Dio nei tuoi confronti, o anche il cammino che percorri e la tua destinazione, allora perdere l’opportunità di farlo è molto deplorevole. Questo perché lascerà una macchia e lascerà dei rimpianti sul tuo futuro cammino dell’esistenza, e in tutta la tua vita non avrai mai un’altra occasione per rimediare. Non è una cosa deplorevole? Se la tua levatura è troppo scarsa e non sei in grado di intraprendere questo lavoro, allora ciò non è deplorevole; la casa di Dio può disporre che lo svolga qualcun altro. Se sei capace di farlo bene ma non lo fai, ciò è estremamente deplorevole. Questa è un’opportunità che ti è stata data da Dio, ma tu non la prendi sul serio, non la cogli e te la lasci sfuggire tra le dita: ciò è troppo deplorevole! Per te è deplorevole, per Dio è deludente. Dio ti ha dato levatura e molte condizioni superiori, permettendoti di capire tale questione a fondo e di essere competente per questo lavoro. Ma tu non hai l’atteggiamento giusto, sei privo di lealtà e sincerità e non vuoi impegnarti al massimo per farlo bene. Questo è molto deludente per Dio. […] Supponiamo che il tuo atteggiamento nei confronti della verità e del tuo dovere sia sempre superficiale, che tu in apparenza faccia delle promesse ma che non le metta in pratica dietro le quinte, che ti dilunghi e che sia sprovvisto di senso di urgenza e di un atteggiamento positivo di considerazione delle intenzioni di Dio. Anche se esteriormente non intralci né disturbi, non fai il male, non agisci con sfacciata ostinazione e non compi misfatti sconsiderati, e sembri una persona priva di malizia e che si comporta piuttosto bene, tuttavia non sei in grado di fare in modo positivo e proattivo ciò che Dio ti chiede, e sei invece evasivo, batti la fiacca ed eviti di svolgere un lavoro reale. In questo caso, qual è il cammino che stai percorrendo davvero? Anche se non è il cammino di un anticristo, quanto meno è il cammino di un falso leader(La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (11)”). Dopo aver letto questo passaggio delle parole di Dio, ho iniziato a riflettere su me stessa. Dall’ultima volta in cui il leader superiore mi aveva potata, sapevo di essere stata irresponsabile nei miei doveri e volevo pentirmi al più presto. Inizialmente, ogni giorno lavoravo fino a tarda notte e i miei doveri portavano qualche risultato, così ho pensato di aver dimostrato di essermi pentita, ma in seguito, se i leader superiori non si stavano concentrando su quel lavoro, lo trovavo una seccatura e non avevo voglia di occuparmene. Ho capito che l’“iniziativa” e la “proattività” che avevo mostrato erano impure e propense all’inganno. Poiché avevo paura di essere riassegnata o destituita dopo essere stata potata, al fine di preservare la mia vanità e il mio prestigio, per un po’ avevo sopportato delle difficoltà e mi ero spesa, ma nel migliore dei casi questo comportamento poteva essere visto come autoconservazione. Dio definisce in questo modo un lavoratore dipendente che si limita a soddisfare le richieste del suo capo per portare a casa lo stipendio: ciò che fa non proviene dal cuore. Con questo atteggiamento, lo svolgimento dei miei doveri non poteva essere considerato una buona azione. Il vero svolgimento dei doveri è proattivo e comprende un senso del fardello. Prevede che ci sia lealtà ai doveri e ricerca delle verità principi al fine di garantire che il lavoro sia svolto in maniera corretta. Ho riflettuto sul modo in cui avevo agito ultimamente: quando i leader mi avevano incaricata di riprendere i video delle testimonianze esperienziali, mi ero concentrata solamente su quel lavoro, ma per quanto riguardava il resto, se i lavori non coinvolgevano i miei interessi, il mio atteggiamento era del tutto indifferente e trattavo gli altri lavori come un fardello e una seccatura. Il problema dei video rimasti in sospeso per me era stata una rivelazione, e mi sono resa conto di non essermi pentita affatto. Quell’accenno di buona condotta che avevo mostrato era solo un tentativo volto a preservare il mio prestigio e a recuperare la mia reputazione, e il mio atteggiamento verso i miei doveri ancora non era cambiato. Svolgevo solamente i compiti che mi venivano assegnati dai leader superiori e quelli legati alla mia reputazione e al mio prestigio. Questo non voleva dire svolgere veramente un dovere. La verità è che essere leader richiede di farsi carico di più problemi rispetto agli altri fratelli e sorelle. Se non volevo responsabilità, avrei dovuto comunicarlo attivamente ai leader superiori e lasciare che altri gestissero il ruolo, piuttosto che occupare una posizione senza svolgere un lavoro effettivo. Questo danneggiava la casa di Dio. Non mi stavo forse comportando come un falso leader che gode dei benefici di una posizione senza svolgere un lavoro effettivo? Ho pensato a come i leader superiori mi avessero valutata come “indegna di fiducia o di essere coltivata”! Ero esattamente così. Avevo trascurato il lavoro complessivo della chiesa e non ero affatto degna di fiducia. Il lavoro di cui ero responsabile stava diminuendo a poco a poco, e quando l’ho perso del tutto me ne sono davvero pentita. Pensavo che se mi fossi attenuta al lavoro che mi veniva assegnato direttamente dai leader, avrei potuto mantenere il mio prestigio, ma ciò che ho ottenuto in cambio è stato perdere i miei doveri e, con ciò, le opportunità di preparare buone azioni e ottenere la verità. Questa è stata la mia più grande perdita. Se avessi continuato ad avere questo atteggiamento nei miei doveri, sarei sicuramente stata valutata come “costantemente irresponsabile e superficiale” e la mia integrità personale sarebbe andata completamente perduta. Così facendo, stavo rovinando la mia opportunità di svolgere i doveri e la mia possibilità di salvezza!

In seguito, ho pensato spesso alla questione, e sentivo di essere stata davvero egoista nel tenere conto esclusivamente dei miei interessi quando svolgevo i miei doveri. Quindi mi sono ricordata di alcune parole di Dio relative a questo argomento, così le ho cercate e le ho lette. Dio Onnipotente dice: “Finché le persone non hanno sperimentato l’opera di Dio e compreso la verità, è la natura di Satana che prende il sopravvento e domina dentro di loro. Quali elementi specifici fanno parte di quella natura? Ad esempio, perché sei egoista? Perché proteggi la tua posizione? Perché hai sentimenti così forti? Perché trai piacere da cose inique? Perché ti piacciono quei mali? Su cosa si basa il tuo debole per simili cose? Da dove vengono tali cose? Perché sei così felice di accettarle? Ormai siete arrivati tutti a comprendere che la ragione principale dietro a tutte queste cose è che il veleno di Satana è nell’uomo. Dunque cos’è il veleno di Satana? Come lo si può esprimere? Per esempio, se chiedi ‘Come si dovrebbe vivere? Per cosa si dovrebbe vivere?’, le persone risponderanno: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Questa singola frase esprime la radice vera e propria del problema. La filosofia e la logica di Satana sono diventate la vita delle persone. Qualsiasi cosa perseguano, lo fanno per se stesse, e dunque vivono solo per se stesse. ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ – questa è la filosofia di vita dell’uomo, e rappresenta anche la natura umana. Queste parole sono già diventate la natura dell’umanità corrotta e sono il vero ritratto della natura satanica dell’umanità corrotta. Questa natura satanica è già diventata la base dell’esistenza dell’umanità corrotta. Per diverse migliaia di anni, l’umanità corrotta ha vissuto in base a questo veleno di Satana, fino ai giorni nostri(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Ho letto questo passaggio un’infinità di volte. Secondo le parole di Dio, prima che le persone sperimentino la Sua opera e arrivino a comprendere la verità, vari veleni e regole di sopravvivenza vengono instillati da Satana e diventano la vita delle persone, e così gli uomini vivono secondo l’immagine di Satana, la cui natura controlla ogni loro parola e azione. Io ero stata profondamente corrotta da Satana e molto egoista per tutta la vita. Quando familiari o amici mi chiedevano aiuto, accettavo volentieri se potevo trarne dei benefici, e allo stesso modo, se si trattava di qualcuno che volevo compiacere o a cui volevo avvicinarmi, anche in quel caso ero disposta ad aiutarlo con tutto il cuore. Ma se non potevo ottenere alcun beneficio, trovavo la cosa fastidiosa e non avevo la minima intenzione di farlo. Mio padre mi diceva: “Perché sei così insensibile?” Ma a me non interessavano le sue parole e pensavo che le persone fossero fatte così! Quando svolgevo i miei doveri nella chiesa, continuavo a seguire i miei piani, e mi concentravo solamente sulle attività che mi avrebbero portato benefici, tenendo raramente conto del lavoro della chiesa. Per esempio, quando alcuni fratelli e sorelle si trovavano in uno stato negativo, se ne ero direttamente responsabile, li aiutavo con amore perché questo ai loro occhi mi avrebbe aiutata ad apparire come una buona leader. Ma se non erano una mia diretta responsabilità, allora anche se vedevo che vivevano con un’indole corrotta, pensavo che aiutarli avrebbe significato cercare le parole di Dio e impiegare energie, nonché degli sforzi per rifletterci sopra, quindi pensavo che fosse una seccatura e non volevo occuparmene, oppure mi limitavo a rispondere con qualche parola superficiale. Pensavo di essere furba a comportarmi così, ma quando ci ho riflettuto, cosa avevo ottenuto con questo egoismo? La realtà è che seguire diverse attività include varie verità su come guardare alle cose e alle persone, nonché vari principi relativi alla gestione dei problemi, mentre evitando di partecipare ad alcuni lavori inconsapevolmente stavo perdendo molte opportunità per ottenere la verità. Inoltre, Dio mi aveva onorata dandomi l’opportunità di svolgere il dovere di leader, permettendomi di imparare a farmi carico delle preoccupazioni e a portare dei fardelli, e di ristabilire gradualmente la mia normale umanità. Questa era la salvezza di Dio per me, ma non ero stata disposta a farmi carico di maggiori responsabilità o problemi. Continuavo a dire di essere grata a Dio e di volerLo ripagare, ma ciò che avevo mostrato non era altro che inganno nei Suoi confronti. Mancavo davvero di umanità! Se avessi continuato a non perseguire il cambiamento, alla conclusione dell’opera di Dio, non avrei più potuto prestare servizio e sarei stata punita.

In seguito, ho letto un altro passo della parola di Dio: “Se commetti un errore e dici soltanto: ‘Mi odio davvero! Come ho potuto fare una cosa così meschina e spregevole? Dovrei proprio darmi uno schiaffo in faccia!’, il semplice odiarti non servirà a nulla. La chiave è che, quando commetti un errore, devi essere in grado di discernere cosa c’è di sbagliato in esso, cosa ti ha spinto a farlo, perché non sei in grado di praticare la verità, qual è la causa principale e quali sono le basi e i principi delle tue azioni. Inoltre la chiave, quando affronti una qualche questione, è se stai agendo consapevolmente in base alle parole di Dio e se ti stai consapevolmente ribellando ai tuoi pensieri e punti di vista satanici, alle tue ambizioni e ai tuoi desideri, alle tue intenzioni e ai tuoi piani. Se hai fatto consapevolmente tutte queste cose, allora hai preparato delle buone azioni, e questa è una grande cosa e hai guadagnato qualcosa. […] Non compiere il male non equivale a preparare buone azioni. Non compiere il male e preparare buone azioni sono due concetti diversi. Assolvere un dovere senza compiere il male è ciò che un essere creato dovrebbe fare; è una manifestazione che dovrebbe essere posseduta da chi ha la coscienza e la ragione della normale umanità. Per esempio, alcuni dicono: ‘Ci sono persone che uccidono gli altri, ma io non l’ho fatto; quel tale ha rubato cose ad altre persone, ma io non l’ho fatto. Questo significa che sono una brava persona’. È forse qualcosa di cui vale la pena vantarsi? La loro affermazione è corretta? (Non lo è.) Questo si chiama confondere i concetti. Non essere un ladro, non uccidere, non appiccare incendi e non intrattenere relazioni sessuali illecite non equivale a essere una brava persona. Non compiere il male o non infrangere la legge è un concetto diverso dall’essere una brava persona. Essere una brava persona ha i suoi standard. Anche non fare il male e preparare buone azioni sono due concetti distinti. Svolgere il tuo dovere senza compiere il male è qualcosa che dovresti raggiungere in quanto persona normale. Ma preparare buone azioni significa che devi praticare la verità in modo proattivo e positivo e assolvere il tuo dovere in base ai requisiti di Dio e alle verità principi. Devi essere leale, disposto a sopportare le avversità e a pagare un prezzo, disposto ad assumerti le responsabilità e capace di agire in modo positivo e proattivo. Le azioni compiute secondo questi principi sono fondamentalmente tutte buone azioni. Indipendentemente dal fatto che siano questioni grandi o piccole, che siano degne di essere ricordate dalle persone o meno, che siano da loro stimate o considerate insignificanti, o che le persone le ritengano degne di nota, agli occhi di Dio sono tutte buone azioni. Se prepari delle buone azioni, questo alla fine ti porterà benedizioni, non calamità. […] Quindi, come si definiscono le buone azioni in ultima analisi? Sono buone azioni quando ciò che fai è quanto meno di beneficio per il tuo ingresso nella vita e per quello dei fratelli e delle sorelle e giova al lavoro della casa di Dio. Se è di beneficio per te stesso, per gli altri e per la casa di Dio, allora il tuo assolvimento è efficace davanti a Dio ed Egli lo approva. Dio ti darà un punteggio. Quindi, valuta quante buone azioni hai preparato nel corso degli anni. Queste buone azioni possono controbilanciare le tue trasgressioni? Dopo averle controbilanciate, quante buone azioni sono rimaste? Devi dare un punteggio a te stesso e saperlo nel tuo cuore; non devi essere confuso su tale questione(La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (11)”). Le parole di Dio mi hanno fornito un cammino. Il pentimento non può essere solo a parole. Affermare di odiare sé stessi non vuol dire che ci sia stato un vero cambiamento. La chiave è osservare come vive davvero una persona e qual è il suo atteggiamento nei confronti del proprio dovere, specialmente per le questioni relative al lavoro della chiesa. Il carattere di una persona si vede da se chiude un occhio di fronte ai problemi e rimane in disparte, oppure sostiene gli interessi della chiesa. Leggendo la condivisione di Dio sulla differenza tra azioni buone e malvagie, ho compreso che non si può considerare una persona buona perché non commette del male o non causa intralci e disturbi, ma tutt’al più la si può ritenere priva di malizia. Nelle buone azioni è incluso un elemento di iniziativa e un processo di ricerca della verità. Esse prevedono che le questioni vengano gestite in accordo con i principi per essere in linea con le intenzioni di Dio. Questa pratica costituisce le vere buone azioni. Alla fine, Dio determina l’esito delle persone in base al fatto che abbiano compiuto buone azioni. Col senno di poi, da quando avevo iniziato a credere in Dio, avevo svolto la maggior parte dei miei doveri per la reputazione e il guadagno, e in rari casi avevo praticato proattivamente la verità. Non avevo smascherato o segnalato attivamente falsi leader o anticristi, e quasi mai avevo aiutato i fratelli e le sorelle a risolvere le loro difficoltà e i loro problemi. Il più delle volte, avevo semplicemente seguito la regola di sopravvivenza di Satana: “Ognuno spazza la neve dalla propria soglia; non si preoccupa del ghiaccio sul tetto del vicino”. In quanto leader della chiesa, non avevo voluto svolgere gran parte del lavoro di cui ero responsabile, e il mio essere una manager noncurante aveva ritardato il lavoro. Queste erano azioni malvagie. Giudicando la cosa secondo le verità principi, mi sono resa conto che, in tutti questi anni di fede in Dio, raramente avevo preparato qualche buona azione, e che in realtà avevo accumulato molte azioni malvagie. Ho sentito di essere in grande pericolo, così ho pregato Dio: “Dio, anche se in questi anni ho svolto dei doveri nella Tua casa, non mi sono trattata come una persona che appartiene a essa, e raramente sono stata proattiva nel sostenere il lavoro della chiesa. Sono stata troppo egoista e spregevole! Dio, voglio pentirmi. Ti prego di aiutarmi e sottopormi a scrutinio. Sono disposta a praticare la verità per soddisfarti”.

In seguito, ho iniziato a programmare le giornate secondo i miei doveri, a organizzare il mio lavoro giornaliero in modo ragionevole, e a pianificare tutte le sere il lavoro del giorno successivo prima di andare a letto. Questo mi ha aiutata anche a concentrarmi e a lavorare di più, e sono riuscita anche a dedicarmi ad altri lavori. Dopo aver praticato in questo modo per un po’, ho scoperto che una pianificazione razionale migliora l’efficienza del lavoro e permette di essere più produttiva nell’arco del giorno. A volte, quando i fratelli e le sorelle degli altri gruppi venivano da me per chiedere aiuto, mi facevo carico anche dei loro problemi e nel frattempo pregavo Dio per accettare il Suo scrutinio. Se accettavo di fare qualcosa, dovevo metterci tutto il cuore e non potevo solo cercare di sbrigarmela. A volte, ho avuto ancora la sensazione che seguire altri lavori fosse una seccatura, ma quando me ne sono resa conto, mi sono attivamente ribellata a me stessa, e ho cercato di occuparmi al meglio dei dettagli del lavoro. Sapevo che la mia natura satanica era profondamente radicata e che essere stata potata per due volte non era stato sufficiente per eliminarla, così ho pregato Dio affinché sottoponesse a scrutinio il mio cuore e mi castigasse e disciplinasse quando sono irresponsabile nei miei doveri, permettendomi di vivere una normale umanità e di essere una persona con coscienza e umanità. Inoltre, sono molto grata a Dio per queste due volte in cui sono stata potata, perché mi hanno permesso di comprendere le serie conseguenze dell’essere irresponsabile nei miei doveri e di risvegliarmi e cambiare in qualche modo.

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