82. Come ho superato il dolore per la scomparsa di mia madre
Nel giugno del 2019, mi sono trasferita in un’altra regione per svolgere i miei doveri. Non sono tornata a casa per più di un anno, così mio marito, non credente, ha denunciato sia me che mia madre. Per evitare di essere arrestata dalla polizia, da quel giorno non ho più avuto il coraggio di tornare a casa, né di andare a fare visita a mia madre. Spesso pensavo a lei: “Mia madre sta invecchiando, mio padre è morto presto e non ci sono parenti che possano prendersi cura di lei. Adesso che è stata denunciata da mio marito, non si azzarda a interagire con i fratelli e le sorelle. Al momento, non so quale sia il suo stato o come faccia ad andare avanti”. Mia madre aveva lavorato duramente per crescermi e adesso che era anziana e aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei, non solo non riuscivo a essere al suo fianco per assolvere il mio dovere di figlia, ma l’avevo coinvolta e fatta vivere nel terrore. Ogni volta che ci pensavo, mi sentivo davvero angosciata e in debito con lei, e desideravo ardentemente il giorno in cui sarei potuta tornare a farle visita e ad assolvere le mie responsabilità di figlia. Tuttavia, temevo che se fossi tornata a casa la polizia mi avrebbe catturata, e in più ero stata impegnata a svolgere i miei doveri, così non ero riuscita a tornare a casa per vederla.
Nel luglio 2023, durante una riunione, ho saputo da una sorella che mia madre era affetta da demenza senile e che non riusciva più a badare a sé stessa e adesso viveva in una casa di cura. Non riuscivo a credere alle mie orecchie. Com’era possibile che mia madre avesse la demenza senile? Non poteva badare a sé stessa e non c’era nessun parente che potesse prendersi cura di lei. Non riuscivo nemmeno a immaginare quanto stesse soffrendo! Durante la riunione, ho trattenuto le emozioni. In seguito, quando di notte mi sono tranquillizzata, ho pensato: “Come può mia madre essere affetta da demenza senile? Se avesse un’altra malattia, perlomeno la sua mente sarebbe libera, e pur essendo malata riuscirebbe a riflettere, a comprendere sé stessa e a imparare delle lezioni, e forse potrebbe anche a guarire. Ma adesso che non ragiona più in modo normale, come può sperare di essere salvata?” Ho pensato anche che la demenza di mia madre fosse legata al fatto che mio marito ci aveva denunciate entrambe. Questo l’aveva tenuta lontana dalle riunioni e dai suoi doveri, e si era anche dovuta preoccupare per me. Poteva essere questa la causa della sua malattia. Se avessi avuto la possibilità di svolgere i doveri nella mia città natale, avrei potuto prendermi cura di lei e sarei anche riuscita a condividere con lei sulle parole di Dio e a supportarla, così forse non si sarebbe ammalata. Nel momento in cui mia madre aveva più bisogno delle mie cure, non potevo essere al suo fianco. Che senso aveva avuto per lei crescere una figlia come me? Mi sentivo profondamente in debito nei suoi confronti. Non ero motivata nello svolgere i miei doveri e addirittura rimpiangevo di essermi trasferita in un’altra regione per poterlo fare.
Dopo aver saputo del mio stato, il supervisore mi ha letto un passo delle parole di Dio: “Non devi analizzare o sviscerare troppo l’eventualità in cui i tuoi genitori si ammalino gravemente o si trovino ad affrontare qualche grave disgrazia, e di certo non dovresti dedicarvi energie: non servirebbe a nulla. La nascita, l’invecchiamento, la malattia, la morte e l’affrontare varie questioni, grandi e piccole, sono eventi normalissimi della vita. Se sei adulto, dovresti avere un modo di pensare maturo e approcciare la questione in modo sereno e corretto: ‘I miei genitori sono malati. Alcuni dicono che è perché hanno sentito molto la mia mancanza, ma è mai possibile? Senza dubbio l’hanno sentita, come si potrebbe non avere nostalgia dei propri figli? Anche a me sono mancati loro, quindi perché non mi sono ammalato?’ Esiste qualcuno che si ammala perché gli mancano i figli? Non è così che stanno le cose. Allora, cosa sta accadendo quando i tuoi genitori affrontano questi eventi così importanti? Si può solo dire che Dio ha orchestrato tale situazione nella loro vita. È stata orchestrata dalla mano di Dio; non puoi concentrarti su ragioni e cause oggettive, i tuoi genitori erano destinati ad affrontare tale problema una volta raggiunta questa età, erano destinati a essere afflitti da questa malattia. Avrebbero forse potuto evitarla se tu fossi stato al loro fianco? Se Dio non avesse stabilito che si ammalassero come parte del loro destino, allora non sarebbe successo nulla, anche se tu non fossi stato con loro. Se invece fossero stati destinati ad affrontare questa grave disgrazia nella loro vita, cosa mai avresti potuto fare rimanendo al loro fianco? Non avrebbero comunque potuto evitarla, giusto? (Giusto.) Pensa a coloro che non credono in Dio: non passano forse tutto il tempo con le loro famiglie, anno dopo anno? Quando ai genitori di tali famiglie capita una grave disgrazia, hanno accanto i figli e tutti i parenti, non è così? Quando i genitori si ammalano o le loro condizioni si aggravano, accade forse perché i figli se ne sono andati? Non è così, è destino che accada. È solo che tu, in quanto figlio, per via del legame di sangue che ti lega ai tuoi genitori, sarai turbato nel sapere che sono malati, mentre gli altri non proveranno nulla. Questo è del tutto normale. Tuttavia, il fatto che i tuoi genitori affrontino questa grave disgrazia non significa che tu debba analizzarla e sviscerarla, o riflettere su come eliminarla o risolverla. I tuoi genitori sono adulti; hanno assistito più e più volte al verificarsi di situazioni simili nella società. Se Dio predispone un ambiente per liberarli della situazione, allora prima o poi essa svanirà del tutto. Se questo problema è un ostacolo per la loro vita e devono sperimentarlo, allora sarà Dio a stabilire per quanto tempo dovranno farlo. È qualcosa che devono sperimentare e che non possono evitare. Se desideri risolvere la questione da solo, analizzare e sviscerare l’origine, le cause e le conseguenze del problema, il tuo è un modo di pensare sciocco. Non serve a nulla, è inutile” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte delle persone sono leggi da Lui ordinate. Le difficoltà e le sofferenze che una persona incontra nella vita sono tutte predeterminate da Dio, e non dovrei analizzare o esaminare queste cose da una prospettiva umana. Ciò che dovrei fare è accettarle da Dio e imparare a sottomettermi alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Mia madre era affetta da demenza senile, era una sofferenza che doveva sopportare, che era legata al suo fato e che non era dovuta alle sue preoccupazioni per me o al fatto che non mi fossi presa cura di lei. Tuttavia, ho pensato erroneamente che se fossi stata lì a prendermi cura di lei e ad aiutarla nel suo accesso alla vita, non si sarebbe ammalata. Il mio era un fraintendimento della sovranità e delle disposizioni di Dio, nonché un pensiero distorto. Ho pensato ai genitori che ci sono al mondo, alcuni dei quali hanno dei figli al loro fianco che li accompagnano e si prendono cura di loro. Essi finiscono comunque per soffrire a causa delle malattie che li colpiscono e muoiono al momento stabilito. Il fatto di avere i figli al proprio fianco non evita loro grandi sofferenze. Sia la malattia di mia madre che la sua gravità erano state determinate da Dio. Se fossi tornata a casa, sarei solamente riuscita a prendermi un po’ cura di lei, ma non avrei potuto alleviare le sue sofferenze. Dovevo sottomettermi e affidare a Dio la malattia di mia madre, permettendoGli di orchestrare e disporre ogni cosa, e dovevo mettere il cuore nei miei doveri.
Nel gennaio 2024, all’improvviso sono venuta a sapere che mia madre era morta un mese prima a causa della malattia. La notizia mi ha sconvolta. Non avrei mai pensato che morisse in così poco tempo. Negli ultimi anni, avevo sperato di poter tornare a trovarla, ma prima di riuscire ad assolvere il mio dovere di figlia, lei se n’era andata per sempre da questo mondo. Non avrei più avuto la possibilità di mostrarle la mia riconoscenza. Mi sentivo molto angosciata e faticavo a trattenere le lacrime. Ho continuato a invocare Dio, chiedendoGli di fare in modo che non mi lamentassi e non Lo fraintendessi. Per un intero pomeriggio, sono rimasta imbambolata davanti al computer senza avere il cuore per svolgere i miei doveri. Ho pensato a come non mi fossi presa cura di mia madre durante la malattia e a come non fossi riuscita a vederla per l’ultima volta prima che morisse, provando un profondo senso di colpa e sentendomi in debito. Sapevo che i miei parenti e conoscenti mi avrebbero criticata per la mia mancanza di coscienza, definendomi una figlia ingrata e non riconoscente. Nei giorni successivi, pur svolgendo i miei doveri, ero completamente svogliata. Avevo la mente piena di immagini di mia madre che soffriva per la malattia e pensavo a come prima di morire avesse sperato che tornassi a casa per vederla un’ultima volta. Più ci pensavo, più mi sentivo in debito con lei e non riuscivo a smettere di piangere. Durante quei giorni, ero completamente disorientata. In seguito, ho capito che andare avanti in quel modo sarebbe stato pericoloso, così ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi ad essere libera dai legami affettivi e a non essere disturbata. Ho trovato un passo delle Sue parole che mi è stato abbastanza d’aiuto. Dio dice: “Già sarebbe per te un grande shock il fatto che i tuoi genitori si ammalassero, quindi la loro morte sarebbe uno shock ancora più grande. Pertanto, prima che accada, in che modo dovresti gestire il colpo inaspettato che riceverai affinché non costituisca un impatto, un’interferenza o una ripercussione sull’assolvimento del tuo dovere o sul cammino che stai percorrendo? Per prima cosa, vediamo cosa significa esattamente la morte e cosa significa esattamente il trapasso: non vuol dire forse che una persona lascia questo mondo? (Sì.) Significa che la vita che una persona possiede, la quale ha una presenza fisica, viene rimossa dal mondo materiale visibile all’uomo e scompare. La persona passa quindi a vivere in un altro mondo, in un’altra forma. Il fatto che i tuoi genitori perdano la vita significa che il rapporto che hai con loro in questo mondo si è dissolto, è scomparso, si è concluso. Loro vivono in un altro mondo, in altre forme. Quanto a come si svolgerà la loro vita nell’altro mondo, se torneranno in questo mondo oppure no, se li rivedrai mai o se avranno qualsiasi tipo di relazione della carne o di coinvolgimento emotivo con te, questo lo stabilisce Dio e non ha nulla a che fare con te. In sintesi, il loro trapasso significa che la loro missione in questo mondo è conclusa e che sono giunti al traguardo finale. La loro missione in questa vita e in questo mondo è conclusa, e quindi lo è anche il tuo rapporto con loro. […] La morte dei tuoi genitori sarà semplicemente l’ultima notizia che avrai di loro in questo mondo e l’ultimo ostacolo che vedrai o di cui sentirai parlare in termini della loro esperienza di vita di nascere, invecchiare, ammalarsi e morire, tutto qui. La loro dipartita non ti toglierà né darà nulla, saranno semplicemente morti, il loro viaggio come persone sarà giunto al termine. Quindi, quando si tratta della loro morte, non importa se si tratta di un incidente, di un decesso normale o dovuto a malattia, e così via: in ogni caso, se non fosse per la sovranità e le disposizioni di Dio, nessun individuo né nessuna forza potrebbero privarli della loro vita. Il loro trapasso significa solo la fine della loro vita fisica. Non dovresti né sentire la loro mancanza e avvertire nostalgia per loro, né vergognarti di te stesso a causa dei tuoi sentimenti, non è necessario provare nulla di tutto ciò. Hanno lasciato questo mondo, quindi sentire la loro mancanza è superfluo, non è così? Se pensi: ‘I miei genitori hanno sentito la mia mancanza in tutti questi anni? E quanto di più hanno sofferto per via del fatto che per tanti anni non ho mostrato loro pietà filiale rimanendo al loro fianco? In tutti questi anni ho sempre desiderato di poter trascorrere qualche giorno con loro, non mi sarei mai aspettato che sarebbero morti così presto. Mi sento triste e in colpa’. Non è necessario avere simili pensieri, la loro morte non ha nulla a che fare con te. Perché non ha nulla a che fare con te? Perché, se anche avessi mostrato loro pietà filiale o fossi rimasto insieme a loro, non è comunque questo l’obbligo o il compito che Dio ti ha affidato. È stato Dio a stabilire quanta fortuna e quanta sofferenza i tuoi genitori avrebbero ricevuto da parte tua: questo non ha nulla a che vedere con te. Non vivranno più a lungo perché tu sei insieme a loro, né vivranno meno perché tu sei lontano e non puoi passare molto tempo con loro. È stato Dio a stabilire la durata della loro vita e questo non ha nulla a che fare con te. Pertanto, se nella tua vita vieni a sapere che i tuoi genitori sono morti, non devi sentirti in colpa. Dovresti approcciare la questione nel modo corretto e accettarla” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio sono molto chiare: la nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte delle persone sono tutte stabilite da Dio. Non importa quanto una persona sia anziana o in che modo perda la vita, sia che si tratti di morte naturale o di morte accidentale tutte queste cose sono predeterminate da Dio e nessuno può cambiarle. Anche il modo in cui era morta mia madre faceva parte della sovranità e delle disposizioni di Dio, Egli lo aveva predeterminato ancor prima che lei nascesse, e adesso che era giunto il suo momento era naturale che ci lasciasse. Anche se fossi stata al suo fianco per prendermi cura di lei, non avrei potuto tenerla in vita. Ho ripensato al fatto che quando mio padre era malato, l’avevo portato in ospedale per la terapia ed ero rimasta al suo fianco assistendolo con cura per diversi mesi, ma non ero riuscita ad alleviare le sue sofferenze e alla fine era comunque morto a causa della malattia. La nascita, l’invecchiamento, la malattia e la morte delle persone sono tutte predeterminate da Dio. Non potevo alleviare le sofferenze dei miei genitori, né potevo allungare la loro vita, pertanto dovevo mantenere un atteggiamento razionale e sottomettermi alla sovranità e alle disposizioni di Dio. Ho anche pensato a come mia madre si fosse ammalata diverse volte prima di trovare Dio. Tutti i dottori avevano detto che non avrebbe vissuto a lungo, ma da quando Lo aveva incontrato, tutti i suoi vari acciacchi erano migliorati. Il fatto che mia madre avesse superato i settant’anni era già di per sé una grazia e una benedizione di Dio. Dopo essermi resa conto di ciò, in qualche modo mi sono sentita liberata e non ho provato più rimorso o senso di colpa per la sua morte.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “C’è un detto nel mondo dei non credenti: ‘I corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro’. E ce n’è anche un altro: ‘Un figlio non devoto è peggio di una bestia’. Che detti altisonanti! In realtà, i fenomeni di cui parla il primo, ossia che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, esistono davvero, sono dati di fatto. Ma si tratta semplicemente di fenomeni appartenenti al mondo animale. Sono soltanto una sorta di legge che Dio ha stabilito per le varie creature viventi e alla quale si attengono tutti i tipi di creature viventi, compresi gli esseri umani. Che tutti gli esseri viventi seguano tale legge è un’ulteriore dimostrazione del fatto che tutti sono stati creati da Dio. Non vi è essere vivente in grado di infrangere o di trascendere questa legge. Anche i carnivori relativamente feroci, come i leoni e le tigri, nutrono la prole e non la mordono prima che abbia raggiunto l’età adulta. È un istinto animale. A qualunque specie appartengano, che sia una feroce oppure una docile e mansueta, tutti gli animali possiedono questo istinto. Tutti i tipi di creature, compresi gli esseri umani, possono continuare a moltiplicarsi e a sopravvivere solo seguendo questo istinto e questa legge. Se non si attenessero a questa legge o fossero sprovvisti di tale legge e tale istinto, non potrebbero moltiplicarsi e sopravvivere. Non esisterebbero né la catena biologica né questo mondo. Non è forse vero? (Sì.) Il fatto che i corvi ripagano le loro madri nutrendole, mentre gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro, dimostra proprio che il mondo animale segue questo tipo di legge. Tutti gli esseri viventi hanno questo istinto. Dopo la nascita, la prole viene accudita e nutrita dalle femmine o dai maschi della specie fino all’età adulta. Tutti gli esseri viventi sono in grado di adempiere alle loro responsabilità e ai loro obblighi nei confronti della prole, e allevano coscienziosamente e diligentemente la generazione successiva. Ciò dovrebbe valere ancora di più per gli esseri umani. Gli esseri umani definiscono sé stessi come animali superiori: se non sono in grado di attenersi a questa legge e non possiedono questo istinto, allora gli esseri umani sono inferiori agli animali, non è così? Pertanto, a prescindere da quanto i tuoi genitori ti abbiano nutrito mentre ti allevavano e quanto abbiano adempiuto alle loro responsabilità nei tuoi confronti, stavano semplicemente facendo ciò che erano tenuti a fare nell’ambito delle capacità di esseri umani creati: era il loro istinto. […] Tutte le specie viventi e animali possiedono questi istinti e queste leggi e vi si attengono scrupolosamente, attuandoli alla perfezione. È qualcosa che nessuno può distruggere. Esistono anche animali particolari, come le tigri e i leoni. Raggiunta l’età adulta, questi animali abbandonano i genitori, e alcuni maschi diventano addirittura rivali, arrivando se necessario a mordersi, lottare e combattere. Questo è normale, è una legge. Non sono governati dai sentimenti e non vivono seguendo i sentimenti come le persone; non dicono: ‘Devo ripagare l’amorevolezza dei miei genitori, devo ricambiarli, devo obbedire loro. Se non mostro pietà filiale nei loro confronti, gli altri mi condanneranno, mi rimprovereranno e mi criticheranno alle spalle. Non potrei sopportarlo!’ Gli animali non dicono queste cose. Perché le persone le dicono? Perché nella società e all’interno dei gruppi di individui sono diffuse diverse idee e opinioni sbagliate. Dopo che le persone sono state influenzate, corrose e imputridite da queste cose, sviluppano diversi modi di interpretare e gestire il rapporto genitori-figli, e alla fine trattano i genitori come creditori, creditori che per tutta la vita non riusciranno mai a ripagare. Vi sono addirittura persone che, dopo la morte dei genitori, si sentono in colpa per una vita intera e si ritengono indegne dell’amorevolezza da loro ricevuta per via di una singola azione che esse hanno compiuto e per cui i genitori hanno dimostrato malcontento o disapprovazione. DimMi, non è eccessivo? Gli individui vivono secondo i loro sentimenti, quindi non possono che essere invasi e disturbati da varie idee da essi derivate” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho compreso che il motivo per cui soffrivo così tanto era che mi erano stati inculcati veleni della cultura tradizionale come “Un figlio non devoto è peggio di una bestia” e “Cresci i figli affinché ti sostengano nella vecchiaia”. Poiché i miei genitori avevano lavorato duramente per crescermi, garantendomi cibo, vestiti e istruzione, e poiché non avevo avuto la possibilità di ripagare mio padre prima che morisse per la gentilezza con cui mi aveva cresciuta, se non avessi ripagato la gentilezza di mia madre, allora credevo che sarei davvero stata una completa vergogna, addirittura più infima di una bestia. Consideravo questi valori tradizionali come delle cose positive e dei principi secondo cui vivere, senza rendermi conto che la mia vita proveniva da Dio. Mia madre mi aveva semplicemente messa al mondo e cresciuta, e ogni volta che i miei genitori avevano fatto qualcosa per me, stavano semplicemente adempiendo le loro responsabilità e i loro obblighi, pertanto la loro non poteva essere considerata gentilezza. Riflettendoci su, se da piccola non avessi avuto le cure e la protezione di Dio, oggi non sarei viva. Da giovane, una volta ero andata in barca con un amico e questa si è rovesciata. Entrambi siamo caduti nel fiume e siamo quasi annegati, ma per fortuna due adulti che stavano pescando lungo la riva ci hanno salvati. A quel tempo, pensavo solamente di essere stata fortunata, ma in seguito, dopo aver letto le parole di Dio e scoperto che Egli veglia sull’umanità giorno e notte, ho capito che in realtà si trattava della Sua cura e della Sua protezione. Per di più, anche il fatto che i miei genitori si fossero presi cura di me e mi avessero cresciuta era stato ordinato da Dio. Tuttavia, io non Lo avevo ringraziato per la Sua cura e la Sua protezione, né avevo svolto i miei doveri in modo appropriato. Al contrario, mi sentivo sempre in debito con mia madre per non essere riuscita a prendermi cura di lei, e questo aveva anche influenzato i miei doveri. Specialmente dopo aver saputo della sua morte, mi sentivo ancora più in colpa e tormentata per non essermi presa cura di lei in vecchiaia e per non aver preso commiato da lei in modo dignitoso. Mi sono addirittura pentita di essermene andata da casa per svolgere i miei doveri. Non stavo forse mancando completamente di coscienza? Ero stata influenzata e danneggiata dalle idee della cultura tradizionale e non ero minimamente capace di distinguere tra giusto e sbagliato.
In seguito, ho letto due passaggi delle parole di Dio che mi hanno insegnato come trattare i miei genitori. Dio Onnipotente dice: “Quando hai a che fare con i tuoi genitori, il fatto che tu adempia ai tuoi obblighi filiali di prenderti cura di loro deve essere interamente basato sulle tue condizioni personali e sulle orchestrazioni di Dio. Questo non spiega perfettamente la questione? Taluni, quando lasciano i genitori, sentono di dover loro molto e che non stanno facendo nulla per aiutarli. Ma poi, quando vivono insieme, non mostrano alcuna devozione verso i genitori e non adempiono a nessuno dei loro obblighi. Si tratta di persone davvero devote? Questo è pronunciare parole vuote. Non importa cosa tu faccia, cosa pensi o cosa progetti: quelle non sono cose importanti. Ciò che conta è se sei in grado di capire e credere veramente che tutti gli esseri creati sono nelle mani di Dio. Alcuni genitori hanno la fortuna e il destino di poter godere della felicità domestica e di una famiglia numerosa e prospera. Questa è la sovranità di Dio e una benedizione che Egli concede loro. Altri genitori non hanno questo destino; Dio non lo ha disposto per loro. Non hanno la benedizione di godere di una famiglia felice o della presenza dei figli al loro fianco. Questa è l’orchestrazione di Dio e non può essere forzata. A prescindere da tutto, in definitiva, quando si tratta di pietà filiale, bisogna avere come minimo un atteggiamento mentale di sottomissione. Se l’ambiente lo permette e hai i mezzi per farlo, allora puoi mostrare pietà filiale ai tuoi genitori. Se l’ambiente non lo permette e non ne hai i mezzi, allora non cercare di forzarla: come si chiama questa? (Sottomissione.) Si chiama sottomissione. Come nasce questa sottomissione? Su cosa si basa? Si basa sul fatto che tutte queste cose sono disposte e governate da Dio. Per quanto lo possano desiderare, le persone non possono scegliere, né hanno il diritto di farlo, e dovrebbero sottomettersi. Quando percepisci che bisognerebbe sottomettersi e che tutto è orchestrato da Dio, in cuor tuo non ti senti più tranquillo? (Sì.) A quel punto la tua coscienza si sentirà ancora rimproverata? Non si sentirà più costantemente rimproverata e l’idea di non aver mostrato devozione verso i tuoi genitori non ti dominerà più. Ogni tanto potresti ancora pensarci, poiché si tratta di pensieri o istinti normali nell’umanità, che nessuno può evitare” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Cos’è la verità realtà?”). “Come figlio, dovresti capire che i tuoi genitori non sono tuoi creditori. Ci sono molte cose che devi fare in questa vita e sono tutte cose che un essere creato è tenuto a fare, che ti sono state affidate dal Signore della creazione, e non hanno nulla a che fare con il ripagare l’amorevolezza dei tuoi genitori. Mostrare pietà filiale ai tuoi genitori, ripagarli, ricambiare la loro amorevolezza, queste cose non hanno nulla a che fare con la tua missione di vita. Si può anche dire che non è indispensabile mostrare pietà filiale ai propri genitori, ripagarli o adempiere ad alcuna responsabilità nei loro confronti. In parole povere, puoi farlo un po’ e adempiere a qualche responsabilità quando le circostanze te lo permettono; quando non lo permettono, non devi insistere nel volerlo fare. Se non puoi adempiere alla tua responsabilità di mostrare pietà filiale ai tuoi genitori, non è una cosa terribile, va semplicemente un po’ contro la tua coscienza, la morale umana e le nozioni umane. Ma almeno non è in contrasto con la verità e Dio non ti condannerà. Quando comprenderai la verità, la tua coscienza non ti rimorderà per questo” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (17)”). Le parole di Dio indicano chiaramente la via per trattare i genitori: dipende principalmente dalle nostre condizioni e dalle nostre abilità. Se queste lo permettono, possiamo adempiere le nostre responsabilità ed essere riconoscenti verso i nostri genitori, ma se le circostanze non lo permettono, non c’è bisogno di insistere: dobbiamo sottometterci alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Il fatto che non fossi riuscita a prendermi cura di mia madre nel periodo tra l’inizio della sua malattia e la morte non voleva dire che fossi insensibile o non riconoscente. Non era mia intenzione non essere riconoscente verso mia madre, e il motivo per cui non potevo tornare a casa era che il PCC mi perseguitava e mi dava la caccia poiché credevo in Dio in un paese ateo. Non si trattava di una mancanza di coscienza da parte mia. Inoltre, ho una mia missione nel credere in Dio, che è quella di compiere bene i doveri di un essere creato. Se non fossi più stata in grado di svolgere i miei doveri perché mi concentravo solamente sull’essere riconoscente verso mia madre, allora questo avrebbe voluto dire che mancavo veramente di coscienza. Dopo aver riconosciuto ciò, non mi sentivo più condannata dalla mia coscienza e riuscivo a calmare il cuore nei miei doveri. Erano state le parole di Dio a ribaltare i miei punti di vista fallaci, permettendomi di trattare correttamente la morte di mia madre e di trovare un senso di liberazione nel mio cuore.