84. Non preservo più la mia buona immagine
Poco prima che nascessi, una malattia si è portata via mio padre. Mia madre si è ritrovata a crescere cinque figli da sola e a lottare per tirare avanti. Nel villaggio, nessuno ci rispettava. Già nei miei primissimi ricordi c’è mia madre che costantemente ci insegna: “Una persona deve avere dignità. Anche se siamo poveri, non dobbiamo perderci d’animo.” “‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli.’ Dovete lasciare un buon nome nella vostra vita. Se non avete una buona reputazione, che senso ha vivere? Ovunque andrete, dovete fare una buona impressione sulle persone. Qualsiasi siano le vostre azioni, fate in modo che le persone non parlino male di voi. Al contrario, accertatevi che le persone si ricordino della vostra bontà”. Grazie alla duratura e retta guida di mia madre, il detto “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” si è radicato profondamente nel mio cuore. Ha impresso la direzione della mia condotta e del mio comportamento e io mi preoccupavo molto della mia immagine agli occhi degli altri, qualsiasi cosa facessi. Ricordo che quando ero adolescente, ho sentito mia cognata lamentarsi perché mia madre e mia sorella maggiore non la aiutavano a badare ai suoi bambini. Ho pensato che non potevo permetterle di parlare male di me alle mie spalle, quindi mi sono attivata per fare da babysitter ai figli, preparando da mangiare e lavando i loro vestiti. In seguito mia cognata mi ha spesso lodata in pubblico, dicendo che ero la migliore della famiglia. Anche gli abitanti del villaggio si complimentavano con me e questo mi rendeva molto felice. Dopo il mio matrimonio, mia suocera è rimasta allettata; dopo essermi presa cura di lei per un certo tempo, il mio fisico era stremato. Quando sono andata a trovare mia madre, me ne sono lamentata con lei e lei mi ha dato un consiglio: “Devi essere brava verso tua suocera; non puoi farti una cattiva reputazione”. Riflettendo sulle sue parole, mi sono trovata d’accordo con lei. Davvero, il senso della vita sta proprio nel lasciare un buon nome, evitando di farsi una cattiva reputazione. Io e le mie due cognate avremmo dovuto fare i turni nel prenderci cura di mia suocera, ma per costruirmi una buona reputazione nel villaggio, per dieci anni mi sono presa cura di lei da sola, fino alla sua morte. E ho ricevuto le lodi degli abitanti del villaggio e la buona reputazione che desideravo.
Dopo l’inizio della mia fede in Dio, ho continuato a ricordare gli insegnamenti di mia madre. Mi interessavano molto le opinioni che i fratelli e le sorelle della chiesa avevano di me e temevo che qualsiasi errore da parte mia avrebbe potuto dare loro una cattiva impressione. A quel tempo, perseguivo con fervore la mia fede, ero diligente nel leggere la parola di Dio e partecipavo attivamente alle condivisioni durante le riunioni. Ho iniziato presto ad assolvere il mio dovere di leader della chiesa. Per preservare una buona immagine nel cuore dei fratelli e delle sorelle, mi sono concentrata ancora di più sul nutrirmi della parola di Dio, affinché mi vedessero come una persona capace di condividere sulla verità e di essere una leader competente. Ho anche lavorato sodo per mantenere un buon rapporto con i miei collaboratori: ogni volta che mi chiedevano aiuto, io facevo del mio meglio per assisterli. A volte saltavano gli incontri di gruppo per motivi personali oppure mi presentavano dei problemi irrisolti e mi chiedevano di condividere per risolverli, invece di trovare una soluzione da soli. Mi sono assunta anche quei compiti. A causa del maggiore carico di lavoro, dovevo uscire presto di casa e tornavo tardi, ogni giorno; ma in realtà non volevo essere così impegnata quotidianamente. Inoltre, mio marito mi vietava di svolgere i miei doveri e spesso mi rimproverava al mio ritorno a casa. Anche se mi sentivo amareggiata ed esausta, mi impegnavo sempre ad aiutare i miei collaboratori, indipendentemente dalla difficoltà del compito, perché essi mantenessero una buona opinione di me. Ogni volta che i fratelli e le sorelle avevano dei motivi di malcontento nella loro vita privata oppure difficltà nell’assolvere ai propri doveri, venivano da me e io li confortavo e trovavo delle parole di Dio per condividere con loro. In chiesa mi sono guadagnata le lodi unanimi dei fratelli e delle sorelle.
Una volta, mentre parlavo con sorella Zheng Lu della mia condizione, lei mi ha riferito che numerosi fratelli e sorelle avevano detto che ero arrogante e avevo un tono di voce duro. Sono rimasta sconcertata e ho cercato di capire chi aveva quella opinione di me. Riflettendo su tutte le interazioni che avevo avuto con i fratelli e le sorelle, mi sono ricordata che poco tempo prima avevo consegnato una lettera di segnalazione senza verificare i dettagli, e avevo formulato una certa caratterizzazione in modo affrettato sulla base delle mie nozioni e delle idee che mi ero fatta, obbligando gli altri ad allinearsi. Ero stata davvero arrogante e presuntuosa. Ma rendersi conto che i fratelli e le sorelle avevano questa opinione di me era alquanto duro da accettare e mi sono sentita molto scoraggiata e ho pensato: “Ho sempre pensato che avrei impresso una buona immagine di me nel loro cuore. Ma scopro che è un’immagine terribile. Questo è davvero mortificante! Come potrò guardarli in faccia in futuro?” In un attimo il mio umore è crollato a picco e mi sono sentita parecchio frustrata, la mia mente si è riempita di pensieri sulle loro opinioni negative su di me. Quella notte mi sono rigirata nel letto, senza riuscire a dormire, e ho pianto in silenzio. Ho perfino pensato di abbandonare il mio dovere. Mi sentivo completamente svuotata, come se mi avessero tolto il vento dalle vele. Per ristabilire la mia immagine nel cuore dei fratelli e delle sorelle, durante le riunioni successive ho fatto molta attenzione al mio tono di voce e alle mie espressioni. Quando parlavo con loro, cercavo di usare un tono dolce e gentile. Quando ho notato dei problemi nei loro doveri, ho evitato di farli notare o di smascherarli direttamente. Invece, li ho incoraggiati a portare a termine le cose, sperando che percepissero che ero disponibile piuttosto che arrogante e presuntuosa. Una volta, durante una riunione per implementare il lavoro, una leader del gruppo è arrivata tardissimo a causa di questioni famigliari e questo ha ritardato l’incontro. Alcuni fratelli e sorelle avevano riferito che non aveva un senso del fardello nel suo dovere e di solito arrivava in ritardo alle riunioni. Volevo sottolineare questa cosa e potarla, ma poi ho pensato: “Se la poto, lei parlerà male di me ai fratelli e alle sorelle, dicendo quanto sono dura e come l’ho potata? Se così fosse, non lascerà una cattiva impressione di me nel cuore di altri fratelli e sorelle?” Per mantenere l’orgoglio e il prestigio, mi sono limitata e ho detto amichevolmente alla leader: “Per piacere, la prossima volta non arrivare in ritardo, o rallenterai il lavoro”. Detto questo, mi sono resa conto che, se avessi continuato a non fare presente i suoi problemi in quel modo, ciò avrebbe potuto influire sulla vita della chiesa. Tuttavia, temendo che lei potesse avere una cattiva impressione di me, non le ho fatto notare nulla. Dopo la riunione, mi sentivo esausta per aver fatto finta di niente. La capogruppo non ha cambiato comportamento dopo quell’episodio. Continuava a trascinarsi nel suo dovere, senza alcun senso del fardello. Mi sentivo repressa e angosciata, fino al punto di pensare che non potevo continuare ad assolvere a quel dovere perché era troppo estenuante.
Un giorno ho letto un passo delle parole di Dio: “La famiglia condiziona le persone non solo con uno o due detti ma con tutta una serie di citazioni e aforismi celebri. Per esempio, gli anziani della tua famiglia e i tuoi genitori non citano spesso il detto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’? (Sì.) Ti stanno dicendo: ‘Le persone devono vivere per la loro reputazione. Le persone non mirano ad altro nella loro vita che a crearsi una buona reputazione tra gli altri e a fare una buona impressione. Ovunque tu vada sii più prodigo di saluti, convenevoli e complimenti e pronuncia più parole gentili. Non offendere gli altri e compi invece un maggior numero di buone azioni e di gentilezze’. Questo particolare condizionamento esercitato dalla famiglia ha un certo impatto sul comportamento o sui principi di condotta delle persone, con l’inevitabile conseguenza che esse attribuiscono grande importanza alla fama e al guadagno. Ovvero attribuiscono grande importanza alla propria reputazione, alla propria fama, all’impressione che suscitano nella mente degli altri e alla stima che gli altri hanno di tutto ciò che esse fanno e di ogni opinione che esprimono. Attribuendo grande importanza alla fama e al guadagno, senza rendertene conto ne dai poca al fatto che il dovere che svolgi sia o meno in linea con la verità e con i principi, al fatto che tu stia soddisfacendo Dio e compiendo il tuo dovere in modo adeguato oppure no. Attribuisci a queste cose minore importanza e priorità, mentre il detto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’, che la tua famiglia ti ha condizionato a seguire diventa per te estremamente importante. Questo ti porta a prestare grande attenzione a come ogni dettaglio che ti riguardi viene percepito dagli altri. In particolare, alcuni prestano particolare attenzione a ciò che gli altri pensano davvero di loro alle loro spalle, al punto di origliare attraverso i muri, di ascoltare dalle porte socchiuse e persino di leggere di nascosto ciò che gli altri scrivono su di loro. Non appena qualcuno fa il loro nome, pensano: ‘Devo subito cercare di sentire cosa sta dicendo di me e se ha una buona opinione di me. Oh cielo, ha detto che sono pigro e che mi piace mangiare buon cibo. Allora devo cambiare, non posso più essere pigro in futuro, devo essere diligente’. Dopo essere stati diligenti per un po’, si dicono: ‘Ho ascoltato tutti per vedere se dicono che sono pigro, e nessuno sembra averlo detto ultimamente’. Ma ancora non si sentono a proprio agio, così lo menzionano casualmente nelle conversazioni con chi li circonda, dicendo: ‘Sono un po’ pigro’. E qualcun altro risponde: ‘Non sei pigro, sei molto più diligente di prima’. A questo punto si sentono immediatamente rassicurati, colmi di gioia e confortati. ‘Guarda un po’, tutti hanno cambiato opinione su di me. A quanto pare hanno tutti notato i miglioramenti nel mio comportamento’. Tutto ciò che fai non è volto a praticare la verità né a soddisfare Dio, bensì a soddisfare la tua reputazione. In questo modo, cosa è diventato effettivamente tutto ciò che fai? È diventato di fatto un gesto religioso. Che cosa è diventata la tua essenza? Sei diventato il fariseo per eccellenza. Che cosa è diventato il tuo cammino? È diventato il cammino di un anticristo. È così che Dio lo definisce. Quindi, l’essenza di tutto ciò che fai è stata contaminata, non è più la stessa; non stai praticando né perseguendo la verità, e stai invece perseguendo la fama e il guadagno. In definitiva, per quanto riguarda Dio, l’assolvimento del tuo dovere è, in una sola parola, inadeguato. Perché? Perché sei dedito solamente alla tua reputazione anziché a ciò che Dio ti ha affidato o al tuo dovere di essere creato. Che cosa senti nel cuore quando Dio dà una simile definizione? Che la tua fede in Dio in tutti questi anni è stata vana? Questo significa dunque che non hai affatto perseguito la verità?” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Dalle parole di Dio sono riuscita a capire che le persone sono state influenzate dal detto “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli”. Si preoccupano soprattutto di come gli altri li considerano. Si concentrano sul prestigio e sull’immagine che hanno nel cuore altrui cercando sempre, con parole e azioni, di fare una buona impressione e di conquistarsi una buona reputazione. Non ho potuto esimermi dal riflettere sul mio continuo perseguire una buona immagine nel cuore delle persone e mi sono resa conto di essere influenzata da questo tipo di pensiero e da questo punto di vista. Quando ero giovane, avevo sentito involontariamente mia cognata parlare male di mia madre e di mia sorella maggiore. Per impedire a mia cognata di parlare male di me, avevo preso l’iniziativa di lavare i vestiti dei suoi figli e di dare loro da mangiare. Dopo il mio matrimonio, per crearmi una buona reputazione tra la gente, avevo assistito volontariamente per dieci anni mia suocera che era allettata. Anche se ero esausta e riluttante, avevo sopportato quelle sofferenze, per quanto fosse difficile. Dopo aver iniziato a credere in Dio, per lasciare una buona impressione ai fratelli e alle sorelle, Avevo perseguito con entusiasmo la mia fede e svolto il mio dovere in modo attivo. Quando i miei colleghi ritardavano il loro dovere per questioni personali, non lo facevo notare, ma anzi li aiutavo a portarlo a termine. Sentire gli elogi degli altri mi dava grande gioia e mi motivava a fare il mio dovere, pronta a sopportare qualsiasi difficoltà. Le valutazioni negative da parte dei fratelli e delle sorelle mi avevano così turbata che volevo addirittura abbandonare il mio dovere. Mi ero concentrata sul risanare la mia immagine nei loro cuori. Quando incontravo i fratelli e le sorelle, parlavo loro con cautela, cercando di rendere il mio tono il più gentile possibile e salutandoli con un sorriso, così che mi vedessero come una persona disponibile. Quando ho visto che la capogruppo arrivava spesso in ritardo alle riunioni ed era irresponsabile, avrei dovuto far notare e smascherare i suoi problemi. Ma temevo che potarla avrebbe lasciato un’impressione negativa di me nel cuore di altri. Così avevo chiuso un occhio, prendendo la cosa alla leggera e ponendola in maniera lieve e gentile, in modo che tutti avessero una buona impressione di me. Come leader della chiesa, avendo visto i fratelli e le sorelle fare il loro dovere in modo superficiale e ritardare il lavoro, avrei dovuto condividere per aiutarli, evidenziare i loro problemi e potarli, aiutandoli a conoscere i loro problemi e a rettificarli tempestivamente. Tuttavia, per far sì che tutti avessero un’opinione positiva di me e mantenere una buona reputazione, non avevo esitato a violare i requisiti di Dio per cedere a loro e perdonarli. Non avevo affatto preso in considerazione il lavoro della chiesa. Svolgere in questo modo il mio dovere è forse in linea con le intenzioni di Dio? Riflettendo sulle mie azioni, mi sono resa conto che erano state davvero disgustose!
Ho continuato a leggere le parole di Dio e sono riuscita a capire più a fondo il mio comportamento. Dio Onnipotente dice: “Non hai perseguito la verità e hai invece prestato particolare attenzione alla tua reputazione, e alla base di questo vi sono i condizionamenti che provengono dalla tua famiglia. Qual è il detto che ti ha condizionato in modo più preponderante? Il detto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’ ha messo profonde radici nel tuo cuore ed è diventato il tuo motto. Ne sei stato influenzato e condizionato sin da quando eri piccolo, e anche ora che sei adulto continui a ripeterlo per influenzare la prossima generazione della tua famiglia e coloro che ti circondano. Naturalmente, la cosa ancora più grave è il fatto che lo hai adottato come metodo e principio per comportarti e gestire le cose e persino come obiettivo e direzione che persegui nella vita. Il tuo obiettivo e la tua direzione sono sbagliati, e quindi sarà sicuramente negativo anche l’esito finale. Questo perché, in essenza, tutto ciò che fai è finalizzato solamente alla tua reputazione e a mettere in pratica il detto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’. Non stai perseguendo la verità eppure nemmeno tu ne hai consapevolezza. Pensi che non ci sia nulla di male in questo detto, in quanto le persone non dovrebbero forse vivere per la loro reputazione? Come dice un detto popolare: ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’. Questo detto è in apparenza alquanto positivo e legittimo, quindi accetti senza rendertene conto il suo condizionamento e lo consideri una cosa positiva. Una volta che consideri questo detto come una cosa positiva, inconsapevolmente lo persegui e lo metti in pratica. Allo stesso tempo, confusamente e senza rendertene conto, lo interpreti erroneamente come fosse la verità e un criterio di verità. Quando lo consideri un criterio di verità, smetti di ascoltare ciò che Dio dice e non riesci a comprenderlo. Metti ciecamente in pratica il motto ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’, agisci in base a esso e ciò che alla fine ottieni è una buona reputazione. Hai ottenuto ciò che volevi, ma così facendo hai violato e abbandonato la verità e hai perso la possibilità di essere salvato. Dato che questo è l’esito finale, dovresti abbandonare e lasciarti alle spalle l’idea che ‘L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli’, che la tua famiglia ti ha condizionato ad abbracciare. Non si tratta di qualcosa cui dovresti aggrapparti né di un detto o di un’idea alla cui pratica dovresti dedicare una vita intera di sforzi ed energie. Questa idea e questa visione che ti sono state inculcate e con cui sei stato condizionato sono sbagliate, quindi dovresti abbandonarle. Dovresti farlo non solo perché non sono la verità, ma anche perché ti porteranno a smarrirti e, alla fine, alla distruzione, quindi le conseguenze sono molto gravi. Per te non si tratta di un semplice detto, ma di un cancro; è un mezzo e un metodo per corrompere le persone. Questo perché all’interno delle Sue parole, tra tutti i requisiti che ha posto alle persone, Dio non ha mai chiesto loro di perseguire una buona reputazione, di ricercare la fama, di fare una buona impressione sugli altri, o di ottenere la loro approvazione, o di suscitare i loro apprezzamenti, né le ha esortate a vivere per la fama o al fine di guadagnarsi una buona reputazione. Dio vuole solo che le persone svolgano bene il loro dovere e si sottomettano a Lui e alla verità. Pertanto, per quanto ti riguarda, questo detto è un tipo di condizionamento esercitato dalla tua famiglia che dovresti abbandonare” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono profondamente commossa. Il detto “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” causa davvero gravi danni alle persone. Ho riflettuto su come avevo assorbito fin dall’infanzia gli insegnamenti di mia madre, che mi avevano portato a perseguire cose come “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli”. Per ottenere una buona reputazione, anche di fronte a cose che chiaramente non volevo o non dovevo fare, ero scesa a compromessi e le avevo fatte. Dopo aver iniziato a credere in Dio, avevo continuato a considerare questo detto come pillole di saggezza, dando sempre la priorità alla mia immagine nel cuore degli altri rispetto ai miei doveri. Quando quella sorella aveva fatto notare il mio carattere arrogante e il mio tono duro, intendeva aiutarmi a riflettere su me stessa e ad abbandonare la mia indole corrotta praticando la verità. Ma invece di riflettere su me stessa, avevo preferito mascherarmi e fingere, fuorviando i fratelli e le sorelle con la mia falsa apparenza esteriore. Quando avevo notato che alcuni fratelli e sorelle facevano il loro dovere in modo irresponsabile e ritardavano il lavoro della chiesa, non glielo avevo fatto notare e non li avevo aiutati, ma avevo continuato a esortarli, comportandomi come se fossi amorevole e paziente per ottenere da loro un’alta considerazione. In realtà tutte le mie azioni erano freni e camuffamenti superficiali, l’epitome dell’ipocrisia. Stavo fuorviando i fratelli e le sorelle e, cosa più importante, ingannavo Dio. Questo mi ha ricordato i farisei che esteriormente apparivano devoti, umili e amorevoli: pregavano intenzionalmente agli incroci e insegnavano le Scritture nei templi ogni giorno, per dimostrare la loro devozione e lealtà a Dio, affinché tutti li sostenessero. Tuttavia, essi non seguivano le parole di Dio, ma si abbellivano e ingannavano e fuorviavano gli altri con il loro buon comportamento esteriore. Mi sono resa conto che anch’io mi comportavo come i farisei. Se non avessi perseguito un cambiamento di indole e non avessi praticato la verità nei miei doveri, non importa quanto bene mi camuffassi o quanta ammirazione ricevessi dagli altri, il mio esito sarebbe stato come quello dei farisei: sarei stata maledetta e punita da Dio. Dio mi ha mostrato la grazia dandomi l’opportunità di formarmi come leader, allo scopo di aiutarmi a svolgere bene i miei doveri e a mantenere il lavoro della chiesa. Quando avevo visto che c’erano problemi con i doveri dei fratelli e delle sorelle, avrei dovuto farli notare, condividere con loro per risolverli. Questa è la mia responsabilità, questo è ciò che Dio mi chiede. Tuttavia, stavo perseguendo esclusivamente fama e guadagno, vivendo senza alcuna integrità e dignità. Non volevo più farmi ingannare da Satana. Dovevo compiere bene il mio dovere.
In seguito ho letto un altro passo delle parole di Dio, che mi ha fornito un cammino di pratica. Dio Onnipotente dice: “Il popolo eletto di Dio dovrebbe, come minimo, possedere coscienza e ragionevolezza e interagire, socializzare e lavorare con gli altri secondo i principi e gli standard che Dio richiede alle persone. Questo è l’approccio migliore. Ciò è in grado di soddisfare Dio. Quali sono dunque le verità principi richieste da Dio? Che le persone mostrino comprensione per gli altri quando sono deboli e negativi, che abbiano considerazione per il loro dolore e per le loro difficoltà e che si informino al riguardo, che offrano aiuto e sostegno, che leggano loro le parole di Dio per aiutarli a risolvere i loro problemi, facendo sì che comprendano le intenzioni di Dio e che smettano di essere deboli, e che li conducano davanti a Dio. Questo modo di praticare non è forse in linea con i principi? Praticare in questo modo è in linea con le verità principi e, naturalmente, le relazioni di questo tipo sono a maggior ragione in linea con esse. Quando le persone causano deliberatamente disturbi e intralci, o fanno deliberatamente il loro dovere in modo superficiale, se te ne accorgi e sei in grado di far loro notare queste cose, di rimproverarle e di aiutarle secondo i principi, allora questo è in linea con le verità principi. Se invece chiudi un occhio, o tolleri il loro comportamento e le copri, arrivando persino a pronunciare belle parole per lodarle e applaudirle, questi modi di interagire con le persone, di affrontare le questioni e di gestire i problemi sono chiaramente in contrasto con le verità principi e non hanno alcun fondamento nelle parole di Dio. Quindi, questi modi di interagire con le persone e trattare le questioni sono chiaramente inappropriati, e davvero non è facile scoprirlo se non li si analizza e discerne secondo le parole di Dio” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (14)”). Dalle parole di Dio, ho capito che Dio richiede alle persone di interagire tra loro secondo le verità principi. Quando vediamo che i fratelli e le sorelle si sentono negativi, deboli o hanno delle mancanze, dobbiamo condividere per aiutarli con amore, affinché possano comprendere le intenzioni di Dio, riflettere sui loro problemi, conoscerli e progredire nell’accesso alla vita. Se qualcuno ha un atteggiamento problematico nei confronti dei propri doveri, e questo causa intralci, disturbi o ritardi nel lavoro, dobbiamo smascherarli e potarli secondo i principi. Non possiamo chiudere un occhio per preservare orgoglio e prestigio. Per esempio, quando la capogruppo arrivava spesso in ritardo alle riunioni e questo incideva sulla vita della chiesa, avrei dovuto potarla, smascherarla e analizzarla. Inoltre quando i fratelli e le sorelle mi segnalavano i miei problemi, avrei dovuto accettarli e riflettere seriamente sulla mia indole arrogante e praticare la verità per scacciare la mia corruzione, piuttosto che camuffarmi per preservare una buona immagine nei loro cuori. Dopo aver compreso questi principi di pratica, mi sono sentita rilassata e sollevata.
In seguito quando sono andata in un’altra chiesa per seguire il lavoro del Vangelo, sono venuta a sapere che il diacono del Vangelo era irresponsabile e non aveva un senso del fardello nel suo dovere. Era ostile perfino quando i leader della chiesa supervisionavano e seguivano il suo lavoro. Considerata la situazione, avrei dovuto segnalarlo per aiutarla, smascherarla e potarla. Tuttavia, ho riflettuto sul fatto che quella era la prima riunione lì. Cosa avrebbero pensato tutti di me se avessi smascherato i suoi problemi all’arrivo? Come avrei potuto collaborare con loro in futuro se non avessero avuto una buona impressione di me al nostro primo incontro? Quando ho avuto questi pensieri, ho capito che ero ancora una volta preoccupata della mia reputazione e del mio prestigio. Mi sono ricordata delle parole di Dio: “Per prima cosa dovresti pensare agli interessi della casa di Dio, tenere in considerazione le Sue intenzioni e il lavoro della chiesa. Metti queste cose di fronte a tutto; soltanto in seguito puoi pensare alla stabilità del tuo prestigio o a come gli altri ti considerano” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo liberandosi della propria indole corrotta”). Riflettendo sulle parole di Dio ho capito che, a prescindere dalle circostanze, devo dare priorità agli interessi della chiesa. Il diacona del Vangelo era irresponsabile nei suoi doveri e rallentava il progresso del lavoro del Vangelo. Per di più, si è rifiutata di accettare la supervisione. Se non le avessi fatto notare i suoi problemi, questo avrebbe ritardato il lavoro del Vangelo e il suo ingresso nella vita non ne avrebbe tratto alcun beneficio. Non potevo più continuare a preservare la mia immagine e il mio prestigio nel cuore degli altri. A prescindere da come la sorella mi avrebbe considerato, dovevo praticare la verità e salvaguardare gli interessi della chiesa. In seguito ho evidenziato i problemi legati al dovere della sorella e ho condiviso sull’importanza che leader e lavoratori supervisionino e seguano il lavoro, le responsabilità di un diacono del Vangelo, e su come adempiere i propri doveri in modo responsabile. Dopo la mia condivisione, la sorella ha riconosciuto di essere stata superficiale nel compiere il suo dovere. Si è aperta sul suo stato e ha espresso la volontà di invertire la rotta. In seguito ha svolto il suo compito in modo più proattivo e il lavoro del Vangelo ha cominciato a progredire.
Grazie a queste esperienze, ho capito che è fondamentale praticare la verità e fare il proprio dovere secondo i principi. Se salvaguardo sempre i miei interessi personali e preservo il mio orgoglio e il mio prestigio mentre svolgo il mio dovere, non solo danneggio il lavoro della chiesa, ma arreco anche danno ai fratelli e alle sorelle e a me stessa. Le parole di Dio mi hanno aiutata a raggiungere questa consapevolezza e trasformazione. Dio sia lodato!