90. Ho sperimentato la gioia di essere onesta

di Cheng Xiao, Cina

Nel marzo 2023 ero responsabile del lavoro del Vangelo in una chiesa. I risultati del lavoro di quella chiesa erano molto scarsi. Ho lavorato duramente per un po’, ma ancora non c’erano dei miglioramenti ed ero molto preoccupata. Un giorno ho sentito che i leader sarebbero venuti a una riunione per esaminare il lavoro ed ero molto a disagio, pensando: “L’ultima volta che i leader sono venuti, hanno condiviso con noi sulla questione della coltivazione delle persone, ma non ho ancora trovato un candidato adatto. Quando vedranno che pratico da così tanto tempo senza ancora riuscire a fare bene il lavoro, penseranno forse che non ne ho la capacità? Se accadesse, perderebbero completamente la buona opinione che hanno di me!” Quella notte, mentre cercavo di dormire, ogni volta che pensavo ai leader che venivano a controllare il lavoro, il cuore mi batteva forte e mi sentivo davvero in ansia.

Il giorno dopo, quando i leader sono venuti a controllare il lavoro, ho avuto paura che vedessero gli scarsi risultati e pensassero che non ero in grado di fare un lavoro reale, così, prima che potessero fare domande, ho spiegato subito come avevo riassegnato i lavoratori del Vangelo, e come avevo monitorato il loro lavoro. Hanno fatto delle domande alla mia sorella collaboratrice Xiao Lin, e ogni volta che sentivo Xiao Lin sbagliare qualche punto, subito intervenivo per colmare la mancanza; volevo così dimostrare ai leader che avevo capacità nel lavoro e che potevo fare un lavoro reale. Dopo questo scambio, i leader non hanno detto nulla e io ho tirato un sospiro di sollievo. Qualche tempo dopo i leader ci hanno chiesto quali fossero le ultime deviazioni e difficoltà che avevamo avuto nella predicazione del Vangelo. Ho pensato: “Ultimamente il lavoro di cui sono responsabile non è stato fruttuoso, quindi non sarebbe meglio informarli della situazione, in modo che ci aiutino a trovarne la causa?” Ma poi ho pensato, “Se faccio presente queste cose e poi scoprono altri problemi con i miei doveri, non sarà ancora più chiaro che non ho capacità lavorative? Non finirei con l’umiliarmi, se glielo dicessi?” Al pensiero, mi sono rimangiata le parole che avevo sulla punta della lingua. Nel pomeriggio, i leader mi hanno corretta e potata, dicendomi: “Dici di aver svolto questo e quell’altro compito, facendo sembrare che non ci siano problemi o carenze, ma il lavoro non ha ancora dato risultati. Dovresti riflettere sui motivi di questa situazione”. Dopo che i leader se ne sono andati, mi sono sentita un po’ inquieta e anche molto in colpa per non aver rivelato come stavano realmente le cose con il lavoro. Ho pensato a queste parole di Dio: “Molti preferirebbero essere condannati all’inferno piuttosto che parlare e agire onestamente. Non c’è da stupirsi che Io abbia in serbo un altro trattamento per coloro che sono disonesti(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tre ammonimenti”). Stavo avendo delle chiare difficoltà nel mio dovere, ma quando i leader sono venuti alla riunione, ho avuto paura di rivelare le mie scarse capacità lavorative e di perdere la faccia, così non ho parlato. Questo ha fatto sì che le difficoltà non venissero risolte e che il lavoro ne soffrisse. Sentivo che questa natura era molto grave. Stavo tentando di ingannare sia le persone che Dio. Avevo il cuore in fiamme per il disagio.

In seguito, ho letto queste parole di Dio: “Gli anticristi sono malvagi per natura; non possiedono un cuore di onestà di amore per la verità o per le cose positive. Vivono spesso in angoli bui: non adottano un atteggiamento di onestà, non sono schietti con le loro parole e sono malvagi e propensi all’inganno verso le altre persone e verso Dio. Vogliono ingannare gli altri, e ingannare anche Dio. Non accetteranno la supervisione degli altri, né tantomeno lo scrutinio di Dio. Quando sono in mezzo alla gente, non vogliono mai che qualcuno sappia che cosa pensano e progettano nel profondo, che genere di persone sono e quale atteggiamento nutrono nei confronti della verità, e così via; non vogliono che gli altri sappiano nulla di tutto questo e vogliono anche blandire Dio, tenerLo all’oscuro. Ecco perché, quando un anticristo non ha il prestigio, quando non ha opportunità di manipolare la situazione in un gruppo di persone, allora nessuno può davvero scoprire cosa si nasconde dietro le sue parole e le sue azioni. La gente si chiederà: ‘A cosa pensa ogni giorno? Ci sono determinate intenzioni dietro lo svolgimento del suo dovere? Sta rivelando corruzione? Prova gelosia o odio nei confronti degli altri? Ha pregiudizi verso altre persone? Quali opinioni ha su ciò che dicono gli altri? Cosa pensa quando si imbatte in determinate cose?’ Gli anticristi non lasciano mai che gli altri sappiano che cosa gli succede veramente. Anche se esprimono in poche parole la propria opinione riguardo a qualcosa, saranno vaghi e ambigui, parleranno a vuoto in modo che gli altri non riescano a capire cosa stanno cercando di comunicare e non sappiano cosa vogliono dire o cosa stanno cercando di esprimere, lasciando tutti a grattarsi il capo. Dopo che una persona del genere ottiene il prestigio, assume un comportamento ancora più furtivo in mezzo alla gente. Vuole proteggere le sue ambizioni, la sua reputazione, la sua immagine e il suo nome, il suo prestigio e la sua dignità, e così via. Ecco perché non vuole essere schietto sul suo modo di agire e sul motivo per cui agisce. Anche quando commette un errore, rivela un’indole corrotta, o quando i motivi e gli intenti dietro le sue azioni sono sbagliati, non vuole aprirsi e permettere agli altri di scoprirlo, e spesso indossa una maschera di innocenza e perfezione per ingannare i fratelli e le sorelle. E con il Supremo e con Dio, pronuncia solo parole accattivanti, e spesso usa tattiche ingannevoli e bugie per preservare la sua relazione con il Supremo. Quando riferisce al Supremo del suo lavoro, e parla con Lui, non dice mai nulla di spiacevole, così nessuno può scoprire i suoi punti deboli. Non menzionerà mai ciò che ha fatto laggiù, nessuno dei problemi che sono sorti nella chiesa, i problemi o i difetti del suo lavoro, o le cose che non riesce a comprendere o a capire fino in fondo. Non chiede mai né cerca queste cose con il Supremo, anzi presenta solo un’immagine e un’apparenza di competenza nel suo lavoro, di capacità di accollarsi completamente il suo lavoro. Non segnala al Supremo nessuno dei problemi che esistono nella chiesa, e a prescindere da quanto caotiche possano essere le cose nella chiesa, dalla rilevanza dei difetti emersi nel suo lavoro, o da cosa abbia fatto esattamente laggiù, nasconde ripetutamente tutto questo, sforzandosi di fare in modo che il Supremo non ne venga mai a conoscenza o che non Gli giungano notizie su queste cose, arrivando persino a trasferire in luoghi lontani le persone che sono collegate a tali questioni o che conoscono la verità su di esse, nel tentativo di nascondere cosa sta realmente accadendo. Che razza di pratiche sono queste? Che razza di comportamento è questo? È il tipo di manifestazione che una persona che persegue la verità dovrebbe avere? Ovviamente no. Questo è il comportamento di un demone. Gli anticristi faranno del loro meglio per occultare e nascondere qualsiasi cosa che potrebbe avere un impatto sul loro prestigio o sulla loro reputazione, nascondendo queste cose alle altre persone e a Dio. Questo significa ingannare coloro che stanno sopra e sotto di loro(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 11”). Dalle parole di Dio, ho capito che gli anticristi sono intrinsecamente malvagi e propensi all’inganno. Pur di proteggere la faccia e il prestigio, ogni volta che hanno problemi o difficoltà nei loro doveri, o qualsiasi perdita causino ai loro doveri, ingannano gli altri per nasconderlo e si fingono competenti nel loro lavoro. Questo comportamento è un atto demoniaco, volto a ingannare sia i superiori che i subordinati. Riflettendo su me stessa, ero ben consapevole del fatto che l’efficacia del lavoro di cui ero responsabile era scarsa e che avevo difficoltà a coltivare le persone, cosicché, quando i leader sono venuti alla riunione, avrei dovuto parlarne e lasciare che mi aiutassero a risolvere il problema. Ma temevo che pensassero che non avevo capacità lavorative e anche di perdere ai loro occhi la mia buona immagine. Senza aspettare che esaminassero il lavoro, ho accennato frettolosamente a quanto mi ero impegnata a controllare il lavoro, mostrando di avere capacità lavorative e di essere in grado di risolvere problemi effettivi, per mostrare che gli scarsi risultati non erano una mia responsabilità. Quando i leader sono venuti a controllare l’andamento del lavoro del Vangelo, ero ben consapevole che avrei dovuto parlare delle difficoltà e cercare al più presto delle soluzioni, ma avevo paura di esporre le deviazioni e le mancanze nei miei doveri e di perdere la faccia e il prestigio, quindi ho tenuto la bocca chiusa. Le mie capacità lavorative erano scarse, c’erano molti problemi nei miei doveri e il lavoro della chiesa aveva già subito delle perdite, ma per salvare la faccia e il prestigio, cercavo di dare agli altri l’impressione di essere competente nel mio lavoro. Gli anticristi, a prescindere dai torti o dai mali che commettono, faranno di tutto per nascondere e ingannare, pur di proteggere la loro reputazione e il loro prestigio, senza alcun riguardo per gli interessi della casa di Dio. Mentivo e ingannavo per nascondere la verità di non saper svolgere un lavoro reale: ma allora, che differenza c’era tra me e un anticristo? Pensare a questo mi ha fatto sentire piena di rimorsi, così ho scritto subito ai leader del mio attuale stato e della mancanza di risultati nei miei doveri. Dopo che i leader lo hanno compreso, pur potandomi per il mio inganno, mi hanno anche guidata a riflettere su me stessa e mi hanno aiutata a trovare le ragioni della mancanza di efficacia del mio lavoro. Hanno trovato che nel mio lavoro mi limitavo a declamare slogan, che non avevo condiviso su soluzioni che affrontassero le reali difficoltà dei miei fratelli e sorelle, e che non ero riuscita a fornire un cammino pratico per il futuro. Una volta identificati i miei problemi, il mio cuore si è sentito molto più illuminato.

In seguito, ho praticato con coscienza l’onestà, ma a volte mi sono ancora sentita condizionata dalla mia indole corrotta. Una volta, quando i leader sono intervenuti a una riunione, mi sono ricordata che c’era un lavoratore del Vangelo che aveva una levatura piuttosto buona, ma che aveva lavorato secondo le proprie idee e aveva trascurato di entrare nei principi. Avevo condiviso con lui alcune volte ma non avevo visto alcun miglioramento, così ho pensato di dover sollevare la questione con i leader per cercare di risolvere il problema. Ma poi ho pensato: “Se i leader scoprissero le mie mancanze, non direbbero che le mie capacità lavorative sono carenti? Che umiliazione! Farei meglio a tacere”. Ma poi mi sono ricordata della lezione che avevo imparato dal mio ultimo fallimento e ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Se siete leader o lavoratori, temete che la casa di Dio chieda informazioni sul vostro lavoro e lo supervisioni? Avete paura che la casa di Dio scopra mancanze ed errori nel vostro lavoro e vi poti? Avete paura che, dopo aver conosciuto la vostra reale levatura e statura, il Supremo vi veda sotto una luce diversa e non vi consideri per una promozione? Se hai questi timori, ciò dimostra che le tue motivazioni non sono nell’interesse del lavoro della chiesa, che stai lavorando per la reputazione e il prestigio, e ciò dimostra che hai l’indole di un anticristo. Se hai l’indole di un anticristo, rischi di percorrere il cammino degli anticristi e di commettere tutto il male operato dagli anticristi(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8: Vogliono che gli altri si sottomettano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte seconda)”). Contemplando le parole di Dio, mi sono resa conto che avevo dato troppa importanza alla faccia e al prestigio, e che questo mi aveva portato ad agire con propensione all’inganno e a fare cose che avevano danneggiato gli interessi della casa di Dio. In questo modo stavo percorrendo il cammino di un anticristo. Ho parlato quindi dei problemi per i quali volevo chiedere aiuto. I leader hanno scoperto che non stavo condividendo la verità per risolvere i problemi, bensì che stavo sfruttando la mia posizione per dare lezioni agli altri. Questo ostacolava le persone e le lasciava senza un cammino nei loro doveri. Quando i leader hanno sottolineato questi problemi, mi sono sentita bruciare in viso e ho pensato tra me e me: “Cosa penseranno di me adesso? Penseranno che manco di umanità? Che grande umiliazione!” Ho cominciato a pentirmi di aver detto la verità. Ma poi ho pensato: “Lo scopo di parlare non è forse quello di individuare questi motivi e risolvere i problemi? Se mi limito all’immagine e non sono disposta ad accettare queste cose, come si possono risolvere i problemi?” Così ho pregato Dio di aiutarmi a ribellarmi a me stessa, ad accettare e a sottomettermi. Mi sono anche ricordata che avevo mostrato un comportamento simile non solo nei confronti di questo lavoratore del Vangelo, ma anche verso altri. Quando ho visto che la loro efficacia nei doveri era scarsa, non ho riflettuto su quale mio compito non fosse stato svolto bene e non ho guardato le loro difficoltà, ma invece mi sono sentita lesa nell’immagine e nel prestigio, così li rimproveravo. Questo non solo non li aiutava, ma li limitava. In seguito, mi sono subito scusata con i miei fratelli e sorelle, e ho aperto il mio cuore per condividere sul mio stato. Lo stato dei lavoratori del Vangelo era un po’ migliorato, e loro hanno potuto riconoscere le loro carenze e sono stati desiderosi di impegnarsi per migliorare. Successivamente, nel seguire il lavoro, ho prestato maggiore attenzione ai principi di condivisione, e a fornire migliori cammini di pratica. A quel tempo, anche se praticare l’onestà e aprirsi con i leader era un po’ imbarazzante, questa cosa mi ha permesso di riconoscere i miei problemi e di fare adeguamenti tempestivi, ed è stato vantaggioso per il mio ingresso nella vita e per i miei doveri.

In seguito, ho anche pensato: “So benissimo che praticare l’onestà è quello che Dio richiede, ma allora perché ho sempre paura di essere guardata dall’alto in basso e sono riluttante a praticare l’onestà?” Ho pregato Dio di darmi una guida, e mi sono ricordata della Sua condivisione che analizza un detto trasmesso dalla nostra famiglia: “Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia”. Così l’ho cercato per leggerlo. Dio Onnipotente dice: “Quando gli anziani della famiglia ti ripetono spesso che ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’, lo fanno perché tu attribuisca importanza all’avere una buona reputazione, al vivere una vita di cui essere orgoglioso e al non fare cose che ti procurino disonore. Dunque, questo detto guida le persone in modo positivo o negativo? Può condurti alla verità? Può portarti a comprenderla? (No.) Puoi affermare in tutta certezza: ‘No, non può!’ Riflettici: Dio dice che le persone dovrebbero comportarsi in modo onesto. Quando hai commesso una trasgressione, hai fatto qualcosa di sbagliato oppure hai agito in ribellione a Dio e contro la verità devi ammettere il tuo errore, acquisire comprensione di te stesso e continuare ad analizzarti per raggiungere un autentico pentimento, e da quel momento in poi agire in base alle parole di Dio. Quindi, doversi comportare onestamente non è forse in conflitto con il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’? (Sì.) In che modo lo è? Il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’ ha lo scopo di indurre le persone ad attribuire importanza a vivere il loro lato migliore e positivo e a fare più cose che le mettano in buona luce anziché fare cose cattive o disonorevoli o rivelare il loro lato peggiore, così da evitare di vivere senza dignità e orgoglio. In nome della reputazione, dell’orgoglio e dell’onore, non si può gettare tutto di sé stessi nella spazzatura né tanto meno parlare agli altri del proprio lato oscuro e dei propri aspetti disdicevoli, poiché bisogna vivere con dignità e orgoglio. Per avere dignità bisogna godere di una buona reputazione, e per godere di una buona reputazione bisogna fingere e vendersi bene. Questo non è forse in conflitto con il comportarsi onestamente? (Sì.) Quando ti comporti onestamente, quello che fai è completamente in contrasto con il detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’. Se vuoi comportarti onestamente, non attribuire importanza all’orgoglio; l’orgoglio non vale un centesimo. Di fronte alla verità ci si dovrebbe esporre, non fingere né trasmettere una falsa immagine di sé. Bisogna rivelare a Dio i propri veri pensieri, gli errori commessi, le violazioni delle verità principi e così via, e mettere a nudo queste cose anche davanti ai fratelli e alle sorelle. Non si tratta di vivere per la propria reputazione ma di vivere per comportarsi onestamente, per perseguire la verità, per comportarsi da veri esseri creati e per soddisfare Dio ed essere salvati. Quando però non capisci questa verità né le intenzioni di Dio, i condizionamenti esercitati dalla tua famiglia tendono a dominare. Così, quando fai qualcosa di sbagliato, lo nascondi e metti in scena una finzione, pensando: ‘Non posso dire nulla al riguardo, e non permetterò a nessun altro che lo sa di parlare. Se qualcuno di voi dice qualcosa, se la dovrà vedere con me. La mia reputazione viene prima di tutto. Vivere non ha altro scopo che salvaguardare la propria reputazione, perché è la cosa più importante di tutte. Se una persona perde la reputazione, perde tutta la dignità. Quindi non si può dire come stanno le cose veramente: si deve fingere, si deve nascondere, altrimenti si perdono la reputazione e la dignità e la vita diventa inutile. Se nessuno ti rispetta allora sei soltanto inutile, spazzatura priva di valore’. Praticando in questo modo, è possibile comportarsi onestamente? È possibile essere completamente aperti e analizzare sé stessi? (No.) Ovviamente, comportandoti in questo modo aderisci al detto ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’ che la tua famiglia ti ha condizionato a seguire. Se però abbandoni questo detto per perseguire e praticare la verità, esso cesserà di influenzarti e di farti da motto o da principio d’azione, e invece ciò che farai sarà esattamente l’opposto di quanto esso sostiene, ossia che ‘Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia’. Non vivrai per la tua reputazione né per la tua dignità bensì per perseguire la verità, per comportarti da persona onesta e per cercare di soddisfare Dio e di vivere come un vero essere creato. Se ti attieni a questo principio, avrai abbandonato gli effetti dei condizionamenti che la tua famiglia esercita su di te(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (12)”). Dalle parole di Dio, ho trovato il motivo per cui ero sempre vincolata al timore di perdere la faccia ed ero incapace di essere una persona onesta. Tutto questo era il risultato del fatto che fin dall’infanzia ero stata influenzata dal veleno satanico del “Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia”. Ero arrivata a mettere la faccia e il prestigio al di sopra di tutto, credendo che avere faccia e prestigio fosse, più di tutto il resto, ciò che portava a una gloriosa vita di dignità e integrità. Se avessi smascherato i miei difetti, mi sarei sentita sminuita e guardata dall’alto in basso dagli altri, il che mi avrebbe dato la sensazione di morire, causandomi un dolore estremo. In realtà, parlare dei miei problemi nei doveri per cercare consiglio poteva aiutarmi a riconoscere le mie mancanze e a trovare il modo di risolverle, permettendomi di svolgere bene i miei doveri. Ma quando sono sorti dei problemi nei miei doveri, non ho cercato di risolverli, bensì ho agito in modo ingannevole per proteggere la mia immagine e il mio prestigio. Anche quando le mie azioni danneggiavano il lavoro, ho coperto i problemi dei miei doveri, parlando sempre, invece, del lavoro che avevo portato a termine, per far credere ai leader che non avevo difficoltà nei miei doveri; il che impediva l’immediata soluzione dei problemi. Mentivo per salvare la faccia e ho cercato di ingannare sia i leader che Dio, senza pensare agli interessi della chiesa. Dov’erano la mia dignità e la mia integrità in questo? Stavo assumendo le sembianze di un demone. La dignità e l’integrità non si mantengono nascondendosi o salvaguardando la faccia Quando una persona è in grado di fare pratica ad essere una persona onesta, ha il coraggio di ammettere le proprie mancanze o i propri errori, accetta e pratica la verità con gli interessi della casa di Dio come priorità, solo allora può essere considerata una persona che ha integrità e dignità. Vivere secondo i veleni satanici fa solo sì che le persone siano sempre più malvagie e propense all’inganno, che commettano sempre più azioni malevole, che alla fine vengano aborrite ed eliminate da Dio.

Ho pensato allora a questo passo delle parole di Dio: “E cosa c’è alla radice del perseguimento dell’interesse personale? Il fatto che le persone considerano i loro interessi personali più importanti di tutto il resto. Si impegnano a ingannare per trarne beneficio, rivelando così la loro indole propensa all’inganno. Come bisognerebbe risolvere questo problema? Per prima cosa è necessario distinguere e conoscere gli interessi, cosa apportano esattamente alle persone e quali sono le conseguenze del perseguirli. Se non si riescono a capire queste cose, rinunciarvi sarà più facile a dirsi che a farsi. Se le persone non comprendono la verità, nulla risulterà più difficile per loro da abbandonare dei loro interessi personali. Questo perché le loro filosofie di vita sono ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ e ‘L’uomo muore per la ricchezza come gli uccelli per il cibo’. È evidente che vivono per i loro interessi. Le persone pensano che se non avessero i loro interessi, se li perdessero, non sarebbero in grado di sopravvivere. È come se la loro sopravvivenza fosse inscindibile da essi, quindi la maggior parte di loro è cieca a tutto tranne che ai propri interessi. Mettono i loro interessi al di sopra di qualsiasi altra cosa, vivono per i propri interessi, e fare in modo che vi rinuncino è come chiedere loro di rinunciare alla propria vita. Cosa fare, dunque, in queste circostanze? Le persone devono accettare la verità. Solo quando capiscono la verità possono capire a fondo l’essenza dei loro interessi personali; solo allora possono iniziare a rinunciarvi e a ribellarsi a essi e a saper sopportare il dolore di lasciar andare ciò che amano così tanto. E, quando sarai in grado di fare questo e rinuncerai ai tuoi interessi, ti sentirai più a tuo agio e più in pace nel cuore, e così facendo avrai sconfitto la carne. Se ti aggrappi ai tuoi interessi e ti rifiuti di abbandonarli, e se non accetti minimamente la verità, in cuor tuo potresti dire: ‘Che c’è di male nel cercare di trarre beneficio e nel rifiutare di subire delle perdite? Dio non mi ha punito, e cosa può mai farmi la gente?’ Nessuno può farti niente, ma con questa fede in Dio, alla fine non riuscirai ad acquisire la verità e la vita. Questa sarà per te un’enorme perdita; non sarai in grado di ottenere la salvezza. Esiste forse rimpianto più grande? Questo è ciò che alla fine deriva dal perseguire i propri interessi. Se le persone perseguono solo la fama, il profitto e il prestigio, se perseguono solo i propri interessi, allora non acquisiranno mai la verità e la vita, e alla fine saranno loro a subire una perdita(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Conoscere la propria indole è il fondamento per trasformarla”). Le parole di Dio mi hanno ricordato che solo rinunciando ai miei interessi e praticando l’onestà posso raggiungere la verità e ricevere la salvezza di Dio. Guadagnare in immagine e prestigio potrà soddisfare la vanità temporanea, ma non può portare alla salvezza. Ho ripensato a quando ho detto la verità in quelle due occasioni. Anche se in quel momento mi sono sentita un po’ in imbarazzo, grazie alla guida e all’aiuto dei leader mi sono resa conto che avevo preso il cammino sbagliato lavorando per il solo bene della faccia e del prestigio, ho visto le deviazioni nei miei doveri e ho trovato i principi e il cammino per risolvere questi problemi. Al confronto, cos’era un’insignificante perdita della faccia? I leader erano consapevoli delle mie scarse capacità lavorative e io dovevo affrontare la cosa con coraggio e gestirla correttamente, dichiarando con sincerità qualsiasi problema o difficoltà e cercando la verità per trovare una soluzione. Solo facendo il mio dovere in questo modo sarei riuscita ad andare avanti. Se avessi cercato, invece, di proteggermi con l’inganno, non solo non sarei riuscita a capire i miei problemi, ma avrei anche compromesso l’efficacia dei miei doveri e mi sarei lasciata alle spalle delle trasgressioni. Non sarebbe stato sciocco da parte mia? Rendendomene conto, ho deciso di praticare l’onestà e di percorrere il cammino della salvezza.

Dopo di che ho continuato a cercare e mi sono resa conto che avevo sempre temuto che i leader supervisionassero e controllasero il mio lavoro perché, in primo luogo, non avevo capito il valore della loro supervisione del lavoro. Ero stata profondamente corrotta da Satana, e in qualsiasi momento avrei potuto agire nei miei doveri basandomi sulla mia indole corrotta. Per questo c’era bisogno che i leader e i lavoratori supervisionassero e controllassero spesso il lavoro, in modo che, quando si incontravano dei problemi, potessero condividere prontamente e aiutare a correggerli. Questo mi avrebbe anche aiutato a non commettere mali che avrebbero potuto disturbare e intralciare il lavoro della chiesa. Quella era la mia salvaguardia! Inoltre, davo molta importanza alla faccia e al prestigio, spesso cercando risultati immediati e violando i principi nei miei doveri, pensando invece di avere un forte senso del fardello per i miei doveri. Anche quando i risultati del lavoro erano scarsi, non riuscivo a riflettere e a conoscere me stessa, e neanche a individuarne le ragioni. Da quando i leader hanno esaminato la questione, mi hanno sì smascherata e potata, ma grazie alla loro guida e condivisione sono riuscita a riconoscere i miei problemi, e ho capito che accettare la loro supervisione è stato essenziale. In seguito, ho voluto praticare l’onestà, e sia che interagissi con i leader che con i miei fratelli e sorelle, ho sempre parlato con onestà. A volte, quando avevo problemi nei miei doveri e non sapevo come risolverli, pur volendomi aprire ho ancora temuto di essere guardata dall’alto in basso: ma mi sono subito ribellata a me stessa e, aprendomi e cercando la condivisione, ho trovato senza volerlo il modo di risolvere i problemi in tempo reale. Mi sono resa conto che essere una persona onesta è molto importante per i doveri e per l’ingresso nella vita. Attraverso questa esperienza, ho capito l’importanza di essere una persona onesta e ho preso coscienza della mia indole propensa all’inganno. Posso attribuire questi risultati alla guida delle parole di Dio. Rendo grazie a Dio!

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