Cosa si evita quando non si ha l’ardire di supervisionare il lavoro
A maggio dell’anno scorso, sono stata incaricata di irrigare i nuovi arrivati. In precedenza, ritenevo che si trattasse di un lavoro relativamente facile: l’unica cosa da fare era condividere con loro sulle visioni e far sì che partecipassero regolarmente alle riunioni. Ma, una volta iniziato, mi sono resa conto che irrigare i nuovi arrivati è in realtà un lavoro molto impegnativo. Oltre a condividere sulla verità per aiutarli a gettare solide fondamenta sulla vera via, dovevo anche coltivare leader, lavoratori e ogni tipo di talento tra le loro fila, in modo che potessero lavorare in modo indipendente. Il mio leader mi ha esortata a supervisionare e a tenere il passo con il lavoro dei nostri irrigatori, perché se avessimo procrastinato o avuto problemi, ciò avrebbe influenzato direttamente il progresso generale del lavoro. Ho compreso l’importanza della supervisione, e ho iniziato a controllare regolarmente i progressi dei miei fratelli e sorelle.
Quando ho iniziato a fissare appuntamenti con loro per discutere del lavoro, passava molto tempo e nessuno rispondeva ai miei messaggi; e, quando rispondevano, continuavano a posticipare. Una volta, ho fissato un incontro con una sorella per discutere di un progetto. Prima ha spostato l’appuntamento dalla mattina al pomeriggio, poi ha rimandato di nuovo alla sera stessa. Alla fine, dopo due giorni, ancora non ci eravamo viste. Ho pensato tra me e me: “Mi stanno evitando di proposito perché mi guardano dall’alto in basso e pensano che non sia in grado di risolvere i loro problemi? Per quanto siano impegnati con il lavoro, non hanno davvero tempo per discutere con me? Se la situazione persiste, come posso fare il mio lavoro?” In seguito, ho finalmente organizzato alcuni incontri con loro, ma quando ho chiesto loro dettagli specifici o fatto domande sui loro progressi, alcuni di loro hanno risposto in modo piuttosto burbero e sono stati un po’ restii. Mi sono detta: “Se sto sempre a controllare il loro lavoro, penseranno che sto cercando di rendere le cose difficili per loro e che non considero ciò che stanno affrontando? Se mi informo sui loro progressi dopo aver assegnato il lavoro, i fratelli e le sorelle penseranno che li sto trattando come macchine e che non ho alcuna sensibilità?” Con questi pensieri in testa, non riuscivo a continuare con le domande. In un’altra occasione, ho notato che la maggior parte dei neofiti che una sorella stava irrigando non frequentava regolarmente le riunioni. Le ho chiesto se stava condividendo la verità e risolvendo i loro problemi. La sorella ha subito risposto: “Tutti i nuovi arrivati hanno affermato di essere occupati, non posso obbligarli a venire alle riunioni”. Temevo che la sorella pensasse che non mi preoccupavo di lei e dei suoi problemi reali, così non ho osato insistere sulla questione. Non è tutto: alcuni di loro erano addirittura negativi dopo che ci eravamo incontrati per discutere del loro lavoro: pur stando in piedi a tutte le ore per lavorare, c’erano ancora tanti problemi, ed erano convinti di non avevano fatto alcun progresso e di non essere adatti a quel lavoro. All’epoca, volevo sottolineare questo problema: se erano negativi e si sottraevano al loro dovere quando sorgevano i problemi, significava che non affrontavano le questioni di petto e non erano in grado di accettare la verità. Ma mi preoccupavo anche che dicessero che non avevo considerazione di loro e non facevo altro che rimproverarli. Così mi sono frenata proprio mentre stavo per parlare. In seguito, sono diventata ancora più titubante e non ero disposta a supervisionare e controllare il lavoro. Ho pensato: “Sono credenti da molti anni, prenderanno l’iniziativa di portare a termine i propri doveri. Alcuni fratelli e sorelle sono così occupati da non avere tempo nemmeno per i devozionali, di certo non si tireranno indietro. L’unica cosa che devo fare è condividere chiaramente sui principi del lavoro e delegare i compiti. Non devo star loro col fiato sul collo tutto il giorno, altrimenti si sentiranno limitati”. Dopo di che, ho smesso di fare supervisioni dettagliate e di controllare il lavoro degli altri e mi sono limitata a farmi un’idea generale dei progressi del lavoro alla fine di ogni mese. Ma, in seguito, mi sono resa conto che anche se tutti sembravano impegnati fino al collo nel lavoro, quando ho chiesto informazioni specifiche, la maggior parte delle persone non ha saputo darmi una risposta diretta, e molti non fornivano i dettagli in maniera chiara. Così ho parlato a tutti dei problemi e delle deviazioni che avevo notato, però nessuno mi ha risposto. Temevo che, se avessi continuato a parlarne, avrebbero potuto opporre resistenza ed essere negativi, così mi sono limitata a riassumere brevemente i problemi e a chiedere loro di apportare modifiche in modo tempestivo, prima di citare alcuni passi delle parole di Dio e di condividere sulla mia comprensione.
Poco dopo, hanno cominciato a emergere problemi nel lavoro. Qualcuno ha riferito che alcuni addetti all’irrigazione non si assumevano la responsabilità dei nuovi arrivati. Non controllavano i neofiti che non partecipavano alle riunioni. Quando qualcuno ha tirato fuori l’argomento, gli addetti all’irrigazione si sono offesi e non hanno accettato quella critica. Di conseguenza, alcuni nuovi arrivati non sono stati monitorati e hanno lasciato la chiesa. Una volta, durante una riunione, un leader superiore ha chiesto notizie sul lo stato del lavoro mensile di irrigazione dei neofiti: voleva sapere quanti di loro non partecipassero regolarmente alle riunioni e perché. Alcune sorelle hanno risposto che non lo sapevano. Allora il leader ci ha trattati, dicendo: “Siete stati così irresponsabili con i nuovi arrivati! Non li avete irrigati bene e così hanno lasciato la chiesa. Non state prendendo sul serio l’incarico di Dio!” Le parole del leader hanno colpito nel segno. Aveva ragione. I fratelli e le sorelle si erano impegnati tanto per portare quei neofiti nella chiesa. Quando non partecipavano alle riunioni, gli irrigatori non avevano ben chiara la loro situazione, e tanto meno si prodigavano per irrigarli e sostenerli, e così quelli hanno lasciato la chiesa. Si tratta di un grave caso di negligenza. Ho capito, inoltre, che i problemi emersi mettevano in luce le mie stesse mancanze. Non mi ero tenuta aggiornata sul lavoro dei fratelli e delle sorelle, non capivo quali problemi pratici avessero, e tanto meno avevo supervisionato da vicino il loro lavoro. Di conseguenza, non avevano chiari i loro problemi e le loro deviazioni. È stato a causa della mia mancanza di responsabilità che le cose sono andate come sono andate. Così ho pregato Dio, chiedendoGli di aiutarmi a riflettere e a conoscere me stessa.
Durante i devozionali, mi sono imbattuta in un passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire il mio stato attuale. La parola di Dio dice: “Non comprendendo come procede il lavoro, i falsi leader sono incapaci di identificare tempestivamente i problemi che emergono nel lavoro, e ancor meno sono in grado di risolverli, cosa che spesso provoca ripetuti ritardi. Accade di frequente che in determinati tipi di lavoro l’ignoranza dei principi e l’assenza di figure adatte a fungere da supervisori facciano sì che gli esecutori di quei lavori versino in una condizione di negatività, passività e attesa, cosa che influisce in modo fortemente negativo sull’andamento del lavoro. Se il leader facesse fronte alle sue responsabilità, se si facesse carico del lavoro, lo facesse progredire sollecitando i lavoratori e trovasse qualcuno che conosce bene il lavoro in questione in grado di dare delle direttive, l’opera progredirebbe più speditamente anziché subire ripetuti ritardi. Dunque è essenziale che i leader sappiano e capiscano nel concreto a che punto è il lavoro. È naturale che debbano assolutamente sapere e capire a che punto è il lavoro, poiché l’avanzamento è legato all’efficienza con cui esso viene svolto e agli obiettivi prefissati. Se un leader non ha neppure idea di come il lavoro stia procedendo, e non lo controlla né lo tiene d’occhio, allora la maggior parte delle persone che svolgono un dovere avrà un atteggiamento negativo e passivo, sarà fortemente apatica e priva di senso del fardello, sarà negligente e superficiale, e in tal caso il lavoro è destinato a progredire lentamente. Se non c’è nessuno che abbia il senso del fardello e che sia esperto nel lavoro, che fornisca guida e supervisione e che sappia disciplinare e trattare le persone, la produttività e l’efficacia del lavoro saranno naturalmente molto scarse. Se i leader e i lavoratori non riescono neppure a rendersi conto di questo, sono stupidi e ciechi. Pertanto, è della massima importanza che i leader e i lavoratori siano tempestivi nell’informarsi, nel seguire e nel tenersi al corrente dell’andamento del lavoro. Le persone sono indolenti, e quindi, senza direttive, stimoli e verifiche da parte di leader e lavoratori che si mantengano aggiornati su come progredisce il lavoro, è probabile che si lascino andare, diventando pigre e approssimative; se questo è l’atteggiamento che hanno nei confronti del lavoro, il progresso e l’efficacia di tale lavoro ne risentiranno gravemente. Per tutti questi motivi, leader e lavoratori all’altezza dei requisiti dovrebbero essere solleciti nel tenersi al corrente di ogni aspetto del lavoro, tenersi informati sulla situazione per quanto riguarda il personale e il lavoro; non dovrebbero per nessuna ragione comportarsi come i falsi leader. I falsi leader sono negligenti e approssimativi nel loro lavoro, non possiedono alcun senso di responsabilità, non risolvono i problemi che si presentano e, di qualunque lavoro si tratti, immancabilmente ‘ammirano i fiori dalla groppa di un cavallo al galoppo’; sono incuranti e approssimativi; pronunciano solamente parole altisonanti e vacue, declamano la dottrina e compiono azioni di facciata. In generale, è così che operano i falsi leader. Volendo fare un paragone con gli anticristi, sebbene non facciano nulla di apertamente malvagio e non abbiano un deliberato intento malefico, è corretto dire che dal punto di vista dell’efficacia i falsi leader siano negligenti e superficiali, nonché privi di senso del fardello, di senso di responsabilità e di lealtà nei confronti del loro lavoro” (La Parola, Vol. 4: Responsabilità di leader e lavoratori). Le parole di Dio rivelano come i falsi leader svolgano il loro lavoro in modo superficiale, limitandosi a declamare frasi a effetto e dottrina, senza supervisionare e controllare il lavoro e non riuscendo a comprendere concretamente l’andamento del lavoro. Nel lavoro emergono molti problemi che non vengono scoperti e risolti in modo tempestivo, causando ritardi nell’avanzamento del lavoro. Applicando le parole di Dio al mio stato, ho capito che mi basavo sulla mia convinzione che i fratelli e le sorelle fossero credenti di lunga data, e spesso erano così impegnati da non avere nemmeno il tempo per i devozionali, quindi con ogni probabilità avrebbero svolto i loro compiti in modo corretto. Per questo motivo, li ho lasciati fare e non ho supervisionato il loro lavoro da vicino, non ho individuato le deviazioni nel loro lavoro o se stavano lavorando secondo i principi, non ho capito perché alcuni progetti non davano risultati. Non avevo contezza di nessuno di questi dettagli. Anche se alcuni problemi li avevo scoperti, non ho aiutato i fratelli a ricapitolare le loro problematiche e le deviazioni e a cercare la verità e la soluzione, tanto meno li ho trattati o guidati in modo tempestivo. Mi sono limitata a parlare di dottrina in modo superficiale, e non ho risolto affatto i loro problemi pratici. Di conseguenza, alcuni dei nuovi arrivati non sono stati irrigati in tempo e hanno lasciato la chiesa. Stavo compiendo il male! Ho capito che, a parte l’organizzazione del lavoro, il compito più importante di leader e lavoratori è quello di supervisionare l’andamento di tutto il lavoro, tenersi al corrente della situazione del lavoro di ognuno e condividere prontamente la verità per risolvere i problemi. Ma non sono riuscita a svolgere il ruolo che un leader dovrebbe svolgere, questo è stato un grave caso di negligenza!
Riflettendo, mi sono resa conto che anch’io avevo una convinzione molto sciocca. Pensavo che i fratelli e le sorelle che erano credenti da molto tempo non avessero bisogno di essere sorvegliati. Credevo che, siccome erano tutti impegnati, dovevano lavorare sodo nei loro compiti, così ho lasciato che facessero le loro cose e non ho supervisionato né mi sono preoccupata, convinta che, così facendo, non li stavo limitando. In realtà, questo era il prodotto delle mie idee e delle mie fantasie. Più tardi, mi sono imbattuta in un passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire l’importanza della supervisione. Dio dice: “Sebbene oggi molte persone compiano un dovere, sono poche quelle che perseguono la verità. Raramente le persone perseguono la verità ed entrano nella realtà della verità mentre compiono il loro dovere; la maggior parte di loro agisce ancora in una maniera priva di principi, non sono ancora persone che obbediscono veramente a Dio; si limitano a dichiarare a parole di amare la verità, di essere disposte a perseguirla, a lottare per essa, ma non si può ancora stabilire quanto durerà la loro determinazione. Coloro che non perseguono la verità sono inclini a manifestare un’indole corrotta in qualsiasi momento o luogo. Coloro che non perseguono la verità sono privi di senso di responsabilità nei confronti del proprio dovere, sono spesso negligenti e superficiali, agiscono a loro piacimento e sono persino incapaci di accettare la potatura e il trattamento. Non appena diventano negativi e deboli, coloro che non perseguono la verità rischiano di gettare la spugna: questo accade spesso, non c’è niente di più comune; è così che si comportano tutti coloro che non perseguono la verità. Quindi, quando le persone non hanno ancora guadagnato la verità, sono inaffidabili e indegne di fiducia. Cosa significa che sono indegne di fiducia? Significa che, di fronte a difficoltà o battute d’arresto, è verosimile che cadano, che diventino negative e deboli. Chi è spesso negativo e debole è una persona affidabile? Decisamente no. Invece, coloro che comprendono la verità sono diversi. Le persone che comprendono realmente la verità hanno senza dubbio un cuore che teme Dio e che obbedisce a Dio, e solo le persone con un cuore che teme Dio sono persone degne di fiducia; le persone prive di timore di Dio nel cuore non sono degne di fiducia. Come ci si deve approcciare a coloro non hanno timore di Dio nel cuore? Naturalmente, si deve dare loro assistenza e sostegno amorevoli. Dovrebbero essere controllati di più mentre compiono il loro dovere, e ricevere più aiuto e guida; solo così si può garantire che svolgano il loro dovere in modo efficace. Qual è lo scopo di tutto ciò? Lo scopo principale è quello di sostenere il lavoro della casa di Dio. In secondo luogo, si tratta di individuare tempestivamente i problemi e provvedere tempestivamente a queste persone, sostenerle, trattarle e potarle, correggere le loro deviazioni e rimediare alle loro mancanze e carenze. Questo è per loro un beneficio, non cela nulla di malevolo. Supervisionare le persone, tenerle d’occhio, informarsi di più su ciò che fanno: tutto questo ha il fine di aiutarle a intraprendere il giusto cammino nella loro fede in Dio, di metterle in condizione di compiere il loro dovere così come richiesto da Dio e secondo i principi, in modo che non causino alcun disturbo o intralcio e non sprechino tempo. L’obiettivo del fare questo nasce interamente dalla responsabilità verso di loro e verso il lavoro della casa di Dio; non cela alcuna malignità” (La Parola, Vol. 4: Responsabilità di leader e lavoratori). Le parole di Dio sono abbondantemente chiare. Tutte le persone hanno un’indole corrotta, e nessuno è affidabile prima di essere reso perfetto. Possiamo avere un po’ di entusiasmo e siamo disposti a compiere i nostri doveri, ma la nostra indole corrotta non è stata completamente trasformata e siamo ancora inerti. Se nessuno supervisiona il nostro lavoro, non ci tratta e non ci pota, è possibile che in qualsiasi momento soccombiamo alla nostra indole corrotta nel nostro lavoro, e agiamo in modo superficiale e negligente o siamo involontariamente fonte di disturbo, causando danni al lavoro della chiesa. Il lavoro viene supervisionato per avere un’idea dell’andamento del lavoro, individuare le deviazioni nel lavoro delle persone e condividere per risolvere i problemi, in modo che il lavoro della chiesa non venga compromesso. La supervisione non consiste nel trovare intenzionalmente colpe nelle persone, ma piuttosto si tratta di essere responsabili e dediti al proprio dovere, assumersi la responsabilità dell’ingresso nella vita delle persone, tenere conto della volontà di Dio e sostenere il lavoro della chiesa. Se i fratelli e le sorelle hanno problemi nel loro lavoro, e si chiude un occhio e non si condivide per aiutarli, per trattarli e per potarli, si tratta di una grave negligenza e di una mancanza di responsabilità. Successivamente, ho praticato consapevolmente secondo le parole di Dio. Più tardi, io e la sorella con cui collaboro abbiamo riepilogato le problematiche attuali del nostro lavoro e poi, dopo averle suddivise in categorie, abbiamo convocato i nostri fratelli e sorelle per la comunione. Grazie alla condivisione, si sono resi conto di avere un atteggiamento sbagliato nei loro doveri e hanno capito l’importanza della supervisione. In seguito, l’atteggiamento generale e lo stato di tutti sono migliorati un po’, e ho cercato consapevolmente di tenermi più aggiornata sullo stato del loro lavoro, di fornire un’attenta supervisione e seguire i loro progressi. Li ho anche aiutati a superare le loro difficoltà e inadeguatezze. Dopo un certo periodo di tempo, mi sono accorta che stavamo ottenendo risultati migliori nel nostro lavoro e che tutti avevano fatto progressi nei loro compiti.
Più tardi, ho continuato a riflettere: “Perché non do importanza alla supervisione? Mi porta a pensare che io abbia altri tipi di indole corrotta. Quali saranno?” Nella mia ricerca, mi sono imbattuta in questo passo delle parole di Dio: “Alcuni leader della chiesa, nel vedere i fratelli o le sorelle compiere il loro dovere in modo negligente e frettoloso, non li rimproverano anche se dovrebbero farlo. Quando vedono qualcosa che è chiaramente dannoso per gli interessi della casa di Dio, fanno finta di niente e non effettuano indagini per non recare la minima offesa gli altri. In realtà, non dimostrano di tenere in considerazione le debolezze delle persone; il loro intento è invece quello di conquistare la gente, cosa di cui sono pienamente consapevoli: ‘Se continuo così e non reco offesa a nessuno, penseranno che sia un bravo leader. Avranno una buona e alta opinione di me. Mi apprezzeranno e ameranno’. A prescindere dai danni arrecati agli interessi della casa di Dio, e da quanto i Suoi eletti siano ostacolati nell’ingresso nella vita, o da quanto sia perturbata la loro vita nella chiesa, i leader di questo tipo persistono nella loro filosofia satanica e non recano offesa a nessuno. Non c’è mai un senso di rimorso nel loro cuore. Vedendo una persona provocare intralcio e disturbo, tutt’al più potrebbero di sfuggita menzionare con noncuranza la questione, e poi accantonarla. Non condividono sulla verità, non evidenziano l’essenza del problema di tale persona, e tantomeno ne analizzano lo stato. Non comunicano mai qual è la volontà di Dio. I falsi leader non espongono né analizzano mai il tipo di errori che le persone spesso commettono o l’indole corrotta che spesso rivelano. Non risolvono alcun problema reale; anzi, tollerano sempre la cattiva condotta e le manifestazioni di corruzione delle persone e, per quanto le persone siano negative o deboli, rimangono indifferenti, limitandosi a predicare qualche parola di dottrina, a fare qualche esortazione sommaria, cercando di evitare i conflitti. Di conseguenza, i prescelti di Dio non riflettono su se stessi e non cercano di conoscersi, non apprendono come risolvere le manifestazioni di vari tipi di corruzione e vivono tra parole, frasi, nozioni e fantasie, senza entrare nella vita. Nel loro cuore, credono persino questo: ‘Il nostro leader mostra addirittura più comprensione per le nostre debolezze di quanto faccia Dio. Forse la nostra statura è troppo piccola per soddisfare le richieste di Dio, ma ci basta soddisfare i requisiti del nostro leader; se obbediamo al nostro leader, stiamo obbedendo Dio. Se un giorno il Supremo sostituirà il nostro leader, allora ci faremo sentire; per mantenere il nostro leader e impedire che il Supremo lo sostituisca, negozieremo con il Supremo e Lo costringeremo ad accontentare le nostre richieste. In questo modo ci comporteremo bene con il nostro leader’. Quando le persone hanno simili pensieri nel cuore, quando hanno un tale rapporto con il leader e nel loro cuore provano dipendenza, ammirazione e venerazione nei suoi confronti, allora arrivano ad avere una fiducia sempre maggiore in questo leader, vogliono ascoltare le sue parole e smettono di cercare la verità in quelle di Dio. Un tale leader ha quasi preso il posto di Dio nel cuore delle persone. Se un leader è intenzionato a mantenere un simile rapporto con il popolo eletto di Dio, se ne trae un sentimento di godimento nel suo cuore, se crede che gli eletti di Dio debbano trattarlo così, allora non c’è alcuna differenza tra lui e Paolo, e ha già intrapreso il cammino di un anticristo. […] Gli anticristi non svolgono un vero lavoro, non condividono la verità e non risolvono i problemi, non guidano le persone a nutrirsi delle parole di Dio e a entrare nella realtà della verità. Si adoperano solo per il prestigio e la fama, si preoccupano solo di affermare se stessi, di proteggere il posto che occupano nel cuore delle persone e di indurre tutti ad adorarli, a venerarli e a seguirli: questi sono gli obiettivi che vogliono raggiungere. È così che gli anticristi cercano di conquistare le persone e di controllare i prescelti di Dio. Tale modo di operare non è forse malvagio? È ripugnante!” (La Parola, Vol. 3: Smascherare gli anticristi, “Tema 1 – Cercano di conquistare le persone”). Gli anticristi hanno un’indole malvagia, lavorano solo per ottenere prestigio, e quando i fratelli e le sorelle hanno dei problemi, non li smascherano e non li correggono, invece sono sempre accomodanti e solidali con loro, per ottenere il loro favore e irretirli, e far sì che tutti li adorino e li venerino e vengano davanti a loro. Riflettendo sulle parole di Dio alla luce del mio recente comportamento nel lavoro, mi sono resa conto di essere proprio come quelli che Dio ha smascherato: per mantenere il mio prestigio e la mia immagine nel cuore delle persone, ogni volta che supervisionavo o mi informavo sul lavoro e gli altri si lamentavano o facevano resistenza, non osavo continuare a indagare, e tanto meno li trattavo e li potavo, temendo che mi considerassero priva di umana sensibilità, che li esortavo e li opprimevo senza tenere conto dei problemi che affrontavano, quindi mi limitavo a segnalare i loro problemi in linea generale, senza analizzare la sostanza delle loro problematiche. A volte notavo anche che nonostante l’impegno di tutti, non c’erano stati progressi nel lavoro, e quindi doveva esserci qualche problema. Ma ogni volta che i fratelli e le sorelle tacevano dopo che li avevo corretti, mi sentivo limitata e non osavo continuare la comunione. Di conseguenza, per molto tempo non è stato fatto alcun progresso nel lavoro, non avevano nessuna consapevolezza dell’essenza della loro negligenza, e non hanno fatto progressi nell’ingresso nella vita. Vivevo secondo la filosofia satanica del “Non colpire mai le persone sotto la cintura”, mantenendo i miei rapporti con le persone, facendo credere loro che ero attenta ai loro problemi e che ero una leader comprensiva, in modo che avessero spazio per me nel loro cuore. Poiché non praticavo la verità e tolleravo sempre i fratelli e le sorelle, non si rendevano conto della gravità dei loro problemi, e questo ha danneggiato gravemente il lavoro della chiesa. Sono stata così egoista e spregevole! La casa di Dio richiede che tutti i leader e i lavoratori supervisionino e seguano i progressi del lavoro, salvaguardino gli interessi della chiesam, individuino e risolvano rapidamente i problemi nel lavoro e svolgano un lavoro pratico. Io, invece, ho mantenuto solo il mio prestigio e la mia reputazione, mettendo da parte gli interessi della chiesa, lasciando che i fratelli e le sorelle vivessero secondo la loro indole corrotta, ho assunto un atteggiamento disinvolto nei confronti del mio dovere e ho ritardato il lavoro. Non sono stata davvero all’altezza delle intenzioni di Dio. Dopo aver riflettuto su questo e averne preso coscienza, ero rammaricata e così ho pregato Dio, disposta a pentirmi e a migliorare il mio atteggiamento nel mio dovere.
Poco dopo, quando un leader è venuto a controllare il nostro lavoro, e ha visto che alcuni progetti erano ancora indietro e non producevano risultati, ci ha chiesto di seguire più da vicino i progressi di tutti, di individuare i problemi e di risolverli rapidamente. Ho pensato: “Questo lavoro è stato assegnato solo di recente. Se ci informiamo ora sui loro progressi, i fratelli e le sorelle non penseranno che siamo troppo severi e che non abbiamo la minima sensibilità?” Mi sono resa conto che ancora una volta mi stavo facendo condizionare dalla fama e dal prestigio e non stavo praticando la verità. Ho pensato alle parole di Dio che dicono: “Non fare sempre cose per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione o al tuo prestigio. Devi prima pensare agli interessi della casa di Dio e farne la tua prima priorità. Dovresti essere rispettoso della volontà di Dio e cominciare col riflettere se tu sia stato o meno impuro nell’adempimento del tuo dovere, se tu sia stato leale, se tu abbia adempiuto alle tue responsabilità e abbia dato tutto te stesso, e, allo stesso modo, se tu abbia o meno riflettuto sinceramente sul tuo dovere e sul lavoro della chiesa Devi prendere in considerazione queste cose. Riflettici spesso e comprendile bene, e ti sarà più facile svolgere bene il tuo dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Ho capito che chi ha veramente a cuore la volontà di Dio mette da parte i propri interessi e dà priorità assoluta agli interessi della chiesa. Considera quale sia la linea d’azione migliore per il lavoro della chiesa e per l’ingresso nella vita degli altri. Solo il compimento del proprio dovere in questo modo è in accordo con la volontà di Dio. Capito questo, il giorno dopo, mi sono informata sull’andamento del lavoro di tutti, e ho scoperto che erano afflitti da problemi di ogni genere, così abbiamo condiviso sui principi, cercato un percorso, e abbiamo pianificato la risoluzione dei problemi. Due settimane dopo, stavamo già ottenendo risultati migliori di prima. Lode a Dio! Grazie alle esperienze che ho fatto in questi mesi, ho capito l’importanza della supervisione. Sono disposta ad accettare l’esame di Dio e a compiere bene il mio dovere in futuro.
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