Dopo la morte di mia moglie
Nell’autunno del 2007, io e mia moglie abbiamo accettato uno dopo l’altra l’opera di Dio degli ultimi giorni. Leggendo le parole di Dio, ho acquisito la certezza che Dio Onnipotente è il vero Dio, che si è fatto carne per salvare l’umanità dalle catastrofi. Ho considerato che avere l’opportunità di accettare la salvezza di Dio in tarda età era per noi due una benedizione incredibile e un’opportunità unica nella vita che non potevamo perdere. Subito dopo aver accettato il Vangelo, abbiamo entrambi assunto un dovere. Io condividevo il Vangelo e irrigavo i nuovi arrivati, mentre mia moglie ospitava in casa. Le nostre giornate trascorrevano felici. Di lì a breve, i problemi di stomaco, la bronchite e alcuni altri disturbi di mia moglie sono migliorati spontaneamente. Dio ci aveva graziati e benedetti. La nostra fede in Lui è cresciuta e la mia spinta a condividere il Vangelo è aumentata. Nel 2012, mentre condividevo il Vangelo, sono stato arrestato e portato al commissariato cittadino. Dopo il mio rilascio, la polizia ha continuato a perseguitarci di tanto in tanto per via della nostra fede. Ci hanno anche minacciati: se avessimo mantenuto la nostra fede, le prospettive future dei nostri figli e nipoti ne avrebbero risentito. Nostra nuora ha creduto alle bugie del PCC in merito alla nostra fede e ha cacciato di casa me e mia moglie durante le celebrazioni del Capodanno cinese. Non sapevamo dove andare e ci sentivamo infelici e deboli. Ci siamo confortati e incoraggiati a vicenda, dicendo: “Questo è un affinamento da parte di Dio e una difficoltà che dovremmo sopportare. Non possiamo scoraggiarci. Possiamo fare a meno di qualsiasi cosa, ma non di Dio”. Ci siamo allora sistemati in una casa abbandonata, dove svolgevamo il dovere di accoglienza dei fratelli. Siamo rimasti lì 8 anni e, nonostante l’abitazione fosse fatiscente, non siamo mai stati disturbati per la nostra fede e perché ci nutrivamo delle parole di Dio, quindi i nostri cuori erano liberi.
Nel settembre del 2022, l’angina di cui mia moglie soffriva da anni ha cominciato ad acuirsi; aveva diversi attacchi al giorno e il dolore si faceva sempre più frequente. Durante le riunioni, non riusciva nemmeno a inginocchiarsi per pregare. A volte il dolore al petto le esplodeva mentre si lavava il viso. Quando le faceva molto male, doveva rimanere ferma lì in piedi e finire di lavarsi il viso dopo che era passato. Vedere le sue condizioni peggiorare di giorno in giorno mi turbava e mi preoccupava ma ho considerato che, in quanto credenti, avevamo la cura e la protezione di Dio. Dio è onnipotente, può riportare in vita i morti, non c’è nulla che non possa fare. In passato era stata afflitta da numerose malattie, ma dopo aver acquisito la fede era migliorata incredibilmente, quindi cos’era mai quel piccolo problema di salute? Non ci ho dato molto peso e l’ho confortata dicendole: “Non avere paura: abbiamo Dio. Lui ci proteggerà”. In seguito, mi sono accorto che il dolore di mia moglie peggiorava e che aumentare il dosaggio dei farmaci non serviva a nulla. Ho considerato che Dio svolge un’opera pratica e protegge le persone, ma noi dobbiamo collaborare in modo concreto. Così ho subito portato mia moglie in ospedale. Dagli esami sono risultati danni a fegato, reni e polmoni. Il medico l’ha subito ricoverata in terapia intensiva, dicendo che rischiava di morire da un momento all’altro e che avrei dovuto firmare un’informativa riguardante le sue condizioni critiche. L’informativa sulle sue condizioni critiche mi ha lasciato attonito e sono quasi svenuto. Non riuscivo proprio ad accettare quella realtà. Non osavo crederci. Come poteva accadere una cosa del genere? Eravamo credenti e godevamo della protezione di Dio, quindi non avrebbe dovuto succederci. Ho supplicato il dottore, chiedendogli di trovare un modo per curare mia moglie, di usare qualsiasi farmaco potesse funzionare. Lui mi ha risposto che non poteva garantire nulla. Le sue parole hanno aumentato ancora di più il mio dolore. Ho pensato che, non potendo contare sul medico, mi sarei affidato a Dio. Tornato in reparto, ho invocato Dio in preghiera: “Dio, mia moglie è gravemente malata e il medico non sa cosa fare. La metto nelle Tue mani. Tu sei il medico onnipotente capace di riportare in vita anche i morti. Niente è impossibile con Te. Se anche non potrà guarire, non Ti incolperò”. Sapevo che Dio al momento non sta compiendo un’opera soprannaturale, ma ho pensato alle testimonianze esperienziali di alcuni fratelli e sorelle che avevano iniziato ad ammalarsi gravemente, poi si erano affidati a Dio ed erano guariti miracolosamente. Continuavo a sperare in un miracolo per mia moglie, speravo che le sue condizioni potessero migliorare. Tuttavia, con mia sorpresa, tre giorni dopo, al mattino lei non riusciva neanche più a parlare e ad aprire gli occhi. Era chiaro che le sue condizioni non solo non erano migliorate, ma stavano peggiorando sempre di più. Ero completamente affranto e ho più volte invocato Dio nel mio cuore: “O Dio! È evidente che mia moglie sta male. È una vera credente che Ti segue da oltre 10 anni. Ha sofferto ed è stata oppressa per via della sua fede; quindi, Ti prego, compi un miracolo e falla guarire. Se lo facessi, saremmo ancora più convincenti nell’evangelizzare e testimoniare”. Ma il quarto giorno mia moglie ha smesso di respirare; ero sconvolto, in preda alla disperazione totale. Non so neppure descrivere il dolore che ho provato; piangevo e non ho potuto fare a meno di iniziare a dare la colpa a Dio: “Dio, a prescindere da tutto, mia moglie era una credente. Ha sofferto e faticato per seguirTi e, per quanto fosse malata, non ha mai incolpato Te. Perché non l’hai protetta? Ora che non c’è più, sono rimasto completamente solo, senza nessuno a cui rivolgermi. Come posso continuare a vivere? Moriamo tutti comunque, che siamo credenti oppure no, giusto? Anch’io sto invecchiando e prima o poi arriverà il mio giorno. Che speranza ho in quanto credente?” Ho quindi decretato che non c’era speranza e non volevo nemmeno leggere le parole di Dio. Le mie preghiere si limitavano a poche parole, non avevo molto da dire. Ogni volta che pensavo a come ci eravamo affidati l’uno all’altra e a quelle scene toccanti di noi due nei momenti difficili, a nutrirci delle parole di Dio, a fare comunione insieme e a incoraggiarci a vicenda, non riuscivo a trattenere le lacrime. Di solito era mia moglie a prendersi cura di me, e ora che non c’era più lei non avevo nessuno che lo facesse. Mi ritrovavo ad affrontare ogni sorta di difficoltà e mi sentivo davvero solo. Che senso aveva una vita così dolorosa? Volevo morire e farla finita. In quei giorni, vivevo in preda al dolore e all’infelicità. Non riuscivo a mangiare né a dormire. Mi sembrava di avere una pietra conficcata nel cuore. La mia salute peggiorava di giorno in giorno. Ho avuto un innalzamento della pressione sanguigna e un calo di frequenza cardiaca; sono stato ricoverato in ospedale. Solo allora mi sono reso conto che continuare in quel modo sarebbe stato molto pericoloso, così ho pregato: “O Dio! Dopo la morte di mia moglie, sto stentando e mi sento solo. Non ho la forza di andare avanti e spero di morire. So che questi pensieri non sono conformi alla Tua volontà, ma non riesco comunque ad abbandonare me stesso. Ti prego, dammi la fede, così che possa restare saldo e non fallire in questa prova”.
Una sera, prima di andare a dormire, mi sono improvvisamente venute in mente alcune parole di Dio: “Qual è l’essenza del tuo amore per Dio? Se Mi ami, non Mi tradirai”. Ho capito che Dio mi stava fornendo illuminazione e guida, così ho subito cercato tra le Sue parole. Dio Onnipotente dice: “Come ho detto, coloro che Mi seguono sono molti, ma quelli che Mi amano con cuore sincero sono pochi. Forse qualcuno potrebbe dire: ‘Avrei pagato un prezzo tanto grande se non Ti amassi? Ti avrei seguito fino a questo punto se non Ti amassi?’ Certamente, hai molte ragioni e il tuo amore è certamente molto grande, ma qual è l’essenza del tuo amore per Me? Il cosiddetto ‘amore’, si riferisce a un affetto puro, senza imperfezione, in cui si usa il proprio cuore per amare, sentire ed essere premurosi. In amore non ci sono condizioni, barriere o distanze. In amore non c’è sospetto, inganno o astuzia. In amore non si mercanteggia e non c’è nulla di impuro. Quando ami, non inganni, non ti lamenti, non tradisci, non ti ribelli, non pretendi e non cerchi di guadagnare qualcosa o in una certa quantità. Se ami, ti impegnerai volentieri, sopporterai le difficoltà e sarai compatibile con Me; per Me rinuncerai a tutto ciò che possiedi, rinuncerai alla tua famiglia, al futuro, alla gioventù e al matrimonio. Altrimenti, il tuo amore non sarebbe affatto amore, bensì inganno e tradimento! Che tipo di amore è il tuo? È amore vero? È falso? A quanto hai rinunciato? Quanto hai sacrificato? Quanto amore ho ricevuto Io da te? Lo sai? I vostri cuori sono pieni di malvagità, tradimento e inganno e, quindi, quanto del vostro amore è impuro? Ritenete di aver già fatto abbastanza rinunce per Me; pensate che il vostro amore per Me sia già sufficiente. E allora perché le vostre parole e azioni portano sempre con sé ribellione e inganno? Mi seguite, eppure non riconoscete la Mia parola. E questo è considerato amore? Mi seguite, eppure Mi mettete da parte. E questo è considerato amore? Mi seguite, eppure siete diffidenti nei Miei confronti. E questo è considerato amore? Mi seguite, eppure non riuscite ad accettare la Mia esistenza. E questo è considerato amore? Mi seguite, eppure non Mi trattate in modo consono a Colui che sono e Mi rendete continuamente le cose difficili. E questo è considerato amore? Mi seguite, eppure cercate di imbrogliarMi e ingannarMi in ogni cosa. E questo è considerato amore? Mi servite, eppure non Mi temete. E questo è considerato amore? Vi opponete a Me in tutto e per tutto. Tutto questo è considerato amore? Vi siete impegnati molto, è vero, ma non avete mai messo in pratica quello che vi richiedo. Questo può essere considerato amore? Un calcolo attento dimostra che dentro di voi non c’è la minima traccia di amore per Me. Dopo che ho operato per tanti anni e dopo tutte le numerose parole che vi ho fornito, quanto avete realmente guadagnato? Questo non merita forse un’attenta riconsiderazione da parte vostra? Vi ammonisco: quelli che chiamo a Me non sono coloro che non sono stati mai corrotti; piuttosto, quelli che scelgo sono coloro che Mi amano veramente. Pertanto, dovete fare attenzione alle vostre parole e azioni, ed esaminare le vostre intenzioni e i vostri pensieri in modo da non superare mai il limite. Nel tempo degli ultimi giorni, fate tutto il possibile per offrire il vostro amore dinanzi a Me, altrimenti la Mia ira non vi abbandonerà mai!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Molti sono chiamati, ma pochi eletti”). Con ogni singola domanda, Dio giudicava il mio cuore; mi vergognavo di me stesso e non sapevo rispondere. Mentre leggevo, non riuscivo a trattenere lacrime di rimorso. Dio avanzava tutte quelle richieste, ma io non ne soddisfacevo nemmeno una. Il mio amore per Lui non era autentico, ma falso, impuro e per nulla disinteressato. Eppure ero comunque convinto di amarLo. In realtà non possedevo alcuna conoscenza di me stesso. In genere, quando affrontavo avversità o malattie e ottenevo cura e protezione da parte di Dio, o quando sentivo di poter sperare di essere salvato e di entrare nel Regno, ringraziavo Dio e avevo un’energia infinita. Quando invece la fede comportava difficoltà e dolori, come essere arrestato dal gran dragone rosso, oppresso e rifiutato dai miei figli e deriso e calunniato da parenti e vicini, riuscivo a sopportare tutte quelle avversità. Avrei preferito andarmene di casa, vivere di elemosina e vagare per le strade piuttosto che tradire Dio. Pensavo che ciò significasse che possedevo amore e sottomissione autentici nei Suoi confronti, e che alla fine Egli mi avrebbe salvato e sarei rimasto. Ma quando si è verificato un evento concreto e la morte di mia moglie mi ha colpito nel mio punto debole, lasciandomi solo, abbandonato, sofferente e senza nessuno su cui contare, e infrangendo anche il mio sogno di entrare nel Regno insieme a lei, sono stato messo completamente a nudo. Non solo ho incolpato Dio per non aver protetto mia moglie, ma ho anche dubitato di Lui, e volevo morire per poterLo affrontare faccia a faccia. Non avevo alcuna obbedienza né la minima traccia di amore per Dio. Dio Si è incarnato due volte per salvare l’umanità, sopportando sofferenze di ogni sorta, esprimendo per anni la verità per irrigarci e pascerci, pagando un prezzo esorbitante affinché potessimo comprendere la verità. Per quanto io mi ribellassi e opponessi resistenza, Dio è stato paziente, tollerante e misericordioso con me più volte, dandomi la possibilità di pentirmi. Nei pericoli e nelle difficoltà, ha vegliato su di noi in numerose occasioni, tenendoci lontani dai pericoli. Quando mi sentivo debole e negativo, le parole di Dio mi hanno sostenuto e supportato, dandomi forza e fortificando il mio spirito. Egli mi ha guidato passo dopo passo fino a oggi. L’amore di Dio è estremamente concreto e genuino, privo di adulterazioni e condizioni. Mentre il mio amore per Lui era così impuro e transazionale. Non facevo che dichiarare che le parole di Dio dovevano regnare sovrane nel mio cuore ma, non appena mia moglie è morta, non riuscivo a pensare ad altro che a lei. Il mio amore per lei superava il mio amore per Dio, Che non aveva alcun posto nel mio cuore. Mi sono reso conto che il mio cosiddetto amore era solo uno slogan, una dottrina. Stavo prendendo in giro e ingannando Dio. Era un amore incapace di superare le prove, totalmente falso! Resomene conto, ho provato rimorso per la mia ribellione e per la mia mancanza di coscienza. Pentito, mi sono presentato davanti a Dio in preghiera. “Dio! Dopo aver letto le Tue parole, mi sento in debito con Te. Negli anni in cui Ti ho seguito, mi hai irrigato, pasciuto, supportato e sostenuto, pagando un prezzo così elevato. Il Tuo amore per me è così genuino, mentre il mio nei Tuoi confronti è solo uno slogan, una parola. Era del tutto falso, un inganno. Non sono degno di presentarmi al Tuo cospetto. Non voglio più ferirTi. A prescindere da quali difficoltà o situazioni affronterò in futuro e da quanto le cose si faranno ardue, non voglio più incolparTi. Sono pronto a sottomettermi alle Tue orchestrazioni e disposizioni”. Nei giorni seguenti mi sono rasserenato e mi sono nutrito delle parole di Dio, ho guardato video e ascoltato inni, e il mio dolore si è attenuato.
Un giorno mi sono imbattuto in un brano delle parole di Dio, e solo allora mi sono reso conto che la ragione per cui non riuscivo a rassegnarmi alla morte di mia moglie, e davo la colpa a Dio e nutrivo incomprensioni nei Suoi confronti, era che avevo un concetto sbagliato del perseguimento. La parola di Dio dice: “Ciò che persegui è essere in grado di ottenere la pace dopo aver creduto in Dio, perché i tuoi figli non si ammalino, perché tuo marito abbia un buon lavoro, tuo figlio trovi una buona moglie, tua figlia trovi un marito rispettabile, i tuoi buoi e cavalli arino la terra per bene, perché ci sia un anno di bel tempo per le tue colture. Questo è ciò che ricerchi. Ti preoccupi solo di vivere nell’agiatezza e che nessuna disgrazia si abbatta sulla tua famiglia, che i venti ti passino accanto, che il tuo viso non sia graffiato dal pietrisco, che le colture della tua famiglia non vengano inondate, di non subire alcun disastro, di vivere nell’abbraccio di Dio, di vivere in una casa accogliente. Un vigliacco come te che persegue costantemente la carne – hai forse un cuore, uno spirito? Non sei una bestia? Io ti do la vera via senza chiedere nulla in cambio, ma tu non la persegui. Sei uno di quelli che credono in Dio? Ti dono la vita umana vera, ma tu non la persegui. Non sei allora del tutto simile a un maiale o a un cane? I maiali non aspirano alla vita dell’uomo né a essere purificati, e non capiscono che cosa sia la vita. Ogni giorno, dopo aver mangiato a sazietà, si mettono semplicemente a dormire. Io ti ho dato la vera via, ma tu non l’hai guadagnata: sei a mani vuote. Sei disposto a continuare a condurre questa vita, la vita di un maiale? Quale significato ha, per persone simili, essere vive? La tua vita è spregevole e ignobile, vivi in mezzo a sudiciume e dissolutezza e non persegui alcun obiettivo; non è la tua vita la più ignobile di tutte? Hai l’impudenza di volgere lo sguardo a Dio? Se continui a fare esperienza in questo modo, non è che non otterrai nulla? Ti è stata data la vera via, ma che alla fine tu la possa guadagnare o meno dipende dalla tua ricerca personale” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Leggere le parole di Dio mi ha fatto capire che non avevo fede per perseguire la verità, ma per essere benedetto, per ottenere benefici e pace. Stavo stringendo un patto con Dio. Da quando io e mia moglie abbiamo accettato la nuova opera di Dio, pensavo che, poiché avevamo fede, seguivamo Dio ed eravamo capaci di soffrire e pagare un prezzo per Lui, Egli ci avrebbe certamente garantito pace e salute, e che, alla conclusione della Sua opera, avremmo potuto entrare insieme nel Regno e godere delle sue benedizioni. Abbiamo assunto un dovere non appena siamo diventati credenti, così da ottenere una buona destinazione. Ho visto mia moglie riprendersi di punto in bianco da alcuni gravi problemi di salute. Siamo stati benedetti e graziati da Dio. La mia motivazione è aumentata ancora di più, e anche se siamo stati arrestati dal gran dragone rosso, oppressi dalla nostra famiglia e cacciati di casa dai nostri figli, non ci siamo mai tirati indietro, per quanto difficile fosse, determinati a seguire Dio fino alla fine. Pensavo che questo significasse rimanere saldi nella nostra testimonianza ed essere devoti a Dio, e che alla fine saremmo stati salvati e saremmo rimasti. La malattia di mia moglie contrastava con le mie nozioni, e ho preteso che Dio facesse un miracolo e la guarisse. Ho usato la sofferenza e l’oppressione subite in passato come capitale per fare un patto con Dio, per porre delle condizioni. La morte di mia moglie ha infranto il mio sogno di entrare nel Regno e di godere delle sue benedizioni insieme a lei. Ho subito cambiato atteggiamento, pretendendo di sapere perché Dio non l’avesse protetta. Volevo addirittura morire per andare ad affrontarLo, mettendo in dubbio la Sua giustizia, e mi sembrava che avere fede non avesse significato. Ho visto che nella mia fede ero proprio come i membri della religione, che pretendevano la loro parte. Facevano tutto per ottenere benedizioni e pace. Quando venivo benedetto, ringraziavo e lodavo Dio, elogiando la Sua giustizia. Quando non ero benedetto, Lo incolpavo, discutevo con Lui e protestavo. Nella mia fede, tutto ciò che volevo era ottenere grazia e benedizioni da Dio, e allo stesso tempo affermavo di amarLo e di sottomettermi a Lui. In quel modo, non Lo stavo forse ingannando e raggirando? La mia vita e tutto ciò che avevo erano un dono di Dio. Anche il mio matrimonio è stato predisposto da Lui. Dio mi aveva donato grazia e benedizioni così abbondanti, ma io non ero comunque soddisfatto. Cambiavo totalmente e mi lamentavo quando qualcosa non andava come volevo. Dov’era la mia coscienza? Potevo definirmi umano? Ero peggio di un cane! Un cane sa vegliare sulla casa del suo padrone ed essergli fedele, mentre io, come credente e seguace di Dio, avevo accolto che Egli mi irrigasse e pascesse a profusione, avevo goduto della Sua abbondante grazia, eppure non volevo ripagare il Suo amore, arrivando persino a ingannarLo e a tentare di stringere accordi con Lui. Ero del tutto privo di umanità! Ho capito che avevo fede solo per ottenere benedizioni, non per acquisire la verità, perseguire un cambiamento della mia indole di vita o vivere una vita significativa. Dopo tutti quegli anni di fede, non possedevo ancora la minima verità realtà. Ogni volta discutevo con Dio e ponevo le mie condizioni, pieno di desideri smodati. Eppure mi aspettavo lo stesso di entrare nel Regno e di godere delle sue benedizioni. Che fantasia! Che sogno illusorio! Se non fosse stato per lo smascheramento di quella situazione, tuttora non avrei consapevolezza di me stesso e non mi renderei conto di quanto fossi privo di coscienza e di ragione. In passato, avevo sempre pensato che poiché credevo da anni, pregavo e leggevo le parole di Dio ogni singolo giorno e non mi ero mai tirato indietro di fronte all’oppressione, allora possedevo statura ed ero devoto a Dio, e che dunque, quando sarebbe arrivato il momento, sarei stato sicuramente salvato e sarei entrato nel Regno. Ma poi ho imparato che, se volevo ottenere la salvezza, la chiave era mettere in pratica la verità e vivere la verità realtà. Se non smettevo di perseguire le benedizioni, potevo credere fino alla fine, ma senza un cambiamento d’indole sarei stato scacciato, distrutto da Dio.
Quando poi ho incontrato i fratelli e le sorelle, hanno condiviso con me un paio di passi delle parole di Dio pertinenti al mio stato. Dio Onnipotente dice: “Se la nascita è predestinata dalla vita precedente, la morte segna la fine di quel destino. Se la nascita è l’inizio della propria missione in questa vita, la morte segna la fine di quella missione. Poiché il Creatore ha stabilito una determinata serie di circostanze per la nascita di una persona, è ovvio che abbia organizzato una determinata serie di circostanze anche per la sua morte. In altre parole, nessuno nasce per caso, nessuna morte sopraggiunge senza preavviso, e sia la nascita sia la morte sono necessariamente legate alla vita precedente e a quella attuale. Le circostanze della nascita e della morte sono entrambe prestabilite dal Creatore; questo è il destino di una persona, la sua sorte. Poiché ci sono molte spiegazioni per la nascita di una persona, è anche vero che la morte di una persona avverrà naturalmente sotto il suo peculiare e particolare insieme di varie circostanze. Questa è la ragione della diversa durata della vita degli uomini e i modi e i tempi diversi della loro morte. Alcuni sono forti e sani, eppure muoiono presto; altri sono deboli e malaticci, eppure vivono fino alla vecchiaia e muoiono serenamente. Alcuni muoiono di cause innaturali, altri di cause naturali. Alcuni finiscono la vita lontano da casa, altri chiudono gli occhi per l’ultima volta con i loro cari accanto. Alcuni muoiono in aria, altri sottoterra. Alcuni affondano nell’acqua, altri si smarriscono nelle catastrofi. Alcuni muoiono di mattina, altri di notte… Tutti vogliono una nascita illustre, una vita brillante e una morte gloriosa, ma nessuno può sconfinare dal proprio destino, nessuno può sfuggire alla sovranità del Creatore. Questo è il destino umano. L’uomo può fare progetti di ogni tipo per il suo futuro, ma nessuno può pianificare il modo e il momento della propria nascita e della propria dipartita dal mondo. Benché le persone facciano del loro meglio per evitare l’arrivo della morte e per resistergli, essa si avvicina silenziosamente a loro insaputa. Nessuno sa quando o come morirà, né tantomeno dove accadrà. Ovviamente non è l’umanità ad avere potere di vita e di morte, né qualche essere nel mondo naturale, bensì il Creatore, la cui autorità è unica. La vita e la morte del genere umano non sono il prodotto di qualche legge del mondo naturale, ma una conseguenza della sovranità della Sua autorità” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). “In questa vita, le persone hanno soltanto un tempo limitato per passare dal comprendere le cose ad avere questa opportunità, a possedere questa levatura e a soddisfare le condizioni per dedicarsi al dialogo con il Creatore, in modo da raggiungere una vera comprensione, conoscenza e un vero timore di Lui e da percorrere la strada del temere Dio e del fuggire il male. Se ora vuoi che Dio ti guidi via rapidamente, non stai mostrando responsabilità nei confronti della tua vita. Per essere responsabile, dovresti lavorare più sodo per munirti della verità, riflettere di più su te stesso quando ti accadono le cose e compensare rapidamente le tue manchevolezze. Dovresti arrivare a praticare la verità, ad agire in conformità ai principi, a entrare nella verità realtà, a sapere di più di Dio, a essere in grado di conoscere e capire la Sua volontà e a evitare di vivere la vita invano. Devi arrivare a sapere dov’è il Creatore, qual è la Sua volontà e come Egli esprime gioia, rabbia, dolore e felicità; se anche non riesci a ottenere una consapevolezza più profonda o una conoscenza completa, devi almeno possedere una comprensione basilare di Dio, evitare sempre di tradirLo, essere sostanzialmente compatibile con Lui, dimostrare considerazione nei Suoi confronti, offrirGli una consolazione elementare e fare ciò che è appropriato ed essenzialmente realizzabile per un essere creato. Queste non sono cose facili. Durante lo svolgimento del loro dovere, le persone possono arrivare gradualmente a conoscere sé stesse, e dunque a conoscere Dio. In realtà, questo processo è un’interazione tra il Creatore e gli esseri creati, e dovrebbe essere una cosa degna di essere ricordata per tutta la vita. Questo processo è qualcosa di cui le persone dovrebbero essere in grado di godere, anziché un processo doloroso e difficile. Pertanto gli individui dovrebbero avere cari i giorni e le notti, i mesi e gli anni trascorsi a svolgere il loro dovere. Dovrebbero avere cara questa fase della vita e non dovrebbero considerarla un ostacolo o un fardello. Dovrebbero assaporare questa fase della vita e acquisirne una conoscenza esperienziale. Allora otterranno una comprensione della verità e vivranno una sembianza umana, possederanno un cuore che teme Dio e compiranno sempre meno il male. Capisci molto della verità, non fai cose che addolorano o irritano Dio. Quando ti presenti dinanzi a Lui, hai la sensazione che Egli non ti odi più. Magnifico! Una volta che qualcuno ha raggiunto questo, non sarebbe sereno anche se dovesse morire? Dunque qual è il problema di coloro che implorano di morire subito? Vogliono soltanto fuggire ed evitare di soffrire. Vogliono solo che questa vita finisca presto per poter andare a rapporto da Dio. Vuoi andare a rapporto da Dio, ma Lui non ti vuole ancora. Perché dovresti andare a rapporto da Lui prima ancora che ti chiami? Non farlo prima del tempo. Questa non è una cosa buona. Se vivi una vita significativa e preziosa e Dio ti porta via, questa sì che è una cosa meravigliosa!” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). Dopo aver letto questi due passi delle parole di Dio, il mio cuore si è colmato di luce. In passato ero convinto che, dato che mia moglie era una credente da anni e non Lo incolpava nemmeno di fronte alla morte, allora Dio non avrebbe dovuto permettere che morisse così presto. Avrebbe dovuto lasciarla vivere, in modo che potessimo entrare insieme nel Regno e ottenere una buona destinazione e un buon esito. Ecco perché non riuscivo ad accettare la sua morte e avevo il cuore colmo di biasimo e incomprensione nei confronti di Dio. Leggere le parole di Dio mi ha mostrato che avere fede non garantisce che una persona non muoia. La nascita, la vecchiaia, la malattia e la morte sono cose che nessuno può evitare. La durata della vita delle persone è interamente prestabilita da Dio. La nascita e la morte di mia moglie sono state influenzate dalla sua vita precedente e da quella attuale, e Dio aveva predisposto tutto prima ancora che lei nascesse. Il momento della sua nascita, la sua traiettoria di vita, la sua missione prefissata, quanto sarebbe vissuta, e quando sarebbe morta: niente di tutto questo era casuale. Spesso si dice che i nostri destini sono stabiliti dal Cielo. Questa è una regola celeste e nessuno può infrangerla. Quando la sua durata di vita si è esaurita, mia moglie è morta naturalmente, e nessuno avrebbe potuto cambiarlo. Pensavo che, poiché era morta, non potesse più essere salvata. Ma ora so che la morte di una persona non ha nulla a che fare con la sua salvezza. La chiave della sua salvezza sta nel fatto che persegua la verità e viva la realtà delle parole di Dio oppure no. Coloro che obbediscono a Dio e che perseguono e acquisiscono la verità avranno salva l’anima dopo la morte. Pensiamo ad Abramo, Giobbe e Pietro: i loro corpi sono morti, ma dopo la morte è stata loro salvata l’anima e hanno ottenuto un buon esito e una buona destinazione. Alcuni credenti non possiedono una fede autentica e sono proprio come i miscredenti. Sebbene ora siano in vita, non possono essere salvati. Mia moglie ha creduto in Dio per molti anni, ma io non potevo sapere se la sua fede fosse autentica o falsa. A prescindere dall’esito che Dio aveva stabilito per lei, che si trattasse dell’inferno oppure del paradiso, Egli è giusto e non farebbe nulla di sbagliato. Come essere creato, dovrei sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Devo possedere questo tipo di ragionevolezza. Prima non possedevo chiarezza e non ero disposto a sottomettermi al governo e alle disposizioni di Dio. Quando ho perso mia moglie, volevo morire e farla finita. Ma ora so che la sua morte è stata stabilita da Dio e che è stato Lui a permetterla. Inoltre, voler morire significava sfidare Dio, non sottomettersi a Lui e, anzi, ribellarGlisi. La morte di mia moglie mi ha causato dolore e infelicità, ma celava la buona volontà di Dio. Per prima cosa, ha messo a nudo la mia corruzione ed è riuscita a estirpare la mia spinta interiore a stringere accordi con Dio per ottenere benedizioni. Mi ha inoltre aiutato a conoscere l’indole giusta di Dio. Si trattava dell’amore e della salvezza che Dio mi donava. Dio mi stava concedendo di continuare a vivere fino a quell’età avanzata. Avrei dovuto fare tesoro di quel tempo e perseguire diligentemente la verità nell’ambiente da Lui predisposto, comprendere la mia corruzione e l’opera di Dio, al fine di sottomettermi a Lui e adorarLo, e di smettere di ribellarmi a Lui e di ferirLo. Qualunque cosa Dio avesse fatto in futuro, qualsiasi ambiente avesse stabilito, avrei dovuto ascoltarLo, vivere la mia vita in modo adeguato, diffondere il Vangelo e rendere testimonianza a Dio, vivere per compiere il dovere di un essere creato e sottomettermi al governo e alle disposizioni di Dio. Non potevo deludere le Sue amorevoli intenzioni. Dovevo liberarmi dai miei pensieri di suicidio. Così ho pregato Dio con fervore: “Dio, non voglio grazie né benedizioni. Sono sprovvisto della verità, quindi non chiedo nient’altro, solo la verità. Ho un’indole corrotta e satanica e ho bisogno che il Tuo giudizio e il Tuo castigo mi accompagnino, così da tenermi sotto controllo e pormi dei freni”. Comprendere ciò mi ha permesso di rilassarmi a livello fisico generale. Riuscivo di nuovo a gustare il cibo e a dormire bene. A causa delle circostanze avverse, non potevo riunirmi con i fratelli e le sorelle, ma ho continuato a fare devozioni regolarmente e a nutrirmi delle parole di Dio, le quali mi hanno irrigato e nutrito, e mi sono sentito sereno, in pace e libero. Ho anche recuperato gradualmente la mia salute. Gli altri abitanti del villaggio mi hanno visto e mi hanno detto che sembravo in forze, non un uomo di oltre 70 anni. Ho ringraziato e lodato Dio nel cuore!
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha aiutato a capire meglio la mia corruzione. Dio Onnipotente dice: “Non importa quante cose accadano loro, le persone che appartengono alla categoria degli anticristi non tentano mai di affrontarle ricercando la verità nelle parole di Dio, tanto meno provano a vedere le cose attraverso le parole di Dio, e questo dipende interamente dal fatto che non credono che ogni frase delle parole di Dio sia la verità. Indipendentemente dal modo in cui la casa di Dio condivide la verità, gli anticristi continuano a non essere ricettivi e, di conseguenza, non hanno la mentalità corretta, qualunque sia la situazione che si trovino ad affrontare; in particolare, quando si tratta del modo in cui si approcciano a Dio e alla verità, gli anticristi rifiutano ostinatamente di mettere da parte le loro nozioni. Il Dio in cui credono è il Dio che compie segni e prodigi, il Dio soprannaturale. Chiunque sia in grado di compiere segni e prodigi, sia esso Bodhisattva, Buddha o Mazu, lo chiamano Dio. […] Nella mente degli anticristi, Dio dovrebbe essere adorato mentre Si nasconde dietro un altare mangiando i cibi che le persone offrono, inalando l’incenso che esse bruciano, dando loro aiuto quando sono in difficoltà, mostrandoSi onnipotente e fornendo loro assistenza immediata entro i limiti di ciò che è per loro comprensibile e soddisfacendo i loro bisogni, quando le persone chiedono aiuto e sono serie nelle loro suppliche. Per gli anticristi, solo un dio come questo è il vero Dio. Mentre tutto ciò che Dio oggi fa suscita il disprezzo degli anticristi. E perché? A giudicare dalla natura essenza degli anticristi, ciò che essi richiedono non è l’opera di irrigazione, nutrimento e salvezza che il Creatore compie sulle creature di Dio, ma la prosperità e il successo in tutte le cose, per non essere puniti in questa vita e poter andare in paradiso quando muoiono. Il loro punto di vista e le loro esigenze confermano la loro essenza di ostilità nei confronti della verità” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 15 – Non credono nell’esistenza di Dio e negano l’essenza di Cristo (Parte prima)”). Dio smaschera gli anticristi perché odiano la verità. Non importa per quanti anni si nutrano delle parole di Dio: non valutano mai nulla in base a esse. Credono in Dio ma non perseguono la verità; vogliono solo dei miracoli. Chiedono sempre che il Dio che hanno nel cuore risolva i loro problemi e dia loro ciò che vogliono, che tutto in questa vita vada come dicono loro, e di vivere eternamente nella prossima. La loro fede è interamente volta a ottenere benedizioni. Avevo nella fede esattamente la stessa prospettiva di perseguimento degli anticristi. Adoravo Dio come se fosse un idolo. Di solito, quando avevamo una difficoltà o un problema di salute, dicevo una preghiera, chiedendo a Dio di vegliare su di noi e di risolvere i nostri problemi. Ero convinto che Dio dovesse darci tutto ciò di cui avevamo bisogno, che dovesse soddisfare ogni nostra richiesta. Era questa l’immagine di Lui che avevo in mente. Sfruttare Dio per soddisfare le mie richieste non significava forse ingannarLo e bestemmiarLo? E poi non siamo più nell’Età della Grazia, quindi Dio non compie l’opera di guarire i malati e scacciare i demoni. La Sua opera attuale è di giudizio e castigo e ha lo scopo di eliminare l’indole corrotta dell’umanità e salvarci dall’influenza di Satana. Ma io non amavo la verità e non avevo a cuore l’opera di Dio. Continuavo a pretendere da Lui grazia e benedizioni. In sostanza, ero un miscredente. Avevo seguito Dio per anni, godendo l’irrigazione e il nutrimento della Sua parola, la Sua premura e la Sua protezione, ma non perseguivo la verità né cercavo di ripagare il Suo amore. Gli ho persino avanzato pretese irragionevoli. Perseguendo in quel modo mi stavo comportando da nemico di Dio, e alla fine Egli mi avrebbe sicuramente punito. Rendermene conto mi ha spaventato. Non volevo rimanere su quella strada sbagliata, bensì confessarmi e pentirmi.
In seguito, leggendo l’esperienza di Giobbe, ho guadagnato ancora di più. Ho imparato come affrontare e superare le prove quando si presentano. Ho letto altre parole di Dio: “Giobbe non parlò di accordi con Dio, e non avanzò alcuna richiesta o pretesa nei Suoi confronti. Egli lodava il nome di Dio a causa della Sua grande potenza e autorità nel governo di tutte le cose, e non era dipendente dalle benedizioni che avrebbe potuto guadagnare o dalle disgrazie che avrebbero potuto colpirlo. Egli credeva che, a prescindere dal fatto che Dio benedica le persone o mandi loro disgrazie, il Suo potere e la Sua autorità non sarebbero cambiati, e quindi, a prescindere dalle circostanze di una persona, il Suo nome doveva essere lodato. Il fatto che l’uomo sia benedetto da Dio avviene a motivo della Sua sovranità, e quando all’uomo succedono disgrazie, è sempre a motivo della Sua sovranità. Il potere e l’autorità di Dio governano e dispongono tutte le cose dell’uomo; i capricci della sorte dell’uomo sono manifestazioni del potere e dell’autorità di Dio e, a prescindere dal punto di vista personale, il nome di Dio dovrebbe essere lodato. Ecco ciò che Giobbe sperimentò e giunse a conoscere negli anni della sua vita. Tutti i pensieri e le azioni di Giobbe raggiunsero le orecchie di Dio, arrivarono di fronte a Lui, e da Lui furono considerati importanti. Dio apprezzava questa conoscenza di Giobbe, e lo teneva in gran conto, perché aveva questo cuore che era sempre in attesa dei Suoi comandi e in ogni luogo, indipendentemente dal tempo o dal posto, accoglieva tutto ciò che gli capitava. Giobbe non avanzò alcuna richiesta a Dio. Ciò che chiedeva a sé stesso era di attendere, accettare, affrontare e obbedire a tutte le disposizioni che venivano da Dio; egli riteneva che questo fosse il suo dovere, ed era proprio ciò che Dio voleva. Giobbe non aveva mai visto Dio, e non L’aveva mai udito pronunciare alcuna parola, impartire alcun comando, dispensare alcun insegnamento o istruirlo su una cosa qualsiasi. In termini attuali, per lui essere in grado di possedere tale conoscenza e atteggiamento nei confronti di Dio quando Egli non gli aveva fornito nessuna rivelazione, guida o fornitura in rapporto alla verità, era cosa preziosa, e dimostrare tali cose era sufficiente per Dio, la sua testimonianza era elogiata e apprezzata da Lui. Giobbe non aveva mai visto Dio o ascoltato Lui pronunciargli di persona insegnamenti, ma per Dio il suo cuore e lui stesso erano di gran lunga più preziosi di quelle persone che, di fronte a Lui, erano capaci solo di parlare in termini di profonde teorie, di vantarsi, di blaterare dell’offerta di sacrifici, ma non avevano mai avuto una vera conoscenza di Lui, e non Lo avevano mai temuto veramente. Questo perché il cuore di Giobbe era puro e non nascosto a Dio, la sua umanità era onesta e gentile, ed egli amava la giustizia e ciò che era positivo. Solo un uomo di tal fatta, dotato di un simile cuore e di una simile umanità sarebbe stato in grado di seguire la via di Dio, capace di temere Dio e fuggire il male. Tale uomo poteva notare la sovranità di Dio, la Sua autorità e il Suo potere, ed era in grado di realizzare l’obbedienza alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. Solo un uomo di tal fatta avrebbe potuto veramente lodare il nome di Dio. Questo perché egli non considerava se Dio lo avrebbe benedetto o gli avrebbe inviato disastri, poiché sapeva che tutto è controllato dalla Sua mano, e che per l’uomo preoccuparsi è un segno di stupidità, ignoranza e irrazionalità, di dubbio nei confronti della sovranità di Dio su tutte le cose, e di mancato timore di Dio. La conoscenza di Giobbe era esattamente ciò che Dio desiderava” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Dalle parole di Dio, ho capito che Giobbe aveva fede nel fatto che tutto è governato da Dio. Che venisse benedetto o colpito da calamità, tutto proveniva da Dio. Quando è stato messo alla prova, è stato privato dei beni di famiglia e di tutti i figli e si è ricoperto di pustole, non si è affatto lamentato; ha invece lodato il nome di Dio dicendo: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Non vi erano transazioni o pretese nella fede di Giobbe. Egli lodava la potenza di Dio perché credeva nella Sua sovranità. Aveva fede nel fatto che tutto ciò che Dio fa è buono. Il carattere intrinsecamente onesto e amorevole di Giobbe mi ha suscitato senso di colpa e vergogna. Rispetto a lui, ero così terribilmente carente. Giobbe conosceva Dio solo da ciò che aveva udito; non aveva sperimentato l’irrigazione e il nutrimento delle parole di Dio, eppure nelle prove non Lo ha incolpato. Che venisse benedetto o che affrontasse un disastro, sapeva accettarlo da Dio e sottomettersi. Io in confronto a lui mi ero nutrito di moltissime parole di Dio, ma non sapevo come ripagare il Suo amore. Quando ricevevo da Dio grazia e benedizioni, credevo nel Suo potere e nella Sua autorità. Quando mia moglie si è ammalata ed è morta, ne ho invece dubitato. Non mi stavo sottomettendo a Dio, e inoltre discutevo con Lui. Non avevo posto per Dio nel mio cuore e non credevo nel Suo governo e nelle Sue disposizioni. Ho capito che lodavo l’autorità e la potenza di Dio sulla base della mia valutazione in merito alle benedizioni e alle calamità che ricevevo. Non sapevo sottomettermi incondizionatamente al governo e alle disposizioni di Dio. Quando sorgeva una difficoltà, discutevo con Lui, arrivando a opporGli resistenza e a lamentarmi. Rispetto a Giobbe, non possedevo un briciolo di umanità o di ragione. Ciò era disgustoso e odioso agli occhi di Dio. Volevo smettere di ferirLo. Ho giurato che, qualunque situazione Egli avesse creato in seguito, che venissi benedetto o affrontassi una disgrazia, avrei seguito l’esempio di Giobbe e non avrei mai più contrattato con Dio, sottomettendomi completamente al Suo governo e alle Sue disposizioni. Se anche alla fine non avessi acquisito la verità e fossi stato scacciato, non mi sarei lamentato. Dopo un po’ di tempo, la mia situazione si è fatta meno rischiosa, e ho potuto tornare a partecipare alle riunioni, a nutrirmi delle parole di Dio con i fratelli e le sorelle e a vivere la vita della chiesa. La chiesa mi ha inoltre assegnato un dovere. Ora sono davvero felice.
La morte di mia moglie ha smascherato molto della mia ribellione. Il giudizio e le rivelazioni delle parole di Dio mi hanno fatto rendere conto del mio spregevole perseguimento di benedizioni nella fede. Ho smesso di dedicare i miei sforzi a quel cammino sbagliato. Inoltre, sono arrivato a capire che mia moglie è morta perché la durata della sua vita si era esaurita. Affrontarlo in modo appropriato fa sì che il mio dolore svanisca. Ciò che devo fare ora è perseguire diligentemente la verità e ottenere un cambiamento d’indole. Che venga benedetto o che affronti una disgrazia, dovrei ascoltare le parole di Dio e sottomettermi al Suo governo e alle Sue disposizioni.
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