Cosa si nasconde dietro le mancate segnalazioni?
Nel 2021, Katia è stata eletta leader e supervisionavamo insieme il lavoro della chiesa. Dopo qualche tempo, ho scoperto che a lei piaceva fare le cose da sola. Al di fuori del tempo in cui era impegnata nel lavoro testuale, che era la sua principale responsabilità, raramente discuteva o comunicava in merito al lavoro con il resto di noi, quindi collaboravamo a malapena. Non partecipava ai progetti che i leader superiori ci incaricavano di gestire insieme. Si limitava a chiederci via messaggio di occuparcene noi. In seguito, ho scoperto che c’erano dei problemi nel lavoro testuale di cui era responsabile e che non seguiva tempestivamente. Io e la mia collaboratrice Gioia abbiamo condiviso con Katia e le abbiamo detto che essere una leader significa seguire e partecipare a tutti i progetti della chiesa. Lei ci ha risposto che non aveva familiarità con i progetti della chiesa e non capiva i principi del lavoro né come seguirlo. Ha detto che potevamo occuparci noi di quelle cose, che era già molto impegnata con i testi e non riusciva a trovare altro tempo o energia.
Una volta, Katia ha ricevuto una lettera in cui si segnalavano un leader della chiesa e un diacono del Vangelo per non aver seguito i principi nei loro doveri. Katia ha inviato la lettera ai leader superiori, che hanno incaricato me e lei di occuparci insieme della questione. Ma in seguito Katia mi ha aggiunta in una chat di gruppo e ha detto al fratello e alla sorella che avevano scritto la lettera di riferire qualsiasi problema direttamente a me. Poi, mi ha mandato un messaggio per dirmi che non aveva tempo per quelle cose, quindi non aveva letto il contenuto della lettera, limitandosi a inoltrarla ai leader superiori. Voleva che approfondissi e me ne occupassi io. Letto il messaggio di Katia, ho sentito che qualcosa non andava. I leader superiori ci avevano appena chiesto di gestire la questione insieme. Come poteva fare marcia indietro e affibbiarmi quei problemi, disinteressandosene e basta? Non è l’atteggiamento che leader e lavoratori dovrebbero avere verso il loro lavoro. Quando di recente io e Gioia le avevamo parlato di come risolvere i problemi nel lavoro della chiesa, ci aveva risposto che era impegnata, che non li capiva e che non sapeva gestirli. Ora, i leader superiori avevano chiesto espressamente a noi due di occuparci insieme di quella segnalazione e lei aveva accampato la stessa scusa. Era ormai leader da diversi mesi, ma non si impegnava affatto a seguire il lavoro o a risolvere i problemi. Si stava comportando come una falsa leader che non svolge lavoro concreto. Dio ha comunicato le responsabilità dei leader in modo molto dettagliato e nella Sua comunione è stato molto specifico su come debbano svolgere il loro lavoro. Anche se Katia praticava come leader da poco, seguendo la parola di Dio poteva comunque occuparsi di alcune cose. Anche se non capiva il lavoro o i principi, avrebbe potuto almeno seguire l’andamento del lavoro. Invece si giustificava sempre dicendo di essere occupata, incapace o di non capire. Non agiva secondo la parola di Dio e non ascoltava neanche quando riceveva indicazioni. Non aveva un atteggiamento di accettazione della verità. Mi sono chiesta se dovessi segnalare il suo comportamento ai leader superiori. Per un po’, ho rimuginato sulla questione senza sosta, e alcune volte ero sul punto di segnalarla ai leader superiori. Ma poi ho ripensato a un’occasione in cui Katia aveva segnalato il problema di un leader. Senza comprendere appieno il contesto della questione, avevo pensato che stesse giudicando quel leader con leggerezza, così l’avevo duramente analizzata e smascherata. In seguito, quando i leader superiori l’hanno saputo, mi hanno trattata per essere stata scorretta, giudicante e oppressiva, e hanno persino smascherato e analizzato il mio comportamento in una riunione. Se l’avessi segnalata ai leader superiori, avrebbero pensato che la stavo opprimendo ed escludendo e che stavo cercando di trovare qualcosa contro di lei? Non potevo dare ai leader superiori una simile impressione. Se fossi stata rimossa per quella lettera, i rischi non avrebbero superato i benefici? Così, ho deciso di non parlare dei suoi problemi per il momento.
A giugno di quest’anno, poiché il lavoro evangelico della chiesa di Katia stava arranacando, i leader superiori hanno incaricato fratello Giorgio di gestirlo. Ci sono state alcune riassegnazioni di personale, e Giorgio e alcuni supervisori del lavoro evangelico hanno discusso e dato disposizioni in base ai principi senza chiedere l’approvazione di Katia. Quando lei l’ha saputo, ha ritenuto che Giorgio non la prendesse sul serio e ha emesso giudizi su di lui alle sue spalle. Ha detto che Giorgio era come un anticristo che voleva il suo piccolo regno, o, se anche non era un anticristo, era un falso leader che non svolgeva lavoro concreto. Katia metteva a rischio i rapporti tra fratelli e sorelle e i supervisori. Istigava alcuni collaboratori e supervisori a competere tra loro per invidia, ostacolando così lo svolgimento del lavoro del Vangelo. Ha anche assegnato una sorella all’evangelizzazione solo per controllare l’andamento del lavoro di Giorgio, ottenere potere su di lui e aspettare un’occasione di vendetta. In seguito, ha approfittato di alcuni problemi minori mostrati da Giorgio nei suoi doveri, gonfiando le cose a dismisura, e ha convinto una sorella a segnalarlo ai leader superiori, nel tentativo di usarli per schiacciare completamente Giorgio. Venirlo a sapere mi ha sconvolta. Katia faceva di tutto per attaccare e ostracizzare i collaboratori per la propria reputazione e il proprio prestigio. Voleva distruggere i fratelli e le sorelle responsabili del principale lavoro della chiesa. Non stava affatto proteggendo il lavoro della chiesa. Proprio come rivela la parola di Dio: “La soppressione pubblica delle persone, la loro esclusione, gli attacchi contro di esse e l’esposizione dei loro problemi da parte degli anticristi sono tutti obiettivi mirati. Senza dubbio, costoro usano mezzi come questi per prendere di mira chi persegue la verità e può riconoscerli, con l’obiettivo di sconfiggerlo, rafforzando così la propria posizione. Attaccare ed escludere le persone in questo modo è una qualità maligna. C’è aggressività nel loro linguaggio e nel loro modo di parlare: esposizione, condanna, diffamazione e malvagia calunnia. Essi distorcono persino i fatti, parlando di cose positive come se fossero negative e di cose negative come se fossero positive. Invertendo il nero e il bianco e confondendo il giusto e lo sbagliato in questo modo, gli anticristi raggiungono lo scopo di sconfiggere le persone e di rovinare il loro nome. Quale mentalità dà luogo a questo attacco e all’esclusione di chi dissente? La maggior parte delle volte, ciò deriva da una mentalità gelosa. In un’indole maligna, la gelosia porta con sé un forte odio; e, come risultato della loro gelosia, gli anticristi attaccano ed escludono le persone. In una situazione come questa, se gli anticristi sono messi a nudo, se vengono denunciati e perdono il loro prestigio, la loro mente subirà un attacco; essi non si sottometteranno né saranno felici di questo, il che facilita ancora di più lo sviluppo in essi di una forte mentalità vendicativa. La vendetta è un tipo di mentalità, ed è anche un tipo di indole corrotta. Quando gli anticristi vedono che le azioni compiute da qualcuno sono dannose per loro, che altri sono più capaci di loro o che le affermazioni e i suggerimenti di qualcuno sono migliori o più elevati dei loro, e che tutti sono d’accordo con le asserzioni e i suggerimenti di quella persona, essi sentono che la loro posizione è minacciata, la gelosia e l’odio sorgono nei loro cuori, ed essi attaccano e si vendicano. Quando compiono le loro vendette, di solito le persone sferrano un attacco preventivo al loro bersaglio. Attaccano e fanno crollare le persone in modo proattivo, fino a quando l’altra parte soccombe. Solo allora sentono di essersi sfogati. In quali altri modi si manifestano questi attacchi ed esclusioni delle persone? (Sminuendo gli altri.) Sminuire gli altri è uno dei modi in cui ciò si esprime; non importa quanto bene tu faccia il tuo lavoro, essi continueranno a sminuirti o a condannarti finché non sarai passivo e debole e non potrai resistere. A quel punto saranno felici, perché avranno raggiunto il loro scopo. La condanna è parte di ciò che significa sminuire gli altri? (Sì.) In che modo gli anticristi condannano le persone? Essi fanno di un sassolino una montagna. Per esempio, hai fatto qualcosa che non era un problema, ma essi ne fanno un gran polverone allo scopo di attaccarti. Le pensano tutte per gettare fango su di te e condannarti facendo di un sassolino una montagna, così che gli altri che ascoltano credano che ciò che gli anticristi dicono abbia senso e che tu abbia fatto qualcosa di sbagliato. In questo modo, gli anticristi hanno raggiunto il loro obiettivo. Questo è condannare, attaccare ed escludere chi dissente. Che cosa significa escludere? Significa che, per quanto tu abbia ragione nelle tue azioni (e in realtà anche gli anticristi sanno che tu hai ragione), poiché ti invidiano e ti odiano e cercano intenzionalmente di attaccarti, gli anticristi diranno che ciò che hai fatto è sbagliato. Allora useranno i propri punti di vista e le proprie fallacie per superarti nella dialettica, parlando in modo accattivante così che chiunque ascolti senta che ciò che dicono è giusto e ben detto; quindi, tutte quelle persone si schiereranno dalla parte degli anticristi opponendosi a te. Gli anticristi usano questo per attaccarti, per renderti passivo e debole e per ottenere l’approvazione di tutti. Così facendo, essi avranno raggiunto il loro scopo di attaccare ed escludere chi dissente. L’esclusione di chi dissente può avvenire a volte sotto forma di dibattito faccia a faccia oppure, a volte, tramite il giudicare qualcuno, aizzando le persone contro di lui, calunniandolo e inventando cose sul suo conto alle sue spalle. Per esempio, se gli anticristi vogliono escludere qualcuno che dissente, spargeranno voci sugli errori commessi da quella persona, esacerbando il rapporto tra lui e gli altri, facendo in modo che la gente si tenga alla larga da costui e raggiungendo il loro scopo di isolarlo. Quindi, troveranno un’opportunità di utilizzare informazioni dannose contro tale individuo fino a quando egli sarà sconfitto e la sua reputazione rovinata. Nella mente degli anticristi, questo significa far crollare un avversario per evitare che egli minacci la loro posizione” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 2”). Dio rivela che gli anticristi fanno di tutto per proteggere la propria reputazione e il proprio prestigio. Per governare sulla chiesa da sovrani, attaccano e respingono coloro che perseguono la verità e sviluppano persino odio nei loro confronti. Coloro che ricercano la verità sono una spina nel fianco per gli anticristi, che ingigantiscono i loro piccoli problemi e li giudicano e attaccano deliberatamente per punire coloro che perseguono la verità. Sminuiscono coloro che ricercano la verità per poter esercitare il potere nella chiesa. Katia seminava discordia nella chiesa. Ha attaccato e condannato Giorgio, che gestiva il lavoro del Vangelo, e voleva persino usare i leader superiori per punirlo. Peggio ancora, non cooperava con i suoi collaboratori e faceva sempre tutto da sola. Ha inventato delle voci, giudicando i leader superiori in quanto non lavoravano in armonia, e questo ha generato pregiudizi nei loro confronti tra i fratelli e le sorelle. Lo faceva per raggiungere il suo obiettivo di regnare sovrana nella chiesa. Puniva intenzionalmente le persone e minava il lavoro del Vangelo. Una volta che i leader superiori hanno appurato il comportamento di Katia, hanno visto che era una falsa leader sul cammino di un anticristo e l’hanno immediatamente rimossa dalla sua posizione di leader.
In seguito, io e la mia collaboratrice abbiamo condiviso con lei e analizzato il suo comportamento. Le abbiamo detto che istigando una sorella a segnalare Giorgio stava sabotando e intralciando il lavoro della chiesa e percorrendo il cammino di un anticristo. Non solo si è rifiutata di accettarlo, ma si è persino discolpata, dicendo che non aveva secondi fini, che stava semplicemente segnalando un problema in modo normale, quindi come poteva trattarsi di intralcio al lavoro della chiesa? Ho visto che si rifiutava di ammettere i suoi errori anche di fronte ai fatti, che argomentava in sua difesa e cavillava. Ho pensato alle parole di Dio: “Quando non succede niente, non si può vedere il vero atteggiamento di una persona verso la verità. Quando le persone vengono potate, trattate e destituite, il loro vero atteggiamento verso la verità viene svelato. Coloro che accettano la verità sono in grado di accettarla in ogni situazione; se hanno torto, sono in grado di ammettere il loro errore, affrontare la realtà e accettare la verità. Quanto a coloro che non amano la verità, anche se i loro errori sono esposti, non ammetteranno di essere in torto, per non parlare del fatto di essere trattati dalla casa di Dio. E che ragioni adducono alcune persone? ‘Era mia intenzione farlo bene, ma semplicemente non l’ho fatto bene, quindi non puoi biasimarmi per aver fatto un pessimo lavoro. La mia intenzione è buona e ho sofferto, pagato un prezzo e mi sono speso. Questo non è compiere il male!’. Usano questa come ragione e scusa per rifiutare di lasciare che la casa di Dio le gestisca. Questo è appropriato? Non importa quale ragione o scusa una persona accampi: non può celare il suo atteggiamento verso la verità e verso Dio. Questa è una questione che riguarda la natura e l’essenza di una persona e denuncia massimamente il problema. Indipendentemente dal fatto che tu abbia affrontato o meno un problema, il tuo atteggiamento verso la verità rappresenta la tua natura ed essenza: è il tuo atteggiamento nei confronti di Dio. Il modo in cui tratti la verità mostra il modo in cui tratti Dio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Parte prima”). Proprio così. Coloro che non accettano la verità non ammetteranno mai i propri errori. Anche se compiono il male e intralciano il lavoro della chiesa, continuano a dire di avere le giuste intenzioni, volendo assolvere sé stessi dalle loro trasgressioni e malefatte, come se non avessero intenti sbagliati e non andassero ritenuti responsabili neanche se intralciano il lavoro della chiesa. Mi sono resa conto che Katia era esattamente così. Stava ovviamente sabotando, intralciando e punendo le persone di nascosto, ma continuava a giustificarsi, dicendo che non intendeva far torto a nessuno. Si rifiutava di ammettere i suoi errori anche di fronte ai fatti. Non accettava affatto la verità. Inoltre, non faceva che ripetere che era una leader da poco tempo e che non capiva e non era in grado di svolgere gran parte del lavoro. Questo dimostrava che, pur essendo consapevole di ciò che Dio richiede ai leader, non seguiva comunque la parola di Dio. I leader superiori avevano condiviso che tutti dovevano cooperare in modo armonioso, ma lei non ha ascoltato e ha continuato a fare le cose da sola, a suo piacimento. Il suo comportamento rendeva evidente che non accettava né si sottometteva affatto alla parola di Dio o alle cose positive. Alla fine, voleva addirittura punire fratello Giorgio per distruggere il lavoro del Vangelo in difesa della propria fama e del proprio prestigio. Questo bastava a dimostrare che non sosteneva minimamente il lavoro della chiesa, che per sua natura non amava né accettava la verità, e che era stata rimossa soltanto per via della giustizia di Dio. Capirlo mi ha fornito maggiore discernimento su di lei. Ho anche riflettuto su me stessa. In passato, ritenevo Katia una falsa leader che non svolgeva lavoro concreto e volevo segnalare i suoi problemi ai leader superiori: ma perché alla fine ho rinunciato a farlo? Ho portato il mio stato davanti a Dio in preghiera, chiedendoGli di guidarmi a capire il mio problema.
Ho letto queste Sue parole. “Alcuni, nell’agire, seguono la propria volontà. Violano i principi e, dopo essere stati potati e trattati, ammettono solo a parole di essere arroganti, e di aver commesso un errore solo perché non possiedono la verità. Ma, in cuor loro, continuano a lamentarsi: ‘Nessuno si espone, solo io; e, alla fine, quando qualcosa va male, scaricano tutta la responsabilità su di me. Non è stupido da parte mia? La prossima volta non posso fare la stessa cosa, esponendomi in questo modo. Il chiodo che sporge viene schiacciato a martellate!’ Che pensate di questo atteggiamento? È di pentimento? (No.) Che atteggiamento è? Tale persona non è forse diventata infida e falsa? In cuor suo, pensa: ‘Sono fortunato che questa volta non si sia rivelato un disastro. Sbagliando s’impara, per così dire. In futuro, devo stare più attento’. Non ricerca la verità, usando invece la propria meschinità e i propri scaltri sotterfugi per occuparsi della faccenda e gestirla. In questo modo, può forse guadagnare la verità? No, poiché non si è pentita. La prima cosa da fare quando ti penti è riconoscere in cosa hai sbagliato, vedere qual è stato il tuo errore, l’essenza del problema e l’indole corrotta che hai rivelato; devi riflettere su queste cose e accettare la verità, e poi praticare secondo la verità. Solo questo è un atteggiamento di pentimento. Se, d’altro canto, consideri in modo approfondito le vie dell’astuzia, diventi più infido di prima, le tue tecniche sono più scaltre e occulte e hai altri metodi per affrontare le cose, allora il problema non è solamente la falsità. Stai usando strumenti subdoli e hai segreti che non puoi divulgare. Questa è malvagità. Non solo non ti sei pentito, ma sei diventato più viscido e ingannevole. Dio vede che sei eccessivamente ostinato e malvagio, che in superficie ammetti di aver sbagliato e accetti di essere trattato e potato, ma che in realtà non manifesti il minimo atteggiamento di pentimento. Perché diciamo questo? Perché, mentre questo evento accadeva o a seguito di esso, non hai affatto ricercato la verità, non hai riflettuto su te stesso né tentato di conoscerti, e non hai praticato in linea con la verità. Il tuo atteggiamento è quello di risolvere il problema usando le filosofie, la logica e i metodi di Satana. In realtà stai eludendo il problema e lo stai camuffando in maniera impeccabile, senza lasciar trapelare nulla, in modo che gli altri non ne vedano traccia. Alla fine, ti consideri davvero in gamba. Queste sono le cose che Dio vede, non che tu abbia veramente riflettuto, abbia confessato il tuo peccato e te ne sia pentito in merito alla questione che ti ha investito, e che poi tu sia andato a ricercare la verità e abbia praticato secondo la verità. Il tuo atteggiamento non è di ricercare la verità e di metterla in pratica, né di sottometterti alla sovranità e alle disposizioni di Dio, bensì di usare le tecniche e i metodi di Satana per risolvere il tuo problema. Tu susciti negli altri una falsa impressione, ti opponi all’essere messo a nudo da Dio, e sei conflittuale e sulla difensiva in merito alle situazioni che Dio ha orchestrato per te. Il tuo cuore è più chiuso di prima e separato da Dio. Pertanto, ne può forse conseguire un risultato positivo? Puoi ancora vivere nella luce godendo di pace e gioia? No, non puoi. Se eviti Dio e la verità, precipiterai certamente nelle tenebre e per te sarà pianto e stridore di denti. Una tale condizione è diffusa tra le persone? (Sì.) Alcune persone richiamano frequentemente se stesse, dicendo: ‘Questa volta sono stato sottoposto a trattamento. La prossima volta devo essere più furbo e stare più attento. Essere furbi è il fondamento della vita; chi non è furbo è un imbecille’. Se è così che ti guidi e ti richiami sempre, arriverai mai da qualche parte? Potrai guadagnare la verità? Se ti capita una questione, devi ricercare e capire un aspetto della verità e guadagnarlo. Che cosa si consegue capendo la verità? Quando capisci un aspetto della verità, capisci un aspetto della volontà di Dio; capisci perché Dio ti abbia fatto tale cosa, perché ti faccia tale richiesta, perché predisponga tale situazione per rimproverarti e disciplinarti, perché adoperi tale questione per potarti e trattarti, e perché tu sia caduto, abbia fallito e sia stato messo a nudo in tale faccenda. Se comprendi queste cose, potrai ricercare la verità e conseguirai l’accesso alla vita. Se non comprendi queste cose e non accetti questi dati di fatto, ma persisti nell’opporti e resistere a essi, nell’usare le tue tecniche per camuffarti e nell’affrontare tutti gli altri e Dio con un’espressione falsa, allora sarai per sempre incapace di guadagnare la verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo ricercando la verità si possono superare le proprie concezioni e i fraintendimenti nei confronti di Dio”). Le parole di Dio rivelano che, se chi commette un errore non riflette sulla causa del suo fallimento e non ricerca la verità per risolvere il suo problema, ma si preoccupa invece di essere trattato in caso commettesse un altro errore e quindi inizia a ricorrere a tranelli e a diffidare di Dio quando i problemi si ripresentano, allora questo tipo di persona ha un’indole ingannevole e ostinata. Ed era così che io mi comportavo. In passato, senza capire la situazione di Katia, l’ho accusata di essere giudicante e l’ho oppressa. La mia leader mi ha smascherata e analizzata per questo. In seguito, ho riconosciuto la mia indole arrogante, mi sono ammonita, poiché quel fallimento era una trasgressione nella mia vita di credente, e ho capito che dovevo imparare la lezione e non ripetere lo stesso errore. Allo stesso tempo, però, ho sviluppato una certa diffidenza nei confronti di Dio. Ero molto preoccupata del fatto che, se avessi oppresso di nuovo qualcuno in quel modo e fossi stata identificata come una persona che percorreva il cammino di un anticristo, allora il mio lavoro di leader sarebbe terminato e avrei perso ogni dignità. Così, quella volta, quando ho scoperto che Katia era una falsa leader che non svolgeva lavoro reale, non ho osato segnalarla ed ero piena di esitazioni. Temevo che la leader pensasse che ero troppo dura con Katia e che, facendo la pignola e non lasciando correre le cose, la stessi opprimendo e ostracizzando. Per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, ho scelto di non dire nulla. Avevo paura che una segnalazione potesse ritorcersi contro di me e mettere a rischio il mio prestigio. Segnalare il problema di Katia era del tutto normale, ma ero piena di apprensioni e mi chiedevo cosa avrebbero pensato i leader superiori. Mi sono messa sulla difensiva sia contro di loro che contro Dio e ho raggirato Dio. Ero così ingannevole! Katia stava seminando discordia, intralciando e sabotando l’evangelizzazione. Dio stava smascherando lei e proteggendo la Propria opera. Ho visto che i pensieri, le intenzioni e le azioni di nessuno possono sfuggire all’esame di Dio. Allora perché non avevo fede nel fatto che Dio vedesse tutto? Perché ero sempre preoccupata di essere destituita dalla mia leader se segnalavo semplicemente in modo oggettivo il comportamento di Katia in base a ciò che avevo visto realmente, senza alcuna intenzione di opprimerla?
Nelle mie devozioni, ho letto un passo della parola di Dio che mi ha fatto capire meglio il mio problema. Le parole di Dio dicono: “Se non hai vera fede in Dio e non credi che la verità regni nella casa di Dio, allora non puoi realizzare nulla. Molte persone non comprendono la verità; non credono che la verità regni nella casa di Dio e non hanno un cuore che teme Dio. Pensano sempre che tutti i funzionari del mondo proteggano gli uni gli interessi degli altri, e che la casa di Dio debba essere la stessa. Di sicuro non credono che Dio sia la verità e la giustizia. Pertanto, persone del genere possono essere definite miscredenti. Tuttavia, una minoranza di persone è in grado di segnalare problemi concreti. Queste possono essere definite persone che proteggono gli interessi della casa di Dio, persone responsabili. Molti non risolvono i problemi gravi, quando li riscontrano, e nemmeno li segnalano al Supremo. Iniziano a segnalare il problema e ne percepiscono la gravità soltanto quando il Supremo lo esamina direttamente. Questo ritarda le cose. Perciò, che tu sia un normale fratello o sorella, un leader o un lavoratore, ogni volta che incontri un problema che non sei in grado di risolvere e che riguarda i più ampi principii del lavoro, dovresti sempre segnalarlo al Supremo e cercare la Sua guida tempestivamente. Quando incontri problemi o difficoltà che ti lasciano perplesso, ma non li risolvi, una parte del lavoro non potrà avanzare e dovrà essere accantonata e interrotta. Ciò influisce sul progresso del lavoro della chiesa. Pertanto, quando sorgono problemi che possono incidere direttamente sul progresso del lavoro, devono essere scoperti e risolti tempestivamente. Se un problema non è di facile risoluzione, devi trovare persone che comprendano la verità e che abbiano esperienza nel campo, quindi siediti accanto a loro e, insieme, indagate il problema e risolvetelo. Problemi del genere non possono essere rimandati. Ogni giorno di ritardo nel risolverli è un giorno di ritardo nell’avanzamento del lavoro. Non si tratta di ostacolare una persona; è una questione che incide sia sul lavoro della chiesa sia sul modo in cui i prescelti di Dio compiono i loro doveri. Perciò, quando ti imbatti in un problema o in una difficoltà che ti lasciano perplesso, occorre risolverli. Se veramente non sei in grado di farlo, allora segnala subito il problema al Supremo. Lui lo risolverà direttamente oppure ti indicherà il cammino. Se un leader non sa gestire problemi del genere e li ignora invece di segnalarli al Supremo e cercare i Suoi consigli, allora quel leader è cieco, ottuso e inutile, e dovrebbe essere destituito e rimosso dalla sua posizione. Se persone inutili come questa non vengono rimosse dalla loro posizione, il lavoro della casa di Dio non potrà andare avanti e, nelle loro mani, andrà in rovina. Questa situazione deve essere affrontata immediatamente” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Qualsiasi problema o difficoltà che ti lascia perplesso dovessi incontrare nel tuo lavoro, se può influire sul modo in cui i prescelti di Dio compiono il loro dovere o se può ostacolare il normale avanzamento del lavoro della chiesa, deve essere risolto in modo tempestivo. Se non sei in grado di risolverlo da te, dovresti trovare diverse persone che comprendono la verità affinché collaborino con te per trovare una soluzione. Se il problema non può essere risolto in questo modo, allora devi prenderlo e segnalarlo al Supremo, e cercare la Sua guida. I leader e i lavoratori hanno questa responsabilità e questo obbligo” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Dalla lettura della parola di Dio ho visto che, sebbene fossi una credente da molti anni e avessi letto molte parole di Dio, avevo troppa poca fede in Lui e non capivo la Sua indole giusta. Non credevo autenticamente che nella casa di Dio regna la verità, ed è per questo che nel mio cuore risiedevano ancora dubbi e diffidenza. Di fatto, la chiesa valuta e rimuove le persone in base ai principi della verità. Anche se qualcuno è un leader, se per un po’ di tempo non svolge un vero lavoro, è sconsiderato nel proprio dovere, agisce di testa sua o non apporta cambiamenti neanche dopo condivisioni e trattamenti ripetuti, allora verrà trasferito o rimosso, non sarà protetto né assecondato. Quando la casa di Dio destituisce o rimuove qualcuno, lo fa in base al suo comportamento ripetuto nell’adempiere i doveri e tiene conto anche del suo approccio nei confronti di Dio e della verità. Queste decisioni non vengono mai prese arbitrariamente. Ho ripensato ai miei ultimi due anni da leader: quando emergeva un problema nel mio dovere, i miei leader condividevano sempre la verità, mi aiutavano e mi davano consigli quando lo rilevavano. Se si trattava di una cosa seria, mi trattavano, mi smascheravano, mi analizzavano e mi aiutavano a capire me stessa. Come quando ho oppresso Katia perché non capivo la verità e facevo affidamento sulla mia indole arrogante: la mia leader non mi ha rimossa per questo, ma ha invece evidenziato i miei problemi e mi ha dato la possibilità di pentirmi. Poi, Katia è stata eletta leader della chiesa, ma non ha mai svolto alcun lavoro concreto e ha compiuto il male, intralciando e gettando nel caos l’evangelizzazione, percorrendo il cammino di un anticristo. Quando i leader superiori ne sono venuti a conoscenza, l’hanno subito destituita. I fatti a cui ho assistito e che ho sperimentato personalmente erano la prova che nella casa di Dio regnano la verità e la giustizia. Io, invece, credevo che segnalando i problemi di Katia avrei dato l’idea di star reprimendo e ostracizzando una persona di talento e sarei stata rimossa. Questo modo di pensare era completamente sbagliato, ero davvero ingannevole e priva di autentica fede in Dio. Ho anche visto che non mi era chiaro cosa significasse sostenere il lavoro della chiesa e cosa invece opprimere le persone. Infatti, se una persona viene identificata secondo i principi come un falso leader che non svolge lavoro reale, e se viene segnalata per proteggere il lavoro della chiesa e sulla base di fatti, non artificiosamente o per invenzione arbitraria, allora questo è sostenere i principi e proteggere il lavoro della chiesa, non è oppressione. Se le vostre intenzioni sono quelle di vendicarvi di qualcuno o di punirlo, se state giudicando o condannando una persona perché non si comporta come volete voi o perché vi minaccia o rifiuta di sottomettersi al vostro prestigio, e arrivate a distorcere i fatti per incastrarla o punirla, allora si tratta di oppressione. I comportamenti di Katia che volevo segnalare erano cose di cui ero stata testimone interagendo con lei. La mia segnalazione non era un’invenzione né un atto di deliberata vendetta. La mia intenzione era segnalare i problemi e impedire che il lavoro della chiesa venisse danneggiato. Si trattava di proteggere il lavoro della chiesa, non di opprimere o punire Katia. Inoltre, una delle responsabilità di un leader è quella di “riferire rapidamente e chiedere istruzioni in merito a confusione e difficoltà riscontrate nel corso dell’attività” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Attualmente, nessuno di noi comprende la verità; pertanto, quando incontriamo molta confusione e difficoltà nel nostro lavoro, cose che non riusciamo a comprendere del tutto o persone che non sappiamo discernere appieno, dovremmo segnalarlo subito ai leader superiori. Questo vale soprattutto per coloro che svolgono un lavoro importante nella chiesa. Solo perché qualcuno è un leader o supervisiona un progetto non significa che sia adatto al ruolo, perché, prima di acquisire la verità, si può benissimo seguire la propria indole corrotta e interrompere il lavoro della chiesa in qualsiasi momento. Non si sa mai quando ci si potrebbe smarrire e opporre a Dio. Segnalare qualcuno non significa fare la spia. Non è fissarsi implacabilmente sui suoi difetti o fare i pignoli con lui, ma è ricercare i principi secondo cui discernere e trattare gli altri. Lo si fa per sostenere il lavoro della chiesa. Se si scopre che quella persona è a posto e che il problema sta nel proprio discernimento, allora, facendo una segnalazione ai leader superiori e cercando la comunione, si potranno imparare i principi e trattare le persone in modo equo. Se, attraverso la ricerca, si determina che il lavoro di quella persona manifesta davvero dei problemi, allora si può anche tenere subito condivisione con lei e aiutarla a riconoscere il suo problema e a compiere il suo dovere secondo i principi. Questo giova sia al lavoro della chiesa che ai fratelli e alle sorelle. Naturalmente, coloro che sono di scarsa umanità e non sostengono affatto il lavoro della chiesa devono essere prontamente trasferiti o rimossi per evitare compromissioni nell’avanzamento del lavoro. Pertanto, è dovere e responsabilità dei leader segnalare tempestivamente i problemi. Una volta compresa la volontà di Dio, ho deciso che, se avessi rilevato un problema in un altro leader o supervisore della chiesa, avrei subito discusso con i miei collaboratori di tutto ciò che non capivo appieno e, se nessuno avesse avuto una chiara comprensione della questione, l’avrei immediatamente segnalata ai leader superiori e avrei ricercato i principi. Non potevo più considerare solo i miei interessi ed essere così egoista e ingannevole. Poco tempo dopo, ho notato che la mia collaboratrice, sorella Giovanna, non comprendeva i principi nel suo dovere, si fissava sempre su questioni banali e ritardava il progresso della produzione video. Quando i leader superiori mi hanno chiesto il perché dei rallentamenti nella produzione video, ho riferito i problemi di Giovanna basandomi sui fatti. Poi, i leader hanno condiviso alcuni principi su come svolgere quel dovere, fornendoci un percorso più chiaro, e l’avanzamento del lavoro video è migliorato in modo significativo. Quell’esito mi ha trasmesso un senso di pace profonda e ho sperimentato la gioia di praticare la verità.
Attraverso questa esperienza, ho compreso in parte la mia indole corrotta e il motivo per cui non avevo il coraggio di fare delle segnalazioni. Ho capito che ero troppo egoista e ingannevole, che tenevo troppo al mio prestigio. Solo per proteggere i miei interessi, temevo di segnalare un problema e di essere accusata di opprimere una persona di talento. È stata la guida della parola di Dio a permettermi di conoscere la mia indole corrotta, di correggere le mie idee e le mie prospettive sbagliate e di acquisire un percorso di pratica. Lode a Dio!
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