Occorre avere prestigio per ottenere la salvezza?

06 Maggio 2022

di Yixun, Cina

Per anni ho compiuto il mio dovere lontano da casa e sono stata responsabile del lavoro della chiesa. Sebbene sia affetta da una patologia cardiaca congenita, non ho mai avuto seri problemi di salute. Tuttavia sono invecchiata e la mente e il corpo non rispondono più come prima: se faccio più tardi del solito una sera, il giorno dopo sono esausta, provo una diffusa sensazione di debolezza e sento che al cuore ho qualcosa che non va. In agosto 2021, la mia leader ha valutato la mia malattia e, temendo che il mio fisico non potesse più sopportare un ruolo stressante come quello di leader, ha deciso che sarei tornata per prendermi cura della mia salute e svolgere un dovere per me sopportabile. Quando l’ho saputo ci sono rimasta molto male. “È un momento cruciale per accumulare buone azioni svolgendo un dovere: essere trasferita, non essere più una leader ma solo una credente ordinaria, mi darà meno possibilità di praticare, imparerò la verità ed entrerò nella realtà più lentamente, per cui avrò meno possibilità di salvezza. Non sarà come essere una leader, che è costantemente impegnata a risolvere i diversi problemi e le difficoltà di fratelli e sorelle e impara le verità e vi accede velocemente, con maggiore possibilità di salvezza. Dio sta usando questa situazione per smascherarmi e scacciarmi?” Più ci pensavo, più ero turbata e non riuscivo a trattenere le lacrime. In seguito, saputo in che condizioni mi trovassi, una sorella ha tenuto una condivisione con me dicendomi: “In tutto questo si cela l’amorevole volontà di Dio, e quando non capiamo la volontà di Dio dobbiamo anzitutto sottometterci, pregando e ricercando di più, ma senza mai fraintenderLo o lamentarci”. La sua comunione mi ha ricordato che quella situazione non era successa per caso: doveva celare una verità da cercare e a cui accedere, e io dovevo sottomettermi. Ma ero ancora ferita. Quando durante la notte mi svegliavo e ci pensavo, mi rigiravo insonne nel letto ripetendomi di continuo: “Ho creduto per tutti questi anni, e proprio quando l’opera di Dio raggiunge il momento cruciale ho perso la possibilità di prestare servizio come leader. Sono solo una credente normale. Ho ancora speranza di essere salvata e perfezionata?” Volevo continuare a servire come leader, ma temevo che la mia patologia si aggravasse, mettendo a rischio il lavoro della chiesa. Non potevo pensare solo a me stessa e mettere in pericolo il lavoro della chiesa. Più ci pensavo, più ero angustiata. Non c’era modo di uscirne.

Durante i devozionali, ho letto delle parole di Dio che rivelavano come gli anticristi gestiscono i cambiamenti dei loro doveri, e ho compreso qualcosa di me stessa. Dio dice: “Quando vengono apportate delle rettifiche ai loro doveri, le persone dovrebbero come minimo sottomettersi, trarre vantaggio dal riflettere su se stesse, così come ottenere una valutazione accurata del fatto che l’adempimento dei loro doveri sia idoneo. Ma non è così per gli anticristi. Essi sono diversi dalle persone normali, indipendentemente da ciò che accade loro. In cosa consiste questa differenza? Non obbediscono, non collaborano attivamente, e non ricercano affatto la verità. Al contrario, provano repulsione verso il cambiamento del loro dovere, vi si oppongono, lo analizzano, ci riflettono su, e si arrovellano in speculazioni: ‘Perché non mi permettono di continuare a svolgere questo dovere? Perché mi stanno trasferendo a uno irrilevante? Si tratta forse di un modo per smascherarmi e scacciarmi?’ Continuano ad esaminare l’accaduto, analizzandolo all’infinito e rimuginandoci sopra. Quando non accade nulla, stanno benissimo; quando invece succede qualcosa, i loro cuori cominciano ad agitarsi come acque tempestose, e la loro testa si riempie di domande. Esteriormente, può anche sembrare che siano migliori degli altri nel riflettere sulle questioni, ma in realtà gli anticristi sono solo più malvagi delle persone normali. […] Gli anticristi non obbediscono mai alle disposizioni della casa di Dio, e correlano sempre strettamente il dovere, la fama e il prestigio alla loro speranza di benedizioni e alla loro destinazione futura, come se, una volta persi il loro prestigio e la loro reputazione, non avessero alcuna speranza di ottenere benedizioni e ricompense, e hanno la sensazione che questo equivalga a perdere la vita. Pensano: ‘Devo stare attento, non devo essere negligente! Non si può fare affidamento sulla casa di Dio, sui fratelli e le sorelle, sui leader e i lavoratori, e nemmeno su Dio. Non posso fidarmi di nessuno di loro. La persona su cui puoi contare di più e che è più degna di fiducia sei tu stesso. Se non sei tu a fare dei piani per te stesso, allora chi si prenderà cura di te? Chi penserà al tuo futuro? Chi valuterà se riceverai o meno delle benedizioni? Devo pertanto fare piani e calcoli accurati per il mio bene. Non posso commettere errori o essere minimamente negligente, altrimenti cosa farò se qualcuno cercherà di approfittarsi di me?’ Per questo motivo, si guardano dai leader e dai lavoratori della casa di Dio, temendo che qualcuno possa discernere o capire come sono veramente, che per questo vengano rimossi e che il loro sogno di ricevere benedizioni venga infranto. Ritengono di dover mantenere la loro reputazione e il loro prestigio, poiché sono convinti che solo così possono sperare di ottenere benedizioni. Gli anticristi considerano ricevere benedizioni come più importante dei cieli stessi, della vita, del perseguimento della verità, del cambiamento dell’indole o della salvezza personale, e più importante che svolgere bene il proprio dovere e possedere i requisiti di un essere creato. Pensano che possedere i requisiti di un essere creato, svolgere bene il proprio dovere ed essere salvati siano tutte cose insignificanti, a malapena degne di menzione, e che invece ottenere benedizioni sia l’unica cosa in tutta la loro vita a cui non possono mai smettere di pensare. In qualsiasi circostanza affrontino, per quanto seria o insignificante, la rapportano all’essere benedetti da Dio, sono estremamente cauti e attenti, e si tengono sempre pronta una via d’uscita. Dunque, quando il suo dovere viene riassegnato e si tratta di una promozione, un anticristo penserà di avere la speranza di essere benedetto. In caso di demansionamento, da caposquadra ad assistente caposquadra, o da assistente caposquadra a membro ordinario del gruppo, prevede che questo sarà un problema gravissimo e reputa piuttosto scarse le sue speranze di ottenere benedizioni. Che tipo di visione è questa? È una visione corretta? Assolutamente no. È una visione assurda!(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12 – Vogliono ritirarsi quando non c’è prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). “Nei loro cuori, gli anticristi equiparano sempre il livello del loro prestigio a quello delle benedizioni che possono ottenere. Che si trovino nella famiglia di Dio o in qualsiasi altro gruppo, per loro il prestigio e il rango delle persone sono molto ben delineati, così come i loro esiti finali; la posizione che qualcuno riveste e quanto potere esercita all’interno della casa di Dio in questa vita equivalgono alla grandezza delle benedizioni, delle ricompense e della corona che riceverà nel prossimo mondo; i due aspetti sono direttamente correlati. Una simile visione è fondata? Dio non lo ha mai detto, né ha mai promesso niente del genere, ma questo è il tipo di visione che un anticristo svilupperà. […] Non direste che persone come gli anticristi abbiano qualche problema di salute mentale? Non sono forse malvagi all’estremo? Qualunque cosa Dio dica, essi non vi prestano attenzione e non la accettano. Ritengono che qualsiasi cosa pensino e credano sia giusta e ne traggono piacere, godendo di sé stessi e ammirandosi. Non cercano la verità e non indagano se questo sia ciò che viene detto nelle parole di Dio, o se sia ciò che Dio ha promesso(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12 – Vogliono ritirarsi quando non c’è prestigio né alcuna speranza di ottenere benedizioni”). Le parole di Dio mostrano che gli anticristi hanno fede solo per poter ottenere benedizioni e ricompense e classificano i vari doveri correlando il grado di prestigio alla quantità delle benedizioni che possono ricevere. Poiché sono convinti che in mancanza del prestigio ci siano scarsissime possibilità di salvezza, fraintendono, biasimano o addirittura avversano Dio. Si preoccupano solo dei loro interessi e di riuscire a ottenere le benedizioni, senza tuttavia mai cercare la verità e imparare lezioni. A questo si aggiunge la loro assoluta mancanza di timore o di sottomissione verso Dio nei loro cuori, e il fatto che sono malvagi e subdoli per natura. Stando al mio comportamento ero proprio come un anticristo: ritenevo che la grandezza delle mie benedizioni dipendesse dal mio prestigio, che non avere la carica di leader significasse non godere di prestigio e non avere alcuna possibilità di essere salvata o ricevere benedizioni. Per questo motivo non riuscivo ad affrontare nel modo dovuto neppure un normale cambio di doveri e avevo molti pensieri. Invece la chiesa stabilisce il dovere di ognuno in base ai principi e alla sua reale condizione. Io avevo problemi di salute. Un leader deve gestire molte cose, va incontro a tanto stress, e il mio corpo non poteva sopportarlo. Lo svolgimento del mio dovere ne avrebbe risentito. Se la chiesa aveva disposto che io facessi ciò che potevo, quello era un bene non solo per me, ma anche per il lavoro della chiesa. Invece io ero diffidente e dubbiosa. Per prima cosa, di fronte al fatto di non essere più leader, avevo pensato che non avrei avuto nessuna speranza di salvezza. Convinta di essere privata delle benedizioni e di una buona destinazione, mi ero sentita privata della mia unica speranza nella fede. Di colpo avevo perso tutta la grinta, diventando molto negativa. Mi sono resa conto che non vedevo le cose secondo le verità principi, bensì in base alla possibilità di trarne beneficio. Quando le mie ambizioni e i miei desideri non erano stati soddisfatti, avevo pensato che Dio stesse usando la situazione per scacciarmi. Ho visto che ero davvero malvagia. Mi figuravo Dio identico all’umanità corrotta, privo di equità o giustizia, convinta che valutasse e determinasse l’esito delle persone in base alla grandezza del loro prestigio o del dovere loro assegnato. Credevo che solo se noi esseri umani godevamo di prestigio Dio ci avrebbe salvati, altrimenti no. Non significava forse negare la giustizia di Dio e bestemmiarLo? Mi sono resa conto che, nonostante tutti gli anni in cui ero stata credente, non capivo Dio e non Gli obbedivo affatto. Se non fossi stata smascherata dai fatti, non avrei capito quanto fosse sbagliato il mio modo di vedere la ricerca.

In seguito, ho letto qualche passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a rendermi conto della fallacia del mio modo di vedere. La parola di Dio dice: “Molti non sanno con chiarezza cosa significhi essere salvati. Alcuni sono convinti che, se si crede in Dio da molto tempo, è probabile che si sarà salvati. Altri credono che se si capiscono molte dottrine spirituali è probabile che si sarà salvati, mentre altri ancora pensano che i leader e i lavoratori saranno certamente salvati. Queste sono tutte nozioni e fantasie umane. La chiave di tutto è che la gente deve capire cosa vuol dire salvezza. Essere salvati significa principalmente essere liberati dal peccato, liberati dall’influenza di Satana e volgersi sinceramente a Dio e obbedirGli. Cosa dovete possedere per essere liberi dal peccato e dall’influenza di Satana? La verità. Per sperare di acquisirla, le persone devono munirsi di molte parole di Dio e saperle sperimentare e praticare, in modo da poter comprendere la verità ed entrare nella verità realtà. Solo allora potranno essere salvate. La possibilità di essere salvati non dipende affatto da quanto a lungo si creda in Dio, quanta conoscenza si detenga, che si possiedano talenti o punti di forza o quanto si soffra. L’unica cosa che è in diretta relazione con la salvezza è la capacità di acquisire o meno la verità. Quindi, quante verità hai veramente compreso oggi? Quante delle parole di Dio sono diventate la tua vita? Tra tutti i requisiti di Dio, in quale hai ottenuto l’ingresso? Durante i tuoi anni di fede in Lui, quanto sei entrato nella realtà della Sua parola? Se non lo sai o se non hai avuto accesso alla realtà di nessuna delle parole di Dio, allora, francamente, per te non c’è speranza di salvezza. Non hai alcuna possibilità di essere salvato(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). “Io decido la destinazione di ciascuna persona non in base all’età, all’anzianità, alla quantità di sofferenza, né men che meno, al grado in cui suscita compassione, ma in base al fatto che possieda la verità. Non c’è altro criterio di scelta che questo. Dovete rendervi conto che anche tutti coloro che non fanno la volontà di Dio saranno puniti. Questo è un dato di fatto immutabile. Pertanto, tutti coloro che vengono puniti, sono puniti in tal modo a motivo della giustizia di Dio e come retribuzione delle loro numerose malvagie azioni(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Prepara sufficienti buone azioni per la tua destinazione”). Queste parole mi hanno davvero toccata. Ho visto che la salvezza non dipende affatto dall’essere un leader o dall’avere prestigio. La salvezza dipende dal fatto di liberarsi dell’indole di Satana e sottomettersi a Dio. Solo coloro che praticano la verità, cambiano la propria indole, si sottomettono a Dio e vivono secondo le Sue parole possono essere davvero salvati. Qualunque dovere si svolga, purché si sappia accettare la verità, riflettere su sé stessi quando si viene potati e trattati, conoscere la propria corruzione e i propri difetti sulla base delle parole di Dio, pentirsi e cambiare, attraverso questa ricerca si può acquisire la verità ed essere salvati. Per quanto una persona soffra o possieda prestigio, se non persegue la verità sarà eliminata. Proprio come Paolo. Sebbene possedesse prestigio e fama e avesse realizzato molte cose, l’impegno che profondeva nel proprio lavoro era finalizzato solo all’ottenimento di benedizioni e ricompense. Non ha mai perseguito la verità o il cambiamento dell’indole. Alla fine non ha raggiunto alcuna comprensione di sé stesso o di Dio. Non aveva fatto altro che testimoniare sé stesso, quanto avesse sofferto per il Signore. Si vantava dicendo: “Non sono inferiore a quei sommi apostoli” (2 Corinzi 11:5), e dichiarava persino con boria e senza alcun pudore: “Mi è riservata la corona di giustizia” (2 Timoteo 4:8). Arrivando a pronunciare una tale eresia, dichiarandosi un Cristo vivente, ha offeso l’indole di Dio ed è stato punito da Lui. Pietro invece non si è mai preoccupato di perseguire il prestigio nella sua fede. Voleva solo conoscere Dio e sottometterGlisi. Cercava di praticare e sperimentare le parole di Dio, di conoscere la propria indole corrotta, e alla fine è stato crocifisso a testa in giù per Dio. Si è sottomesso fino alla morte amando Dio all’estremo. Questo dimostra che avere molto prestigio e compiere grandi doveri non è una condizione o un requisito per la salvezza. Chi ha prestigio ma non persegue la verità, opponendosi invece spesso a Dio e non rendendo alcuna reale testimonianza di vivere le parole di Dio, è destinato a essere espulso. Anche chi non gode di un prestigio elevato ma è sulla strada giusta e persegue la verità può comunque guadagnare la verità ed essere salvato da Dio. Quando l’ho capito mi sono sentita molto meglio: ero pronta a sottomettermi alle disposizioni di Dio e ad accettare con serenità il nuovo dovere assegnatomi.

Poi ho letto un altro passo della parola di Dio che mi ha aiutata a comprendere meglio la Sua volontà. La parola di Dio dice: “Tutti sono uguali di fronte alla verità. Coloro che vengono promossi e coltivati non sono molto migliori degli altri. Tutti hanno fatto esperienza dell’opera di Dio all’incirca per lo stesso periodo di tempo. Anche chi non è stato promosso o coltivato dovrebbe perseguire la verità mentre svolge i propri doveri. Nessuno può privare gli altri del diritto di perseguire la verità. Alcune persone sono più desiderose di perseguire la verità e possiedono una certa levatura, quindi vengono promosse e coltivate. Questo dipende dai requisiti del lavoro della casa di Dio. Quindi, perché la casa di Dio si attiene a determinati principi per promuovere e impiegare le persone? Perché esistono tra di loro differenze di levatura e personalità, e ogni persona sceglie un percorso diverso; questo porta a esiti diversi nella fede che le persone hanno in Dio. Coloro che perseguono la verità vengono salvati e diventano membri del Regno, mentre coloro che non accettano minimamente la verità, che non sono dediti al loro dovere, vengono scacciati. La casa di Dio coltiva e impiega le persone in base al fatto che perseguano la verità e che siano o meno dedite al loro dovere. Sussiste una distinzione nella gerarchia dei vari tipi di persone all’interno della casa di Dio? Al momento, non c’è una gerarchia tra le varie persone in termini di prestigio, posizione, valore o titolo. Per lo meno durante il periodo in cui Dio opera per salvare le persone e le guida, non c’è distinzione tra il rango, la posizione, il valore o il prestigio delle varie persone. Le uniche differenze riguardano la divisione del lavoro e i doveri svolti. Naturalmente, durante questo periodo, alcuni vengono promossi e coltivati in via eccezionale, e svolgono alcuni lavori speciali, mentre altri non ricevono tali opportunità a causa di varie ragioni, come problemi nella loro levatura o nel loro ambiente familiare. Ma forse Dio non salva coloro che non hanno ricevuto tali opportunità? Non è questo il caso. Il loro valore e la loro posizione sono forse inferiori a quelli degli altri? No. Tutti sono uguali davanti alla verità, tutti hanno l’opportunità di perseguire e ottenere la verità, e Dio tratta tutti in modo equo e ragionevole(La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (5)”). Le parole di Dio mi hanno mostrato che nella Sua casa non esistono distinzioni tra doveri più o meno prestigiosi di altri. Ognuno ne assume uno diverso a seconda delle esigenze, ma in realtà tutti sono uguali davanti alla verità. Ovunque svolgiamo un dovere, indipendentemente dal prestigio di cui godiamo, le parole di Dio sostengono ognuno di noi. Dio non nutre pregiudizi legati al prestigio nei confronti di nessuno. Dio predispone ogni sorta di situazioni ed eventi in base ai bisogni di ciascuno, affinché tutti possano sperimentare la Sua opera ed entrare nella verità realtà. Non priva nessuno della possibilità di praticare la verità ed accedervi. Dio è equo con tutti. Guadagnare la verità o essere salvati da Dio non dipende dal dovere che uno svolge, ma solo dalla sua ricerca. Prestare servizio come leader non vuol dire che Dio ci riserverà una grazia particolare e ci illuminerà, né ci ignorerà se siamo credenti normali. Dio illumina e sostiene le persone in base alla loro ricerca e al loro atteggiamento verso la verità. In questo si scorge la Sua giustizia. Nonostante le persone abbiano doveri diversi e affrontino situazioni diverse, in tutti si rivela la stessa indole arrogante e subdola. Finché si è disposti a perseguire e praticare la verità e a liberarsi dall’indole corrotta, si può essere salvati da Dio, mentre chi non persegue la verità e non ricerca e non pratica la verità di fronte ai problemi, non arriverà mai a guadagnare la verità e non potrà essere salvato da Dio, e sarà così indipendentemente da quale dovere svolga o da quante possibilità abbia di seguire una formazione. Come nel mio caso: dopo quegli anni nella posizione di leader, con tutto il mio prestigio e le opportunità di formazione che avevo avuto, quanta verità avevo realmente guadagnato? Ho pensato a come quel cambiamento del mio dovere mi aveva resa negativa, incline al fraintendimento e alla lamentela. Non obbedivo minimamente a Dio e non possedevo alcuna verità realtà. Ero un perfetto esempio. Eppure avevo stupidamente continuato a credere di poter guadagnare la salvezza attraverso il prestigio, che mi aveva completamente dato alla testa. Ci sono fratelli e sorelle che pur non diventando mai leader insistono nel perseguire la verità, si assumono un fardello nel loro dovere, si dedicano a ricercare la verità di fronte ai problemi, e mettono in pratica le verità che conoscono. La corruzione che manifestano diminuisce gradualmente e si sottomettono sempre più a Dio. Essi rendono una testimonianza concreta del vivere le parole di Dio e così facendo guadagnano l’approvazione e l’accettazione di Dio. Questo mi ha rammentato alcune parole di Dio: “Se ricerchi con sincerità, sono disposto a concederti la via della vita nella sua interezza, a fare in modo che tu sia come un pesce che viene rimesso nell’acqua. Se non ricerchi con sincerità, Mi riprenderò tutto. Non sono disposto a concedere le parole che escono dalla Mia bocca a coloro che sono avidi di conforto, che sono solo come porci e cani!(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Perché non vuoi essere un complemento?”). Anche il Signore Gesù una volta disse: “Poiché a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha(Matteo 25:29). Dio è equo e giusto con l’umanità e non ha pregiudizi nei confronti di alcuno. Che uno sia un credente ordinario o un leader, basta che ricerchi la verità e Dio gli darà illuminazione e guida. La chiave è possedere o meno la determinazione a perseguire e praticare la verità. Capirlo è stato davvero illuminante per me. In passato temevo sempre che se non fossi stata una leader non avrei avuto molte possibilità di praticare e avrei avuto meno speranza di salvezza. Pensavo che Dio volesse espellermi, che non mi avrebbe più salvata. Ecco quali erano i miei fraintendimenti di Dio: erano una bestemmia. Non capivo neppure lontanamente le sincere intenzioni di Dio. Se ci rifletto su, in tutti quegli anni di fede sono stata controllata dai miei modi di vedere sbagliati, svolgendo il mio dovere solo per essere benedetta, convinta che la mia ricerca fosse impeccabile. Ero schiava della falsa immagine che avevo di me, non riflettevo su me stessa e non mi conoscevo affatto. Quel cambiamento di dovere ha rivelato l’errore nel mio modo di ricercare, e finalmente sono stata in grado di presentarmi davanti a Dio per riflettere su me stessa e conoscermi. Ho guadagnato una certa comprensione della mia indole corrotta e dei problemi insiti nel mio modo di vedere, e ho visto l’indole giusta di Dio. Ho anche imparato chi Dio salva e chi invece espelle e ho sviluppato sottomissione a Lui. Questa situazione ha rappresentato senza dubbio una protezione e la salvezza da parte di Dio.

In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a vedere chiaramente il percorso di ingresso che dovevo intraprendere. La parola di Dio dice: “In quanto creatura di Dio, l’uomo dovrebbe cercare di compiere il dovere di creatura di Dio e di amarLo senza fare altre scelte, perché Dio è degno del suo amore. Coloro che cercano di amare Dio non dovrebbero mirare ad alcun beneficio personale o a ciò che desiderano personalmente; questo è il sistema di ricerca più corretto. Se ciò che cerchi è la verità, ciò che metti in pratica è la verità e ciò che ottieni è un cambiamento nella tua indole, allora la strada che percorri è quella giusta. […] Se sarai reso perfetto o eliminato dipende dalla tua ricerca, vale a dire che il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Ho trovato un percorso di pratica nelle parole di Dio. Poiché sono un essere creato, qualunque cosa Dio stabilisca devo sottomettermi al Suo dominio e alle Sue disposizioni. Non posso avere fede e svolgere un dovere solo per avere benedizioni e ricompense. Che alla fine possa essere salvata o meno, che venga benedetta o meno, finché vivrò devo perseguire la verità e la conoscenza di Dio. Anche se alla fine verrò ripudiata, scacciata da Dio, sarà comunque la Sua giustizia. Una volta compresa la volontà di Dio, che tipo di dovere svolgessi non mi è più interessato molto. Sono stata in grado di affrontare con serenità il cambiamento del mio dovere.

Attraverso quanto portato alla luce da questa situazione, ho imparato alcune cose sugli errori nel mio modo di nutrire fede, e che la possibilità di essere salvati o meno non dipende dal prestigio né dalla quantità di lavoro svolto. Ciò che è fondamentale è aver acquisito la verità, essere una persona che si sottomette a Dio, e il verificarsi o meno di un cambiamento nell’indole di vita. Da allora non desidero altro che restare con i piedi per terra e compiere bene il mio dovere per soddisfare Dio.

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