Riflessioni sul non aver rimosso tempestivamente una falsa leader

16 Aprile 2023

Nell’agosto del 2021, sono stata scelta come diacono irrigatore. In quel periodo, mi occupavo sia di irrigare i nuovi arrivati che di diffondere il Vangelo. Poiché non avevo esperienza nell’evangelizzazione, non ottenevo grandi risultati in quell’ambito. Un giorno, la leader ha assegnato sorella Giovanna a collaborare con me nel seguire il lavoro del Vangelo. Sorella Giovanna ha capito subito i problemi che tutti avevano nel lavoro, ha riunito i fratelli e le sorelle per la comunione e la revisione, e poi ha condiviso alcune esperienze e approcci di successo. A poco a poco, hanno maturato più entusiasmo nel loro lavoro evangelico e hanno imparato alcuni princìpi del lavoro. In breve tempo, più di 20 abitanti del nostro villaggio hanno accettato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni, e sempre più persone la accettavano anche in altri luoghi. Abbiamo presto istituito una nuova chiesa. Ho considerato che Giovanna aveva fede da molto tempo e ottima levatura ed era capace nel suo lavoro. Da quando era arrivata, l’evangelizzazione aveva ingranato bene. La ammiravo molto. Sentivo che era una lavoratrice capace e che perseguiva la verità. Lei aveva una buona impressione di me. Ha detto che ero responsabile e che mi assumevo un fardello, e ha parlato davanti agli altri della mia buona levatura e di quanto fossi capace. Mi ha davvero sorpresa sentirglielo dire. Ho appurato che aveva molta stima di me, e sembrava che io occupassi un posto importante nel suo cuore. Ero molto felice. In seguito, sono stata nominata leader e ho continuato a collaborare con Giovanna.

Nel giugno del 2022, sono diventata predicatrice, lei è stata scelta come leader e io ero responsabile del suo lavoro. Ma Giovanna non stava migliorando nell’evangelizzazione e non sapevo perché. Non si concentrava nel sostenere i nuovi arrivati, non si riuniva con gli evangelizzatori e non condivideva sugli stati o le difficoltà in cui si trovavano gli altri, né li risolveva. Rilevare questi problemi mi ha fatta molto preoccupare e le ho mandato un messaggio per informarmi sul suo lavoro; lei lo ha letto ma non mi ha risposto. Ho pensato: “Sei una leader: come fai a essere così irresponsabile verso il lavoro della chiesa?” Ero furiosa. Volevo davvero trattarla e smascherare i suoi problemi, ma ho pensato a quanto bene avessimo collaborato in passato. E che dire della sua buona opinione di me, e di come diceva che ero una brava leader? Se l’avessi trattata, la sua buona impressione di me sarebbe svanita? Mi è parso fosse meglio tacere, per proteggere il nostro rapporto. Alla luce di questo, ho scelto di non dirle nulla. Mi sono limitata a inviarle da leggere le responsabilità dei leader e dei lavoratori e a informarla dell’ambito delle sue responsabilità e del lavoro che avrebbe dovuto svolgere per darle un senso del fardello. Ritenevo di averle chiarito le cose, che avrebbe dovuto sapere come comportarsi in futuro e che dovesse man mano ingranare nell’evangelizzazione. E invece il tempo passava e il suo lavoro restava improduttivo. Ero molto contrariata. Non era mai stata così in passato, perché ora sì? Volevo davvero potarla e trattarla, farle notare che era irresponsabile nei suoi doveri e non stava svolgendo lavoro concreto, in modo che correggesse il suo atteggiamento nel dovere. Ma poi ho pensato: “Mi ha sempre ritenuta una brava leader e ha spesso parlato del fardello che mi assumo per il lavoro della chiesa e di quanto sia paziente e compassionevole. Se smaschero il suo problema, la buona opinione che ha di me svanirà”. A questo pensiero, le ho solo detto alcune parole di conforto e l’ho esortata a trovare più tempo per gli incontri e a seguire il lavoro della chiesa. Alle mie parole, Giovanna ha risposto che doveva correggere il suo atteggiamento nei confronti del dovere e ha espresso il desiderio di compierlo bene in futuro. Felicissima, ho pensato: “Di certo Giovanna svolgerà bene il suo dovere questa volta. Con lei alla guida degli evangelizzatori, i risultati saranno sicuramente migliori”. Non molto tempo dopo, la mia collaboratrice mi ha detto: “Nel suo ruolo di leader, Giovanna non segue il lavoro e non sostiene le persone. È una leader solo di nome e non svolge mai lavoro concreto. È una falsa leader. Suggerisco di rimuoverla e di sostituirla con qualcun altro. In questo modo, il lavoro della chiesa potrà ingranare”. Un’altra sorella mi ha fatto notare che, non svolgendo un vero lavoro, Giovanna aveva già ritardato il lavoro della chiesa e avrebbe dovuto essere rimossa quanto prima. Ma io continuavo a ritenerla capace e di buona levatura, credevo stesse solo attraversando un periodo difficile con la sua famiglia che la opprimeva, e che, se avesse risolto quel suo stato, sarebbe migliorata nel lavoro del Vangelo. Così ho rimandato la sua rimozione. In seguito, il rendimento di Giovanna ha continuato a diminuire e gli altri riferivano sempre che non era cambiata: parlava bene, ma in concreto non faceva nulla. I commenti dei fratelli e delle sorelle mi hanno molto rattristata e mi sembrava di non valutarla con chiarezza. Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi ad acquisire discernimento.

In seguito, ho letto la parola di Dio: “Come si può giudicare se un leader stia facendo fronte alle sue responsabilità, o se sia un falso leader? Al livello più basilare, occorre valutare se sia in grado di svolgere un lavoro reale, se possieda o no questa qualità. Poi, si deve esaminare se effettivamente svolga un lavoro reale. Devi ignorare le parole che dice e il tipo di comprensione della verità che ha; non concentrarti sul fatto che possieda levatura, che sia intelligente e di talento quando svolge un lavoro superficiale, o che svolga bene quel lavoro o meno: queste cose non sono importanti. Ciò che è cruciale è se sia o no in grado di svolgere correttamente i lavori più importanti della chiesa, se sia capace di risolvere i problemi usando la verità, e se sappia condurre le persone nella realtà della verità. Questo è il lavoro più importante ed essenziale. Se non è in grado di svolgere questo tipo di lavoro reale, allora, per quanto buona sia la sua levatura, per quanto sia talentuoso, o per quanto sia capace di sopportare le avversità e di pagare un prezzo, è comunque un falso leader. Alcuni dicono: ‘Dimentica il fatto che non svolga alcun lavoro reale al momento. Possiede buona levatura e capacità. Formalo per un po’ e sarà senz’altro in grado di svolgere un lavoro reale. Tra l’altro, non ha commesso alcuna cattiva azione o malefatta, né ha causato intralcio o disturbo: come puoi affermare che sia un falso leader?’ Come possiamo spiegare ciò? A prescindere dal tuo talento, dalla tua levatura e dal tuo grado di istruzione, ciò che conta è se esegui o no un lavoro reale e se fai fronte o meno alle tue responsabilità di leader e di lavoratore. Da quando sei leader, hai partecipato a ogni progetto specifico nell’ambito delle tue responsabilità? Quanti dei problemi emersi durante il lavoro hai risolto efficacemente? Quante persone sono giunte a capire i princìpi della verità grazie al tuo lavoro, alla tua guida e alle tue direttive? Quanto del lavoro della chiesa è stato fatto progredire e avanzare? Ciò che conta sono questi risultati. Non importa quanti mantra sai ripetere, quante parole e frasi di dottrina padroneggi, quante ore trascorri a lavorare ogni giorno e quanto sei sfinito. Non conta quanto lontano hai viaggiato, quante chiese hai visitato, quanti rischi hai corso, quanto hai sofferto: nulla di tutto ciò ha importanza. Ciò che conta è quanto è stato efficace il lavoro nell’ambito delle tue responsabilità, se ha ottenuto qualche risultato, quante delle disposizioni e degli obiettivi della casa di Dio hai attuato e raggiunto, quanto bene lo hai fatto e quanto scrupolosamente li hai poi seguiti nel tempo. Ciò che importa è quante questioni manifestatesi nel lavoro relative a sviste, deviazioni o violazioni di principio hai risolto, corretto o compensato, quanti problemi relativi al personale, all’amministrazione o a vari compiti specialistici hai contribuito a risolvere, e se li hai risolti secondo i princìpi e i requisiti della casa di Dio. Questi sono solo alcuni dei criteri con cui valutare se un leader o un lavoratore stia o no facendo fronte alle sue responsabilità(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Non si può giudicare se un leader sia competente o se sia un falso leader ascoltando quanto parli bene o esaminando la sua levatura, le sue capacità o il numero delle sue buone azioni. Le cose principali da verificare sono se svolga o no un lavoro concreto, se sia responsabile e se sia in grado di eseguire il dovere di leader. Giovanna aveva una certa levatura ed era una lavoratrice capace, ma si limitava a parlare bene senza poi passare all’azione o lavorare adeguatamente. Non stava eseguendo il lavoro che spetterebbe a un leader. In apparenza non stava facendo nulla di cattivo o malvagio, ma nel suo ruolo di leader si limitava a inviare messaggi e a declamare slogan. Non si informava mai veramente delle cose né seguiva il lavoro della chiesa. Non sosteneva i nuovi arrivati che avevano appena intrapreso un dovere. Quando gli altri avevano problemi nel lavoro del Vangelo, non condivideva né risolveva le questioni, e spesso trascurava il suo dovere. In quel periodo, l’ho richiamata molte volte a modificare il suo atteggiamento nei confronti del dovere; sebbene si dicesse d’accordo sul dover cambiare, poi continuava a fare come prima e ed era sempre assente. L’evangelizzazione si è arrestata e i vari progetti non producevano risultati. Non rifletteva su sé stessa e respingeva i fratelli e le sorelle con delle scuse, come il fatto di non avere tempo per le riunioni dopo il lavoro, o che la sua famiglia le faceva pressioni e la ostacolava nel compiere i doveri. Dal suo atteggiamento nei confronti del dovere e dai suoi vari comportamenti, sembrava essere una falsa leader che non svolgeva lavoro concreto, come rivelato da Dio, e avrebbe dovuto essere rimossa al più presto. Ma io non valutavo le cose e non discernevo le persone in base alla parola di Dio. Vedevo solo l’intelligenza, la levatura e le capacità di Giovanna. Mi pareva all’altezza del lavoro: non guardavo cosa stesse realmente facendo o che tipo di risultati stesse ottenendo. Nutrivo ancora delle speranze su di lei. Speravo che tornasse a svolgere il lavoro della chiesa come prima, così continuavo a darle altre possibilità. Quanto ero sciocca e ignorante! La mia collaboratrice mi aveva dato un parere su Giovanna e mi aveva suggerito di destituirla, ma io mi aggrappavo al mio punto di vista, desiderosa di darle delle possibilità e sostenerla ulteriormente, quindi non l’ho destituita subito, danneggiando gravemente il lavoro della chiesa. Ho capito che non svolgevo bene il mio dovere di supervisore, compromettendo così il lavoro. Non era anche questo un comportamento da falsa leader? Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a conoscere la mia corruzione.

Un giorno, ho letto la parola di Dio. “Alcuni leader della chiesa, nel vedere i fratelli o le sorelle compiere il loro dovere in modo negligente e frettoloso, non li rimproverano anche se dovrebbero farlo. Quando vedono qualcosa che è chiaramente dannoso per gli interessi della casa di Dio, fanno finta di niente e non effettuano indagini per non recare la minima offesa gli altri. In realtà, non dimostrano di tenere in considerazione le debolezze delle persone; il loro intento è invece quello di conquistare la gente, cosa di cui sono pienamente consapevoli: ‘Se continuo così e non reco offesa a nessuno, penseranno che sia un bravo leader. Avranno una buona e alta opinione di me. Mi apprezzeranno e ameranno’. A prescindere dai danni arrecati agli interessi della casa di Dio, e da quanto gravemente i Suoi eletti siano ostacolati nell’ingresso nella vita, o da quanto sia perturbata la loro vita nella chiesa, i leader di questo tipo persistono nella loro filosofia satanica e non recano offesa a nessuno. Non c’è mai un senso di rimorso nel loro cuore. Vedendo una persona provocare intralcio e disturbo, tutt’al più potrebbero di sfuggita menzionare con noncuranza la questione, e poi accantonarla. Non condividono sulla verità, non evidenziano l’essenza del problema di tale persona, e tantomeno ne analizzano lo stato. Non comunicano mai qual è la volontà di Dio. I falsi leader non espongono né analizzano mai il tipo di errori che le persone spesso commettono o l’indole corrotta che spesso rivelano. Non risolvono alcun problema reale; anzi, tollerano sempre la cattiva condotta e le manifestazioni di corruzione delle persone e, per quanto le persone siano negative o deboli, rimangono indifferenti, limitandosi a predicare qualche parola di dottrina, a fare qualche esortazione sommaria, cercando di evitare i conflitti. Di conseguenza, i prescelti di Dio non riflettono su se stessi e non cercano di conoscersi, non apprendono come risolvere le manifestazioni di vari tipi di corruzione e vivono tra parole, frasi, nozioni e fantasie, senza entrare nella vita. Nel loro cuore, credono persino questo: ‘Il nostro leader mostra addirittura più comprensione per le nostre debolezze di quanto faccia Dio. Forse la nostra statura è troppo piccola per soddisfare le richieste di Dio, ma ci basta soddisfare i requisiti del nostro leader; se obbediamo al nostro leader, stiamo obbedendo a Dio. Se un giorno il Supremo sostituirà il nostro leader, allora ci faremo sentire; per mantenere il nostro leader e impedire che il Supremo lo sostituisca, negozieremo con il Supremo e Lo costringeremo ad accontentare le nostre richieste. In questo modo ci comporteremo bene con il nostro leader’. Quando le persone hanno simili pensieri nel cuore, quando hanno un tale rapporto con il leader e nel loro cuore provano dipendenza, ammirazione e venerazione nei suoi confronti, allora arrivano ad avere una fiducia sempre maggiore in questo leader, vogliono ascoltare le sue parole e smettono di cercare la verità in quelle di Dio. Un tale leader ha quasi preso il posto di Dio nel cuore delle persone. Se un leader è intenzionato a mantenere un simile rapporto con il popolo eletto di Dio, se ne trae un sentimento di godimento nel suo cuore, se crede che gli eletti di Dio debbano trattarlo così, allora non c’è alcuna differenza tra lui e Paolo, e ha già intrapreso il cammino di un anticristo(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 1”). La parola di Dio ha rivelato le intenzioni spregevoli che avevo nel mio dovere. Vedevo che Giovanna non svolgeva lavoro concreto, ma non ho smascherato né analizzato il suo problema, né l’ho prontamente rimossa. L’ho solo assecondata e le ho dato la possibilità di pentirsi. Ma questo non perché fossi comprensiva nei confronti della sua debolezza o perché volessi aiutarla: le mie vere intenzioni erano preservare la buona impressione che aveva di me come brava leader e guadagnare la stima degli altri. Avevamo collaborato in passato nei nostri doveri e lei aveva sempre avuto una buona opinione di me. Spesso parlava davanti agli altri di quanto fossi responsabile verso il lavoro della chiesa e di quanto fossi brava come leader. Smascherare ed esporre i suoi problemi e trattarla avrebbe potuto rovinare il nostro rapporto e distruggere la buona impressione che aveva di me. Per proteggere la sua opinione di me come di una brava leader, non ho smascherato i suoi problemi, non l’ho trattata e non ho analizzato le sue azioni e la sua condotta, cose che le avrebbero mostrato i suoi problemi e le avrebbero permesso di cambiare prontamente. Mi sono limitata a dirle qualche parola di conforto e a darle dei consigli, e l’ho esortata a partecipare di più agli incontri e a seguire il lavoro, accennando alle cose di sfuggita. La mia collaboratrice mi ha chiesto più volte di destituirla secondo i princìpi, ma così facendo temevo di offendere Giovanna e che lei non avrebbe più avuto una buona impressione di me, così ho tardato a destituirla. Dio rivela che gli anticristi lavorano e parlano in nome della loro fama e del loro prestigio, e che quando vedono che altri violano i princìpi nei loro doveri non li criticano né li trattano. Il loro obiettivo è occupare un posto nel cuore delle persone, guadagnare la stima degli altri e portarli al proprio cospetto. Per proteggere l’opinione che gli altri avevano di me, ho trascurato il lavoro della chiesa e, quando ho scoperto una falsa leader che non svolgeva lavoro concreto, non l’ho smascherata, non l’ho trattata e non l’ho sostituita. Mi comportavo così per mantenere un posto nel cuore degli altri e far credere a tutti che fossi compassionevole, paziente e una brava leader. Svolgendo il mio dovere in quel modo, non ero d’aiuto né istruttiva per i miei fratelli e sorelle, né avrei fatto capire loro la verità o li avrei portati davanti a Dio. Al contrario, li avrei portati davanti a me e li avrei indotti ad ammirarmi e adorarmi. Comportandomi così, ingannavo e irretivo le persone e percorrevo il cammino di un anticristo. Ho pensato agli anticristi che erano stati espulsi dalla chiesa, smascherati e scacciati uno per uno. Se avessi continuato così, senza pentirmi né cambiare, sarei stata espulsa e scacciata proprio come loro. A questo pensiero, ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a riflettere sulla radice dei miei fallimenti.

In seguito, ho letto un passo della Sua parola. “Quando succede qualcosa, vivi secondo una filosofia di vita e non pratichi la verità. Sei sempre preoccupato di offendere gli altri, ma Dio non temi di offenderLo, e sei persino disposto a sacrificare gli interessi della chiesa per proteggere le tue relazioni interpersonali. Quali sono le conseguenze di agire in questo modo? Avrai protetto piuttosto bene le tue relazioni interpersonali, ma avrai offeso Dio, ed Egli ti detesterà e ti rifiuterà, e sarà adirato con te. Cosa è meglio, in fin dei conti? Se non sai dirlo, sei in piena confusione; ciò dimostra che non hai la minima comprensione della verità. Se vai avanti così, senza mai renderti conto della situazione, il pericolo è davvero grande: alla fine, non sarai in grado di acquisire la verità. Sarai tu ad aver sofferto una perdita. Se non ricerchi la verità in questa situazione, e fallisci, sarai in grado di ricercare la verità in futuro? Se ancora non lo saprai fare, non sarà più una questione di soffrire una perdita: alla fine verrai scacciato. Se hai le motivazioni e il punto di vista di una ‘persona accondiscendente’, allora in tutte le questioni sarai incapace di praticare la verità e di attenerti ai principi, e fallirai e cadrai sempre. Se non apri gli occhi e non ricerchi mai la verità, allora sei un miscredente e non acquisirai mai la verità e la vita. Cosa dovresti fare, allora? Quando ti trovi di fronte a cose di questo tipo, devi rivolgerti a Dio in preghiera, implorando la salvezza e chiedendoGli di darti più fede e forza, così da consentirti di attenerti ai principi, fare ciò che dovresti fare, gestire le cose secondo principio, mantenere la tua posizione, tutelare gli interessi della casa di Dio e impedire che il lavoro della casa di Dio subisca alcun danno. Se riesci ad abbandonare l’interesse personale, la reputazione e il punto di vista di una ‘persona accondiscendente’, e se fai ciò che dovresti fare con un cuore onesto e indiviso, avrai sconfitto Satana e ottenuto questo aspetto della verità. Se vivi sempre secondo la filosofia di Satana, mantenendo le tue relazioni con gli altri senza mai praticare la verità, senza osare attenerti ai principi, sarai in grado di praticare la verità in altre questioni? Non avrai fede né forza. Se non sei mai in grado di ricercare o accettare la verità, una fede in Dio come questa ti permetterà forse di ottenere la verità? (No.) E, se non puoi ottenere la verità, puoi essere salvato? No. Se vivi sempre secondo la filosofia di Satana, completamente privo della realtà della verità, allora non potrai mai essere salvato. Dovrebbe esserti chiaro che ottenere la verità è una condizione necessaria per la salvezza. Come puoi allora ottenere la verità? Se saprai praticare la verità, se saprai vivere secondo la verità e la verità diventerà la base della tua vita, allora acquisirai la verità e avrai la vita, e quindi sarai tra coloro che verranno salvati(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalla parola di Dio, ho capito che stavo salvaguardando il mio prestigio, la mia immagine e le mie relazioni e trascurando il lavoro della chiesa principalmente perché ero troppo influenzata dalle filosofie mondane tipiche degli adulatori. Ero influenzata da idee sataniche e mondane come: “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” e “Mantieni buoni rapporti con chi non puoi evitare”. Pensavo che, per piacere agli altri ed essere ammirati, si dovesse esserere dolci e gentili e non trattare mai male le persone, che, quando si notano i problemi degli altri, fosse giusto passarci sopra, che non bisognasse essere troppo severi né offendere nessuno, e in questo modo si potesse piacere a tutti. Avevo vissuto secondo queste idee da adulatrice e, quando ho visto che Giovanna non svolgeva lavoro concreto, non l’ho smascherata, trattata o destituita. Avevo protetto il mio prestigio e la mia immagine ma, poiché non avevo smascherato i problemi di Giovanna e non l’avevo prontamente rimossa, il lavoro del Vangelo era stato ritardato. Avevo messo la mia reputazione, il mio prestigio e i miei rapporti davanti al mio dovere e, per proteggere la mia immagine e il mio prestigio, non avevo affatto difeso il lavoro della chiesa. Ero veramente egoista e spregevole. Vivere secondo quelle idee da persona compiacente mi aveva resa sempre più viscida, subdola e priva di umanità. Le parole di Dio dicono: “Tutti coloro che perseguono la via di mezzo sono i più sinistri. Cercano di non offendere nessuno, di compiacere gli altri, si adeguano alle cose, e nessuno riesce a non farsi ingannare. Una persona così è un Satana vivente!(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo mettendo in pratica la verità ci si può liberare dei vincoli di un’indole corrotta”). Dio disprezza e detesta le persone compiacenti. Non si potrà mai ottenere la verità o essere salvati affidandosi alle idee degli adulatori. Rendermene conto mi ha piuttosto spaventata. Sapevo di aver trasgredito davanti a Dio e che, se non avessi corretto il mio stato e non mi fossi veramente pentita, Dio mi avrebbe abbandonata e scacciata. La parola di Dio ha indicato anche a me un percorso di pratica: quando voglio proteggere la mia fama e il mio prestigio, devo pregare di più Dio, chiederGli di darmi la forza, e poi agire secondo i princìpi e imparare a compiere il mio dovere con cuore onesto. Questo non solo giova all’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle, ma anche al lavoro della chiesa. Ho pregato Dio, dicendoGli che avrei praticato la verità, agito secondo principio e protetto gli interessi della chiesa.

Poi, ho letto la Sua parola. “Tenersi aggiornati sulla situazione dei supervisori dei diversi lavori e del personale responsabile dei vari lavori importanti, e riassegnarli o sostituirli tempestivamente, se necessario, in modo da prevenire o tamponare le perdite causate dall’impiego di persone inadeguate e garantire l’efficienza e il buon andamento del lavoro(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Parte degli obblighi di leader e lavoratori consiste nel sapere cosa succede con le persone incaricate di vari progetti e con quelle responsabili del lavoro importante. Chi sono dunque i membri di questo personale? I principali sono i leader della chiesa, seguiti dai supervisori dei gruppi e dai capigruppo. Le persone incaricate di vari progetti e quelle responsabili del lavoro importante: non è forse essenziale e di grande importanza capire e accertare che posseggano la realtà della verità, che agiscano secondo principio e che sappiano svolgere bene il lavoro della chiesa? Se i leader e i lavoratori acquisiscono una comprensione accurata della situazione dei supervisori principali incaricati di diversi progetti e apportano le modifiche idonee al personale, questo è come vigilare su ciascun programma di lavoro. È l’equivalente di adempiere la propria responsabilità e il proprio dovere. Se questo personale non è assortito correttamente e si presenta un problema, l’opera della chiesa ne risentirà enormemente. Se questo personale è di buona umanità, ha una fede solida, mostra responsabilità nella gestione delle questioni ed è capace di ricercare la verità per risolvere i problemi, allora metterlo al comando del lavoro eviterà molti fastidi. L’importante è che il lavoro proceda senza difficoltà. Se invece i supervisori dei gruppi non sono affidabili, sono di scarsa umanità e si comportano male, non mettono in pratica la verità e, inoltre, sono inclini a causare disturbo, allora ciò avrà un impatto negativo sul lavoro di cui sono responsabili e sull’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle che guidano. Naturalmente, questo impatto potrà essere grande o piccolo. Se i supervisori sono semplicemente privi di serietà o trascurano i propri doveri, ciò può determinare ritardi nel lavoro; il progresso sarà un po’ più lento e il lavoro un po’ meno produttivo. Se sono degli anticristi, tuttavia, il problema è grave, non è più questione di un po’ di inefficienza e inefficacia: intralceranno e danneggeranno tutto il lavoro di cui sono responsabili. E così, tenersi informati sullo stato delle persone incaricate di vari progetti e di quelle responsabili del lavoro importante ed eseguire modifiche e sostituzioni tempestive quando si rileva che qualcuno non svolge il lavoro concreto non sono obblighi che i leader e i lavoratori possano schivare, bensì un lavoro molto serio e importantissimo. Se i leader e i lavoratori riescono a tenersi aggiornati in merito alla personalità delle persone incaricate di vari progetti e di quelle responsabili del lavoro importante, sul loro atteggiamento verso il loro dovere e la verità, così come sul loro stato e su ciò che manifestano durante ogni periodo e in ogni fase, e se riescono a modificare o a gestire tali persone a seconda delle circostanze, allora il lavoro può procedere regolarmente. Al contrario, se tali persone si comportano in maniera sconsiderata e non fanno un lavoro reale nelle chiese, e i leader e i lavoratori non sono svelti ad accorgersene e ad apportare modifiche, ma aspettano che si manifestino gravi problemi di ogni genere, che causano perdite sostanziali al lavoro della casa di Dio, prima di tentare, con leggerezza, di gestirle, di rettificare e di recuperare la situazione, allora questi leader e lavoratori sono degli inconcludenti. Sono genuinamente dei falsi leader che devono essere sostituiti e scacciati(La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Dalla parola di Dio, ho capito che un leader ha l’obbligo di controllare tempestivamente lo stato di ogni supervisore dei progetti e di altro personale importante, e di rimuovere o riassegnare prontamente chiunque non sia adatto per garantire un produttivo sviluppo dei progetti della chiesa. Quando appura che un supervisore, un leader o un lavoratore non sta svolgendo lavoro concreto e che questo compromette e ritarda il lavoro della chiesa, deve immediatamente fare comunione con loro, e se loro non cambiano e non sono nemmeno degni di rendere un servizio devono essere prontamente riassegnati o destituiti. Questo giova al lavoro della chiesa. Si deve tenere chi è adatto all’impiego e rimuovere chi non lo è, fornire comunione e aiuto a chi ne ha bisogno, trattare chi deve essere trattato e sostenere coloro che perseguono la verità. Nel suo dovere, Giovanna era stata sempre negligente e irresponsabile e non si assumeva un fardello. I leader avevano condiviso con lei molte volte, ma non era mai cambiata. La cosa stava compromettendo gravemente il lavoro della chiesa. Era davvero una falsa leader che non svolgeva alcun lavoro concreto e doveva essere destituita immediatamente, mentre bisognava coltivare una persona responsabile dotata di buona umanità. Questo avrebbe giovato al lavoro della chiesa e permesso all’evangelizzazione di progredire senza intralci. A questo pensiero, il mio cuore si è del tutto alleggerito e illuminato, e ho fatto una promessa a Dio: “Quando affronterò di nuovo questo tipo di problema, praticherò secondo i princìpi e adempirò alle mie responsabilità”. Ho inoltre chiesto a Dio di guidarmi a praticare la verità.

In seguito, ho fatto notare a Giovanna tutti i suoi problemi, smascherandola come una falsa leader che non svolgeva lavoro concreto. Lei si è infuriata e non osava proferire parola. Ho pensato: “Se smaschero altri suoi problemi, il nostro rapporto finirà a un punto morto e la buona impressione che ha di me verrà rovinata”. Mi sono resa conto che stavo ricadendo nelle mie vecchie abitudini, così ho pregato Dio: “Dio, voglio praticare la verità, compiere il mio dovere, condividere ciò che dovrei condividere e smettere di preoccuparmi dell’immagine che gli altri hanno di me. Ti prego, dammi la forza di superare i vincoli della mia indole corrotta”. Dopo aver pregato, ho continuato a condividere con Giovanna, menzionando i suoi problemi uno alla volta e smascherando il fatto che non svolgeva lavoro concreto. Anche se sul momento era contrariata, alla fine ha detto che, senza la mia esposizione e le mie critiche, non avrebbe visto i suoi problemi. Ha ammesso la profondità della sua corruzione, e ha detto che intendeva cambiare e che avrebbe accettato qualsiasi provvedimento la chiesa avesse preso verso di lei. Quando gliel’ho sentito dire, ho ringraziato Dio. Ho praticato secondo le parole di Dio e le mie relazioni non sono finite come mi aspettavo, e ho provato un grande senso di pace e tranquillità. Dopo aver destituito Giovanna, abbiamo scelto un altro fratello come supervisore dell’evangelizzazione. Lui si faceva davvero carico del suo dovere e guidava gli altri nella diffusione del Vangelo. Dopo un po’, l’evangelizzazione ha iniziato a ingranare.

Questa esperienza mi ha fatto capire che affidarsi a un’indole satanica per compiere il proprio dovere non solo danneggia noi stessi, ma influisce anche sul lavoro della chiesa. Solo compiere il proprio dovere in accordo con la parola di Dio e con i princìpi della verità è conforme alla volontà di Dio.

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