Un’onta del mio passato

19 Dicembre 2022

Nell’agosto 2015, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti nello Xinjiang. Avevo saputo che il Partito Comunista attuava misure di controllo e sorveglianza molto severe, sostenendo che fosse per combattere le rivolte della minoranza uigura: era un ambiente pericoloso. Una volta arrivati nello Xinjiang, abbiamo trovato un’atmosfera ancora più tesa di quanto immaginassi. La polizia pattugliava ogni angolo. Per andare al supermercato dovevamo passare i controlli di sicurezza, con una scansione completa del corpo. Per salire su un autobus, c’erano poliziotti che pattugliavano le fermate con le pistole legate alla schiena. Vedere tutto questo mi innervosiva molto. Come credenti, siamo già soggetti ad arresti e persecuzioni da parte del Partito Comunista. E lì la sorveglianza e il controllo erano così severi che ero in estrema agitazione, come se rischiassi di essere arrestata o di perdere la vita da un momento all’altro. Verso ottobre, ho saputo che due sorelle erano state arrestate e condannate a 10 anni per aver consegnato libri delle parole di Dio. Anch’io sono rimasta piuttosto sconvolta nel sentirlo. Non erano leader, ma hanno avuto 10 anni solo per aver consegnato libri delle parole di Dio. Io ero responsabile del lavoro della chiesa: se mi avessero arrestata, 10 anni sarebbero stati il minimo. All’epoca, la mia mente era sempre colma di immagini di fratelli e sorelle torturati in prigione. Avevo molta paura. Temevo di essere arrestata e poi torturata, e di rimpiangere il giorno in cui ero nata. La paura è cresciuta ulteriormente e non ho più osato pensarci. Ma ho anche sentito alcuni fratelli e sorelle condividere su come guardavano e si affidavano a Dio per compiere un dovere in quel tipo di ambiente, e vedevano la Sua onnipotenza e percepivano la Sua cura e protezione. Questo mi ha incoraggiata e mi ha dato la fede per superare la situazione.

Nel febbraio 2016, ho saputo che Wang Bing, un membro malvagio di una chiesa di cui ero responsabile, trovava sempre da ridire sui leader, intraciando gravemente la vita della chiesa. Con alcuni collaboratori, abbiamo deciso che sarei andata io in quella chiesa per affrontare il problema. Ma avevo un po’ di paura. Le sorelle a cui era stata inflitta una condanna a 10 anni erano state arrestate in quella chiesa. Il PCC aveva persino radunato gli abitanti del villaggio per annunciare la notizia della loro condanna, intimidendoli e minacciandoli di non credere in Dio. Era un ambiente pericoloso. Non sapevo se una volta lì sarei stata arrestata. Ho cercato scuse per non andare. Ma poi ho visto che la mia collaboratrice, sorella Xin Qin, era pronta e disposta ad andare, e ho provato un po’ di vergogna. Xin Qin era una credente da poco tempo e si stava appena formando come leader. C’erano molti problemi in quella chiesa e non era un ambiente facile. Mi sentivo in colpa a mandare lei. Così ho detto: “Forse è meglio che vada io”. Arrivata sul posto, ho visto che Wang Bing non sapeva condividere la comprensione delle parole di Dio nelle riunioni, e trovava sempre da ridire sui leader, intralciando gravemente la vita della chiesa. Ne ho parlato con il predicatore e abbiamo deciso di isolare quel malfattore e di condividere la verità con gli altri per aiutarli ad acquisire discernimento, così da evitare ulteriori intralci. Poi, potevamo formare sorella Zhong Xin il prima possibile per affidarle il lavoro della chiesa. Ma risolvere completamente i problemi di quella chiesa avrebbe probabilmente richiesto molto tempo. Circa la metà di fratelli e sorelle della chiesa era stata arrestata; quindi, più restavo lì, più il pericolo sarebbe aumentato. Dal momento che avevamo decretato una soluzione per il problema, ho pensato che di lì in avanti potesse occuparsene il predicatore. Ho assegnato i doveri rimanenti e sono tornata a casa in fretta. Il predicatore ha in seguito segnalato che quel malfattore stava diventando sempre più sfrontato, formando una fazione nella chiesa per attaccare i leader e intralciando gravemente la vita della chiesa. Ho condiviso con il predicatore su alcune soluzioni, ma il problema è rimasto irrisolto. Mi sentivo un po’ in colpa. Occuparmi dei problemi della chiesa era una mia responsabilità, però non volevo rimanere lì per paura di essere arrestata: non era giusto. Ma ho anche pensato a una sorella che di recente era sfuggita per un pelo all’arresto mentre prendeva il treno per partecipare a una riunione della nostra chiesa. E se fossi salita su un treno e mi fosse successa la stessa cosa? Consideravo che non potevo svolgere il mio lavoro di leader se non era garantita la mia sicurezza. Così, ho continuato a scaricare i problemi di quella chiesa sul predicatore ma, date le sue capacità limitate, sono rimasti irrisolti.

Nel settembre 2016, ho inaspettatamente ricevuto una lettera che riferiva che quattro fratelli e sorelle di quella chiesa erano stati arrestati per aver consegnato libri delle parole di Dio. Una di loro, Zhong Xin, era stata brutalmente picchiata. Un paio di giorni dopo, un’altra lettera ci ha informati che la polizia l’aveva picchiata a morte. La notizia mi ha colpita come un fulmine a ciel sereno. Non riuscivo a crederci. Sapevo che i metodi di tortura del Partito Comunista erano assolutamente spietati, ma non immaginavo che una persona viva e in salute sarebbe stata picchiata a morte nel giro di pochi giorni. Era terrificante. Mi sembrava che l’aria intorno a me si fosse congelata e non ho potuto fare a meno di scoppiare a piangere. Più ci pensavo e più ero sconvolta, e mi chiedevo come fosse potuto accadere. Sapevo da un po’ che un malfattore stava intralciando quella chiesa e i suoi membri non erano in grado di vivere un’adeguata vita di chiesa. Ero una leader della chiesa, ma non avevo risolto appieno il problema per paura di essere arrestata. Se mi fossi assunta un po’ più di responsabilità, o se avessi dato direttive da dietro le quinte e avessi risolto i problemi, richiamando fratelli e sorelle a vigilare di più sulla loro sicurezza, forse Zhong Xin non sarebbe stata picchiata a morte dalla polizia. La sua morte mi ha gettata in uno stato di forte senso di colpa e mi ha terrorizzata. Percepivo quell’ambiente come estremamente opprimente, come se fossi schiacciata da nuvole oscure, e riuscivo a malapena a respirare. Ma sapevo che in un momento così critico non potevo continuare a scappare, così mi sono precipitata ad aiutare il predicatore a gestire le conseguenze. Ma le condizioni di quella chiesa non erano ancora del tutto risolte, e ho saputo che anche una sorella con cui avevo lavorato di recente era stata arrestata, e che la polizia aveva appreso alcune informazioni sui principali leader e lavoratori della nostra chiesa. Ero stata in contatto frequente con quei fratelli e quelle sorelle, quindi, se la polizia avesse esaminato i filmati di sorveglianza, temevo di poter essere arrestata in qualsiasi momento. Se mi avessero arrestata e messa in prigione, era impossibile prevedere se ne sarei uscita viva. Avrei potuto finire come Zhong Xin, picchiata a morte dalla polizia in giovane età. Pensarci mi spaventava sempre più e volevo abbandonare quel dovere. Non volevo nemmeno più rimanere lì. Poiché non ho mai affrontato quello stato e per diversi mesi non ho saputo risolvere il problema del malfattore che intralciava la chiesa, alla fine sono stata rimossa. Da allora, mi sono occupata della redazione testi nella chiesa, ma mi sentivo ancora in pericolo. Temevo di poter essere arrestata da un giorno all’altro e volevo davvero svolgere un dovere nella mia città natale. Fratelli e sorelle hanno condiviso con me, sperando che in un momento così critico potessi rimanere e aiutarli a gestire le conseguenze. Ma io ero sopraffatta dalla paura e non ho ascoltato le loro esortazioni a restare, e alla fine me ne sono andata.

Nell’aprile 2017, a causa del mio comportamento, la chiesa ha sospeso la mia partecipazione alle riunioni e mi ha fatta isolare in casa a riflettere. Non sono riuscita a trattenere le lacrime quando l’ho saputo ma, poiché avevo abbandonato il mio dovere e disertato in un momento così critico, sapevo che essere isolata affinché riflettessi su me stessa era la giustizia di Dio. Ero disposta a sottomettermi. Un giorno, nei miei devozionali, ho letto queste parole di Dio: “Se svolgi un ruolo importante nella diffusione del Vangelo e diserti la tua posizione senza il permesso di Dio, non c’è trasgressione più grande. Non si tratta forse di un atto di tradimento nei confronti di Dio? Quindi, secondo il vostro punto di vista, Dio come dovrebbe trattare i disertori? (Dovrebbero essere messi da parte.) Essere messo da parte significa essere ignorato, lasciato libero di fare ciò che vuoi. Se una persona che è stata messa da parte prova rimorso, è possibile che Dio veda che il suo atteggiamento è sufficientemente contrito e voglia riaverla. Ma verso coloro che disertano il loro dovere, e solo verso costoro, Dio non assume questo atteggiamento. Dio come tratta queste persone? (Dio non le salva; le disprezza e le respinge.) Corretto al 100%. Più specificamente, le persone che svolgono un dovere importante hanno ricevuto tale incarico da Dio e se lo disertano, per quanti risultati abbiano ottenuto in passato o quanti ne ottengano in seguito, agli occhi di Dio sono persone che Lo tradiscono e non avranno mai più l’opportunità di svolgere un dovere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). “Dio nutre il massimo disprezzo nei confronti delle persone che disertano il proprio dovere o che lo prendono alla leggera, per la miriade di comportamenti, di azioni e di manifestazioni di tradimento nei confronti di Dio, poiché tra i vari contesti, persone, questioni e cose disposti da Dio, queste persone svolgono il ruolo di ostacolare, danneggiare, ritardare, intralciare o compromettere il progresso dell’opera di Dio. E, per questo motivo, cosa prova Dio e in che modo reagisce nei confronti dei disertori e delle persone che Lo tradiscono? Che atteggiamento assume Dio? Nient’altro che disprezzo e odio. Prova pietà? No: non potrebbe mai provare pietà. Alcuni dicono: ‘Dio non è forse amore?’ Dio non ama simili persone, esse non sono degne di amore. Se tu le ami, allora il tuo amore è sciocco, e il fatto che tu le ami non significa che le ami anche Dio; tu puoi anche averle a cuore ma Dio non lo fa, perché in queste persone non c’è nulla che ne sia degno. Quindi, Dio abbandona tali persone con determinazione e non concede loro una seconda possibilità. Questo è ragionevole? Non solo è ragionevole, ma è soprattutto un aspetto dell’indole di Dio, ed è anche la verità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). Il giudizio e la rivelazione delle parole di Dio sono stati dolorosi, come un coltello nel cuore. Zhong Xin era stata picchiata a morte e la mia collaboratrice arrestata. In un momento così importante, avrei dovuto lavorare con i fratelli e le sorelle per gestire le conseguenze, invece sono scappata via. Nessuno che avesse un minimo di coscienza farebbe una cosa del genere. Non riuscivo a perdonarmi per essermi comportata così. Avevo sempre creduto che, qualunque errore commettessi, Dio avrebbe avuto pietà di me se mi fossi pentita davanti a Lui. Ma poi ho capito che era solo una mia nozione, una mia fantasia. Dio dice che rinuncerà a coloro che abbandonano il loro dovere e Gli voltano le spalle nei momenti critici, e che non concederà loro altre possibilità. Leggendo le parole di Dio, ho appreso che la Sua misericordia e la Sua tolleranza seguono dei principi. Dio non perdona e non concede misericordia ciecamente a chiunque e per qualsiasi offesa. Dio è anche giusto e maestoso, e non tollera offesa. Dal momento in cui sono fuggita, ho avuto la sensazione che Dio avesse già rinunciato a me. Non ero minimamente serena, ero sopraffatta dal rimorso. Non so quante volte ho pregato né quante lacrime ho versato per questo. Che Dio mi abbandonasse o meno, ero pronta a renderGli servizio per ripagare il mio debito, e sapevo che, comunque mi trattasse e qualsiasi cosa facesse, sarebbe stato giusto. Non mi sarei lamentata nemmeno se mi avesse mandata all’inferno, perché quello che avevo fatto Lo aveva davvero offeso e ferito. Ero stata un credente per tutti quegli anni, avevo fatto dei sacrifici e volevo perseguire la salvezza, ma non avrei mai immaginato che, di fronte all’arresto e alla persecuzione da parte del Partito Comunista, sarei stata così attaccata alla vita e avrei abbandonato il mio dovere e tradito Dio, commettendo una grave trasgressione. Pensarci mi colmava di infelicità e disperazione. Non riuscivo a trattenere le lacrime. Ero sopraffatta dal senso di colpa e dal rimorso. Se non avessi insistito ostinatamente per andarmene e avessi saputo continuare a fare il mio dovere quando era necessario, gestendo le conseguenze insieme agli altri, sarebbe stato molto meglio. Non avrei vissuto nella miseria e nella disperazione. Non volevo che andasse così! Ma a quel punto era troppo tardi, a prescindere da tutto. Potevo incolpare solo me stessa. Mi odiavo per aver voluto solo salvarmi la pelle, per essere stata egoista e vile. Una persona come me era indegna della tolleranza e della misericordia di Dio. Sentivo che, dal momento che la chiesa non mi aveva espulsa, avrei dovuto prestare servizio al meglio per rimediare alla mia trasgressione.

In seguito, mi recavo ovunque i leader mi chiedessero di andare. Se mi veniva detto di andare a offrire sostegno alle chiese in pericolo, ci andavo e basta, e dopo un po’ di tempo ho ottenuto dei risultati. Ma non volevo più parlare della mia trasgressione. Volevo alzare un muro, dimenticarmene e basta. Tuttavia, non ci riuscivo. Mi sembrava profondamente impressa nel mio cuore, indelebile. Ripensarci era sempre doloroso e mi sentivo profondamente in colpa. Poi, un giorno, ho letto delle parole di Dio che hanno fatto luce sul mio stato. Dio Onnipotente dice: “Nel proteggere loro stessi, gli anticristi spesso ignorano l’incolumità di fratelli e sorelle. […] Se un luogo è sicuro o se un lavoro o compito può assicurare loro la salvezza senza comportare alcun rischio, sono molto positivi e attivi nell’andargli incontro per mettere in mostra il loro grande ‘senso di responsabilità’ e la loro grande ‘lealtà’. Se un lavoro comporta un rischio e c’è la possibilità che vada male, che porti chi lo svolge a essere scovato dal gran dragone rosso, accampano scuse, passano la palla a qualcun altro e trovano un pretesto per sottrarvisi. Appena c’è un pericolo, o appena c’è l’indizio di un pericolo, cercano di trovare delle soluzioni per districarsene e abbandonare il loro dovere senza curarsi dei fratelli e sorelle. Pensano solo a togliersi dal pericolo. Forse in cuor loro sono già pronti. Appena il pericolo si palesa, abbandonano immediatamente quello che stanno facendo senza curarsi di come vada l’operato della chiesa, in quale perdita possano incorrere gli interessi della casa di Dio o quale sia il rischio per l’incolumità di fratelli e sorelle. Ciò che preme loro è scappare. Hanno persino un ‘asso nella manica’, un piano per proteggere se stessi. Appena il pericolo incombe su di loro o vengono arrestati, dicono tutto ciò che sanno, liberandosi e assolvendosi da ogni responsabilità. Allora sono al sicuro, no? Hanno persino dei piani come questo. Non sono persone disposte a soffrire la persecuzione perché credono in Dio; temono di essere arrestate, torturate e imprigionate. Il fatto è che hanno già da molto tempo hanno ceduto a Satana. Sono terrorizzati dal potere del regime di Satana e ancor più spaventati da cose come la tortura e il duro interrogatorio a cui sono sottoposti. Quindi, se tutto va a gonfie vele, se non c’è minaccia alla loro incolumità né ci sono problemi a questo riguardo e nessun si prospetta nessun rischio, può essere che gli anticristi offrano il loro zelo e la loro lealtà, e persino i loro beni. Ma se le circostanze sono sfavorevoli e c’è la possibilità che vengano arrestati in qualsiasi momento per il fatto di credere in Dio e di fare il proprio dovere, e se la loro fede in Dio può portarli a essere licenziati dalla loro posizione ufficiale o abbandonati da parenti e amici stretti, allora sono eccezionalmente cauti, non predicando il Vangelo né testimoniando Dio né facendo il loro dovere. Quando c’è un lieve segnale di pericolo, si chiudono come violette; quando c’è un lieve segnale di pericolo insorge in loro immediatamente il desiderio di restituire alla chiesa i loro libri contenenti la parola di Dio e tutto ciò che è legato alla fede in Dio in modo da restare al sicuro e incolumi. Le persone di questo genere di persone non sono pericolose? Se arrestate, non diventerebbero dei Giuda? Un anticristo è così pericoloso da poter diventare un Giuda in qualsiasi momento; ci sarà sempre la possibilità che volti le spalle a Dio. Inoltre, è estremamente egoista e malvagio. Ciò è determinato dalla natura e dall’essenza di un anticristo(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte seconda”). “Gli anticristi sono estremamente egoisti e meschini. Non hanno vera fede in Dio, tanto meno devozione a Dio; quando si imbattono in una questione, tutelano e proteggono soltanto sé stessi, pensano soltanto a sé stessi. Per loro nulla è più importante della propria sopravvivenza e incolumità. Non badano al danno arrecato al lavoro della casa di Dio: se sono ancora vivi e non succede loro nulla, è questo l’importante. Tali persone sono estremamente egoiste, non pensano per niente a fratelli e sorelle, né alla casa di Dio, pensano soltanto a sé stessi. Sono anticristi(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte seconda”). Ogni parola di giudizio e di rivelazione di Dio mi ha colpita dritto al cuore. Mi hanno completamente messa a nudo, non avevo scampo. Ero quel tipo di persona che, di fronte al pericolo, vuole solo proteggersi, senza alcuna considerazione per il lavoro della chiesa o per la vita dei fratelli e delle sorelle. Ero egoista e spregevole. Quando sono arrivata nello Xinjiang, ho visto che ovunque l’ambiente era terribile. A ogni passo, rischiavo di essere arrestata o di perdere la vita. Mi pentivo di esserci andata per il mio dovere. Quando ho saputo che una persona malvagia intralciava una chiesa e bisognava occuparsene, non volevo andare con la scusa della paura di essere arrestata e torturata. Con riluttanza, l’ho fatto ma, poiché pensavo solo alla mia sicurezza, me ne sono andata via troppo presto, prima che le cose fossero risolte. Sapevo bene che c’erano gravi problemi in quella chiesa e che dovevo occuparmene, ma volevo salvarmi la pelle. Ho usato la mia posizione per dare ordini invece di svolgere un vero lavoro, spingendo addirittura altri fratelli e sorelle a occuparsene mentre io restavo al sicuro, trascinandomi in un’esistenza ignobile, e di conseguenza i problemi di quella chiesa sono rimasti irrisolti per diversi mesi. Ho persino addotto una scusa plausibile: che, come leader, dovevo essere al sicuro per fare il mio lavoro; ma in realtà stavo solo trovando un pretesto per fuggire di fronte al pericolo. E quando Zhong Xin è stata arrestata e picchiata a morte, ho continuato a pensare alla mia sicurezza personale, a preoccuparmi se sarei stata o no arrestata o torturata a morte. Volevo persino trovare un’occasione per abbandonare il mio dovere e andarmene da quel luogo pericoloso. Dopo essere stata rimossa, non ho voluto rimanere ad aiutare e sono tornata di corsa nella mia città natale. I fratelli e le sorelle non mi hanno rimproverata, ma dentro di me percepivo l’abbandono, il disgusto e la condanna da parte di Dio. Ciò che rimpiangevo di più era che la chiesa mi aveva dato la possibilità di essere una leader, affidandomi tanti fratelli e sorelle, e invece io in un momento di difficoltà sono scappata, noncurante che gli altri vivessero o morissero, senza pensare a come il lavoro della chiesa sarebbe stato ostacolato. Ho disertato, sono diventata una traditrice attaccata alla vita e lo zimbello di Satana. Per di più, ciò si è tramutato in una ferita insanabile nel mio cuore. Attraverso quanto mostrato dai fatti, ho visto che ero una codarda e che vivevo in modo egoistico, senza alcuna umanità. Le parole di Dio hanno colpito nel segno, rivelando gli spregevoli secondi fini nascosti nel profondo del mio cuore. Non potevo continuare a evitare la realtà. Sentivo il mio profondo peccato di tradimento verso Dio e di non meritare la Sua salvezza. Ho anche pensato a come Dio Si sia incarnato due volte per salvare l’umanità, a come abbia dato tutto. Duemila anni fa, il Signore Gesù fu crocifisso per la redenzione dell’umanità, versando fino all’ultima goccia del Suo sangue. Ora, negli ultimi giorni, Dio Si è incarnato di nuovo per salvare l’umanità corrotta, mettendo a rischio la Sua vita per operare nella tana del gran dragone rosso, costantemente braccato e perseguitato dal Partito Comunista. Ma Dio non ha mai rinunciato a salvare l’umanità. Ha continuato a esprimere verità per irrigarci e sostentarci. Dio ha dato tutto per l’uomo, il Suo amore per noi è così reale e disinteressato. Mentre io ero estremamente egoista e meschina. Nel mio dovere, proteggevo solo me stessa, trascurando totalmente il lavoro della chiesa. Ero così in debito con Dio e non meritavo di vivere davanti a Lui. Tutto ciò che desideravo era rendere servizio a Dio, per poter magari alleviare un po’ il mio peccato.

Nel dicembre del 2021, sono stata rieletta leader della chiesa. Ma, pensando a come avevo tradito Dio e che non meritavo il ruolo, ho raccontato in lacrime a un leader che in passato avevo disertato. Il leader mi ha detto: “Sono passati anni e tu sei ancora prigioniera di questo stato di negatività e incomprensione. Questo ti rende difficile ricevere l’opera dello Spirito Santo”. Anche io ho considerato che erano passati diversi anni: quindi perché ero ancora così depressa per la mia trasgressione e per aver frainteso Dio? Come dovevo risolvere il mio stato? Dopo di che, mi sono impegnata a pregare e ricercare. Ho letto queste parole di Dio: “Anche in momenti in cui ritieni che Dio ti abbia abbandonato e che tu sia precipitato nelle tenebre, non devi temere: se sei ancora vivo e non sei all’inferno, hai ancora una possibilità. Ma se sei come Paolo, il quale alla fine testimoniò che per lui vivere è Cristo, per te è finita. Se sei in grado di aprire gli occhi, hai ancora una possibilità. Che possibilità hai? Di essere in grado di presentarti dinanzi a Dio, di sapere ancora pregare Dio e cercare risposte da Lui, dicendo: ‘O Dio! Ti prego, illuminami affinché io capisca questo aspetto del cammino della pratica e questo aspetto della verità’. Se sei un seguace di Dio, hai speranza di salvezza e andrai avanti sino alla fine. Queste parole sono sufficientemente chiare? Tendete ancora a essere negativi? (No.) Se si capisce la volontà di Dio, il sentiero è ampio. Se non si capisce la Sua volontà, è stretto, vi sono tenebre nel cuore, non si ha un cammino da percorrere. Coloro che non capiscono la verità sono così: hanno ristrettezza di vedute, cavillano sempre, si lamentano di Dio e Lo fraintendono, con l’esito che più avanzano e più il sentiero svanisce. In realtà non capiscono Dio. Se Dio trattasse gli esseri umani secondo la loro fantasia, la razza umana sarebbe stata distrutta da molto tempo(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come individuare la natura e l’essenza di Paolo”). “Non voglio vedere nessuno sentirsi come se Dio lo avesse lasciato al freddo, come se Dio lo avesse abbandonato o gli avesse voltato le spalle. Vorrei vedere tutti sulla strada alla ricerca della verità e della comprensione di Dio, avanzare marciando baldanzosi con volontà incrollabile, senza dubbi, senza alcun fardello. Indipendentemente da quanti errori tu abbia commesso, da quanto tu ti sia allontanato dal cammino o da quanto tu abbia trasgredito in modo grave, non permettere che queste cose diventino un fardello o un ingombrante bagaglio da portare con te nella tua ricerca di comprendere Dio: continua ad avanzare marciando. In ogni momento Dio ha a cuore la salvezza dell’uomo; questo non muta mai. È la parte più preziosa dell’essenza di Dio(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico VI”). “Dio Si adirò con i Niniviti perché i loro atti malvagi erano giunti ai Suoi occhi; in quel momento, la Sua collera derivava dalla Sua essenza. Tuttavia, quando la collera di Dio svanì ed Egli tornò a concedere alla popolazione di Ninive la Sua tolleranza, tutto ciò che Egli rivelò fu ancora la Sua essenza. La totalità di tale cambiamento fu dovuta al mutato atteggiamento dell’uomo nei confronti di Dio. Durante questo intero periodo di tempo, l’indole di Dio che non può essere offesa restò immutata, l’essenza tollerante di Dio non cambiò, né mutò la Sua essenza amorevole e misericordiosa. Quando gli esseri umani commettono atti malvagi e offendono Dio, Egli riversa su di loro la Sua collera. Quando gli esseri umani si pentono veramente, Dio ha un ripensamento e la Sua collera si placa. Quando gli esseri umani continuano ostinatamente a opporsi a Dio, la Sua furia è implacabile, e la Sua ira li incalzerà poco alla volta fino a distruggerli. Questa è l’essenza dell’indole di Dio. Che Dio esprima ira oppure misericordia e amorevolezza, è la condotta, il comportamento, l’atteggiamento che l’uomo assume dal profondo del cuore nei Suoi confronti a determinare che cosa si esprimerà attraverso la rivelazione della Sua indole(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Leggere queste parole di Dio mi ha fatta commuovere e sentire profondamente in colpa. Ho capito che da anni e anni stavo fraintendendo Dio. La volontà di Dio è salvare l’umanità al massimo grado possibile. Egli non rinuncerebbe mai a qualcuno a causa di una trasgressione momentanea, e concede invece ampie opportunità di pentimento. Proprio come con i Niniviti. Dio disse che li avrebbe distrutti solo perché stavano compiendo il male, andando contro di Lui e offendendoLo. Ma, prima di distruggere Ninive, Egli inviò Giona a condividere la parola di Dio, dando agli abitanti un’ultima possibilità di pentirsi. Quando si pentirono veramente, Dio dissipò la Sua ira e la trasformò in tolleranza e misericordia, perdonando le loro malefatte. Questo mi ha mostrato quanto amore e misericordia ha Dio per le persone. La Sua ira profonda e la Sua generosa misericordia seguono dei principi, e assecondano del tutto l’atteggiamento assunto dalle persone verso Dio. Anche se le parole di giudizio e di rivelazione di Dio sono dure e arrivano a condannare e maledire, si tratta solo di un conflitto verbale, non di eventi reali. Dio voleva che io comprendessi la Sua indole giusta che non tollera offesa, avessi un cuore di riverenza per Lui e mi pentissi veramente davanti a Lui, in modo che in qualsiasi momento e in qualsiasi circostanza potessi compiere devotamente un dovere. A quel punto, mi sono resa conto di essere troppo testarda e ribelle. Per anni avevo frainteso Dio, mi ero delimitata sulla base di nozioni, intrappolandomi in un vicolo cieco. Ma in realtà Dio non aveva rinunciato alla mia salvezza. Stavo fraintendendo la Sua intenzione di salvarmi. Questo mi ricorda alcune parole di Dio: “La misericordia e la tolleranza di Dio non sono rare: è raro il vero pentimento dell’uomo(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico II”). Anche se Dio ci rivolge la Sua ira, il Suo giudizio e le Sue rivelazioni, e ci condanna e ci maledice, è pieno di amore e misericordia. Se non comprendiamo la Sua indole giusta, tenderemo a fraintenderLo. Capire il desiderio di Dio di salvare l’umanità mi ha colmata di rimorso e senso di colpa. Non volevo continuare a scappare dalla mia trasgressione passata, né continuare a fraintendere Dio e a guardarmi da Lui. Ero pronta a pentirmi. Volevo usare la lezione di quel fallimento come monito a me stessa. Ero stata egoista, spregevole e avida per tutta la vita. Di fronte al pericolo, ho disertato, trascurando il lavoro della chiesa. Ho capito che il mio punto debole era la paura della morte. Dovevo ricercare la verità per eliminarla e liberarmene.

In seguito, ho letto questo passo delle parole di Dio. “Dal punto di vista delle concezioni umane, se pagarono un prezzo così alto per diffondere l’opera di Dio, come minimo avrebbero dovuto ricevere una buona morte. Invece furono torturati a morte prima del tempo. Questo non si accorda con le concezioni umane, ma Dio fece proprio questo: permise che avvenisse. Quale verità si può ricercare nel fatto che Dio abbia permesso che ciò avvenisse? Il fatto che Egli abbia permesso che morissero così era una maledizione e una condanna da parte di Dio, oppure il Suo piano e la Sua benedizione? Né una cosa né l’altra. Che cos’era allora? Oggi si riflette sulla loro morte con grande accoramento, ma così stavano le cose. Coloro che credevano in Dio morivano in quel modo, e questo addolora. Come si spiega? Quando tocchiamo questo argomento, voi vi mettete nei loro panni; avete allora il cuore triste, provate dolore nel vostro intimo? Voi pensate: ‘Essi compirono il loro dovere di diffondere il Vangelo di Dio e vanno considerati uomini buoni, ma allora come mai fecero questa fine, ebbero questo esito?’ In realtà, questo fu il modo in cui morì e perì il loro corpo; questa fu la modalità di dipartita dal mondo umano, ma ciò non significava che il loro esito fosse lo stesso. A prescindere dalle modalità della morte e della dipartita e comunque siano avvenute, non era il modo in cui Dio definiva l’esito finale di queste vite, di queste creature. È una cosa che devi capire chiaramente. Al contrario, utilizzarono proprio questa modalità per condannare questo mondo e testimoniare le azioni di Dio. Queste creature utilizzarono la loro vita particolarmente preziosa: sfruttarono l’ultimo istante della loro vita per testimoniare le azioni di Dio, testimoniare la Sua grande potenza e dichiarare a Satana e al mondo che le azioni di Dio sono giuste, che il Signore Gesù è Dio, che Egli è il Signore ed è l’incarnazione di Dio; fino all’ultimo istante della loro vita non rinnegarono mai il nome del Signore Gesù. Non fu forse un genere di giudizio su questo mondo? Sfruttarono la loro vita per proclamare al mondo, per confermare agli esseri umani che il Signore Gesù è il Signore, che il Signore Gesù è Cristo, che Egli è l’incarnazione di Dio, che l’opera di redenzione da Lui compiuta per l’intera umanità consente all’umanità di continuare a vivere: questo dato di fatto è immutabile in eterno. In quale misura compirono il loro dovere? Nella misura estrema? E come si manifestò la misura estrema? (Diedero la vita.) Proprio così: pagarono il prezzo con la loro vita. Famiglia, ricchezza e beni materiali di questa vita sono tutte cose esteriori; l’unica cosa interiore è la vita stessa. Per ogni persona la vita è la cosa più degna di essere apprezzata, la più preziosa e, guarda caso, queste persone furono in grado di offrire il loro bene più prezioso, la vita, come conferma e testimonianza dell’amore di Dio per l’umanità. Fino al giorno in cui morirono, non rinnegarono il nome di Dio, né rinnegarono la Sua opera, e sfruttarono l’ultimo istante di vita per testimoniare l’esistenza di questo dato di fatto: non è forse la testimonianza più alta? Questo è il modo migliore di compiere il proprio dovere; questo è ciò che significa adempiere la propria responsabilità. Quando Satana le minacciò e le terrorizzò e quando alla fine fece persino pagare loro il prezzo con la vita, non declinarono la loro responsabilità. Questo è ciò che significa compiere il proprio dovere nella misura estrema. Che cosa intendo con questo? Intendo forse farvi adottare lo stesso metodo per testimoniare Dio e diffondere il Vangelo? Non sei tenuto necessariamente a fare così, ma devi capire che questa è la tua responsabilità, che se Dio te lo impone devi accettarlo come obbligo morale(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Diffondere il Vangelo è il dovere a cui sono moralmente obbligati tutti i fedeli”). Leggere le parole di Dio mi ha colmata di vergogna. I santi nel corso dei secoli hanno dato la vita, hanno versato il loro sangue per diffondere il Vangelo. In moltissimi sono stati martirizzati per Dio. Alcuni sono stati lapidati o trascinati a morte da cavalli. Altri sono stati ustionati a morte, altri ancora crocifissi. Molti missionari sapevano che, venendo in Cina, potevano morire, ma hanno comunque rischiato la vita per venire a condividere il Vangelo di Dio. E ora, molti credenti sono stati torturati e perseguitati a morte dal Partito per aver diffuso il Vangelo, sacrificando le loro vite per rendere una clamorosa testimonianza a Dio. Sono stati perseguitati per la giustizia, tutte le loro morti sono significative e approvate da Dio. In passato, non lo avevo mai capito chiaramente, ed ero sempre disperatamente aggrappata alla vita. Convinta che tutto sarebbe finito con la mia morte, per via della feroce persecuzione del Partito, ho abbandonato il mio dovere e vissuto un’esistenza ignobile. Questa è una macchia permanente e una grave trasgressione. Di fronte a una qualche avversità, senza nemmeno essere arrestata, tradivo Dio per paura di morire. Ho visto che non avevo capito l’onnipotenza di Dio. È Dio a prestabilire qualsiasi cosa dobbiamo affrontare nella vita, qualsiasi nostra sofferenza. Non possiamo sfuggirvi. Sono grata per l’illuminazione e la guida di Dio che mi hanno permesso di capirlo, così che cambiassi le mie prospettive sbagliate e affrontassi correttamente la morte. Questo pensiero mi ha dato più fede. Da allora, qualsiasi cosa dovessi affrontare, ero pronta a rendere testimonianza e ad affidarmi a Dio, senza tradirLo né abbandonare il mio dovere.

Il 6 luglio 2022, la mia collaboratrice è venuta da me e mi ha detto agitata: “È successo qualcosa. Tre leader sono stati arrestati”. La notizia mi ha messa a disagio. Quei leader avevano avuto contatti con molte persone e famiglie, e con uno di loro avevamo parlato appena pochi giorni prima. Dovevamo prendere subito provvedimenti per evitare perdite ancora maggiori. Ma ero ancora un po’ intimorita e spaventata. Se la polizia aveva messo gli occhi su quei fratelli e quelle sorelle, contattandoli avrei potuto finire nelle mani degli agenti. Ma poi ho ripensato alla dolorosa lezione appresa in passato, quando avevo disertato, e a come avevo tradito Dio e offeso la Sua indole. Era un dolore che non avrei mai dimenticato e non volevo ripetere lo stesso errore. Così, ho pregato Dio ripetutamente: “O Dio, quello che sto affrontando oggi mi spaventa un po’, ma questa volta voglio rimanere leale al mio dovere e non scappare. Ti prego, dammi fede e forza”.

Ho avvisato i fratelli e le sorelle perché stessero ben attenti e ho trasferito i libri delle parole di Dio in luoghi sicuri. Poi, mi è venuto in mente che nemmeno casa mia era sicura, motivo per cui sono voluta andare ad avvertire mia suocera e a farle affittare una stanza per quel giorno. Avvicinandomi all’ingresso, ho visto una coppia di giovani uomini vestiti di nero. Non ho osato entrare, e sono invece andata a casa di un parente per scoprire cosa stava succedendo. Ho saputo che mia suocera era già stata arrestata e che quegli uomini vestiti di nero erano agenti di polizia. In seguito, mi hanno detto che una sorella era uscita per dire agli altri fratelli sorelle di trasferirsi ma non era tornata: probabilmente era stata arrestata anche lei. Le circostanze non mi lasciavano il tempo di riflettere. Sono corsa a occuparmi di altro insieme alla mia collaboratrice. Ho scoperto in seguito che si trattava di un’operazione di arresto coordinata del Partito Comunista, e che 27 persone erano state arrestate nella notte tra il 5 e il 6. Di fronte a una situazione così terribile, sapevo che Dio mi stava dando la possibilità di fare una scelta diversa. In passato avevo disertato, tradendo Dio. Questa volta non potevo deluderLo di nuovo: dovevo invece affidarmi a Dio e lavorare con gli altri per affrontare le conseguenze e fare il mio dovere. Pensare in questo modo mi faceva sentire più calma e in pace.

Quando ora parlo della mia trasgressione, sono in grado di affrontare e riconoscere che sono aggrappata alla vita, egoista e spregevole, ma non voglio più essere quel tipo di persona. Voglio che quella trasgressione mi faccia da monito, da richiamo a non ripetere lo stesso errore. Quel fallimento mi spinge a disprezzare la mia indole corrotta e a voler smettere di vivere in modo così egoistico. Ora, quando vedo fratelli e sorelle in una condizione simile, offro loro condivisione in modo che possano sfruttarla come un avvertimento e comprendere l’indole giusta di Dio che non tollera offesa. Questa trasgressione è indelebile nel mio cuore e molto dolorosa, ma è diventata un’esperienza preziosa nella mia vita. Lode a Dio!

Il 2023 è arrivato, vuoi accogliere il Signore in questo anno e diventare la persona più benedetta?

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