Interrogatorio in un albergo segreto

12 Febbraio 2024

di Song Ping, Cina

Un giorno, nel febbraio del 2013, io e una sorella abbiamo fissato un appuntamento per andare a un incontro. Verso le due del pomeriggio, mentre la aspettavo vicino a un negozio di scarpe, ho visto un uomo che di quando in quando mi guardava parlando al telefono e ho percepito qualcosa di strano. Proprio quando stavo per andarmene ho sentito: “Non muoverti!” Ho visto quattro o cinque persone correre verso di me e ho pensato: “Oh no, è la polizia!” Ho cercato di scappare, ma due uomini mi hanno raggiunta, mi hanno scaraventata a terra e poi mi hanno spinta in un’auto, dove ho visto altre tre sorelle che venivano arrestate con me.

Gli agenti ci hanno condotte al posto di polizia e ci hanno ordinato di stare in piedi lungo i muri del cortile. Ero molto nervosa. Ho pregato Dio intensamente e ho pensato alle Sue parole: “Non temere, il Dio Onnipotente degli eserciti sarà certamente con te; Egli vi protegge ed è il vostro scudo(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 26”). In effetti, con Dio al mio fianco, che cosa potevo temere? Per affrontare questo ambiente dovevo affidarmi a Dio. A poco a poco sono riuscita a calmarmi. Poi una poliziotta mi ha costretta a spogliarmi per essere perquisita e mi ha obbligata ad accovacciarmi con le gambe aperte. Mi sono sentita umiliata e incollerita.

La sera successiva i poliziotti mi hanno portata a un albergo a sei piani. Avevano affittato i tre piani superiori dell’albergo, trasformandoli in un centro segreto per gli interrogatori dove imprigionare e torturare i credenti in Dio. Quando sono arrivata al sesto piano ho visto più di 20 fratelli e sorelle in piedi in fila e sono rimasta sconvolta: erano state arrestate così tante persone! Sembrava che il Partito Comunista avesse arrestato tutti nello stesso momento. Non sapevo come ci avrebbero trattati i poliziotti, perciò in silenzio ho pregato Dio, chiedendoGli di proteggerci affinché potessimo rimanere saldi. I poliziotti quindi ci hanno separati per l’interrogatorio.

Alle cinque di mattina del terzo giorno è entrato un poliziotto grasso che con tono di rimprovero ha detto: “L’uomo che stavo interrogando è un leader ed era ostinato. L’interrogatorio è finito solo verso le due o le tre”. Con un gesto d’orgoglio ha proseguito: “Prima gli ho dato un calcio forte in faccia, poi uno sull’altro lato della faccia e quindi l’ho schiaffeggiato ripetutamente con entrambe le mani”. Si è scrollato le mani e ha proseguito la sua irosa lamentela: “L’ho colpito così forte che mi facevano male le mani, perciò ho raccolto mezza bottiglia di acqua minerale e l’ho colpito in faccia fino a non poter più muovere le braccia. Aveva tutto il viso deformato. Era completamente irriconoscibile”. Ero inorridita dal racconto del poliziotto. Avevo il batticuore e mi sentivo particolarmente in collera: “Questi poliziotti sono davvero crudeli; se mi picchiano come hanno picchiato quel fratello, riuscirò a sopportarlo?” Non ho osato pensarci ulteriormente. Subito ho pregato Dio chiedendoGli di proteggere il fratello che era stato picchiato e anche me, affinché avessi fiducia per affrontare questo ambiente.

La mattina del quarto giorno i poliziotti mi hanno condotta al posto di polizia. Un agente di cognome Wu mi ha domandato quale fosse il mio ruolo nella chiesa. Ho detto di essere una normale credente. Si è alzato in piedi di scatto e ha detto: “Immagino che non dirai la verità se non provi un po’ di dolore!” Mi ha ordinato di tenere le braccia dritte, flettere le ginocchia, alzarmi in piedi e poi ripetere il movimento. Dopo aver fatto questo per lungo tempo, ero tanto stanca che sudavo a profusione e avevo le gambe doloranti. Sono caduta a terra. Lui ha sogghignato e ha detto: “Sai una cosa? Per quanto forti siano le persone, qui, devono inchinarsi davanti a me. Sei una leader? Chi è il tuo superiore?” Poiché non dicevo niente, mi ha ordinato di accucciarmi. Dopo appena pochi minuti hanno cominciato a tremarmi le gambe, che erano gonfie, e ben presto sono crollata. Lui mi ha detto di rialzarmi e di continuare, e ho fatto più di 800 piegamenti sulle gambe. Un poliziotto ha detto, con aria minacciosa: “Guarda come stai sudando. Hai un’aria patetica. Perché soffri così? Dov’è questo Dio? Se ci dici quello che sai, non dovrai soffrire. Altrimenti soffrirai più di quanto immagini”. Ascoltando le parole del poliziotto, ho provato disgusto. L’ho guardato e ho detto che non sapevo niente. Mi hanno ammanettata alla panca per la tortura, con le mani dietro la schiena. Dopo essere rimasta così solo per poco tempo ho avvertito un’oppressione al petto e difficoltà a respirare. Stavo quasi per soffocare. Ho chiesto loro di togliermi le manette, e dopo lungo tempo finalmente le hanno aperte. Poi è entrato un poliziotto che ha detto: “Cerca di capire la tua situazione. Tutti gli altri hanno confessato. È stupido stare qui e tenere duro da sola, vero? Dimmi subito quello che sai e ti lasciamo andare”. Poi ha tirato fuori alcune foto e mi ha chiesto di identificare quelle persone. Ha detto: “Queste persone sono state tutte arrestate e hanno detto di conoscerti. Le conosci? Che compiti hanno nella chiesa?” Ho pensato: “Se i fratelli e le sorelle davvero ammettono di conoscermi ma io dico di non conoscere loro, i poliziotti di sicuro non mi lasceranno andare. Ma se dico di conoscerli, tradisco i miei fratelli e le mie sorelle. Così diventerei un giuda che tradisce Dio. Che devo fare?” In quel momento ho rammentato un passo della parola di Dio: “In ogni momento, il Mio popolo dovrebbe restare in guardia contro le scaltre macchinazioni di Satana, proteggendo per Me la porta della Mia casa; […] in modo da evitare di cadere nella trappola di Satana, a quel punto sarebbe troppo tardi per rammaricarsene(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 3”). Ho capito che era un trucco di Satana. I poliziotti forse usavano questo metodo per ingannarmi e indurmi a tradire i miei fratelli e sorelle e anche Dio. Non dovevo cascarci. Anche se i miei fratelli e le mie sorelle avevano ammesso di conoscermi, io comunque non dovevo tradirli. Tenendo presente questo, ho detto di non conoscerli.

Il poliziotto di cognome Wu ha visto che non mi sono lasciata ingannare e ha detto con rabbia: “Voglio proprio vedere quanto sei ostinata!” Quindi mi ha ordinato di alzarmi in piedi e mi ha ammanettata alle sbarre metalliche della finestra del corridoio. Avevo il corpo sospeso in aria e provavo un dolore insopportabile ai polsi, e frattanto i poliziotti mi guardavano e ridevano. Dopo un po’ mi hanno tirata giù e mi hanno detto di continuare a fare piegamenti sulle gambe. Quella sera, i poliziotti mi hanno riportata all’albergo. La mattina dopo, l’agente di cognome Wu ha detto: “A partire da oggi ti ammanetterò alla finestra. Se non dici la verità, non avrai nemmeno da mangiare”. Dopo di che mi hanno ammanettato una mano alle sbarre. Di quando in quando venivano a chiedermi dettagli sulla mia chiesa. Un poliziotto, vedendo che ancora non parlavo, mi ha colpita forte con una cartellina e ha intenzionalmente aperto la porta in modo che potessi udire le voci delle altre sorelle che venivano torturate. Sentendo le loro urla di dolore, mi sono sentita afflitta e assai incollerita.

Quattro giorni dopo un poliziotto di cognome Mu ha preso il mio taccuino, ha indicato i numeri che vi erano riportati e mi ha chiesto se fossero i numeri di telefono cellulare dei miei fratelli e delle mie sorelle. Poiché non rispondevo, ha urlato forte: “Anche se non dici una parola, questo taccuino è sufficiente per condannarti!” Ha tirato fuori una foto, ha indicato la persona raffigurata e mi ha domandato se fosse il leader della chiesa. Poi ha tirato fuori tre immagini di case in cui vengono ospitati membri della chiesa e mi ha chiesto di identificarle. Io conoscevo tutte quelle case, ma ho detto di non riconoscerle. Lui ha soggiunto: “Ti portiamo lì in macchina. Devi solo indicarci il luogo. E lo terremo segreto per te, nessuno saprà che ci hai fornito queste informazioni”. Vedendo che io ancora non dicevo nulla, ha detto all’agente accanto a lui: “Spogliala nuda e appendila rivolta verso l’esterno, in modo che i passanti possano vederla. E poi scattale una foto e mettila su internet, dicendo che è un giuda e che ci ha detto tutto”. Al che l’altro mi si è avvicinato per spogliarmi. Avevo molta paura. Se davvero avesse messo la mia foto su internet, i miei parenti e amici l’avrebbero vista. Come avrei potuto vivere dopo una cosa simile? L’ho pregato di non spogliarmi, ma lui ha sogghignato e ha detto: “Ma come? Hai paura?” E tutti sono scoppiati a ridere. Vedendo la loro aria compiaciuta, ho capito che era un altro trucco di Satana, perciò rapidamente mi sono calmata e ho invocato Dio. In quel momento ho rammentato un inno della parola di Dio intitolato “Dovresti abbandonare tutto per la verità”: “Devi patire privazioni per la verità, dare te stesso alla verità, sopportare umiliazioni per la verità e, per ottenerne di più, devi subire ulteriori sofferenze. Questo è ciò che dovresti fare. Non devi gettare via la verità per una vita pacifica in famiglia, e non devi perdere la dignità e l’integrità della tua vita per un momentaneo godimento(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Le esperienze di Pietro: la sua conoscenza del castigo e del giudizio”). Le parole di Dio mi hanno dato fiducia e forza. Ero una credente e seguivo la retta via nella vita: essere torturata e umiliata per la mia fede in Dio non era nulla di cui vergognarsi. Venivo perseguitata per la giustizia, e Dio lo approvava. Se avessi ceduto a Satana e tradito Dio per proteggere la mia reputazione, sarebbe stata la cosa più vergognosa da fare e davvero avrei perduto la mia dignità umana. Mi odiavo perché ero smidollata e imploravo la pietà di Satana, trasformandomi così nello zimbello di Satana. Ho giurato a me stessa che, comunque mi avessero umiliata quei malvagi poliziotti, se anche davvero mi avessero spogliata, non mi sarei mai inchinata davanti a loro e non avrei implorato pietà, e non sarei mai diventata un giuda. Quando i poliziotti hanno visto che non avevo più paura, si sono incolleriti al punto che mi hanno ammanettato alle sbarre entrambe le mani. Una poliziotta ha urlato: “Non dovevate spogliarla nuda? Toglietele tutto, così potete vedere tutto”. I poliziotti si sono messi a ridere sguaiatamente, come demoni degli inferi. In quel momento avevo i piedi sospesi in aria e il mio peso era sostenuto dai polsi, che mi dolevano come fossero sul punto di spezzarsi. Nel cuore ho pregato intensamente Dio, chiedendoGli di darmi fiducia e forza per consentirmi di sopportare la tortura della polizia e non scendere a compromessi con Satana. Dopo più di mezz’ora, i poliziotti mi hanno tirata giù. Avevo i piedi intorpiditi e insensibili e sono caduta a terra non appena ho toccato il pavimento con i piedi. Un poliziotto ha detto crudelmente: “Pensa alla tua situazione. Se ancora non vuoi parlare, abbiamo degli altri trucchi cui sottoporti”. Dopo di che se ne sono andati.

Due giorni dopo è entrato un poliziotto grasso. Appena arrivato, ha detto ai due agenti che mi sorvegliavano: “Sapete perché non riuscite a far parlare questa donna? Perché siete troppo teneri e non usate le tecniche giuste. Oggi vi insegnerò qualche trucco e vi farò vedere come si fa!” Mi ha detto di fare un piegamento sulle ginocchia e poi mezzo piegamento e quindi ripetere il tutto, finché ho perso tutte le forze e sono crollata. Poi ha detto ai due agenti di prendermi ciascuno per un braccio, spingermi in giù e sollevarmi e continuare ripetutamente a torturarmi così. Guardando le loro espressioni feroci, sapevo che era in arrivo una tortura più pesante. Ho pensato al mio atteggiamento servile quando due giorni prima mi ero inchinata a Satana implorando pietà per timore dell’umiliazione, perciò ho deciso che adesso mi sarei affidata a Dio e Gli avrei reso testimonianza davanti a Satana. Nel cuore ho pregato Dio: “Dio, non so quali altri metodi useranno i poliziotti per torturarmi, ma voglio renderTi una testimonianza forte e clamorosa, perciò Ti chiedo di darmi fiducia e forza”. Poco dopo i due erano così stanchi e sudati che non riuscivano più a sollevarmi. Non appena mi hanno lasciata andare, sono caduta pesantemente a terra. Mi hanno ordinato di alzarmi e fare piegamenti ripetuti. Il poliziotto grasso ha sogghignato dicendo: “Sembra che abbia molto caldo. Versatele addosso dell’acqua fredda. Sono sicuro che le piacerà”. Allora mi hanno versato addosso acqua fredda fino a inzupparmi del tutto. Ma la cosa stupefacente era che percepivo un vapore caldo innalzarsi da me e non provavo affatto freddo. Sapevo che era la protezione offertami da Dio. Nel cuore ho ringraziato ripetutamente Dio e ho sentito crescere la mia fede in Lui.

Poi i due poliziotti mi hanno tirata su e mi hanno ammanettato alle sbarre la mano sinistra. Avevo il polso già leso per essere stata appesa prima, perciò quando mi hanno di nuovo ammanettata mi doleva ancora di più. I poliziotti hanno riso quando hanno visto il mio dolore; non volevo che notassero la mia debolezza, perciò ho sopportato il dolore senza emettere un gemito. Per alleviare il dolore, mi sono sforzata di stare in punta di piedi. Con un dito del piede riuscivo ancora a toccare terra, ma a malapena, però quando un poliziotto se n’è accorto ha premuto il piede contro il mio tallone, sospendendomi il corpo per un po’, e poi ha tolto il piede, provocandomi uno strattone violento alla mano, particolarmente doloroso. Vedendo che ancora stavo zitta, i poliziotti mi hanno legato una corda a un piede, hanno tirato la corda per sospendermi il corpo a mezz’aria e poi all’improvviso hanno lasciato andare. Lo hanno fatto ripetutamente. In quel modo il mio corpo oscillava da una parte all’altra e mi sembrava che nel polso mi stesse penetrando un coltello. Mentre andava avanti questa cosa, nel cuore ho pregato con insistenza Dio. Poi il poliziotto grasso ha portato una sedia di vimini. Gli altri due poliziotti mi hanno preso ciascuno una gamba, le hanno messe sullo schienale della sedia e poi hanno tirato via di colpo la sedia. Tutto il mio peso è caduto sul polso. Il dolore era quasi insopportabile. Trenta o quaranta minuti dopo i poliziotti mi hanno tirato giù la mano sinistra, hanno ammanettato alle sbarre la mano destra e hanno proseguito la tortura. Ho cominciato ad avere il fiato corto e ho pensato: “Non so per quanto tempo ancora i poliziotti mi tortureranno. Se mi tengono sospesa così avrò le mani storpie, e se davvero avrò le mani storpie come sopravvivrò in futuro?” Più ci pensavo, più mi sentivo angosciata, tanto da avere persino difficoltà a respirare. Sentivo di non poterlo più sopportare, perciò ho pregato intensamente Dio: “Dio, la mia carne è troppo debole. Non riesco più a resistere. Ti prego di darmi forza, affinché io possa rimanere salda e umiliare Satana”. In quel momento ho rammentato un passo delle parole di Dio: “In cammino verso Gerusalemme, Gesù era in agonia, come se il Suo cuore fosse stato trafitto da un coltello, e ciononostante non ebbe la minima intenzione di rimangiarSi la parola data; c’era sempre una forza potente che Lo obbligava ad andare avanti verso il luogo della Sua crocifissione. Infine, Egli venne inchiodato alla croce e assunse le sembianze della carne peccatrice, completando l’opera di redenzione del genere umano. Si liberò dalle catene della morte e degli inferi. Davanti a Lui la morte, l’inferno e l’Ade persero il loro potere e furono sconfitti da Lui(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Come servire Dio conformemente alla Sua volontà”). Le parole di Dio mi hanno dato forza. Per redimere l’umanità, il Signore Gesù fu crocifisso e subì grande umiliazione e dolore, però affrontò tutto senza esitazione. L’amore di Dio per gli esseri umani è davvero grande, e in questo Egli ha già stabilito un esempio per noi. Ma di fronte alla tortura da parte dei poliziotti io non pensavo a rendere testimonianza. Pensavo invece al mio corpo. Ero davvero egoista e spregevole! Alla luce di questo, ho provato vergogna e imbarazzo. Questa volta ero decisa a compiacere Dio. Pensare all’amore di Dio mi ha fornito ispirazione e mi ha dato il coraggio per combattere Satana sino alla fine. In quel momento un poliziotto mi ha vista con gli occhi chiusi e ha detto: “Sta pregando il loro Dio, e ogni volta che fa così riacquista le forze”. Un altro mi ha toccato le palpebre con una sottile barra metallica. Così facendo, ha detto: “Apri gli occhi. Non ti è permesso pregare il tuo Dio”. Quando ha visto che stavo ancora zitta, con una cintura mi ha colpito il viso tre o quattro volte, ma non ho provato alcun dolore. Dopo più di mezz’ora un poliziotto ha detto: “Ammanettatela più in alto, in modo che non tocchi terra. Vediamo se le piace”. Allora due poliziotti mi hanno sollevata ma, quando un altro ha aperto le manette e stava per chiuderle attorno a una sbarra più alta, le manette all’improvviso si sono rotte e non si agganciavano più. Hanno provato con un altro paio, ma anche queste non funzionavano. Sapevo che era la protezione di Dio e nel cuore Gli ho reso grazie. I poliziotti erano troppo stanchi per tenermi su, perciò mi hanno mollata e all’improvviso sono caduta a terra. Mi avevano torturata per quasi due ore ed ero così esausta che sono rimasta lì immobile. Ripensando a tutte le torture inflittemi dai poliziotti, ho visto chiaramente la natura ignobile e malvagia della polizia. Ho anche percepito l’assistenza offertami da Dio e ho acquisito maggiore fiducia in Lui. Dopo un po’ mi si è avvicinato un poliziotto che mi ha sferrato dei calci. Vedendo che ancora restavo immobile, mi ha applicato agli occhi un intero flacone di unguento rinfrescante, ma io ancora non sentivo niente. Il poliziotto ha visto che non reagivo e se n’è andato. Sapevo che era la protezione di Dio.

Verso le sette di sera è entrato un poliziotto. Quando ha visto che ero inzuppata e tremante di freddo, ha rimproverato gli altri agenti. Con una falsa aria di gentilezza ha chiesto loro di portarmi abiti asciutti per cambiarmi e poi mi ha dato una ciotola di pasta, dopo di che ha cercato di conquistare la mia benevolenza dicendo: “Sei lontana da casa e adesso non puoi ritornarci. I tuoi figli non sentiranno la tua mancanza? Come mai credi in Dio alla tua giovane età? Ho sentito dire che sei una leader, perciò dicci quello che vogliamo sapere e ti prometto che ti lasceremo andare. Potrai tornare a casa e stare con la tua famiglia”. Udendo queste cose, ho capito che cercava di indurmi con l’inganno a fidarmi di lui e a fornirgli informazioni sulla chiesa. Ho risposto: “Vi ho già detto tutto quello che so. Non so altro”. All’improvviso ha dato una manata al tavolo, si è alzato in piedi e ha detto ferocemente: “Non pensare che non possiamo farti niente se non parli! Il governo centrale ci ha ordinato di eliminare del tutto i credenti in Dio Onnipotente. Estirperemo la vostra organizzazione. Se non cominci a collaborare, sarai condannata”. Poi se n’è andato. In quel momento il poliziotto di cognome Wu ha detto: “Faresti meglio a fare la cosa più intelligente e fornirci le informazioni che vogliamo. Così non dovrai soffrire tanto”. Ho pensato: “I poliziotti non la smetteranno se non ottengono le informazioni che vogliono. Se non riesco a sopportare la tortura e divento un giuda, questo significherebbe tradire Dio, perciò tanto varrebbe uccidermi”. Meditavo il suicidio. In quel momento ho capito che la mia condizione era sbagliata, perciò in silenzio ho pregato Dio: “Dio! La mia carne è debole e voglio sottrarmi a questo ambiente morendo. Sono troppo debole e la mia levatura è troppo scarsa. Ti prego di illuminarmi e guidarmi e di darmi la fiducia e la forza per rimanere salda”. Dopo la preghiera mi sono resa conto all’improvviso di avere nel mio lettore MP5 dei file con la parola di Dio. Ho detto al poliziotto giovane: “Dammi il mio MP5. C’è qualcosa che voglio mostrarti”. Pensava che stessi per confessare, perciò me l’ha consegnato. Ho acceso il lettore MP5, dove ho letto un passo delle parole di Dio: “Coloro che Dio definisce ‘vincitori’ sono quanti riescono comunque a recare testimonianza e mantenere la fiducia e la devozione a Lui quando sono sotto l’influsso di Satana e assediati da lui, ossia quando si trovano tra le forze delle tenebre. Se sei ancora in grado di mantenere un cuore puro al cospetto di Dio e un amore sincero per Dio a prescindere da tutto, significa che stai rendendo testimonianza dinanzi a Lui, ed è questo che Egli definisce essere ‘vincitori’(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovresti mantenere la devozione a Dio”). Dalle parole di Dio ho capito la Sua volontà. Quando devo affrontare persecuzione e tribolazioni, Dio vuole la mia fede e la mia lealtà. Dio vuole che io renda una testimonianza vittoriosa mentre sono assediata da Satana. Quei malvagi poliziotti mi torturavano in quel modo per costringermi a tradire Dio. Se mi fossi uccisa, perdendo la mia testimonianza, questo avrebbe voluto dire cadere nelle trappole di Satana e non essere all’altezza dell’impegno profuso da Dio per me: Dio ne sarebbe stato seriamente ferito. Non potevo morire, dovevo continuare a vivere, essere forte, rimanere salda e compiacere Dio. Pensando così ho percepito un senso di forza. Sono caduta in ginocchio e ho offerto a Dio una preghiera di ringraziamento. Il poliziotto giovane ha detto con sorpresa: “Sei piuttosto coraggiosa, se osi inginocchiarti e pregare qui!” Non gli ho badato. Dopo la mia preghiera mi ha domandato: “Ti sei decisa? Quando ci hai riflettuto, dimmi quello che sai”. Ho risposto con decisione: “Ho detto tutto ciò che dovevo dire. Non ho altro da aggiungere”. Il poliziotto di cognome Wu si è tanto infuriato che ha preso le manette e mi ha ammanettato una mano alle sbarre. Il poliziotto giovane ha detto: “La preghiera è davvero potente. A quanto pare la rende una persona del tutto diversa. Non ha paura di niente e non dice niente”. Sentendo queste parole ho ringraziato Dio dal profondo del cuore e ho avuto maggiore fiducia nella mia possibilità di rimanere salda.

La mattina dopo, quando i poliziotti hanno visto che su di me nessuna loro tattica funzionava, hanno detto: “A partire da oggi ti ammanetteremo alla finestra ogni giorno e non ti faremo né mangiare, né bere, né dormire. Vediamo quanti giorni resisti”. In silenzio ho pregato Dio: “Dio, credo che la mia vita e la mia morte siano nelle Tue mani. Ti prego di proteggermi. Anche se muoio, rimarrò salda e Ti renderò testimonianza!” Dopo di che i poliziotti si sono dati il cambio nel sorvegliarmi e quando vedevano che mi appisolavo mi svegliavano facendo un gran rumore. Il terzo giorno, un uomo dall’altra parte della strada ha notato che ero ammanettata alla finestra e ha gridato: “Sei stata rapita da qualcuno? Se sì, fammi un cenno con la mano e chiamo per te la polizia”. Ho pensato: “Sono stata imprigionata qui dalla polizia. Pensi che la polizia faccia delle cose buone per la gente comune? La polizia del Partito Comunista è solo un branco di demoni bestiali”. Dopo qualche altro giorno, sempre più persone all’esterno mi hanno notata ammanettata alla finestra. Mi indicavano col dito e parlavano fra loro, perciò i poliziotti mi hanno spostata nella stanza di fronte.

Una sera, verso il 20 marzo, sono stata condotta in un ufficio per le indagini speciali, dove tre poliziotti mi hanno sottoposta a un lavaggio del cervello fino a dopo le quattro di mattina, quando un agente di cognome Liu mi ha detto: “La Chiesa di Dio Onnipotente ormai si è ampliata fino a includere vari milioni di persone, e questo mette direttamente in pericolo gli interessi del Partito Comunista. Se non la sopprimiamo, chi ascolterà il Partito Comunista? Il presidente Xi ha ordinato personalmente che il ‘Lampo da Levante’ venga completamente estirpato e che quanti credono in Dio Onnipotente ricevano una rieducazione, affinché rinuncino alle loro credenze e accettino l’educazione e la guida del Partito. Se si rifiutano, verranno condannati alla reclusione e non importerà a nessuno se vengono picchiati a morte”. Ha proseguito: “In questo momento, nell’intera provincia e in tutto il Paese, si stanno arrestando membri della Chiesa di Dio Onnipotente, che prima o poi sarà sradicata. Se tu pensi di poter continuare a credere in Dio Onnipotente, ti dico io adesso che è impossibile!” Ho risposto: “Noi credenti in Dio semplicemente andiamo alle riunioni, leggiamo la parola di Dio, ricerchiamo una trasformazione dell’indole per diventare persone sincere e seguiamo la retta via nella vita. In che modo possiamo nuocere agli interessi del Partito Comunista? Se non mi credi, leggi le parole di Dio Onnipotente e capirai. Avete confiscato tanti libri con la parola di Dio Onnipotente, e allora perché non ne aprite uno e non date un’occhiata?” L’altro poliziotto ha detto a voce alta: “Non parlarci di credere in Dio! Noi non crediamo in queste cose, crediamo solo nel Partito Comunista e nel presidente Xi”. Poi mi ha minacciata: “Pensaci molto bene. Se ci dici quello che vogliamo sapere, ti prometto che non sarai condannata al carcere. Ti lasciamo tornare a casa subito. Se ancora non capisci la tua situazione, ti mando in un ospedale psichiatrico. Il medico ti farà ogni giorno un’iniezione, così perderai la testa. Vivrai con malati di mente di ogni genere, e ti picchieranno e ti rimprovereranno ogni giorno. Vedremo quanto tempo resisti là dentro”. All’udire queste cose mi sono molto spaventata. Se fossi stata mandata in un ospedale psichiatrico, sarei stata ogni giorno con malati di mente. Vivendo con gente così, anche una persona normale impazzirebbe. Quando i poliziotti hanno visto che restavo in silenzio, mi hanno di nuovo minacciata: “Ripensaci. Metti per iscritto tutto quello che dobbiamo sapere. In base alle prove che abbiamo, possiamo infliggerti una condanna da tre a sette anni almeno”.

Di ritorno all’albergo, pensando a ciò che aveva detto il poliziotto, non sono riuscita a dormire. Il pensiero dei malati di mente che mi rincorrevano e mi picchiavano e l’immagine di me stessa impazzita a correre nuda per la strada mi ha fatto venire i sudori freddi e mi ha indotta a mettermi a sedere sul letto. Ho pianto e ho pregato Dio: “Dio! Ho paura di diventare pazza. Ti prego di aiutarmi, di guidarmi e di calmarmi. Qualunque situazione io debba affrontare, non Ti tradirò mai”. Dopo la preghiera ho pensato a un passo delle parole di Dio: “Quando gli esseri umani sono pronti a sacrificare la propria vita, tutto diventa insignificante e nessuno può avere la meglio su di loro. Che cosa potrebbe essere più importante della vita? Perciò Satana diviene incapace di agire ulteriormente negli esseri umani, non c’è più nulla che possa fare all’uomo(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Interpretazione dei misteri delle ‘Parole di Dio all’intero universo’, Cap. 36”). Riflettendo sulla parola di Dio, a poco a poco mi sono calmata. Se ero disposta a rischiare la vita, quali sofferenze non avrei sopportato? La mia vita e la mia morte erano nelle mani di Dio, e non sarei impazzita se Egli non lo avesse permesso. Dopo l’alba ho preso carta e penna e ho scritto una sola riga: “Muri alti e grandi cortili, a marcire per sempre in carcere”. Quando il poliziotto l’ha visto, ha cambiato faccia. Era così in collera che ha sbattuto la porta e se n’è andato.

Dopo oltre un mese sono stata inviata al centro di detenzione. Poiché l’interrogatorio è stato ancora inconcludente, mi hanno condannata a una sorveglianza domiciliare per sei mesi e mi hanno avvertita: “Adesso sei una sospetta criminale e non hai libertà in nessun luogo. Se continui a credere in Dio, se ti catturiamo verrai condannata”. Di quando in quando i poliziotti mi telefonavano a casa, e alcune persone dell’Ufficio Affari Religiosi venivano a casa mia per interrogarmi sulla mia fede in Dio. Non osavo mettermi in contatto con i miei fratelli e le mie sorelle e non potevo vivere la vita della chiesa. A causa delle torture inflittemi dai poliziotti non riuscivo a piegare le dita di entrambe le mani, e i polsi mi dolevano tanto che non riuscivo a muoverli. Non avevo nemmeno la forza per prendere un pettine; ancora adesso non ho forza nei polsi.

Dopo essere stata arrestata, perseguitata e torturata dal Partito Comunista, ne ho visto chiaramente la natura brutale, malvagia e contraria al Cielo. Inoltre ho visto chiaramente che il Partito è Satana, che si oppone a Dio e danneggia gli esseri umani. Allo stesso tempo ho visto che Dio è onnipotente e saggio e ho percepito la Sua protezione e la Sua assistenza nei miei confronti. Sono state le parole di Dio a guidarmi, passo dopo passo, a conquistare la vittoria su Satana e a rimanere salda. Sia lodato Dio!

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