Le conseguenze di una fede basata su nozioni e immaginazioni

12 Agosto 2024

di Qi Zhao, Cina

Nel 2004, sono stata scelta da Dio per venire nella Sua casa. Riunendomi con fratelli e sorelle, a volte li sentivo condividere sulle loro esperienze, dicevano di non aver rinunciato ai loro doveri durante la malattia e di essersi miracolosamente ripresi. Ho letto anche articoli scritti da alcuni fratelli e sorelle che testimoniavano delle proprie esperienze. Una sorella aveva il cancro ma aveva insistito comunque a svolgere i propri doveri, e Dio le aveva rimosso il cancro senza che lei se ne rendesse conto. Venendo a conoscenza di queste testimonianze, ho pensato tra me e me: “Davanti alla prova della malattia, fratelli e sorelle hanno confidato nella fede per superarla, rimanendo fermi nella testimonianza; così la loro salute è migliorata. In futuro dovrò imparare da loro. Qualunque sia la malattia o il disastro che si presenta, devo attenermi ai miei doveri e rimanere ferma nella mia testimonianza. In questo modo, anch’io vivrò nella benedizione di Dio, proprio come i fratelli e le sorelle”.

Nell’estate del 2011, un giorno, a mezzogiorno, mio figlio di sette anni stava giocando in salotto con i pattini a rotelle. Ha urtato per sbaglio il televisore, che gli è caduto addosso, facendolo sanguinare copiosamente ovunque, anche dal naso. Ero scioccata e avevo il cuore in gola. Ho pregato Dio immediatamente: “Dio, qualunque cosa accada a mio figlio, sia che viva o muoia, per favore, impedisci al mio cuore di lamentarsi”. Dopo che mio figlio è stato visitato in ospedale, il medico ha detto di tenerlo sotto osservazione a casa e che, finché non avesse avuto la febbre, sarebbe andato tutto bene. Poi mio figlio si è ripreso. In seguito, ho riflettuto su questo incidente. Non mi ero lamentata durante questa crisi e mio figlio si era ripreso rapidamente. Questo mi ha convinta ancora di più che non lamentarmi durante le disgrazie e rimanere ferma nella mia testimonianza mi avrebbe permesso di avere la protezione e le benedizioni di Dio. Da allora mi sono prodigata con ancora più zelo. Non importa quali compiti la Chiesa mi assegnasse, non importa quanta sofferenza o che prezzo comportassero, ho obbedito sempre. Sentivo di essere una persona che amava Dio e che sicuramente sarebbe stata benedetta da Lui in futuro.

Nel maggio 2016 svolgevo i miei compiti lontano da casa. Un giorno ho ricevuto da casa una lettera che mi informava che mio figlio aveva la leucemia ed era gravemente malato, già ricoverato in ospedale. Dopo aver letto la lettera, la mia mente si è svuotata e sono andata in camera mia a pregare. Mi sono inginocchiata sul letto, singhiozzando in modo incontrollabile e dicendo: “Dio, mio figlio ha solo dodici anni. Lo porterai davvero via?” Dopodiché non ho potuto dire altro. Volevo tornare subito a prendermi cura di mio figlio, a confortarlo e incoraggiarlo, ma ho pensato alla presenza degli anticristi che disturbavano la vita della chiesa, ostacolando varie opere, e causando danni alla vita di fratelli e sorelle. In questo momento critico, Dio stava osservando che scelta avrei fatto: se sostenere il lavoro della chiesa o mettere da parte i miei doveri per prendermi cura di mio figlio. Ho pensato a Giobbe, che aveva sopportato prove così grandi, coperto di piaghe, senza tuttavia lamentarsi di Dio, ma rimanendo saldo nella sua testimonianza. Alla fine, Dio gli apparve, non solo guarendolo, ma anche benedicendolo abbondantemente. Quando pensavo che la malattia di mio figlio era nelle mani di Dio, dovevo anche scegliere di soddisfare Dio e di onorare i miei doveri, senza lasciare che i piani di Satana prevalessero. Credevo che, se fossi rimasta ferma nella mia testimonianza, Dio avrebbe benedetto mio figlio facendolo guarire. Specialmente considerando come Abramo si sottomise a Dio e fu disposto a sacrificare il suo unico figlio Isacco, e come Dio non prese suo figlio ma lo benedisse ancora di più, sentivo che Dio mi stava mettendo alla prova anche attraverso mio figlio. Se avessi affidato mio figlio nelle mani di Dio e fossi restata ferma nella mia testimonianza, credevo che Dio avrebbe benedetto mio figlio facendolo guarire. Dopodiché non mi sono soffermata sulla malattia di mio figlio, ma mi sono immersa nei miei doveri.

Quando soo tornata a casa, mio marito mi ha detto che nostro figlio non aveva la leucemia; era solo un eccesso di globuli bianchi e un basso livello di immunità, che sarebbe potuto progredire in leucemia senza un trattamento tempestivo. Abbiamo visitato diversi ospedali rinomati, ma anche dopo numerosi consulti con esperti, nessuno è riuscito a diagnosticare la malattia. Non avevamo altra scelta che tornare a casa per un trattamento conservativo. Abbiamo speso più di duemila yuan in medicina cinese, ma non ci sono stati miglioramenti. Pensavo tra me: “Con Dio non esistono casi difficili. Finché le persone fanno sinceramente affidamento su Dio e si sottomettono a Lui, non è facile per Dio guarirle?” Dopodiché, condividevo spesso con mio figlio, “Non dobbiamo lamentarci per questa malattia e dobbiamo sottometterci alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Se rimaniamo fermi nella nostra testimonianza, Dio si assicurerà che tu guarisca dalla tua malattia”. Nel frattempo, mi informavo anche ovunque sui rimedi popolari per curare la malattia di mio figlio. Tuttavia, dopo un mese, le condizioni di mio figlio non solo non miglioravano ma peggioravano. Ho iniziato a sentirmi negativa e debole nello spirito, pensavo: “Ho svolto i miei compiti diligentemente da quando mio figlio si è ammalato. Perché Dio non preserva la salute di mio figlio? Perché le sue condizioni peggiorano con più cure? Se davvero si trasformasse in leucemia, come hanno detto i medici, mio figlio non avrà più speranza?” Più ci pensavo, più mi spaventavo.

Una mattina mio marito mi ha detto quasi in lacrime: “Abbiamo provato ogni metodo per la malattia di questo ragazzo, ma non solo la situazione non migliora, sta addirittura peggiorando. Cosa dovremmo fare?” Vedendo la sofferenza di mio marito, mi sono sentita indescrivibilmente angosciata. Quindi ho iniziato la lettura delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Mentre subiscono le prove è normale che gli uomini siano deboli o abbiano in sé della negatività, o manchino di chiarezza riguardo alle intenzioni di Dio o alla loro via della pratica. Ma tu comunque devi avere fede nell’opera di Dio e non rinnegarLo, proprio come Giobbe. Sebbene fosse debole e maledicesse il giorno in cui era nato, Giobbe non negò che tutte le cose della vita umana fossero elargite da Jahvè e che Jahvè è anche Colui che le toglie tutte. Non importa quante prove dovette sostenere: egli mantenne questa fede. Nella tua esperienza, indipendentemente da quale raffinamento tu subisca attraverso le parole di Dio, ciò che Dio vuole dall’umanità, in sintesi, è la fede e un cuore che Lo ama. Ciò che Egli perfeziona operando in questo modo è la fede, l’amore e le aspirazioni degli uomini. Dio compie l’opera della perfezione sugli uomini e loro non possono vederla, non possono sentirla; in queste circostanze è necessario che tu abbia fede. La fede degli uomini è necessaria quando non si può vedere qualcosa a occhio nudo, e la tua fede è necessaria quando non puoi rinunciare alle tue nozioni. Quando non hai chiarezza in merito all’opera di Dio ciò che ti è richiesto è avere fede, prendere una posizione ferma e rimanere saldo nella tua testimonianza. Quando Giobbe arrivò a questo punto, Dio gli apparve e gli parlò. In altre parole, è solo da dentro la tua fede che sarai in grado di vedere Dio e, quando avrai fede, Dio ti porterà a perfezione. Senza fede non può farlo(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho acquisito una certa comprensione di cosa sia la vera fede: credere in Dio e rimanere saldi nella nostra testimonianza per Lui anche quando non possiamo vedere o toccare qualcosa, proprio come Giobbe, che non rinnegò mai Dio in nessun momento. Questo è ciò che Dio desidera. Ho condiviso con mio marito: “Semplicemente credere in Dio e compiere i nostri doveri quando tutto va bene non riflette necessariamente la vera fede. Quando affrontiamo le prove e non siamo in grado di vedere quali saranno i risultati, ma siamo comunque in grado di persistere nel credere in Dio e nel seguirlo: questa è fede genuina, ed è il risultato desiderato dell’affinamento e delle prove di Dio. Altrimenti, crederemmo in Dio solo per la Sua grazia e i Suoi benefici, e Satana ci accuserebbe e rifiuterebbe di riconoscerci. Indipendentemente dal fatto che le condizioni di nostro figlio migliorino o meno, se continuiamo a seguire e a sottometterci a Dio, Satana sarà sconfitto e svergognato, e Dio trarrà gloria da noi”. Dopo aver sentito queste parole, mio marito ha annuito in segno di approvazione.

Dopodoché le condizioni di nostro figlio non hanno mostrato segni di miglioramento. Un giorno, nostro figlio era appoggiato al davanzale della finestra, guardava gli altri ragazzi andare a scuola con i loro zaini. Sembrava invidioso, con le lacrime agli occhi, e con il fiato sospeso mentre diceva: “Mamma, tutti gli altri ragazzi vanno a scuola, ma io sono malato e non posso andare. Mi dici sempre di sottomettermi a Dio. Per quanto tempo devo sottomettermi prima di stare meglio?” Sentire le parole di mio figlio era come se un coltello mi si fosse conficcato nel cuore. La mia fede non poteva più sopportarlo. Pensavo tra me, “Da quando mio figlio si è ammalato, ho sofferto, ma sono sempre stata fedele ai miei doveri. Ho già fatto del mio meglio per collaborare. Come mai Dio non ha ancora guarito la malattia di mio figlio? Il mio cuore non è abbastanza sincero? Il medico ha detto che, se la malattia di mio figlio non sarà curata, forse sarà necessaria un’amputazione. In questo caso, come vivrebbe in futuro?” Pensando a queste terribili conseguenze, il mio cuore soffriva atrocemente, come se fosse stato messo in un tritacarne. Dopo aver raggiunto questo livello di dolore, pregai Dio, “Dio, perché la malattia di mio figlio non migliora? La mia statura è troppo piccola; non posso davvero più sopportarlo. Dio, per favore illuminami affinché comprenda la Tua intenzione”.

Alla fine di settembre, il nostro leader mi ha inviato una lettera richiedendo la mia collaborazione per un certo compito. Io ho rifiutato, perché ero preoccupata per la malattia di mio figlio. Più tardi, mi sono resa conto che in tutti i miei anni di fede in Dio, non avevo mai rifiutato un incarico, non importa quanto grande fosse la difficoltà che dovevo affrontare. Mentre oggi rifiutavo un incarico a causa della malattia di mio figlio. Questa scoperta mi ha sconvolta. Riflettendo sul mio atteggiamento verso Dio in questo periodo, mi sono resa conto che avevo semplicemente pregato e letto le parole di Dio in modo superficiale. Non avevo forza nel mio cuore. Ogni giorno, a parte dare medicine a mio figlio, il mio cuore era pieno di paura e ansia. Avevo costantemente paura che la malattia di mio figlio non migliorasse e che potessi perderlo; quindi, non ero concentrata sui miei doveri. Pensandoci, all’improvviso mi sono resa conto: non stavo forse tradendo Dio? Ho pensato a un passaggio delle parole di Dio: “Il modo in cui consideri gli incarichi affidati da Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È perfettamente naturale e giustificato che gli uomini dovrebbero portare a termine qualsivoglia incarico Dio affidi loro. Questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi affidati da Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave. Facendo ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). Ho sentito l’ira di Dio dalle Sue severe parole di giudizio. Ho scoperto che prendere alla leggera l’incarico di Dio è una cosa seria. L’atteggiamento di Dio verso coloro che rifiutano il Suo incarico è di sdegno e di maledizione. Leggere queste parole mi ha fatto rabbrividire. Avevo creduto in Dio per molti anni senza avere la verità realtà; di fronte a situazioni che non erano in linea con le mie nozioni, potevo comunque abbandonare i miei doveri e tradire Dio. Riconoscendo questo fatto, ho pregato Dio pentita.

Durante la ricerca, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “In questo momento, la maggior parte delle persone si trova in questo tipo di stato: ‘Per poter ottenere delle benedizioni mi devo sacrificare per Dio e pagare un prezzo per Lui. Per poter ottenere delle benedizioni devo abbandonare tutto per Dio; devo portare a termine ciò che Lui mi ha affidato e devo compiere bene il mio dovere’. Questo stato è dominato dal desiderio di guadagnarsi benedizioni ed è un esempio di come alcuni si impegnino a fondo per Dio al solo scopo di ricevere ricompense da Lui e di ottenere una corona. Una persona che si comporta in questo modo non ha la verità dentro di sé e di certo la sua conoscenza è limitata ad alcune parole e dottrine, di cui fa sfoggio ovunque vada. Il suo cammino è quello di Paolo. La fede in Dio di un individuo di questo tipo è un atto di costante sforzo, ed egli è intimamente convinto che più fa, più dimostrerà la sua lealtà a Dio, che più fa, più Dio sarà sicuramente soddisfatto, e che più fa, più meriterà di essere incoronato davanti a Dio e più grandi saranno le benedizioni che guadagnerà. Pensa che, se riuscirà a sopportare le sofferenze, a predicare e morire per Cristo, a sacrificare la propria vita e a portare a termine tutti i compiti che Dio gli ha affidato, allora sarà una delle persone che ottengono le benedizioni maggiori e che sicuramente riceverà una corona. Questo è precisamente ciò che Paolo si immaginava e perseguiva. Questo è esattamente il cammino da lui percorso, e fu sotto la guida di questi pensieri che egli lavorò per servire Dio. Tali pensieri e intenzioni non hanno forse origine da una natura satanica? Sono come quelli degli esseri umani terreni, i quali credono che, fintanto che sono al mondo, debbano ricercare la conoscenza e che, dopo averla ottenuta, possano distinguersi dalla massa, diventare funzionari e godere di una posizione di prestigio. Pensano che, una volta ottenuta tale posizione di prestigio, possano realizzare le loro ambizioni e portare la propria professione e le proprie pratiche familiari a determinati livelli di prosperità. Tutti i non credenti non percorrono forse questo cammino? La fede di coloro che sono dominati da questa natura satanica può solo essere come quella di Paolo. Il loro pensiero è: ‘Devo abbandonare ogni cosa al fine di dedicarmi a Dio. Devo essere leale davanti a Dio e alla fine riceverò grandi ricompense e corone’. È lo stesso atteggiamento delle persone terrene che perseguono cose terrene. Non sono affatto diverse e sono soggette alla stessa natura. Quando gli esseri umani hanno una natura satanica di questa sorta, nel mondo perseguono la conoscenza, l’erudizione, il prestigio, e cercano di distinguersi dalla massa. Se credono in Dio, essi cercheranno di ottenere grandi corone e grandi benedizioni. Se non perseguono la verità nella loro fede in Dio, sicuramente intraprenderanno questa strada. Questo è un fatto immutabile, una legge di natura. Il cammino di chi non persegue la verità è un cammino diametralmente opposto a quello di Pietro(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Attraverso l’esposizione delle parole di Dio ho visto che in tutti questi anni i miei abbandoni e i miei impegni non erano finalizzati a compiere i miei doveri e a soddisfare Dio, ma piuttosto a impegnarmi in transazioni con Dio, sempre governate dall’intento di ottenere benedizioni: quello che seguivo era il percorso di Paolo nel perseguire le benedizioni. Da quando avevo accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni, avevo visto che quando alcuni fratelli e sorelle rimanevano saldi nella loro testimonianza durante la malattia e le prove, ricevevano la cura, la protezione e le benedizioni di Dio. Perciò, non importa quanto difficili o rischiosi fossero i compiti assegnatimi dalla chiesa, avrei collaborato senza riserve. Nel mio cuore, credevo fermamente che finché soffrivo e pagavo un prezzo per Dio, non mi lamentavo di fronte alle tribolazioni e persistevo nel compiere i miei doveri, avrei sicuramente ricevuto le benedizioni di Dio. Quando avevo saputo che mio figlio aveva una grave malattia, avevo scelto comunque di compiere i miei doveri e di impegnarmi per Dio, affinché Dio potesse guarire mio figlio. Tuttavia, poiché la malattia di mio figlio non era migliorata per molto tempo, avevo cominciato a nutrire rancori contro Dio. Avevo usato il mio passato di abbandono e di impegno come merce di scambio con Dio, discutendo e reclamando contro di Lui, lamentando la Sua mancanza di protezione nei confronti di mio figlio e rifiutandomi persino di svolgere i miei doveri. Ho visto pienamente esposta la mia natura satanica egoista, vile e in cerca di vantaggio. Stavo usando il mio abbandono e il mio impegno per Dio come mezzo per esigere da Lui benedizioni. Mi sono resa conto che stavo percorrendo la stessa strada di Paolo. Paolo si era impegnato e aveva pagato il prezzo per Dio con l’aspettativa di ricompense e di una corona, impegnandosi in transazioni con Dio. Stava tradendo e resistendo a Dio, e alla fine ricevette la Sua condanna e punizione. Riflettendo sui miei molti anni di fede in Dio, dato che non perseguivo la verità o non cercavo le intenzioni di Dio nelle Sue parole, avevo considerato i miei impegni per Dio e il mio adempimento del dovere come transazioni. Ho visto quanto ero veramente egoista e spregevole, completamente indegna della salvezza di Dio!

Poi ho letto queste parole di Dio: “Ti sottoponi alle prove di Giobbe e al tempo stesso ti sottoponi alle prove di Pietro. Quando fu messo alla prova, Giobbe portò testimonianza e alla fine Jahvè gli fu rivelato. Solo dopo che ebbe portato testimonianza fu degno di vedere il volto di Dio. Perché si dice: ‘Mi nascondo alla terra dell’impurità, ma Mi mostro al regno santo’? Il significato è che solo quando sei santo e rendi testimonianza puoi avere la dignità per vedere il volto di Dio. Se non puoi portarGli testimonianza, non hai la dignità per vedere il Suo volto. Tirandoti indietro o lamentandoti di Dio mentre subisci i raffinamenti, con il risultato di non renderGli testimonianza e diventare lo zimbello di Satana, non guadagnerai la manifestazione di Dio. Se sei come Giobbe, che nel pieno delle prove maledisse la propria carne e non si lamentò di Dio, e fu capace di detestare la propria carne senza lamentarsi o peccare attraverso le parole, porterai testimonianza. Quando subirai un certo raffinamento e riuscirai a rimanere come Giobbe, del tutto sottomesso di fronte a Dio e senza altre richieste nei Suoi confronti o spogliato delle tue nozioni, Dio ti Si manifesterà(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). “Sebbene, in contesti diversi, Dio usi metodi diversi per mettere alla prova ogni persona, in Abramo Egli vide ciò che aveva desiderato, vide che il cuore di Abramo era sincero, che la sua sottomissione era incondizionata. Era appunto una simile ‘incondizionatezza’ ciò che Dio desiderava. Spesso le persone dicono: ‘Ho già offerto questo, ho già rinunciato a quello. Perché Dio non è ancora soddisfatto di me? Perché continua a sottopormi a prove? Perché continua ad assoggettarmi a verifiche?’ Tutto ciò dimostra un fatto: Dio non ha visto il tuo cuore e non lo ha ancora guadagnato. Il che equivale a dire che Egli non ha ancora visto una tale franchezza, come quando Abramo fu capace di sollevare il coltello per uccidere suo figlio di suo pugno e offrirlo in sacrificio a Dio. Egli non ha ancora visto la tua sottomissione incondizionata e non è ancora stato confortato da te. Quindi, è naturale che Dio continui a metterti alla prova(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Dalle parole di Dio, ho capito che Dio benedice coloro che si spendono sinceramente per Lui. Non importa come Dio agisce, essi si sottomettono incondizionatamente alle Sue orchestrazioni e disposizioni, senza avere alcuna pretesa, richiesta o adulterazione personale. Questa è una testimonianza vera. Non potevo fare a meno di pensare a Giobbe. Aveva solo sentito parlare di Dio, eppure, quando perse tutti i suoi averi e i suoi figli, era coperto di piaghe, ed è stato perfino deriso dalla moglie, aderiva ancora alla via del timore di Dio e della fuga dal male, dicendo: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). Giobbe non aveva cercato di contrattare o di pretendere cose da Dio; mantenne verso di Lui un cuore puro. Ho pensato anche ad Abramo. Aveva cento anni quando ebbe suo figlio Isacco, che amava teneramente. Quando Dio gli ha chiesto di offrire Isacco in sacrificio, pur provando affetto per suo figlio, non ha vissuto di questo affetto. Offrì volentieri Isacco sull’altare. La loro fede e sottomissione a Dio erano assolute e incondizionate, senza contrattazioni o richieste. Ciò che facevano era semplicemente seguire la via di Dio, non per benedizioni o guadagni personali. Le loro testimonianze sono state davvero lodevoli e ammirevoli. Tuttavia, avevo sempre frainteso. Di fronte a malattie o calamità, finché potevo mantenere i miei doveri senza lamentarmi, pensavo che questi buoni comportamenti fossero sufficienti per restare salda nella mia testimonianza e soddisfare Dio, e avrei ricevuto le Sue benedizioni. Ma dietro il mio spendermi non c’era sincerità o sottomissione a Dio. I miei sacrifici erano completamente guidati da imbrogli, contrattazioni e richieste. Non era affatto una testimonianza autentica, e questo comportamento era detestabile a Dio e non meritava le Sue benedizioni. In passato, avevo letto innumerevoli volte le testimonianze di Giobbe e di Abramo, ma non mi ero concentrata su come seguissero la via di Dio, Lo temessero, evitassero il male, e rimanessero leali e sottomessi a Dio. Mi ero invece concentrata sulle benedizioni che hanno ricevuto dopo essere rimasti saldi nella loro testimonianza. Tutto questo perché ero guidata dalla mia natura satanica in cerca di vantaggio. Attraverso l’esposizione delle parole di Dio, ho acquisito una certa conoscenza di ciò che costituisce una testimonianza autentica.

Più tardi, ho riflettuto: nel corso degli anni in cui ho creduto in Dio, ho sempre pensato che, se mi fossi spesa e sacrificata per Dio, per Dio, allora Dio avrebbe dovuto benedirmi; questo era ciò che riguardava la giustizia di Dio. Quindi, quando la malattia di mio figlio non migliorava, anzi, peggiorava, il mio cuore era pieno di lamentele e di incomprensioni e rifiutavo perfino il mio dovere. Ho cercato il modo di gestire correttamente questa situazione. Durante la mia ricerca, mi sono imbattuta in un passaggio delle parole di Dio: “La giustizia non è affatto equità o ragionevolezza; non è egualitarismo, né è questione di assegnarti ciò che meriti a seconda di quanto lavoro hai portato a termine o di pagarti per il lavoro che hai svolto, né di darti il dovuto in base all’impegno che ci hai messo. Questa non è giustizia, è semplicemente essere equi e ragionevoli. Pochissime persone sono capaci di conoscere l’indole giusta di Dio. Supponiamo che Dio avesse eliminato Giobbe dopo che questi Lo ebbe testimoniato: sarebbe stato giusto? In effetti, sì. Perché questo si definisce giustizia? Le persone come valutano la giustizia? Se una cosa è in linea con le nozioni umane, è allora molto facile dire che Dio è giusto; se però si vede che quella cosa non è in linea con le proprie nozioni (se è qualcosa che si è incapaci di comprendere), sarà allora difficile dire che Dio è giusto. Se Dio all’epoca avesse distrutto Giobbe, nessuno avrebbe detto che Dio fosse giusto. In realtà, però, che gli esseri umani siano stati corrotti o no, e che siano stati profondamente corrotti o no, Dio deve forse giustificarSi quando li distrugge? Deve forse spiegare agli esseri umani su che base agisce? Deve forse dire loro le regole che ha stabilito? Non vi è necessità. Agli occhi di Dio, chi è corrotto, e chi è incline a opporsi a Dio, non ha alcun valore; comunque Dio lo tratti, è il modo appropriato, e sono tutte Sue disposizioni. Se tu fossi sgradito agli occhi di Dio ed Egli dicesse che dopo la tua testimonianza non Gli servi più e pertanto ti distruggesse, sarebbe anche questa la Sua giustizia? Sì. Tu forse non sei in grado di riconoscerlo adesso dai fatti, ma devi capirlo in dottrina. […] Tutto ciò che Dio fa è giusto. Benché gli esseri umani possano non essere in grado di percepire la giustizia di Dio, non dovrebbero emettere giudizi a piacimento. Se una cosa che Egli fa ti sembra irragionevole o se hai delle nozioni al riguardo e questo ti induce a dire che Egli non è giusto, allora sei davvero irragionevole. Vedi che Pietro trovava incomprensibili alcune cose, ma era certo che fosse presente la saggezza di Dio e che in tali cose vi fosse la Sua buona volontà. Gli esseri umani non possono comprendere a fondo tutto; vi sono tante cose che non riescono a capire. Perciò conoscere l’indole di Dio non è una cosa facile(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Riflettendo sull’esposizione da parte di Dio, mi sono resa conto che non avevo una comprensione pura dell’indole giusta di Dio. Pensavo che se ci spendessimo per Dio e rimanessimo fermi nella nostra testimonianza, Dio dovrebbe benedirci, togliendo tutte le nostre difficoltà e dolori, permettendoci di vivere nelle Sue benedizioni. Questo mi sembrava giusto e ragionevole; pensavo che questa fosse la giustizia di Dio. Tuttavia, questo tipo di comprensione non è in linea con l’intenzione di Dio. Dio è il Creatore e gli esseri umani sono esseri creati. Il modo in cui Dio ci tratta è affare Suo, e non dovremmo fare a Dio richieste irragionevoli. Proprio come quando Giobbe era rimasto saldo nella sua testimonianza, la benedizione di Dio a Giobbe era la Sua giustizia, e anche se non avesse benedetto Giobbe, sarebbe stato comunque giusto. L’indole essenza di Dio è la rettitudine. Tuttavia, non ero riuscita a vederlo. Credevo che la rettitudine significasse egualitarismo, equità e ragionevolezza. Pensavo che se mi fossi sacrificata per Dio, sarei stata ricompensata con benedizioni. Questa mentalità era piena di transazioni. Quando mio figlio si è ammalato nonostante io perseverassi nello svolgere i miei doveri, c’era un programma personale dietro… chiedere la grazia a Dio, chiedere a Dio di far guarire mio figlio. In realtà si trattava di una transazione, non di una testimonianza. Se non fosse stato per la malattia di mio figlio, i miei vili motivi di contrattare con Dio non sarebbero stati smascherati. Ho visto la saggezza di Dio all’opera e mi sono resa conto della mia mancanza di coscienza e ragione. Quindi ho preso una decisione: nonostante la malattia di mio figlio, mi sarei sottomessa alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio e avrei adempiuto i miei doveri di essere creato.

Più tardi, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che egli sia benedetto o maledetto. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà compiendo il suo dovere. Benedetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio, viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio. Maledetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che siano benedetti o maledetti, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che ricerca Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti compiere il tuo dovere solo per essere benedetto, né rifiutarti di agire per timore di essere maledetto(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Le parole di Dio mi hanno dato una risposta chiara: fare il proprio dovere è una vocazione mandata dal cielo. Non ha nulla a che fare con benedizioni o disgrazie; è quello che dovremmo fare. In passato, vivevo con nozioni e immaginazioni, credendo che se avessi potuto perseverare nei miei doveri, allora avrei meritato le benedizioni di Dio, e Dio avrebbe dovuto tenere la mia famiglia al sicuro. Adesso capivo che questo era un punto di vista sbagliato. Indipendentemente dal fatto che la malattia di mio figlio migliorasse o meno, non avrei dovuto contrattare con Dio. Da quel momento in poi, sono stata disposta a sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio e a adempiere ai miei doveri e alle mie responsabilità. Tre giorni dopo, ho ricevuto una lettera dalla leadership superiore che mi informava di un lavoro urgente per me. Sebbene fossi riluttante a lasciare mio figlio, ho capito che non dovevo vivere basandomi solo sugli affetti. Avevo la mia missione da compiere, e la malattia di mio figlio era nelle mani di Dio. Ero disposta ad affidare mio figlio a Dio e a sottomettermi alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Dopodiché, sono andata a fare il mio dovere.

Tre mesi dopo, sono tornata a casa per far visita a mio figlio e ho appreso che mio marito lo aveva portato da un medico di campagna per curarlo. Il gonfiore alle gambe di mio figlio si era ridotto e stava gradualmente migliorando di giorno in giorno. Entro la fine dell’anno, il medico ha detto: “Questo ragazzo si è ripreso molto rapidamente. La sua malattia è stata curata.” Quando ho sentito questo risultato, ero estremamente emozionata, incapace di esprimerlo a parole.

Dopo questa esperienza ho acquisito una certa conoscenza dell’indole giusta di Dio. Ho anche capito che perseguire la verità e adempiere ai propri doveri di essere creato sono gli aspetti più importanti della fede in Dio. Non dovremmo chiedere a Dio benefici fisici, pace familiare, libertà dalle malattie e dai disastri, o esiti e destinazioni favorevoli. Queste sono richieste irragionevoli. Facendo affidamento su nozioni e immaginazioni nella nostra fede, non potremo mai entrare nella realtà della verità. Solo sperimentando il giudizio e il castigo delle parole di Dio, nonché le prove e il raffinamento possiamo ottenere la verità, liberarci della corruzione e vivere alla luce della presenza di Dio. Anche se ho sopportato un po’ di dolore e di affinamento a causa della malattia di mio figlio, questo ha messo in luce le mie impurità corrotte di vecchia data e i punti di vista fallaci che avevo riguardo alla fede in Dio. Questa esperienza mi ha aiutato a conoscere me stessa, a cercare la verità e a capire che tipo di testimonianza Dio approva. Mi ha permesso di correggere prontamente i miei punti di vista errati e di percorrere la strada giusta. Questo è il favore di Dio nei miei confronti!

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