Una dolorosa lezione imparata dall’essere astuta e ingannevole

19 Dicembre 2022

Nel 2020, ero addetta nella chiesa alla progettazione, soprattutto al disegno. Col tempo, mi sono accorta che il disegno procedeva più lento degli altri lavori. Il mio supervisore seguiva anche altri lavori, quindi non teneva sotto controllo i nostri. Ho iniziato a rallentare. Nessuno mi metteva fretta, quindi mi limitavo ai miei doveri di routine. Reputavo sufficiente non impigrirmi e completare qualche disegno ogni giorno. Comunque, era un lavoro rilassante. Non comportava urgenze né sofferenza fisica. Ero la forza principale del nostro gruppo; padroneggiavo tutti i principi e il lavoro. Quindi ero sicura di continuare a svolgere quel dovere e alla fine di essere salvata. Con quella prospettiva, non avevo obiettivi né piani giornalieri nel mio dovere. Facevo semplicemente tutto quello che potevo e mi andava bene qualsiasi risultato ottenessi. Non sembravo mai inattiva, ma ero perfettamente rilassata. Quando disegnavo, facevo molta fatica a concentrarmi. Controllavo immediatamente i messaggi che comparivano nella mia chat, rispondevo e gestivo le cose indipendentemente dall’importanza o dall’urgenza. Sprecavo molto tempo senza rendermene conto. A volte ci riunivamo la mattina e, se usavo bene il mio tempo, nella giornata riuscivo a ultimare tre disegni, ma mi sentivo molto soddisfatta già dopo aver finito il primo, convinta che, dato che la riunione mattutina aveva già occupato metà della giornata, due disegni fossero sufficienti. Così, la tiravo per le lunghe e finivo per completarne solo due. Non solo: usavo anche il tempo libero per guardare il telegiornale. Non pensavo al mio ingresso nella mia vita né a eventuali problemi che potessero emergere nel mio dovere. In quel periodo, compivo il mio dovere come un mero obbligo, senza concentrarmi sulla lettura delle parole di Dio o sulla riflessione. Manifestavo corruzione, ma non cercavo la verità per risolverla. Poiché non avevo particolari difficoltà nel lavoro e avevo completato un discreto numero di disegni, ritenevo di star svolgendo bene il mio dovere.

Il carico di lavoro continuava ad aumentare, ma disegnavamo troppo lentamente, così il lavoro si è accumulato. C’è stato un progetto che è rimasto in sospeso per un mese intero. Quando il supervisore lo ha scoperto e ha controllato il nostro rendimento giornaliero, si è reso conto della nostra scarsa produttività e ci ha trattati duramente per la nostra pigrizia e negligenza nel dovere. Non avvertivamo alcuna urgenza, neanche quando ci rendevamo conto del rallentamento nel lavoro, e nessuno lo segnalava. Eravamo negligenti e pigri nel nostro dovere, e non ci assumevamo un fardello, cosa che ostacolava l’evangelizzazione. Sono rimasta molto sorpresa nel sentire il supervisore dire questo. In generale, ero convinta di essere piuttosto alacre e produttiva, quindi perché era un così scarso risultato se calcolato attentamente? Questo non mi rendeva un parassita che si approfittava della chiesa? Avanti di quel passo, sarei stata destituita e scacciata. In seguito, sotto il controllo del supervisore, la mia efficienza nel dovere è leggermente migliorata. Ma vedere tutti i progetti in sospeso mi rendeva ansiosa. In particolare, il supervisore seguiva più da vicino il lavoro, a volte faceva domande dettagliate e cercava di capire dove avessimo delle difficoltà. Quando notava che eravamo di nuovo negligenti, usava un tono più duro con noi. La cosa mi infastidiva. È più facile a dirsi che a farsi: mi sembrava che fosse troppo esigente. Pensava che realizzare quei disegni fosse facile? Stavo già lavorando sodo. E se avesse continuato a fare quelle richieste? Non ero sovrumana. Ero in uno stato di ostilità, quindi non mi sentivo propensa a soffrire ulteriormente o a pagare un prezzo. I miei sforzi superficiali per sbrigarmi a concludere erano solo una messinscena per il supervisore. Temevo che se fossi stata troppo lenta sarei stata trattata. Mi sentivo trascinata a forza e ogni giorno ero stanchissima. Spesso fantasticavo su quanto sarebbe stato bello poter completare tutti i disegni in un attimo, e addirittura invidiavo le altre sorelle, considerando che i loro doveri erano molto rilassanti, a differenza dei miei, con infiniti disegni da fare ogni giorno. Era difficile e faticoso, e se avessi lavorato lentamente sarei stata trattata. Reputavo l’incarico inappropriato. Poiché non ero nello stato giusto, per un po’ di tempo ho avuto costantemente sonno. Di notte dormivo molto, ma durante il giorno ero mezzo addormentata. Dovevo ricorrere a tutte le mie energie per lavorare ai disegni. In seguito, ho notato che le due sorelle con cui lavoravo avevano dei problemi nei loro incarichi. Una di loro non capiva i principi e la sua pignoleria riguardo a delle inezie ostacolava il nostro lavoro, l’altra si limitava al minimo indispensabile; ma io avevo solo fatto notare loro queste cose casualmente e poi non le avevo mai seguite, e neppure ne avevo parlato alla nostra leader. Il nostro capogruppo ha rilevato e risolto quei problemi, ma il nostro lavoro era ormai stato rallentato.

Un giorno, inaspettatamente, la leader mi ha cercata e mi ha detto: “Ti stai comportando in modo superficiale, astuto, ingannevole e irresponsabile nel tuo dovere. Compi degli sforzi solo quando qualcuno ti sprona. Non ti stai spendendo veramente per Dio. Per via del tuo comportamento, sei destituita. Ma, se vuoi, puoi svolgere un lavoro di progettazione part-time. Se mostrerai davvero dei segni di pentimento, in futuro ti riprenderemo”. Quello smascheramento da parte della leader mi ha lasciata senza parole. Era vero, compivo il mio dovere in quel modo, ma quella situazione è stata un fulmine a ciel sereno. Non ero in grado di accettare subito quella realtà. Riconoscevo di aver ritardato il nostro lavoro, causando un danno effettivo. Ero davvero infelice, colma di rimorso e senso di colpa, e potevo percepire che l’indole giusta di Dio non tollera offesa da parte dell’uomo. Quando Dio osserva una persona, non guarda a quanto sembri comportarsi bene o darsi da fare. Guarda il suo atteggiamento verso la verità e il dovere. Ma io ero piuttosto incurante nei confronti del mio dovere, mi limitavo al minimo indispensabile, ero pigra, e dovevo sempre essere spronata dagli altri. Non sono cambiata dopo essere stata trattata e avevo già da molto tempo disgustato Dio. La mia rimozione era il castigo e la disciplina di Dio. La colpa era solo mia: stavo raccogliendo ciò che avevo seminato. Mi sentivo pronta a sottomettermi, a riflettere veramente su me stessa e a pentirmi per rimediare alle mie trasgressioni passate. Tuttavia, c’era una cosa che non capivo: all’inizio volevo lavorare bene, ma allora perché poi avevo svolto il mio dovere in quel modo? Qual era il motivo? Confusa, ho pregato Dio, chiedendoGli di illuminarmi a capire il mio problema.

Una volta, nei miei devozionali, ho letto questo passo delle parole di Dio: “In realtà, se svolgeste il vostro dovere in maniera coscienziosa e responsabile, vi occorrerebbero al massimo cinque o sei anni per essere in grado di parlare delle vostre esperienze e rendere testimonianza a Dio, e i vari lavori della chiesa verrebbero svolti con grande efficienza; ma voi non siete disposti a tener conto della volontà di Dio, né vi sforzate di acquisire la verità. Ci sono alcune cose che non sapete fare, perciò vi do istruzioni precise. Non è necessario che pensiate, dovete solo ascoltare e andare avanti. Questa è l’unica responsabilità che dovete assumervi; ma anche questo va oltre le vostre capacità. Dov’è la vostra lealtà? Non si vede da nessuna parte! Non fate altro che dire cose gradevoli. Nel vostro cuore, sapete che cosa dovreste fare, ma semplicemente non mettete in pratica la verità. Questa è ribellione contro Dio e fondamentalmente è una mancanza di amore per la verità. Nel vostro cuore, sapete benissimo come agire secondo la verità: ma non la mettete in pratica. È un problema grave; voi osservate la verità senza metterla in pratica. Non siete affatto persone che obbediscono a Dio. Per svolgere un dovere nella casa di Dio, il minimo che dobbiate fare è ricercare e mettere in pratica la verità e agire secondo i principi. Se non sai mettere in pratica la verità nello svolgimento del dovere, dove mai puoi metterla in pratica? E, se non metti in pratica la verità, sei un non credente. Qual è realmente il tuo scopo se non accogli la verità e tanto meno la metti in pratica, e se nella casa di Dio ti limiti a cercare di cavartela in qualche modo? Vuoi fare della casa di Dio la tua casa di riposo o un ospizio di carità? In tal caso, ti sbagli: la casa di Dio non si occupa di profittatori, di fannulloni. Chiunque abbia scarsa umanità, non compia volentieri il proprio dovere o sia inadatto a svolgere un dovere deve essere rimosso; tutti i non credenti che non accolgono affatto la verità devono essere espulsi. Alcune persone comprendono la verità, ma non la mettono in pratica nello svolgimento dei propri doveri. Quando vedono un problema non lo risolvono, e quando sanno che qualcosa è loro responsabilità non danno il massimo. Se non porti a termine nemmeno le responsabilità di cui sei capace, che valore o effetto può avere l’adempimento del tuo dovere? Ha un significato credere in Dio in questo modo? Una persona che comprende la verità ma non è capace di metterla in pratica, che non è in grado di sopportare le difficoltà che dovrebbe, una persona del genere non è adatta a compiere un dovere. Alcuni di coloro che compiono un dovere lo fanno in realtà solo per essere sfamati. Sono dei mendicanti. Pensano che, se svolgono qualche compito nella casa di Dio, avranno garantiti vitto e alloggio e otterranno il sostentamento senza bisogno di trovare un lavoro. Sussiste davvero una transazione di questo genere? La casa di Dio non provvede ai fannulloni. Se qualcuno che non pratica minimamente la verità ed è costantemente negligente e superficiale nel compiere il proprio dovere dice di credere in Dio, Dio lo riconoscerà? Tutte queste persone sono dei miscredenti e, agli occhi di Dio, compiono il male(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Ripensando alle parole di Dio, mi sembrava che Egli mi stesse smascherando di persona. Descriveva esattamente il modo in cui svolgevo il mio dovere. Ho ripercorso tutto ciò che era accaduto. Quando ho notato che il supervisore non seguiva molto il lavoro, ho iniziato ad approfittarne, ad essere subdola e astuta. Non sembravo pigra, ma neanche concludevo molto. Nel tempo libero, non pensavo a quali problemi ci fossero nel mio dovere né al mio ingresso nella vita, ma guardavo il telegiornale per curiosità: non c’era nulla di appropriato nel mio cuore. Non ero assolutamente consapevole di star ritardando il nostro lavoro. Ho migliorato un po’ la mia efficienza dopo essere stata potata e trattata dal nostro supervisore, ma mi costringevo a compiere quello sforzo solo per non essere destituita. Ero resistente e ostile alla sua supervisione e al suo controllo, e mi infastidiva persino compiere il mio dovere. Mi sembrava un lavoro ingrato e difficile. Sapevo che una delle sorelle con cui lavoravo era negligente e ostacolava il lavoro, ma ho chiuso un occhio. Non manifestavo alcuna sincerità nei confronti del mio dovere. Non stavo affatto praticando la verità né considerando la volontà di Dio. Mi interessavano solo le comodità materiali e il relax. Ero un parassita in cerca di un pasto gratis fornito dalla chiesa. Ero priva di coscienza e ragione! Non mi comportavo in modo diverso da quei miscredenti che si preoccupano solo di mangiare a sazietà e di ottenere benedizioni. Non che svolgessi il mio dovere in quel modo perché non capissi il lavoro o non avessi le giuste capacità: la ragione è che ero priva di umanità e non perseguivo la verità, e che bramavo le comodità della carne. Non ero affatto degna di compiere un dovere nella chiesa.

Riflettendo su me stessa, ho letto alcune parole di Dio. “Tutti i prescelti di Dio stanno ora praticando l’adempimento dei propri doveri, e Dio Si serve dell’adempimento dei doveri da parte delle persone per perfezionare un gruppo e scacciarne un altro. Quindi è l’adempimento del dovere che rivela ogni tipo di persona, e ogni tipo di ingannatore, di miscredente e di malvagio viene rivelato e scacciato nell’adempimento del proprio dovere. Coloro che compiono il proprio dovere con lealtà sono persone sincere; coloro che sono costantemente negligenti e superficiali sono persone ingannevoli e scaltre, e sono dei miscredenti; e coloro che nell’adempimento dei loro doveri causano intralcio e disturbo sono persone malvagie e anticristi. […] Tutti vengono smascherati nello svolgimento del loro dovere: se si assegna un dovere a una persona, presto si scoprirà se questa sia sincera o ingannatrice e se ami o no la verità. Chi ama la verità sa svolgere con sincerità il proprio dovere e sa difendere il lavoro della casa di Dio; chi non ama la verità non difende minimamente il lavoro della casa di Dio ed è irresponsabile nello svolgimento del proprio dovere. Tutto questo è visibile a chi ha occhi per vedere. Nessuno fra coloro che svolgono male il proprio dovere ama la verità né è una persona sincera; saranno tutti oggetto di smascheramento e verranno espulsi. Per svolgere bene il proprio dovere, le persone devono avere un senso di responsabilità e il senso del fardello. In questo modo, non c’è dubbio che il lavoro verrà svolto correttamente. Se, augurandoci di no, qualcuno non avesse il senso del fardello o un senso di responsabilità, dovesse essere spronato a fare tutto, fosse sempre approssimativo e superficiale e, di fronte a un problema, cercasse di scaricare la colpa portando i problemi a protrarsi e a rimanere irrisolti, il lavoro potrebbe comunque essere svolto bene? Un simile adempimento del dovere potrebbe produrre un qualche effetto? Costui non vorrebbe svolgere nessuno dei compiti che gli venissero assegnati e non si preoccuperebbe al vedere altri avere bisogno di aiuto nel loro lavoro. Svolgerebbe un po’ di lavoro solo quando gli venisse ordinato, solo quando non avesse alternativa né scelta. Questo non sarebbe svolgere il proprio dovere: sarebbe manodopera a pagamento! Costoro vengono assunti da un datore di lavoro, svolgendo un giorno di lavoro per un giorno di paga, un’ora di lavoro per un’ora di paga. Aspettano di essere pagati. Hanno paura di svolgere qualsiasi lavoro il capo non veda, temono di non essere ricompensati per quello che fanno, lavorano sempre e solo per salvare l’apparenza, e questo significa che non hanno alcuna lealtà(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Si può vivere come veri esseri umani soltanto essendo onesti”). “Credere in Dio significa percorrere la retta via nella vita, e bisogna perseguire la verità. È una questione di spirito e di vita, ed è una cosa diversa dalla ricerca di ricchezza, gloria e celebrità duratura che attuano i non credenti. Sono strade separate. Nel loro lavoro, i non credenti pensano a come faticare di meno e fare più soldi, ai loschi tranelli che potrebbero mettere in atto per guadagnare di più. Pensano tutto il giorno a come arricchire sé stessi e la propria famiglia, arrivando a escogitare mezzi spregiudicati per raggiungere il loro obiettivo. Questa è la via del male, la via di Satana, ed è la via che percorrono i non credenti. La via percorsa dai credenti in Dio è quella di perseguire la verità e di acquisire la vita; è la via del seguire Dio e di acquisire la verità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Si può vivere come veri esseri umani soltanto essendo onesti”).

Dalle parole di Dio, ho visto che per i non credenti il lavoro è una transazione: lo fanno per i soldi e per il loro interesse personale. Desiderano addirittura guadagnare denaro senza fare nulla. Quando qualcuno controlla il loro lavoro, attuano una messinscena e si danno un po’ da fare, ma sono subdoli e ingannevoli quando nessuno li osserva. In qualunque stato versi il loro lavoro, non se ne preoccupano mai. Vogliono solo i loro soldi. Mi sono resa conto di essere così anch’io. Quando non c’erano pressioni né difficoltà nel mio lavoro, quando non dovevo soffrire o pagare un prezzo, il mio dovere non mi sembrava poi così male. Pensavo che, purché non fossi pigra e portassi a termine alcuni compiti, non sarei stata scacciata, che avrei avuto i requisiti per rimanere nella chiesa e che alla fine sarei stata salvata, prendendo due piccioni con una fava. Non sembravo particolarmente pigra e gli altri non vedevano alcun problema, ma non stavo dando il massimo, mi accontentavo giusto di un po’ di lavoro. Per il resto del tempo, davo un’occhiata a informazioni poco importanti, mi soffermavo su cose irrilevanti per soddisfare la curiosità. Non facevo che trastullarmi. Non ero diversa da un non credente che lavora per il suo capo. Quando il nostro lavoro era in ritardo, mi comportavo come se non fosse un grosso problema e non provavo alcuna urgenza. Quando sono stata trattata e smascherata, mi sono impegnata un po’ di più per salvare la faccia e non essere rimossa; ma, non appena le richieste sono aumentate, ho opposto resistenza, mi sono lamentata e volevo passare a un dovere più facile e rilassante. In apparenza, svolgevo il mio dovere, ma stavo solo eseguendo un compito perché il mio supervisore lo vedesse. Non avevo sincerità verso il mio dovere né verso Dio. Volevo pagare un prezzo irrisorio in cambio delle benedizioni del Regno dei Cieli. Questo era cercare di condurre una transazione con Dio. Non avrei mai immaginato che dopo tutti quegli anni a svolgere un dovere sarei stata smascherata come una persona così subdola e scaltra. Avevo goduto di tutto ciò che Dio mi aveva donato e del nutrimento delle Sue parole, eppure nel mio dovere cercavo solamente agi e comodità, facendo solo ciò che non comportasse sofferenze, senza considerare affatto il lavoro della chiesa o l’urgente volontà di Dio. Non avevo alcuna riverenza per Dio. Stavo forse compiendo un dovere? Stavo chiaramente ritardando il lavoro della chiesa, ed ero un’opportunista che si approfittava della chiesa. Riflettendo, ho capito che ero così egoista perché seguivo delle filosofie sataniche, come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino”, “Diventare un funzionario per amore del buon cibo e del vestiario” e “La vita è breve: goditela finché puoi”. Questi motti erano diventati la mia vita. Vivendo in base a essi, nell’agire consideravo solo i miei interessi materiali. Ero convinta che nella vita si dovesse essere gentili con sé stessi, che esaurirsi e lavorare troppo non valesse la pena, che essere liberi e tranquilli fosse meraviglioso, mentre preoccuparsi e stancarsi costituisse una perdita. Ho sempre avuto questo atteggiamento negligente e approssimativo nel mio dovere, finendo col ritardare il lavoro della chiesa e rovinare il mio stesso carattere. Ero una credente, ma non mettevo in pratica le parole di Dio, vivendo invece secondo le falsità di Satana, diventando sempre più egoista, scaltra e depravata. Non avevo carattere né dignità e non ero degna di fiducia. Anche un miscredente nel suo lavoro, se si approcciasse alle cose con questo tipo di mentalità opportunistica, forse potrebbe farla franca per un certo periodo di tempo, ma dopo un po’ gli altri lo vedrebbero per ciò che è. Come se non bastasse, io svolgevo un dovere nella chiesa, proprio davanti a Dio, che scruta nel cuore e nella mente delle persone. Ricorrevo a tranelli e trucchi e, anche se per un po’ non sono stata scoperta, Dio vedeva tutto con estrema chiarezza. Vedeva che non mi stavo affatto spendendo per Lui, ma che stavo solo cercando di cavarmela. A quel punto, mi sono resa conto che non c’èra da meravigliarsi se nel lavoro ero sempre assonnata e svogliata e non percepivo la presenza di Dio. Era perché mi comportavo in modo astuto e ingannevole, cosa che Dio trova disgustosa e odiosa. Egli mi aveva nascosto il Suo volto già da molto tempo. Senza l’opera dello Spirito Santo, ero diventata davvero insensibile, e quindi, per quanto conoscessi bene il lavoro o avessi esperienza, non avrei prodotto buoni risultati.

In seguito, ho letto altre parole di Dio che mi hanno chiarito la natura della negligenza nel dovere, e ho compreso che l’indole di Dio è inviolabile. Dio dice: “Il modo in cui consideri gli incarichi di Dio è davvero importante, è una questione molto seria! Se non sei in grado di portare a termine ciò che Dio affida alle persone, allora non sei degno di vivere alla Sua presenza e meriti di essere punito. È stabilito dal Cielo e riconosciuto dalla terra che gli umani dovrebbero completare qualsivoglia incarico Dio abbia loro affidato; questa è la loro responsabilità più elevata, non meno importante della loro stessa vita. Se non prendi sul serio gli incarichi di Dio, allora Lo tradisci nel modo più grave; in ciò, sei più deprecabile di Giuda e meriti di essere maledetto. Le persone devono acquisire una comprensione approfondita di come siano tenuti a considerare ciò che Dio affida loro e, come minimo, devono capire che gli incarichi che Dio affida all’umanità sono un’esaltazione e un privilegio speciale da parte di Dio, sono le cose più gloriose. Ogni altra cosa può essere tralasciata; se anche occorra sacrificare la propria vita, l’uomo deve pur sempre adempiere l’incarico di Dio(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come conoscere la natura umana”). “Una volta ho affidato a qualcuno un incarico. Mentre gli spiegavo il compito, lo ha annotato con cura sul suo quaderno. Ho visto con quanta attenzione lo faceva: sembrava assumersi un fardello per il lavoro e avere un atteggiamento attento e responsabile. Dopo avergli affidato il lavoro, ho iniziato ad aspettare un aggiornamento; trascorse due settimane, non avevo ancora ricevuto alcuna notizia. Così sono andato a cercarlo e a chiedergli come procedesse l’incarico che gli avevo affidato. Mi ha risposto: ‘Oh, no, me ne sono dimenticato! Ripetimi di cosa si trattava’. Cosa pensate della sua risposta? Questo era il tipo di atteggiamento che aveva quando svolgeva un lavoro. Ho pensato: ‘Questa persona è davvero inaffidabile. Allontanati da Me, e in fretta! Non voglio più vederti!’ Ecco come Mi sentivo. Quindi, vi dirò una cosa: non dovete mai associare le parole di Dio alle menzogne di un imbroglione: è una cosa che Dio detesta. Alcuni dicono di valere quanto la loro parola, che la parola che danno è un pegno. Se è così, quando si tratta delle parole di Dio, sono capaci di attuarle quando le ascoltano? Sono in grado di eseguirle con la stessa attenzione con cui si occupano dei loro affari personali? Ogni frase di Dio è importante. Egli non dice buffonate. Ciò che Egli dice, gli uomini devono attuarlo ed eseguirlo. Quando Dio parla, si sta forse consultando con gli uomini? Certo che no. Ti sta ponendo delle domande a risposta multipla? Certamente no. Se riesci a capire che le parole e gli incarichi di Dio sono ordini, che l’uomo deve attuarli ed eseguirli, allora hai l’obbligo di attuarli ed eseguirli. Se pensi che le parole di Dio siano solo uno scherzo, semplici osservazioni casuali che si possono fare o non fare a piacimento, e le tratti come tali, allora sei del tutto privo di senno e indegno di essere definito una persona. Dio non ti parlerà mai più. Se una persona fa sempre le sue scelte quando si tratta delle richieste, degli ordini e degli incarichi di Dio, e li tratta con un atteggiamento di superficialità, allora è un tipo di persona che Dio aborrisce. Se, nelle cose che ti ordino e commissiono direttamente, hai sempre bisogno che Io ti sorvegli e ti sproni, che ti segua, dovendo sempre preoccuparMi, indagare e controllarti in ogni momento, allora dovresti essere scacciato(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Terzo excursus – Parte seconda”). Dalle parole di Dio, ho imparato che tutto ciò che Egli dice e tutto ciò che Egli richiede deve essere eseguito e rispettato da parte degli esseri creati. Se non prendiamo sul serio le parole di Dio, e abbiamo sempre bisogno della supervisione e dei richiami degli altri nel nostro lavoro, o ci limitiamo a fare il minimo con riluttanza quando qualcuno ci obbliga, questo è essenzialmente ingannare e raggirare Dio, cosa che Lo disgusta. Una persona di questo tipo non merita di udire le parole di Dio né di rimanere nella chiesa, e dovrebbe essere scacciata. Mi ha davvero spaventata pensare alle parole di Dio, soprattutto alla parte in cui dice: “Questa persona è davvero inaffidabile. Allontanati da Me, e in fretta! Non voglio più vederti!”. Provavo rimorso e senso di colpa per il male che avevo compiuto in passato nel mio dovere, e le lacrime continuavano a scorrere sul mio viso. Ripensando al mio atteggiamento nei confronti del dovere, era proprio come quanto rivelato da Dio: estremamente incurante. Questo è un momento cruciale per l’espansione del Vangelo del Regno e gli altri fratelli e sorelle farebbero di tutto per compiere un dovere. Io, invece, bramavo le comodità materiali, ero approssimativa e superficiale nel mio dovere, accontentandomi di prestare servizio senza cercare di essere efficiente, e questo si ripercuoteva sui miei risultati. Ero una fannullona, noncurante verso il dovere, pigra e interessata solo al mio benessere personale. La chiesa mi aveva affidato un lavoro così importante, ma io non l’avevo mai apprezzato né preso sul serio. Lo consideravo come un mio capitale, una merce di scambio per vivere a spese della chiesa, senza soffrire, senza pagare un prezzo, senza pensare a come migliorare il mio lavoro. Mi limitavo al minimo indispensabile. Non mi importava quanto fossero lenti i miei progressi o quanto fosse urgente la volontà di Dio. Mi preoccupavo solo di non stancarmi troppo. Ero negligente e incurante verso il mio dovere, volevo solo tirare avanti, battendo la fiacca ovunque fosse possibile. Non avevo posto per Dio nel cuore, né alcuna riverenza nei Suoi confronti. La leggerezza con cui trattavo il mio dovere non mi rendeva inferiore persino a un cane? I cani sono fedeli ai loro padroni. Che il padrone sia al loro fianco o meno, adempiono le loro responsabilità e vegliano sulla casa del padrone. In base al mio comportamento, non ero degna di continuare a svolgere quel dovere. Ho giurato a me stessa che da quel giorno in poi mi sarei pentita e avrei ripagato i miei debiti.

Poi, nei miei devozionali, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha fornito un percorso su come compiere il mio dovere in futuro. La parola di Dio dice: “Che cosa pensò nel cuore Noè, una volta che Dio gli ebbe trasmesso l’ordine di costruire un’arca? Egli pensò: ‘Da oggi in poi nulla avrà rilevanza quanto costruire l’arca, nulla sarà altrettanto importante e urgente. Ho udito le parole provenire dal cuore del Creatore e ho percepito la Sua volontà pressante, perciò non devo attardarmi; devo costruire con grande sollecitudine l’arca di cui Dio ha parlato e che ha richiesto’. Qual era l’atteggiamento di Noè? Egli non osò essere negligente. E in che modo realizzò l’arca? Senza indugio. Egli eseguì e realizzò ogni dettaglio delle parole e delle istruzioni di Dio con grande sollecitudine e con tutte le proprie energie, senza essere minimamente negligente o superficiale. In sintesi, l’atteggiamento di Noè nei confronti degli ordini del Creatore fu di obbedienza. Egli non era incurante, e non c’era resistenza né indifferenza nel suo cuore. Al contrario, Noè cercò diligentemente di capire la volontà del Creatore registrando ogni dettaglio. Quando comprese la volontà pressante di Dio, decise di accelerare il passo, di portare a termine con grande sollecitudine quanto Dio gli aveva affidato. Che significava ‘con grande sollecitudine’? Significava portare a termine nel più breve tempo possibile un lavoro che in precedenza avrebbe richiesto un mese, concludendolo forse con tre o cinque giorni di anticipo rispetto alla tabella di marcia, senza andare mai a rilento né procrastinare minimamente, bensì portando avanti l’intero progetto nel miglior modo possibile. Naturalmente, nell’eseguire ogni lavoro, faceva del suo meglio per ridurre al minimo le perdite e gli errori e per non svolgere alcun lavoro in un modo che portasse a doverlo ripetere; e completava inoltre ogni compito e procedura nei tempi previsti e adeguatamente, garantendone la qualità. Questa era una vera e propria manifestazione del non andare mai a rilento. Qual era dunque il prerequisito per il suo non andare mai a rilento? (Aveva prestato ascolto agli ordini di Dio.) Sì, erano questi il prerequisito e il contesto per cui ci riuscì. Ora, perché Noè fu in grado di non andare mai a rilento? Secondo alcuni, Noè possedeva la vera obbedienza. Allora cos’è che possedeva che gli permise di giungere a tale vera obbedienza? (Aveva considerazione della volontà di Dio.) Giusto! Ecco che cosa vuol dire avere cuore! Chi ha cuore è in grado di avere considerazione della volontà di Dio; chi non ha cuore è un guscio vuoto, un buffone, non sa avere considerazione della volontà di Dio: ‘Non mi interessa quanto questo sia urgente per Dio, farò come voglio io; in ogni caso, non sono ozioso né indolente’. Questo tipo di atteggiamento, questo tipo di negatività, la totale mancanza di propositività: non si tratta di persone che hanno considerazione della volontà di Dio, né che capiscano come averne. In tal caso, possiedono forse vera fede? Decisamente no. Noè aveva considerazione della volontà di Dio, possedeva vera fede, e fu pertanto in grado di portare a termine l’incarico di Dio. Quindi, non basta semplicemente accettare l’incarico di Dio ed essere disposti a compiere qualche sforzo. È necessario anche avere considerazione della volontà di Dio, dare il massimo ed essere devoti, e questo richiede che le persone abbiano coscienza e senno; questo è ciò che bisogna avere e che era presente in Noè(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Terzo excursus – Parte seconda”). Dalle parole di Dio, ho visto che Noè fu approvato da Dio perché aveva autentica fede in Lui e teneva conto della Sua volontà. Quando ricevette l’incarico da Dio, fece della costruzione dell’arca la sua priorità. Non pensò alle sue sofferenze fisiche o a quanto sarebbe stato difficile. In quell’epoca preindustriale, la costruzione di un’arca così enorme deve aver richiesto un grande sforzo fisico e mentale, ed egli dovette anche sopportare lo scherno degli altri. In simili circostanze, Noè rimase forte per 120 anni per portare a termine l’incarico di Dio, e alla fine recò confortò al cuore di Dio. Noè si spese veramente per Dio e meritò la Sua fiducia. Quanto a me, senza nessuno che mi spronava e controllava, ne approfittavo per essere pigra e scaltra, per bramare le comodità materiali, battendo la fiacca nel mio lavoro, senza mai preoccuparmi di quanto fossi d’ostacolo. Ero davvero priva di umanità e non meritavo la salvezza di Dio. Ora sapevo che compiere un dovere deve essere come Noè che costruisce l’arca, che occorre un’azione reale. Devo sfruttare ogni secondo per progredire, per lavorare in modo più efficiente. Anche se nessuno mi sprona o mi controlla, devo essere responsabile e fare del mio meglio. È l’unico modo per essere una persona dotata di coscienza e umanità.

Da allora, ho iniziato a programmare il mio tempo. Quando non svolgevo lavori di progettazione, nel tempo libero aiutavo in altri doveri e tenevo sotto controllo il mio stato. La mia agenda era ogni giorno pienissima, ma mi sentivo davvero in pace ed ero più dedita al mio dovere rispetto al passato. A volte, quando un lavoro era quasi finito, mi veniva voglia di rallentare di nuovo, oppure un progetto era bloccato perché non avevo coordinato bene le cose e volevo concedermi un po’ di relax, pensando che non ero un membro del gruppo e che nessuno mi spronava, e che in più stavo dando una mano con un altro lavoro, quindi era giustificabile essere un po’ più lenta nel lavoro di progettazione. A questi pensieri, mi rendevo conto di essere in uno stato sbagliato e ricercavo subito la verità per risolvere il problema. Ho letto queste parole di Dio: “Quando si compie il proprio dovere, si sta in effetti facendo ciò che si deve fare. Se lo fai dinanzi a Dio, se svolgi il tuo dovere e ti sottometti a Dio con un atteggiamento di sincerità e col cuore, questo atteggiamento non sarà molto più giusto? Allora come puoi applicare questo atteggiamento alla tua vita quotidiana? Devi fare di ‘adorare Dio col cuore e con sincerità’ la tua realtà. Quando vuoi essere indolente e fai le cose per pura formalità, quando vuoi agire in maniera infida e oziosa, e quando ti distrai o preferiresti divertirti, devi pensarci bene: ‘Comportandomi così, sono forse inaffidabile? Questo significa dedicare il mio cuore al compimento del dovere? Facendo così sono sleale? Facendo così non sono all’altezza dell’incarico affidatomi da Dio?’ Ecco come devi riflettere su te stesso. Se riesci a renderti conto di essere sempre negligente e superficiale nel tuo dovere, e sleale, e di aver ferito Dio, cosa dovresti fare? Dovresti dire: ‘In quel momento, ho sentito che c’era qualcosa che non andava, ma non l’ho considerato un problema; ci sono passato sopra con noncuranza. Solo ora mi rendo conto di essere stato davvero negligente e superficiale, di non essere stato all’altezza delle mie responsabilità. Sono davvero privo di coscienza e di ragione!’ Hai individuato il problema e acquisito una qualche conoscenza di te stesso: ora, quindi, devi cambiare! Avevi un atteggiamento sbagliato verso l’adempimento del tuo dovere. Eri superficiale, come se si trattasse di un lavoro opzionale, e non ci mettevi il cuore. Se sarai di nuovo così negligente e superficiale, devi pregare Dio e farti disciplinare e castigare da Lui. Bisogna avere questa volontà nell’adempiere il proprio dovere. Solo allora ci si può veramente pentire. Ci si ravvede solo quando si ha la coscienza pulita e si è cambiato atteggiamento verso il proprio dovere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo nella lettura frequente delle parole di Dio e nella riflessione sulla verità si trova un cammino da percorrere”). La lettura delle parole di Dio mi ha fornito maggiore chiarezza sul cammino da praticare. Un dovere è un incarico affidato da Dio. Che qualcuno ci supervisioni o meno, dobbiamo accettare l’esame di Dio e fare del nostro meglio. Avere sempre bisogno di qualcuno che mi sproni a un minimo lavoro è una mancanza di devozione, e anche gli altri lo trovano vergognoso. Non potevo più essere così, dovevo avere riverenza per Dio e accettare il Suo esame. Dovevo essere attiva nel mio dovere senza bisogno che qualcun altro mi spronasse. Quando entrambi i doveri richiedevano molto lavoro e dovevo pagare un prezzo, organizzavo i miei impegni in anticipo e facevo del mio meglio, cercando di non essere negligente. Approcciandomi alle cose in questo modo, col tempo ho iniziato a vedere dei risultati nel mio dovere. Dovevo impegnarmi di più rispetto a prima e investivo delle energie, ma non mi sentivo affatto stanca, bensì calma e in pace. Quando nel mio dovere incontravo delle difficoltà, attraverso la ricerca della verità, ottenevo guadagni inaspettati. Ho fatto progressi nelle mie capacità tecniche e nel mio ingresso nella vita.

Un giorno, nel giugno del 2021, la leader è venuta a parlarmi e mi ha detto che sarei stata riassegnata al lavoro di progettazione. Ero così emozionata che non sapevo nemmeno cosa dire e ho ringraziato Dio dal cuore. Quel cambiamento di dovere mi ha mostrato quanto fossi pigra, egoista e spregevole, e mi sono veramente odiata, e ho acquisito un po’ di riverenza verso Dio. A volte mi sento ancora pigra, e allora prego Dio e Gli chiedo di vegliare sul mio cuore, e di smascherarmi, rimproverarmi e disciplinarmi immediatamente quando divento negligente, scaltra e subdola. Da quando pratico in questo modo, sono diventata molto meno astuta e ingannevole e ho ottenuto risultati migliori nel mio dovere. È un po’ più stancante, ma mi sento davvero realizzata. In seguito, la leader mi ha detto che stavo svolgendo il mio dovere molto meglio che in passato. Questo mi ha commossa e motivata. Sapevo che non stavo ancora facendo abbastanza e che dovevo continuare a lavorare sodo. Sono grata a Dio per avermi castigata e disciplinata, perché questo mi ha aiutata a cambiare atteggiamento nei confronti del mio dovere.

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