Rendersi conto di aver seguito la strada dei farisei

21 Ottobre 2017

di Wuxin, provincia dello Shanxi

Un tema di cui abbiamo sempre discusso nelle riunioni precedenti sono le strade seguite da Pietro e Paolo. Si dice che Pietro fosse concentrato sulla ricerca della verità e sulla conoscenza di sé stesso e di Dio e che la sua ricerca sia stata da Lui approvata, mentre Paolo lo era solo sul suo lavoro, cercava la reputazione e il prestigio, percorreva la strada degli anticristo dei farisei ed era una persona che Dio disprezzava. Ho sempre avuto paura di seguire la strada di Paolo, il che spiega perché normalmente leggo spesso le parole di Dio, oltre ai sermoni sull’ingresso nella vita, che riguardano le esperienze di Pietro, per vedere come egli abbia cercato la verità e sperimentato l’opera di Dio. Poi imito consapevolmente Pietro nella mia pratica e nel mio ingresso. Dopo aver praticato in questo modo per qualche tempo, ho avuto la sensazione di essere diventata più obbediente di prima, che il mio desiderio di reputazione e prestigio si fosse attenuato e che fossi arrivata a conoscere un po’ me stessa. Benché non fossi completamente sulla strada di Pietro, ritenevo si potesse dire che ero arrivata molto vicina a seguirla e che, per lo meno, non stavo percorrendo la strada di Paolo.

Un mattino, mentre facevo le mie devozioni spirituali, ho visto le seguenti parole di Dio: “Quello di Pietro consistette nell’esecuzione del compito di una creatura di Dio. Egli non lavorò nel ruolo di apostolo, ma mentre perseguiva l’amore per Dio. Anche lo svolgimento del lavoro di Paolo comprese la sua ricerca personale […] Non ci furono esperienze personali nel suo lavoro, tutto era fine a sé stesso anziché essere compiuto nel contesto della ricerca di un cambiamento. Ogni cosa nel suo lavoro fu una transazione, senza il dovere o la sottomissione di una creatura di Dio. Nel corso del suo lavoro, non si verificò alcun cambiamento nella vecchia indole di Paolo. Il suo lavoro fu utile soltanto agli altri, incapace di provocare dei mutamenti nella sua indole. […] Pietro era diverso: era una persona che aveva subito la potatura e il trattamento, nonché l’affinamento. L’obiettivo e la motivazione del lavoro di Pietro erano fondamentalmente diversi da quelli di Paolo. Anche se Pietro non svolse una grande quantità di lavoro, la sua indole subì molti cambiamenti, e ciò che egli cercava era la verità e il vero cambiamento. Il suo lavoro non fu fine a sé stesso(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Le parole di Dio mi hanno toccato il cuore e sono ammutolita. Non ho potuto evitare di farmi un esame di coscienza e domandarmi: “Pietro ha lavorato per adempiere al suo dovere di essere creato e ha affrontato proficuamente il processo di provare ad amare Dio; non ha lavorato usando la sua posizione di apostolo. Io lavoro per adempiere al mio dovere di essere creato o soltanto per svolgere il mio compito di leader?”. In quell’istante ho ripensato alle mie varie espressioni quando avevo adempiuto al mio dovere. Quando la Chiesa aveva molto lavoro di cui occuparsi e alcuni fratelli e sorelle vedevano che io e la sorella con cui collaboravo avevamo visitato la Chiesa per risolvere i problemi delle persone dall’alba al tramonto, dicevano: “Vi fate veramente carico del fardello del lavoro della Chiesa”. Allora mi lasciavo sfuggire: “Noi leader non abbiamo altra scelta se non occuparcene”. Certe volte, in presenza dei miei fratelli e sorelle o dei miei colleghi, avrei voluto avere riguardo del mio corpo fisico e rilassarmi, ma poi pensavo: “No, sono una leader, devo dare il buon esempio ed evitare di essere dissoluta”. Quando ero fuori forma e non avevo voglia di leggere le parole di Dio, pensavo: “Come leader, se non mi armo delle parole di Dio, come potrò risolvere i problemi delle altre persone?”. Così dovevo mettere da parte me stessa e leggere le parole di Dio. A volte andavo dalla famiglia ospite presso cui alloggiava una mia collega e, quando vedevo che la sorella ospite non mi trattava con lo stesso calore con cui trattava lei, mi arrabbiavo e non potevo fare a meno di esprimere il mio pensiero: “Forse non lo sai, ma sono la sua leader”. Talvolta, per qualche ragione, non avevo voglia di fare condivisioni con i fratelli e le sorelle ospiti, ma poi pensavo: “Sono una leader, perciò cosa penseranno di me le persone se vengo a fare loro visita ma non faccio le condivisioni con loro? Siccome sono una leader, devo fare le condivisioni con gli altri”. E così via. Questi vari comportamenti mi hanno fatto capire una cosa: a prescindere che facessi le mie devozioni spirituali o le condivisioni con le persone, che assistessi alle riunioni o gestissi gli affari generali, mi sentivo in obbligo di adempiere a qualche dovere e di svolgere un po’ di lavoro solo perché ero una leader. Lavoravo soltanto per la mia posizione. Non lavoravo attivamente e positivamente perché avessi capito la verità e compreso chiaramente il significato dietro l’adempimento del mio dovere né perché avessi riconosciuto la responsabilità e l’obbligo di un essere creato, e inoltre non stavo affrontando il mio processo di provare ad amare Dio come aveva fatto Pietro. Se mai fosse arrivato il giorno in cui sarei stata destituita dal mio incarico e rimpiazzata e avrei perso la mia posizione di leader, forse non mi sarei adoperata per Dio come faccio ora. Solo allora mi sono resa conto di non essere una persona che praticava la verità o aveva riguardo per la volontà di Dio. Invece ero una persona malvagia, ossessionata dal profitto, ipocrita e spregevole, che lavorava soltanto per la reputazione e il prestigio. Era impossibile essere devota a Dio lavorando come avevo fatto, perché non praticavo spontaneamente la verità e non avevo riguardo per la Sua volontà, ma invece, come dicono le Sue parole rivelatrici: “Nel suo lavoro, tutto era fine a sé stesso anziché essere compiuto nel contesto della ricerca di un cambiamento”. Come avrebbe mai potuto un simile servizio conformarsi alla volontà di Dio? Paolo lavorava nella sua posizione di apostolo; ha attestato la grande sofferenza che ha patito e la compassione che aveva per gli altri, e addirittura ha sminuito Pietro ed esaltato sé stesso come capo di tutti gli apostoli, dicendo anche che viveva come Cristo e conduceva sempre le persone dinanzi a sé. Anch’io lavoravo e mi adoperavo nella mia posizione di leader e tutto ciò che facevo serviva a proteggere la posizione e l’immagine che avevo nei cuori dei miei fratelli e sorelle. Come si differenziano tali intenzioni e scopi da quelli di Paolo?

A quel punto non ho potuto fare a meno di vergognarmi profondamente per le mie azioni e il mio comportamento e mi sono prostrata dinanzi a Dio, pregando: “Oh, Dio! Grazie per il giudizio e il castigo della Tua parola, che mi hanno svegliata dal mio torpore, permettendomi di rendermi conto della mia vera condizione e di capire che il mio lavoro e l’adempimento del mio dovere erano esattamente uguali a quelli di Paolo. La strada che sto seguendo è proprio quella della resistenza di Paolo a Dio, che certamente Ti disgusta. Oh, Dio Onnipotente! Sono pronta a modificare le mie intenzioni e i miei punti di vista sbagliati sotto la guida della Tua parola. Sono pronta a occupare la mia posizione di essere creato, a adempiere al mio dovere per soddisfarTi e a fare del mio meglio per cercare e avanzare verso la strada di Pietro!”.

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