Cosa ho imparato dalla malattia di mia figlia

05 Agosto 2025

di Li Xin, Cina

Ero responsabile del lavoro dei sermoni della chiesa. Nel luglio del 2023, me ne sono andata di casa per svolgere il mio dovere e a quel tempo mia figlia era già sposata, aveva avuto un figlio e aveva la sua famiglia. Mio genero lavorava altrove, mentre lei e mio nipote di 4 anni vivevano a casa mia. Al momento di andarmene, mi sentivo un po’ a disagio, perché, mentre ero lontana da casa, non ci sarebbe stato nessuno ad aiutare mia figlia se il piccolo avesse avuto il mal di testa o la febbre. Ma poi ho pensato a quanto fosse importante il mio dovere, così sono andata a svolgerlo.

Sono tornata a casa una volta a novembre e mia figlia mi ha detto che era stata in ospedale per un controllo e che le era stata diagnosticata la depressione. Ero scioccata e le ho chiesto: “Come hai fatto a diventare depressa? Che cosa ti preoccupa?” Lei ha risposto irritata: “Non saprei nemmeno da dove iniziare”. Le ho subito chiesto: “Quali sintomi stai sperimentando? Quanto è grave?” Mia figlia ha detto: “Spesso la notte non riesco a dormire e durante il giorno sto continuamente a rimuginare. Mi sento del tutto infelice e ho solo voglia di piangere. Mi sembra che la vita non abbia alcun senso e, a volte, penso addirittura di non aver più voglia di vivere. Il dottore ha detto che riesco ancora a controllare i miei pensieri, ma che, se alla fine non riuscissi più a controllarli, sarei in pericolo”. Quando ho sentito mia figlia dire che addirittura aveva pensato di non aver più voglia di vivere, ero piuttosto spaventata, così l’ho confortata: “Non dare retta al dottore. Forse c’è un errore nella diagnosi?” Mia figlia ha detto: “Conosco la mia malattia. Volevo solo fartelo sapere. Il medico mi ha prescritto dei farmaci che devo prendere per sei mesi, ma, dopo averli presi, vomito e mi sento strana. Non essendoci nessuno in casa, ho avuto paura e desideravo che rimanessi per qualche giorno”. Dopo quelle parole, mia figlia è tornata in camera sua per riposarsi. Per un bel po’ non sono riuscita a calmarmi e ho pensato: “La depressione non si sviluppa in poco tempo. Quanto dolore deve aver sopportato mia figlia per essere affetta da questa malattia?” Non potevo fare a meno di provare compassione per lei e sentivo di non essermene presa abbastanza cura. Ogni volta che tornavo a casa, mi concentravo solo sul fare più faccende per lei, raramente ci capitava di parlare col cuore in mano e ogni volta me ne andavo via di corsa. Se fossi rimasta a casa per svolgere il mio dovere, avremmo avuto abbastanza tempo per chiacchierare e lei avrebbe potuto parlarmi di ciò che la turbava. Avrei potuto assisterla un po’ di più e forse le sue condizioni non sarebbero peggiorate così tanto. Da quando avevo trovato Dio, mia figlia mi aveva sempre sostenuta nella fede e nei doveri, mi aveva aiutata a prendermi cura della casa e questo aveva alleviato molte delle mie preoccupazioni, ma adesso che aveva questa malattia, mi sentivo davvero in colpa, come se non fossi stata una brava madre e non avessi adempiuto la mia responsabilità in quanto tale. Ho anche pensato a quei casi in cui persone affette da depressione si sono suicidate o si sono buttate da un palazzo e mi sono sentita molto spaventata. Mi preoccupavo di cosa sarebbe successo se le sue condizioni fossero peggiorate e se avesse fatto qualcosa di pericoloso mentre non ero a casa. Che ne sarebbe stato del mio piccolo nipotino se avesse perso sua madre? Più ci pensavo, più mi sentivo impaurita e avevo il cuore a pezzi. Ritenevo che in quel momento mia figlia avesse bisogno di cure, che dovessi restare a casa per qualche giorno e che, una volta che le sue condizioni si fossero stabilizzate, sarei tornata a svolgere il mio dovere. Così sono rimasta a casa per due giorni e ho portato mia figlia da un medico tradizionale cinese. Lei mi ha raccontato di aver avuto problemi nella relazione con suo marito, del fatto che avevano litigato al punto di pensare al divorzio e che i suoceri non si prendevano cura del bambino. Sentiva di aver subito un torto e viveva con un costante senso di oppressione. Mentre tirava fuori tutto il risentimento che aveva nel cuore, mia figlia piangeva. Vedendola piangere così amaramente, mi sono sentita ancora più affranta e in colpa e pensavo di averla delusa. Credevo che, se mi fossi preoccupata di più per lei e l’avessi aiutata a badare al bambino, non avrebbe sviluppato dei sentimenti così profondi di oppressione e afflizione. Adesso che era malata, sentivo di non poterla più ignorare e di dovermi prendere cura di lei affinché potesse guarire da questa malattia. Così ho condiviso con lei, dicendole che tutto questo dolore era causato da Satana e che solo credendo in Dio avrebbe potuto ottenere la Sua cura e la Sua protezione. Le ho anche cercato delle parole di Dio e dei video di testimonianze esperienziali e lei ha accettato di dargli un’occhiata. Tuttavia, ancora non mi sentivo tranquilla e pensavo: “Se svolgessi il mio dovere a casa, potrei vedere mia figlia ogni giorno e, parlando di più con lei, sicuramente il suo umore migliorerebbe. Tuttavia, il mio dovere è molto impegnativo e, se rimanessi a casa, sarei distratta e il dovere ne risentirebbe. Ma mia figlia, essendo in quelle condizioni, non penserebbe forse che se non rimanessi a casa sarei senza cuore? Da una parte c’è mia figlia e dall’altra il mio dovere. Per me sono entrambi importanti”. Mi sentivo combattuta. Dopo averci pensato su, ero ancora convinta che la malattia di mia figlia non fosse una questione di poco conto. Così ho deciso che sarei rimasta a casa per prendermi cura di lei mentre continuavo a svolgere il mio dovere e che, una volta che si fosse ripresa, me ne sarei andata di nuovo a fare il mio dovere.

Successivamente, sono tornata nella casa ospitante e ho raccontato al leader di mia figlia. Dopo aver ascoltato, lui mi ha detto: “Capisco come ti senti. Dietro alla situazione in cui ti trovi, c’è l’intenzione di Dio e dobbiamo ricercare la verità”. In seguito, abbiamo letto insieme un passo delle parole di Dio: “Indipendentemente dal fatto che i figli siano adulti o meno, la vita dei genitori appartiene solo ai genitori stessi, non ai figli. Naturalmente, i genitori non sono balie gratuite né schiavi dei figli. Indipendentemente dalle aspettative che nutrono nei confronti dei figli, non è necessario che si lascino comandare arbitrariamente da loro senza alcun compenso, né che diventino loro servi, camerieri o schiavi. A prescindere dai sentimenti che provi per i tuoi figli, resti comunque un individuo indipendente. Non dovresti assumerti la responsabilità della loro vita adulta, come se fosse del tutto giusto farlo, solo perché sono i tuoi figli. Non occorre. Sono adulti; tu hai già adempiuto alla tua responsabilità di allevarli. Quanto al fatto che in futuro vivranno male o bene, che saranno ricchi o poveri e che avranno una vita felice o infelice, è affar loro. Queste cose non hanno nulla a che vedere con te. Tu, in quanto genitore, non hai alcun obbligo di cambiare queste cose. Se hanno una vita infelice, non sei obbligato a dire loro: ‘Sei infelice; penserò io a come sistemare le cose, venderò tutto quello che possiedo, darò fondo a tutte le mie energie vitali per renderti felice’. Non è necessario. Devi semplicemente adempiere alle tue responsabilità, tutto qui. Se vuoi essere loro d’aiuto, puoi chiedere loro perché sono infelici e aiutarli a comprendere il problema a livello teorico e psicologico. Se accettano il tuo aiuto, tanto meglio. Se non lo accettano, devi limitarti ad adempiere alle tue responsabilità di genitore e nient’altro. Se i tuoi figli vogliono soffrire, è affar loro. Non c’è bisogno che ti preoccupi o che te ne lasci turbare, né che non riesca a mangiare o a dormire bene. Sarebbe eccessivo. Perché sarebbe eccessivo? Perché sono adulti. Dovrebbero imparare a gestire da soli tutto ciò che incontrano nella vita. Se ti preoccupi per loro, il tuo è semplice affetto; se non ti preoccupi per loro, non significa che tu non abbia cuore o che non abbia adempiuto alle tue responsabilità. Sono adulti, e gli adulti devono affrontare i problemi degli adulti e gestire tutto ciò che spetta a un adulto. Non dovrebbero affidarsi ai genitori per ogni cosa. Naturalmente, i genitori non dovrebbero assumersi la responsabilità del buon andamento del lavoro, della carriera, della famiglia o del matrimonio dei figli una volta che questi sono adulti. Puoi nutrire preoccupazioni per queste cose e informartene, ma non devi fartene carico completamente, incatenando i tuoi figli al tuo fianco, portandoli con te e sorvegliandoli ovunque tu vada, e pensando di loro: ‘Hanno mangiato bene oggi? Sono felici? Il lavoro gli sta andando bene? Il loro capo li apprezza? Il coniuge li ama? I loro figli sono obbedienti? I loro figli prendono buoni voti?’ Cosa hanno a che vedere queste cose con te? I tuoi figli possono risolvere i loro problemi da soli, non c’è bisogno che ti immischi. Perché ti chiedo cosa hanno a che vedere queste cose con te? Con ciò intendo dire che queste cose non hanno nulla a che fare con te. Hai adempiuto alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi figli, li hai allevati fino all’età adulta, quindi dovresti farti da parte. Quando lo farai, non significherà che i tuoi compiti sono esauriti. Ci sono ancora tante cose che dovresti fare. Per quanto riguarda le missioni che devi portare a termine in questa vita, oltre ad allevare i tuoi figli fino all’età adulta, hai anche altre missioni da completare. Oltre a fare da genitore ai tuoi figli, sei un essere creato. Dovresti presentarti davanti a Dio e accettare il tuo dovere da Lui. Qual è il tuo dovere? L’hai portato a termine? Ti ci sei dedicato? Hai intrapreso il cammino della salvezza? Queste sono le cose a cui dovresti pensare. Per quanto riguarda la direzione che prenderanno i tuoi figli una volta adulti, come saranno la loro vita e le loro condizioni, se sperimenteranno felicità e gioia, queste cose non hanno nulla a che vedere con te. […] Per quanto riguarda le difficoltà che affrontano nel lavoro o nella vita, fa’ del tuo meglio per aiutarli ogni volta che puoi. Se fornire loro aiuto rischia di influire sull’assolvimento del tuo dovere, puoi rifiutarti di farlo; è un tuo diritto. Poiché non devi loro più nulla, poiché non hai più alcuna responsabilità nei loro confronti e sono ormai adulti indipendenti, possono gestire da sé la loro vita. Non è necessario che tu sia al loro servizio a qualunque condizione o in ogni momento. Se ti chiedono aiuto e tu non sei disposto a fornirglielo, o se farlo ostacolerebbe l’assolvimento del tuo dovere, puoi dire di no. È un tuo diritto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito come i genitori dovrebbero trattare il loro rapporto con i figli. La verità è che, una volta che i genitori hanno cresciuto i figli fino all’età adulta, hanno adempiuto la loro responsabilità di crescerli. Quando i figli diventano adulti, il fatto che nella vita debbano affrontare ostacoli e avversità oppure vivere felici è legato esclusivamente alla sovranità e alle disposizioni di Dio, fa parte di ciò che essi devono sperimentare e questo non ha più nulla a che vedere con i loro genitori. Quando ho saputo della malattia di mia figlia, poiché non conoscevo la sovranità di Dio, credevo di non essermi presa abbastanza cura di lei, che non avesse nessuno con cui condividere i suoi problemi e che fosse questo in realtà a farla sentire oppressa, altrimenti non avrebbe avuto la depressione. Davo a me stessa tutta la colpa della sua malattia. Ho capito che questo punto di vista non era conforme ai fatti. Avevo cresciuto mia figlia fino all’età adulta e avevo adempiuto le mie responsabilità. Lei adesso era sposata e aveva un figlio e il fatto che vivesse felice oppure soffrisse e si preoccupasse era qualcosa che doveva sperimentare. Quando avevo tempo, potevo aiutarla, assisterla e portarla a vedere un dottore, ma al momento avevo un dovere da svolgere ed era su questo che dovevo concentrare il mio tempo e le mie energie. Si trattava di un mio obbligo e una mia responsabilità. Tuttavia, sperando che la malattia di mia figlia migliorasse il più in fretta possibile, sebbene sapessi che restando a casa non avrei potuto dedicarmi interamente al mio dovere e che ciò avrebbe compromesso l’avanzamento del controllo dei sermoni, non me ne sono curata. In cuor mio, davo priorità a mia figlia piuttosto che al mio dovere e dentro di me non facevo altro che pensare a lei. Non pensavo affatto a come adempiere il mio dovere e soddisfare Dio. Ero così egoista! C’erano ancora dei sermoni che dovevo controllare al più presto per la predicazione del Vangelo, pertanto dovevo concentrarmi sul dedicarmi diligentemente al mio dovere. In seguito, sono andata a svolgere il mio dovere.

Tuttavia, quando questo non mi dava troppo da fare e pensavo al fatto che mia figlia fosse così giovane e avesse una tale malattia, continuavo a sentirmi molto preoccupata. Non sapevo se dopo la terapia si sarebbe ripresa e mi chiedevo cosa sarebbe accaduto se le sue condizioni fossero peggiorate. A questo pensiero, il mio cuore veniva improvvisamente preso dall’angoscia, mi affrettavo a tornare a casa per vedere come stava e, quando vedevo che andava tutto bene, mi sentivo più tranquilla. Se non tornavo a casa per qualche giorno, non riuscivo a svolgere il mio dovere con il cuore in pace. Poiché il mio cuore non riusciva a concentrarsi sul dovere, in quel periodo i risultati del mio lavoro erano scarsi. Sapevo che non sarei riuscita a togliermi dalla testa mia figlia, così ho riflettuto su come risolvere il mio stato. Nella mia ricerca, ho ripensato a un passo delle parole di Dio e l’ho cercato per leggerlo. Dio Onnipotente dice: “A prescindere da cosa o quanto tu possa fare per i tuoi figli, non puoi cambiare il loro destino né alleviare le loro sofferenze. Ogni individuo che tenta di cavarsela nella società, sia che persegua la fama e il guadagno sia che intraprenda la retta via nella vita, da adulto deve assumersi la responsabilità dei propri desideri e delle proprie aspirazioni, e dovrebbe pagarne il prezzo da sé. Nessuno dovrebbe farsi carico di alcunché per lui; nemmeno i genitori, le persone che lo hanno messo al mondo e allevato, le persone più vicine a lui, sono obbligati a pagare per le sue scelte o a condividere le sue sofferenze. I genitori non sono diversi da questo punto di vista, perché non hanno il potere di cambiare alcunché. Pertanto, qualsiasi cosa tu faccia per i tuoi figli è vana. Poiché è vana, dovresti rinunciare a questo tipo di linea d’azione. […] Il destino di ognuno è determinato da Dio; pertanto, nessuno può prevedere né cambiare quante benedizioni o quante sofferenze sperimenterà nella vita, il tipo di famiglia, di matrimonio e di figli che avrà, le esperienze che farà nella società e gli eventi che sperimenterà nella vita, e tanto meno sono i genitori a poter cambiare queste cose. Perciò, se i figli affrontano delle difficoltà, i genitori dovrebbero aiutarli in modo positivo e attivo, se ne hanno la possibilità. In caso contrario, farebbero meglio a rilassarsi e a considerare queste cose dalla prospettiva di esseri creati, trattando allo stesso modo, come esseri creati, anche i figli. La sofferenza che tu sperimenti la devono sperimentare anche loro; la vita che vivi la devono vivere anche loro; il processo che tu hai affrontato per allevarli da piccoli lo affronteranno anche loro; gli alti e bassi, i raggiri e gli inganni che tu sperimenti nella società e tra le persone, i legami emotivi, i conflitti interpersonali e ogni altra cosa simile di cui hai fatto esperienza, sperimenteranno tutto anche loro. Tutti loro, come te, sono esseri umani corrotti, trascinati dalle correnti del male e corrotti da Satana; questo è qualcosa a cui né tu né loro potete sfuggire. Pertanto, volerli aiutare a evitare ogni sofferenza e a godere di tutte le benedizioni del mondo è una sciocca illusione e un’idea da stolti. Per quanto ampie possano essere le ali di un’aquila, esse non possono proteggere il suo aquilotto per tutta la vita. L’aquilotto arriverà alla fine a un punto in cui dovrà crescere e volare da solo e, quando sceglierà di volare da solo, nessuno sa quale sarà il suo spazio di cielo o dove deciderà di volare. Pertanto, l’atteggiamento più ragionevole che i genitori possano assumere dopo che i figli sono cresciuti è quello di lasciarli andare, di permettere loro di sperimentare la vita da sé, di vivere in modo indipendente e di affrontare, gestire e risolvere le varie sfide della vita in modo autonomo. Se ti chiedono di aiutarli e tu disponi delle possibilità e delle condizioni per farlo, naturalmente puoi dare loro una mano e fornire l’aiuto necessario. Tuttavia, devi comprendere un fatto: a prescindere dall’aiuto che fornisci loro, sia esso finanziario o psicologico, questo può essere solo temporaneo e non ha il potere di cambiare alcun aspetto sostanziale. Un figlio deve percorrere la propria strada nella vita e tu non hai alcun obbligo di farti carico delle sue faccende né delle conseguenze. Questo è l’atteggiamento che i genitori dovrebbero avere nei confronti dei figli adulti(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (19)”). Mentre riflettevo sulle parole di Dio, all’improvviso il mio cuore è diventato più luminoso. Il tipo di matrimonio, la famiglia e la quantità di benedizioni e sofferenze che una persona sperimenta nella vita sono già stati preordinati da Dio e nessuno può cambiare queste cose. A prescindere da quanto facciano per i propri figli, i genitori non possono cambiare il loro destino, né possono alleviare le loro sofferenze. Ho riflettuto su me stessa. Dopo aver saputo che mia figlia era depressa, temevo continuamente che la sua malattia peggiorasse e che potesse perdere la voglia di vivere, così volevo tornare a casa e svolgere lì il mio dovere, parlare spesso con lei e assisterla, in modo tale che la sua malattia migliorasse più velocemente anziché peggiorare. Ho capito che questo mio punto di vista era sbagliato. In realtà, tutto ciò che riguarda mia figlia è sotto il controllo di Dio, la mia presenza in casa non aveva nulla a che vedere con la sua malattia e il fatto che questa potesse migliorare o che lei potesse guarire era fuori dal mio controllo. Tutte queste cose erano parte della sovranità di Dio e le mie preoccupazioni e i miei timori erano inutili. Poiché mio genero e mia figlia avevano dei problemi di coppia e volevano divorziare, lei stava vivendo nel dolore ed era tormentata da Satana. Sentiva che la sua vita non aveva più senso e addirittura aveva pensato di suicidarsi. Tuttavia, senza il permesso di Dio, Satana non può prendere la vita di una persona. Assistere mia figlia a casa poteva solo avere effetti temporanei, il suo cammino di vita era qualcosa che doveva sperimentare da sola e il fatto che questo contenesse benedizioni o sofferenze era fuori dal mio controllo. Dopo aver compreso ciò, il mio cuore è diventato più luminoso e, avendo molte meno ansie e preoccupazioni, sono riuscita a concentrarmi di più sul mio dovere.

Quando avevo del tempo libero, riflettevo sul mio stato e mi chiedevo: “Volevo tornare a casa per prendermi cura di mia figlia e non riuscivo a concentrarmi appieno sul mio dovere, ma qual era la causa dietro a tutto ciò?” In seguito, ho letto le parole di Dio: “Le persone che vivono in questa società reale sono state profondamente corrotte da Satana. Che siano istruite o meno, molti aspetti della cultura tradizionale sono radicati nei loro pensieri e nelle loro opinioni. In particolare, ci si aspetta che le donne si occupino del marito e di crescere i figli, che siano buone mogli e madri amorevoli, che consacrino tutta la loro vita ai mariti e ai figli e che vivano per loro, assicurando alla famiglia tre pasti al giorno e facendo bene il bucato, le pulizie e tutti gli altri lavori domestici. Questo è lo standard a cui attenersi per essere brave mogli e madri affettuose. Inoltre, tutte le donne ritengono che questa sia la condotta da adottare e che, se così non fanno, allora non sono donne perbene e hanno violato la coscienza e gli standard della moralità. La violazione di questi standard morali peserà molto sulla coscienza di alcune di loro; sentiranno di aver deluso mariti e figli e di non essere donne perbene. Ma quando avrai acquisito la fede in Dio, letto molte delle Sue parole, compreso alcune verità e capito fino in fondo determinate questioni, penserai: ‘Sono un essere creato, dovrei svolgere il mio dovere in quanto tale e spendermi per Dio’. A quel punto, vi è un conflitto tra l’essere una buona moglie e una madre amorevole e lo svolgimento del proprio dovere di essere creato? Se vuoi essere una buona moglie e una madre amorevole, allora non puoi svolgere il tuo dovere a tempo pieno, ma se vuoi svolgere il tuo dovere a tempo pieno, allora non puoi essere una buona moglie e una madre amorevole. Che fare a questo punto? Se scegli di svolgere bene il tuo dovere e di essere responsabile dell’opera della chiesa e leale a Dio, allora devi rinunciare a essere una buona moglie e una madre amorevole. A questo punto, cosa penseresti? Che genere di discordanza ti sorgerebbe nella mente? Sentiresti di aver deluso i tuoi figli, tuo marito? Da dove viene questo senso di colpa e di disagio? Quando non adempi bene al dovere di essere creato, senti di aver deluso Dio? Non provi alcun senso di colpa o di rimorso perché il tuo cuore e la tua mente mancano del benché minimo accenno di verità. Allora, che cosa capisci? La cultura tradizionale e come essere una buona moglie e una madre amorevole. Perciò nella tua mente sorgerà la nozione secondo cui ‘se non sono una buona moglie e una madre amorevole, allora non sono una donna buona o rispettabile’. Da allora in poi sarai legata e incatenata da questa nozione e questo genere di nozioni ti manterranno in quello stato anche dopo che avrai acquisito la fede in Dio e svolto il tuo dovere. Quando vi è un conflitto tra lo svolgimento del proprio dovere e l’essere una buona moglie e una madre amorevole, anche se scegli a malincuore di assolvere il tuo dovere magari perché possiedi un po’ di lealtà nei confronti di Dio, in cuor tuo permarrà un sentimento di disagio e di rimorso. Pertanto, quando avrai un po’ di tempo libero durante lo svolgimento del tuo dovere, cercherai opportunità per prenderti cura dei tuoi figli e di tuo marito, volendo farti perdonare ancora di più, e penserai che non importa se dovrai soffrire ancora, pur di sentirti serena. Questo non è forse dovuto all’influenza delle idee e delle teorie della cultura tradizionale su come essere una buona moglie e una madre amorevole? Ora hai il piede in due scarpe: vuoi fare bene il tuo dovere, ma vuoi anche essere una buona moglie e una madre amorevole. Davanti a Dio, però, abbiamo solo una responsabilità, un obbligo e una missione: svolgere bene il dovere di essere creato. […] Che cosa intende Dio quando dice che ‘Dio è la sorgente della vita dell’uomo’? Dice così affinché tutti si rendano conto di questo: le nostre vite e le nostre anime provengono tutte da Dio e sono state create da Lui, non provengono dai nostri genitori e non certo dalla natura. È Dio che ce le ha donate; è solo che la nostra carne è nata dai nostri genitori e i nostri figli sono nati da noi, ma il destino dei nostri figli è interamente nelle mani di Dio. Credere in Lui è un’opportunità che Dio ci ha dato; è decretata da Lui ed è la Sua grazia. Non hai pertanto alcun bisogno di adempiere a obblighi o responsabilità nei confronti di chiunque altro; dovresti solamente svolgere il dovere che devi svolgere, in quanto essere creato, nei confronti di Dio. Questo è ciò che si deve fare al di sopra di tutto il resto, è la cosa principale e il compito primario che si deve maggiormente completare nella propria vita. Se non compi bene il tuo dovere, non sei un essere creato all’altezza degli standard. Agli occhi degli altri, potrai anche essere una brava moglie e una madre amorevole, un’eccellente massaia, una figlia devota e un membro integerrimo della società, ma davanti a Dio sei una persona che si ribella contro di Lui, una persona che non ha affatto adempiuto ai propri obblighi o al proprio dovere, una persona che ha accettato ma non ha portato a termine l’incarico ricevuto da Dio, una persona che ha rinunciato a metà strada. È possibile che una persona simile ottenga l’approvazione di Dio? Le persone di questo genere non valgono nulla(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto riconoscendo le proprie idee sbagliate ci si può realmente trasformare”). Ho riflettuto su quanto fossi stata profondamente influenzata dalle idee della cultura tradizionale di “essere una brava moglie e una madre amorevole” e “Una donna deve essere virtuosa, gentile, delicata e dotata di moralità”. Le consideravo delle regole di sopravvivenza e credevo che una madre dovesse amare i propri figli, prendersi cura dei loro bisogni primari ed essere continuamente preoccupata per loro e concentrata su di loro. Credevo che essere una brava madre volesse dire proprio questo. A causa del mio dovere, non potevo stare a casa per occuparmi di mia figlia o per aiutarla a prendersi cura del suo bambino, quindi spesso mi sentivo come se la stessi deludendo. Dopo che le era stata diagnosticata la depressione, per rimediare alla cosa, sebbene sapessi che svolgere il mio dovere da casa mi avrebbe impedito di concentrarmi su di esso e lo avrebbe ritardato, non me ne sono curata affatto. Pensavo solamente a come essere una brava madre per rimediare all’aver deluso mia figlia. Quando gli interessi della casa di Dio si scontravano con l’essere una brava madre, volevo scegliere di essere una brava moglie e una madre amorevole. In che modo potevo essere leale a Dio comportandomi così? Se fossi tornata a casa per prendermi cura di mia figlia ed essere una brava madre, ma non avessi adempiuto il mio dovere, allora tutte le mie azioni sarebbero state una ribellione a Dio e completamente indegne ai Suoi occhi, e avrei anche perso la mia possibilità di salvezza. Solo allora mi sono resa conto che la cultura tradizionale ha distorto le responsabilità e la relazione tra genitori e figli, facendo sì che le persone vogliano solo essere brave mogli e madri amorevoli senza svolgere il dovere di un essere creato per soddisfare Dio e, inconsciamente, portandole ad allontanarsi da Lui e a tradirLo. Ho pensato al fatto che nel corso della storia molti santi hanno abbandonato le loro famiglie e il loro lavoro e hanno sopportato delle avversità, viaggiando in lungo e in largo per predicare il Vangelo. Ai non credenti sembrava che trascurassero le loro famiglie, ma in realtà adempivano i loro doveri di esseri creati. Erano davvero delle brave persone con coscienza e ragione. Senza la condivisione tempestiva del leader, ero sul punto di rinunciare al mio dovere. Ho pregato Dio: “Dio, ti ho quasi tradito per essere una brava moglie e una madre amorevole. Grazie per la Tua cura e la Tua protezione. Non voglio più vivere secondo la cultura tradizionale. Voglio solo praticare secondo le Tue parole e adempiere il mio dovere”.

In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a gestire correttamente il rapporto con mia figlia. Dio Onnipotente dice: “Quando i tuoi figli hanno bisogno di confidarsi con te, dovresti prestare loro ascolto e, dopo averli ascoltati, chiedere loro cosa pensano e cosa intendono fare. Puoi anche dare dei suggerimenti personali. […] Se vogliono che tu sia coinvolto, puoi farlo. E supponiamo che, quando lo farai, tu ti renda conto: ‘Oh, che enorme guaio! Questo influirà sull’assolvimento del mio dovere. Non posso proprio lasciarmi coinvolgere; come credente in Dio, non posso fare queste cose’. A quel punto dovresti immediatamente tirarti fuori dalla questione. Nel caso i tuoi figli vogliano ancora che tu intervenga, penserai: ‘Non ho intenzione di intromettermi. Dovresti occupartene da solo. Ho dimostrato già abbastanza amorevolezza ascoltando le tue lamentele e tutte queste scemenze. Ho già adempiuto alle mie responsabilità di genitore. Non posso assolutamente intromettermi in questa faccenda. Questo è il pozzo del fuoco e io non mi ci butterò dentro. Se tu vuoi farlo, buttati pure’, ciò non è forse appropriato? Questo si chiama avere una posizione. Non dovresti mai abbandonare i principi o la tua posizione. Queste sono le cose che i genitori dovrebbero fare. […] Quali sono i vantaggi di agire in questo modo? (Rende la vita molto facile.) Quanto meno, avrai gestito la questione dell’amore carnale e familiare in modo appropriato e adeguato. Sia il tuo mondo mentale che quello spirituale saranno sereni, non farai sacrifici inutili né pagherai prezzi extra; ti sottometterai alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio e lascerai che sia Lui a gestire tutte queste cose. Adempirai a ognuna delle responsabilità che spettano alle persone e non farai nessuna delle cose che le persone non devono fare. Non tenderai la mano per farti coinvolgere in questioni che vanno evitate e vivrai come ti dice Dio. La via che Dio dice alle persone di seguire nella vita è il cammino migliore e può consentire loro di vivere in modo molto rilassato, felice, gioioso e sereno. Ma, cosa più importante, non solo vivendo in questo modo avrai più tempo libero ed energia per svolgere il tuo dovere bene e con lealtà, ma anche più tempo ed energia per dedicarti alla verità. Per contro, se le tue energie e il tuo tempo sono assorbiti dai tuoi sentimenti, dalla tua carne, dai tuoi figli e dall’amore per la tua famiglia, allora non disporrai di altre energie da dedicare al perseguimento della verità(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (18)”). Le parole di Dio ci hanno chiarito che, una volta che i figli arrivano all’età adulta, le responsabilità dei genitori possono considerarsi terminate. I figli hanno la loro vita e il loro cammino da seguire e, qualunque cosa accada, devono vivere le loro esperienze da soli. I genitori non devono più preoccuparsi della vita dei propri figli né pagare un prezzo per loro. Quando non sono occupati con i doveri, i genitori possono far visita ai figli e aiutarli al meglio delle proprie capacità ma, quando il dovere di un genitore e il prendersi cura dei figli entrano in conflitto, gli interessi della casa di Dio dovrebbero avere la priorità ed essi dovrebbero attenersi al proprio dovere e svolgerlo con lealtà. Avendo compreso i principi di come trattare i figli, sono arrivata a capire come gestire il rapporto con mia figlia, sono diventata disposta ad affidarla nelle mani di Dio e, indipendentemente dal fatto che la sua malattia fosse migliorata o meno, sono stata pronta a sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio. Successivamente, sono riuscita a mettere il cuore nei miei doveri e ho visto che c’erano dei progressi.

Ora, grazie alla terapia, le condizioni psicologiche di mia figlia sono molto migliorate. Quando ho avuto l’opportunità, ho anche condiviso con lei in base alle parole di Dio e lei ha acquisito una conoscenza dell’essenza del matrimonio, non vive più nel dolore e ora affronta la vita con un atteggiamento positivo. Attraverso la malattia di mia figlia, ho acquisito discernimento dell’idea tradizionale di “essere una brava moglie e una madre amorevole”. Ho visto chiaramente che non è una cosa positiva e non mi attengo più a essa. Non mi abbandono più al senso di colpa nei confronti di mia figlia o alla sensazione di averla delusa e il mio cuore ha trovato libertà e liberazione. Grazie a Dio!

Sei fortunato ad accederea questo sito Web,avrai l’opportunitàdi accogliere il Signoree trovare la via per sbarazzarti della sofferenza. Vuoi guadagnare questa benedizione di Dio?

Contenuti correlati

Rispondi

Connettiti con noi su WhatsApp