Cosa stavo evitando sottraendomi al mio dovere

16 Aprile 2023

Come sapete, ero responsabile di alcuni gruppi di riunione. Mi sentivo tagliato per quel dovere, e quando i fratelli e le sorelle avevano problemi venivano sempre a chiedere aiuto a me. Alcuni dicevano inoltre che analizzavo benissimo i problemi e condividevo in modo chiaro, quindi erano molto disposti ad ascoltare la mia comunione. Era una bella sensazione guadagnarsi il rispetto e l’elogio degli altri in quel dovere e mi piaceva molto come sensazione, perciò non volevo andarmene. La prima volta che sei venuto da me, ero un po’ sconvolto. Pensavo che il lavoro testuale richiedesse buona levatura, comprensione della verità e abilità nella scrittura. Io avevo solo una levatura media e nessuna familiarità con il lavoro testuale, quindi mi chiedevo quanto sarei stata bravo. Se non l’avessi svolto bene e fossi stato riassegnato, cosa avrebbero pensato gli altri di me? Non sarebbe stata la dimostrazione del mio scarso talento? Ho pensato che avrei dovuto continuare a svolgere il mio lavoro attuale. In quei gruppi ottenevo risultati relativamente buoni, raramente venivo trattato o potato, e tutti i fratelli e le sorelle mi rispettavano e approvavano. Quindi non volevo occuparmi di scrivere testi e continuavo a cercare di evitarlo. All’epoca, volevo solo la comodità e la stabilità del mio dovere attuale. Poi, con mia sorpresa, sei tornato appena dieci giorni dopo per dirmi che mancava personale alla produzione testi e per condividere con me su come considerare la volontà di Dio e non compiacersi di sé. Mi ha chiesto di pregare e di cercare una guida, e di non rifiutare quell’opportunità con leggerezza. Sapevo che avevi ragione, ma non riuscivo ad accettare quello che dicevi. Sentivo di avere una levatura media e scarse abilità nella scrittura, e che quindi sarei stato sicuramente l’anello più debole. Se dopo un po’ di formazione non ci fossi riuscito e fossi stato riassegnato, sarebbe stato davvero imbarazzante. Mi pareva molto meglio continuare a svolgere il mio dovere attuale.

Dopo un po’ di tempo, ho parlato con un fratello dello stato in cui mi trovavo. Nel rispondermi, non ha usato mezzi termini: “Non sei un po’ elusivo nel modo in cui gestisci le cose?” È stato un vero pugno nello stomaco sentirmi definire elusivo. Ho pensato: “Non sto cercando di battere la fiacca e di sbrigarmela. È che davvero non ho una buona levatura e non so scrivere. Come puoi dire che sono elusivo?” Non ho detto nulla, ma nella mia testa continuavo a discolparmi e a non accettare quella critica. Tuttavia, sapevo di poter trarre un insegnamento dal richiamo di quel fratello. Così ho cercato dei passi pertinenti nelle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Che genere di persona osa assumersi responsabilità? Che tipo di persona ha il coraggio di portare un fardello pesante? Una persona che prende l’iniziativa e interviene coraggiosamente nel momento cruciale del lavoro della casa di Dio, che non teme di assumersi una responsabilità pesante e di sopportare grandi sofferenze quando vede che il lavoro è quanto mai importante e cruciale. Ecco una persona leale verso Dio, un buon soldato di Cristo. Forse chi teme di assumersi responsabilità nel proprio dovere fa così perché non capisce la verità? No; ha un problema di umanità. Non ha senso di giustizia né di responsabilità. È egoista e ignobile, non è un sincero credente in Dio. Non accoglie minimamente la verità e, per tutte queste ragioni, non può essere salvato. I credenti in Dio devono pagare un caro prezzo al fine di acquisire la verità e incontreranno molti ostacoli nel praticarla. Dovranno fare delle rinunce, abbandonare i loro interessi carnali e patire della sofferenza. Solo allora saranno in grado di mettere in pratica la verità. Dunque, un individuo che teme di assumersi responsabilità è capace di praticare la verità? Certamente no, per non parlare dell’acquisizione della verità. Teme di mettere in pratica la verità, di subire una perdita in merito ai propri interessi; teme di essere umiliato, denigrato e giudicato. Non osa mettere in pratica la verità, perciò non può acquisirla e, per quanti possano essere i suoi anni di fede in Dio, non può comunque ottenere la Sua salvezza. Coloro che compiono un dovere nella casa di Dio, devono essere persone che si fanno carico del fardello del lavoro della chiesa, si assumono le proprie responsabilità, sostengono i principi della verità, soffrono e ne pagano il prezzo. Se si è carenti in queste aree, si è inadatti a compiere un dovere e non si possiedono i requisiti per il suo adempimento. […] Se, ogni volta che ti succede qualcosa, ti proteggi e ti lasci una via di fuga, un’uscita di sicurezza, stai forse mettendo in pratica la verità? Questo non significa mettere in pratica la verità, significa essere subdoli. Adesso svolgi il tuo dovere nella casa di Dio. Qual è il primo principio per svolgere un dovere? È che devi prima di tutto svolgerlo con tutto il tuo cuore, senza lesinare alcuno sforzo, per tutelare gli interessi della casa di Dio. Questo è un principio della verità, da mettere in pratica. Proteggersi lasciandosi una via di fuga, un’uscita di sicurezza, è il principio della pratica seguito dai non credenti e la loro filosofia più elevata. Tenere in considerazione prima di tutto sé stessi in tutte le cose e collocare i propri interessi davanti a ogni altra cosa, senza pensare agli altri, non avere alcun legame con gli interessi della casa di Dio e con gli interessi degli altri, pensare prima di tutto ai propri interessi e poi pensare a una via di fuga: non è forse ciò che fa un non credente? Proprio così si comporta un non credente. Una persona del genere non è adatta a svolgere un dovere(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Parte prima”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che coloro che credono veramente in Dio e hanno una buona umanità sono responsabili nel loro dovere e proteggono il lavoro della chiesa. Più un lavoro è importante, più sono all’altezza del compito. Sono in grado di assumersi pesanti fardelli e di considerare la volontà di Dio. Queste persone sono i pilastri della chiesa e si guadagnano il favore di Dio. Coloro che invece nei loro doveri battono la fiacca, non vogliono patire la minima avversità né assumersi alcuna responsabilità, si tirano indietro alla prima difficoltà, pensano solo ai propri interessi e non proteggono affatto il lavoro della chiesa, queste persone non sono dei credenti agli occhi di Dio. Non appartengono alla casa di Dio e Dio non le salverà. Riflettendo sulle mie azioni alla luce delle parole di Dio, ho capito che in apparenza svolgevo il mio lavoro e mi impegnavo ogni giorno nel compiere il mio dovere, ma pensavo solo alla mia reputazione e al mio prestigio. Il mio cuore non era rivolto a Dio e non consideravo la Sua volontà. Mi accontentavo di esguire un lavoro facile e che mi riusciva bene, perché ottenevo risultati discreti senza dovermi sforzare troppo e il mio bisogno di prestigio e reputazione era soddisfatto. Ero meno esperto e meno talentuoso nella produzione testuale; quindi, anche se avessi provato, avrei potuto ottenere risultati scarsi. Se non avessi svolto bene il mio dovere e fossi stato trattato, potato e disprezzato dagli altri sarebbe davvero imbarazzante. Così, per mantenere reputazione e prestigio, rifiutavo continuamente le offerte, adducendo levatura e abilità scarse e la mia poca familiarità per quel lavoro come pretesti per declinarlo. In apparenza, le mie motivazioni erano convincenti e ragionevoli, ma dentro di me ero incredibilmente egoista e spregevole. Sceglievo di compiere un dovere piuttosto che un altro non in base alle esigenze del lavoro della chiesa o perché mi sottomettessi alle disposizioni di Dio. Piuttosto, si trattava dei miei interessi personali e di soddisfare il mio desiderio di prestigio e reputazione. Tutto ciò che facevo e pensavo era calcolato per favorire la mia reputazione e il mio prestigio. Non avevo un atteggiamento sincero nei confronti del dovere e mi comportavo davvero in modo “elusivo”, come aveva detto quel fratello. In realtà, dovevo offrire il mio servizio in qualsiasi ambito la chiesa avesse bisogno, accettando e sottomettendomi senza controbattere né fare richieste. Questa è la ragionevolezza che tutti dovrebbero avere. E invece non solo non mi sottomettevo quando mi si chiedeva di compiere un dovere, ma ero anche meschino, calcolando se svolgerlo potesse danneggiarmi o avvantaggiarmi. Non avevo il minimo senso di responsabilità. Dio dice che simili persone non sono degne di compiere un dovere, non fanno parte della Sua casa e non verranno salvate.

In seguito, mi sono imbattuto in un altro passo delle parole di Dio: “Coloro che sono in grado di mettere in pratica la verità riescono ad accettare l’esame di Dio nel fare le cose. Quando accetti l’esame di Dio, il tuo cuore è sulla strada giusta. Se fai le cose sempre e solo perché gli altri le vedano e vuoi sempre guadagnare lodi e ammirazione però non accetti l’esame di Dio, allora hai ancora Dio nel tuo cuore? Le persone di questo tipo non hanno riverenza verso Dio. Non fare sempre cose per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione o al tuo prestigio. Devi prima pensare agli interessi della casa di Dio e farne la tua prima priorità. Devi tenere in considerazione la volontà di Dio e cominciare col riflettere se tu sia stato o meno impuro nell’adempimento del tuo dovere, se tu sia stato leale, se tu abbia adempiuto le tue responsabilità e abbia dato tutto te stesso, e, allo stesso modo, se tu abbia o meno riflettuto sinceramente sul tuo dovere e sul lavoro della chiesa. Devi prendere in considerazione queste cose. Riflettici spesso e comprendile bene, e ti sarà più facile svolgere bene il tuo dovere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Riflettendo sulle parole di Dio, mi sono reso conto che se nella nostra fede sappiamo compiere il nostro dovere con le giuste intenzioni, accettare l’esame di Dio, mettere il lavoro della chiesa sopra ogni altra cosa, dare tutti noi stessi nel nostro dovere e fare del nostro meglio per cooperare, questo sarà in linea con la volontà di Dio. In quella situazione, in cui mi era stato chiesto di svolgere un lavoro testuale, ho percepito che Dio mi esaminava per valutare il mio atteggiamento: avrei collaborato attivamente, oppure mi sarei sottratto e tirato indietro? Non avrei dovuto coniderare se possedessi o meno la levatura per quel lavoro o quanto avrei potuto riuscire in quel dovere. Avrei dovuto correggere il mio stato sbagliato e il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere, sottomettermi e svolgerlo al meglio che potevo. Questa era la ragionevolezza che avrei dovuto possedere come essere creato. Se dopo un po’ di formazione non fossi ancora stato all’altezza e mi avessero riassegnato, avrei dovuto prenderla nel modo giusto e sottomettermi alle disposizioni della chiesa. E così poi ti ho detto che ero disponibile per la redazione testi. Farlo mi ha molto rasserenato. Ma sentivo ancora che la mia comprensione di me stesso era troppo superficiale, così ho continuato a pregare Dio, chiedendoGli di illuminarmi e di guidarmi a conoscere me stesso.

Qualche tempo dopo, mi sono imbattuto in questo passo. “Il debole che gli anticristi hanno per il prestigio e la fama supera quello delle persone comuni ed è qualcosa all’interno della loro indole ed essenza; non è un interesse temporaneo né l’effetto transitorio dell’ambiente circostante. È qualcosa all’interno della loro vita, delle loro ossa, e dunque è la loro essenza. Vale a dire, in tutto ciò che un anticristo fa, la sua prima considerazione sono lo status e il prestigio, nient’altro. Per un anticristo, il prestigio e la fama sono la vita, nonché l’obiettivo dell’intera esistenza. In tutto ciò che fa, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio prestigio? E della mia fama? Fare questa cosa mi darà fama? Eleverà il mio prestigio nella mente delle persone?’. Questa è la prima cosa a cui pensa, il che dimostra ampiamente che ha l’indole e l’essenza degli anticristi; altrimenti non prenderebbe in considerazione questi problemi. Si può dire che, per un anticristo, il prestigio e la fama non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno qualcosa di estraneo a cui potrebbe rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso del prestigio e della fama; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? Il prestigio e la fama sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che si sforzano di ottenere ogni giorno. E così, per gli anticristi, il prestigio e la fama sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa si sforzino di ottenere, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e una posizione elevata. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente alla loro ricerca di prestigio e fama. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente il prestigio e la fama. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano la ricerca di prestigio e fama equivalente alla fede in Dio e le danno lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche il prestigio e la fama. Si può dire che, in cuor loro, gli anticristi credono che la fede in Dio e il perseguimento della verità coincidano con il perseguimento della fama e del prestigio; che il perseguimento della fama e del prestigio sia anche il perseguimento della verità, e che ottenere la fama e il prestigio equivalga a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere prestigio o fama, che nessuno li ammira, o li venera, o li segue, allora ne sono molto frustrati, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in Dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere nella chiesa un’influenza, una reputazione, in modo da godere di benefici, e possedere prestigio: si concentrano davvero su queste cose. È questo che simili persone perseguono. Perché pensano sempre a cose di questo tipo? Dopo aver letto le parole di Dio, dopo aver ascoltato i sermoni, davvero non capiscono tutto ciò, davvero non sono in grado di discernerlo? Le parole di Dio e la verità non sono realmente in grado di cambiare le loro nozioni, idee e opinioni? No, nella maniera più assoluta. Il problema origina da loro, tutto dipende dal fatto che non amano la verità, dal fatto che, nei loro cuori, sono ostili nei confronti della verità, e di conseguenza sono assolutamente refrattari alla verità, cosa che è determinata dalla loro natura ed essenza(La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Dio espone come gli anticristi tengano particolarmente alla reputazione e al prestigio. Mirano solamente a ottenere reputazione e prestigio. È il loro obiettivo nella vita. Non appena perdono il rispetto e l’adorazione degli altri e il loro posto nel cuore delle persone, non hanno più motivazione a lavorare e trovano persino la vita priva di significato. Hanno a cuore la reputazione e il prestigio quanto la vita stessa. Questa è la natura degli anticristi. Mi sono reso conto che perseguivo le stesse cose degli anticristi. A prescindere da dove mi trovassi o con chi fossi, davo sempre priorità alla mia reputazione e al mio prestigio, e mi interessavano soprattutto il rispetto e la lode degli altri. Se un dovere mi permetteva di impressionare gli altri e di guadagnarmi il loro rispetto, ero disposto a compierlo. Se invece non accresceva la mia reputazione e il mio prestigio, per quanto importante importante fosse, non volevo svolgerlo e trovavo una scusa per evitarlo; proprio come quella volta, in cui mi hai chiesto di scrivere testi. Sapevo che quel lavoro era importante e che c’era urgente bisogno di personale, ma poi ho pensato alla mia levatura media e al fatto che non sarei stato in grado di distinguermi, e che avrei potuto persino mettermi in imbarazzo con eventuali scarsi risultati. Supervisionando alcuni gruppi di incontro, invece, nonostante non godessi di prestigio elevato e non lavorassi a qualcosa di importante come i testi, ottenevo risultati relativamente buoni nel mio dovere. Non solo i leader mi stimavano, ma i fratelli e le sorelle mi rispettavano, e questo lusingava enormemente il mio ego. Dopo aver valutato i pro e i contro, volevo continuare a svolgere il mio dovere in quel piccolo angolo di mondo e non passare alla scrittura. Mi sono reso conto di essere strettamente vincolato e limitato dalle idee che Satana mi aveva inculcato, come “L’eredità di un uomo è l’eco della sua vita”, “Come un albero vive per la sua corteccia, un uomo vive per la sua reputazione” e “Meglio essere un pesce grande in uno stagno piccolo”. Questi veleni satanici si erano ormai radicati nel mio cuore. Vivevo in base a essi e mettevo la reputazione e il prestigio sopra ogni altra cosa. Per ottenere il rispetto degli altri e lusingare il mio ego, addirittura rifiutavo ed eludevo dei doveri. Ero così disobbediente! In quel momento mi sentivo incredibilmente turbato e in colpa. Non stavo affatto compiendo il mio dovere, ma usandolo come una facciata per ottenere prestigio e reputazione. Stavo percorrendo il cammino di un anticristo. Resomene conto, sono un po’ inorridito. Vivendo secondo quelle visioni fallaci del perseguimento e non cercando mai di correggerle, alla fine sarei stato disprezzato da Dio.

In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio che mi ha profondamente colpito. Dio dice: “Dal principio fino ad oggi, solo l’uomo è stato capace di parlare con Dio. In altri termini, tra tutti i viventi e le creature di Dio, solo l’uomo è stato in grado di conversare con Lui. L’uomo ha orecchi che gli consentono di ascoltare e occhi che gli consentono di vedere; usa un linguaggio, idee proprie e libero arbitrio. Egli possiede tutto ciò che è necessario per ascoltare le parole di Dio, comprenderNe la volontà e accettarNe il mandato. Per questo Dio affida tutti i Suoi desideri all’uomo, giacché vuole renderlo Suo compagno, con gli stessi Suoi pensieri e in grado di camminare con Lui. Da quando ha avviato la Sua gestione, Dio ha atteso che l’uomo Gli donasse il suo cuore, in modo che Egli potesse purificarlo e prepararlo, onde renderlo gradito a Dio e amato da Lui, per fare in modo che l’uomo temesse Dio e fuggisse il male. Dio ha sempre desiderato e atteso un tale esito(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Dio ha creato tanti, tantissimi esseri viventi, ma tra tutte le creature Egli dialoga solo con gli uomini, e solo a essi rivolge richieste e speranze. Egli spera di creare un gruppo di persone che siano in sintonia con la Sua volontà e ne abbiano considerazione, e che si assumano fardelli per Lui. Questa è la speranza di Dio per l’umanità. Ho pensato a come, dopo aver creduto in Dio per diversi anni e aver goduto così tanto dell’irrigazione delle Sue parole, nonché delle opportunità di coltivazione e formazione nella chiesa, ero arrivato a comprendere alcune verità ed ero cresciuto sia professionalmente che nell’accesso alla vita. Tutto questo era dovuto alla grazia di Dio. Ma che tipo di atteggiamento avevo nei confronti di Dio e del lavoro della chiesa? Non mostravo alcun interesse particolare per il lavoro né mi assumevo alcuna responsabilità, e ho persino rifiutato quel dovere per preservare la mia reputazione e il mio prestigio. Esteriormente, praticavo la mia fede e svolgevo il mio dovere, ma nel mio cuore non avevo amore per Dio e non consideravo la Sua volontà. Ricambiavo la grazia di Dio con la disobbedienza e l’inganno. Di fronte alle speranze e alle richieste di Dio, provavo vergogna e rimorso estremi. Sentivo di essere troppo disobbediente e di non avere la minima coscienza o ragione; così ho pregato Dio, desideroso di correggere il mio stato attuale e smettere di vivere in modo così egoista e spregevole. Ero pronto a considerare la volontà di Dio e a sforzarmi di migliorare.

Poi, dopo aver riflettuto, ho notato un altro mio problema. Oltre ad avere un’indole corrotta, un altro motivo per cui rifiutavo quel dovere era una certa idea che possedevo. Credevo che avere buona levatura e abilità speciali fosse il fattore più importante per svolgere bene un dovere; così, quando la chiesa mi affidava un incarico e ritenevo di non avere talento in quell’ambito o che la mia levatura fosse troppo scarsa, neppure ci provavo, e mi rifiutavo direttamente col pretesto della mia scarsa levatura e abilità. Ma questa idea era corretta? Qual era l’intenzione di Dio? Alla fine, ho trovato un passo delle parole di Dio che mi ha aiutato a capire la Sua intenzione riguardo a tale questione. Dio Onnipotente dice: “Quali sono le manifestazioni di una persona onesta? Innanzitutto, non avere dubbi sulle parole di Dio: questa è una manifestazione di una persona onesta. Come lo è ricercare e praticare la verità in tutte le questioni: questa è la manifestazione più importante di una persona onesta, la più fondamentale. Tu affermi di essere onesto, ma releghi sempre le parole di Dio in un angolo della mente e fai quello che vuoi. Questa è forse la manifestazione di una persona onesta? Dici: ‘Anche se la mia levatura è scarsa, possiedo un cuore onesto’. Eppure, quando un dovere spetta a te, hai paura di soffrire e di assumerti la responsabilità in caso tu non lo svolga bene, così accampi delle scuse per eluderlo o suggerisci che lo compia qualcun altro. Questa è la manifestazione di una persona onesta? Chiaramente no. Come deve comportarsi, allora, una persona onesta? Deve sottomettersi alle disposizioni di Dio, essere devota al dovere che è tenuta a svolgere e sforzarsi di soddisfare la volontà di Dio. Questo si manifesta in diversi modi. Uno di questi è accettare il tuo dovere con cuore sincero, senza considerare i tuoi interessi carnali, senza avere esitazioni o tramare per il tuo tornaconto. Questa è una manifestazione di onestà. Un’altra è compiere bene il tuo dovere con tutto il tuo cuore e tutte le tue forze, facendo le cose adeguatamente e mettendo il cuore e l’amore nel tuo dovere al fine di soddisfare Dio. Queste sono le manifestazioni che una persona onesta dovrebbe avere nel compiere il proprio dovere(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Grazie Sue alle parole, ho capito che Dio ama le persone oneste. Egli spera che tutti noi sappiamo trattare sia Lui che il nostro dovere con un cuore onesto e un atteggiamento sincero. Spera che nel nostro dovere pensiamo solo a soddisfare Lui, non i nostri interessi. L’approccio di una persona onesta al dovere è fare del proprio meglio, mettendoci tutto il cuore per svolgerlo bene. Non importa se possieda o meno un talento speciale per il lavoro, e nemmeno i risultati che può effettivamente ottenere. Diversi doveri della chiesa richiedono diversi livelli di levatura e di abilità professionali. Coloro che hanno buone capacità professionali e levatura impareranno prima e otterranno risultati migliori, mentre chi ha un levatura più scarsa e capacità medie otterrà risultati inferiori. È la semplice realtà dei fatti. Ma la levatura e le capacità professionali non sono gli unici fattori a determinare se una persona possa svolgere bene il proprio lavoro. L’atteggiamento nei confronti del proprio dovere, il senso di responsabilità, la capacità di ricercare la verità e di agire secondo i princìpi sono i fattori più cruciali nel dovere di una persona. Alcuni sembrano intelligenti e di buona levatura, ma hanno una scarsa umanità, e nel loro dovere battono la fiacca e si limitano a sbrigarsela. Qualunque levatura possiedano, causeranno più danni che benefici e saranno scacciati. Mentre ci sono alcuni fratelli e sorelle che possiedono levatura e abilità lavorative nella media, ma hanno il cuore al posto giusto. Sono diligenti e responsabili, danno priorità alla ricerca della verità, e sanno patire le avversità e fare sacrifici. Persone come queste migliorano sempre nei loro doveri. A volte, quando si possiede scarsa levatura, pregare Dio per ottenere l’illuminazione e la guida dello Spirito Santo può aiutare a compensare le proprie inadeguatezze. Chi lo fa può comunque ottenere buoni risultati nei suoi doveri. In passato, quando non capivo la verità, usavo sempre la mia scarsa levatura come scusa per rifiutare i doveri e tirarmi indietro. Credevo addirittura che farlo fosse alquanto ragionevole. Di conseguenza mi sminuivo sempre, pensando di non essere all’altezza del dovere, e non avevo nemmeno il coraggio di provarci, rifiutando quindi le offerte. Poi ho capito che quell’idea era fallace e che poteva frenarmi nel mio dovere. Dopo aver letto le parole di Dio, la mia comprensione è notevolmene aumentata e ho trovato un percorso di pratica. Dopo di che, ho pregato Dio, ed ero disposto a sottomettermi e a compiere bene il mio dovere.

Ora, quando incontro delle difficoltà, ancora mi sento inadeguato e temo di mettermi in imbarazzo, ma almeno non uso più la mia scarsa levatura come pretesto per tirarmi indietro come in passato. Per esempio, di recente, mentre discutevo di un problema con i fratelli e le sorelle, non riuscivo a esprimere il mio punto di vista e le mie vecchie abitudini sono riemerse. Ho pensato: “Ho una levatura così scarsa. Dovrei stare zitto e ascoltare gli altri”. Ma poi ho capito di essere in uno stato sbagliato, così ho pregato consapevolmente Dio, chiedendoGli di distogliere la mia attenzione dalla reputazione e dal prestigio affinchè potessi svolgere il mio dovere senza vincoli. Proprio in quel momento, ho pensato a queste parole di Dio: “Non fare sempre cose per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione o al tuo prestigio. Devi prima pensare agli interessi della casa di Dio e farne la tua prima priorità(La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Le parole di Dio mi hanno dato forza. Dovevo correggere le mie intenzioni e dare priorità agli interessi della chiesa. Dovevo smettere di pensare all’opinione degli altri e di proteggere la mia reputazione eludendo i miei doveri, e iniziare a valutare come ottenere risultati migliori nel mio dovere. Ecco cosa dovevo fare. Così ho acquietato il mio cuore e ho iniziato a riflettere al riguardo. A poco a poco, i miei pensieri si sono chiariti. In seguito, con l’aiuto dei consigli degli altri, la questione è stata finalmente risolta.

La produzione testuale è più impegnativa rispetto al mio precedente dovere e può essere più stressante, ma credo che, se mi applico, riuscirò bene. Inoltre, formandomi, riflettendo e ricercando, ho acquisito maggiore comprensione di alcuni dettagli della verità e dei princìpi di pratica. Tutto questo mi ha insegnato molto. Lode a Dio!

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