A cosa porta fuggire le responsabilità
di Xiaomo, Spagna Un giorno di febbraio del 2021, un leader mi ha incaricata di occuparmi delle Chiese dei neofiti nei Paesi di lingua...
Diamo il benvenuto a chi ricerca la manifestazione di Dio!
Il 29 novembre 2023, sono stata scelta come supervisore per il lavoro basato sui testi. Quando ho sentito questa notizia, mi sono sentita davvero turbata. Non potevo farci niente, perché i ricordi di quando ero stata supervisore continuavano a riaffiorarmi nella mente. Quando nel lavoro emergevano deviazioni e problemi, la sorella con cui collaboravo era proattiva nel cercare le cause e nel trovare modi per risolverli, ma io non riuscivo mai a gestire queste cose correttamente. Ogni volta che sorgevano problemi, pensavo che fosse a causa della mia scarsa levatura e della mia mancanza di capacità lavorative, ma non analizzavo mai le deviazioni e le manchevolezze nei problemi che si presentavano, men che meno mi impegnavo a riflettere su come correggerli e risolverli. Sentivo sempre che fosse un po’ umiliante che sorgessero così tanti problemi nel mio dovere e non potevo fare a meno di vivere in uno stato negativo e di voler costantemente fuggire dal mio dovere. Se anche i leader mi facevano notare i miei problemi, diventavo ancora più negativa. Poiché vivevo da tempo in uno stato di negatività e battevo la fiacca, molti problemi nel lavoro non potevano essere risolti in tempo e non portavo un aiuto concreto ai miei fratelli e alle mie sorelle. I leader hanno condiviso molte volte con me sul mio stato, ma non sono riuscita comunque a invertire la rotta e alla fine ciò ha gravemente influito sul lavoro, così sono stata destituita. Anche se sono stata destituita, l’ho percepito come un sollievo. Ma ora volevano che fossi di nuovo un supervisore: non avrebbe forse significato vivere di nuovo nello stesso modo doloroso e umiliante di prima? Non volevo assolutamente essere di nuovo un supervisore! Inoltre, sentivo di non possedere affatto la levatura per essere un supervisore. Avevo visto che molti leader, lavoratori e supervisori erano persone di buona levatura, con forti capacità lavorative e un’alta efficienza nel loro lavoro, mentre io sentivo di essere il tipo di persona che ha una scarsa levatura e una bassa efficienza e di essere semplicemente inadatta a fare il supervisore. A quel punto, nel mio dovere di membro del gruppo, riuscivo a vedere alcuni risultati e a mantenere un po’ di orgoglio, ma essere un supervisore significava assumersi un carico di lavoro pesante e dover tenere conto di tutti gli aspetti. Con le mie capacità mediocri sentivo che, per quanto mi sforzassi, non sarei comunque riuscita a farlo bene e che alla fine sarei stata di nuovo destituita. Sarebbe stata un’altra sconfitta schiacciante, e poi come mi avrebbero vista i miei fratelli e le mie sorelle? Avrebbero detto che ero del tutto inutile? Ogni volta che avevo questi pensieri, volevo rifiutare quel dovere, ma sentivo anche che, rifiutando il mio dovere, avrei deluso Dio. In particolare, dato che in quel momento c’era un solo supervisore per il lavoro basato sui testi e il carico di lavoro era così pesante che una persona da sola non poteva assolutamente gestirlo tutto, il leader ha detto che il lavoro ne era già stato influenzato. Dato che mi ero formata per molti anni nei doveri basati sui testi ed ero già stata un supervisore, avevo una certa familiarità con i vari aspetti del lavoro, quindi, se in quel momento non avessi accettato questo dovere, non sarei stata davvero degna di essere chiamata un membro della casa di Dio. Ma se avessi accettato e poi non fossi stata in grado di farmi carico del lavoro, il mio orgoglio e il mio prestigio non sarebbero forse andati in fumo? Pensare a queste cose mi faceva sentire particolarmente oppressa e addolorata, e mi sentivo tra l’incudine e il martello. Ho portato il mio stato davanti a Dio in preghiera: “Dio, oggi mi è giunto questo dovere di supervisore e so che è la Tua elevazione e la Tua grazia, ma continuo a sentire di non avere la levatura per essere un supervisore e ho molta paura che, diventando di nuovo supervisore, incontrerò ogni sorta di problema e finirò ancora una volta bloccata nel prestigio e nell’orgoglio, incapace di districarmi. Dio, Ti chiedo di concedermi la fede e la determinazione a sottomettermi”.
In seguito, sono andata a una riunione con il cuore pesante. Il leader, venuto a conoscenza del mio stato, ha trovato per me un passo delle parole di Dio: “Che l’obiettivo di Dio nel predisporre gli ambienti per l’uomo è, da un lato, permettere alle persone di sperimentare varie cose in una moltitudine di modi, di trarne degli insegnamenti, di entrare nelle varie verità realtà contenute nella parola di Dio e di arricchire le loro esperienze, e aiutarle ad acquisire una comprensione più completa e sfaccettata di Dio, di sé stesse, del loro ambiente e del genere umano. Dall’altro lato, predisponendo alcuni ambienti speciali e disponendo alcune lezioni speciali per loro, Dio vuole che le persone mantengano un normale rapporto con Lui. In tal modo le persone si presentano al Suo cospetto più spesso piuttosto che vivere in uno stato di assenza di Dio dicendo di credere in Lui ma agendo in un modo che non ha nulla a che fare né con Dio né con la verità, cosa che causerà problemi. Pertanto, negli ambienti predisposti da Dio, le persone vengono di fatto portate da Dio Stesso al Suo cospetto mentre sono passive e riluttanti. Questo dimostra le scrupolose intenzioni di Dio. Quanto più ti manca la comprensione riguardo a una certa questione, tanto più dovresti avere un cuore pio e che teme Dio, e presentarti frequentemente al Suo cospetto per ricercare le Sue intenzioni e la verità. Quando non capisci qualcosa, hai bisogno dell’illuminazione e della guida di Dio. Quando ti trovi di fronte a cose che non comprendi, devi chiedere a Dio di operare di più in te. Queste sono le Sue scrupolose intenzioni. Più ti presenti davanti a Dio, più il tuo cuore sarà vicino a Lui. E non è forse vero che più il tuo cuore è vicino a Dio, più Egli dimorerà in esso? Più Dio è presente nel cuore di una persona, migliori saranno il suo perseguimento, il cammino che percorre e lo stato che ha nel cuore” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Le parole di Dio sono molto chiare. Non importa quali situazioni Dio predisponga, è tutto affinché possiamo imparare delle lezioni e ottenere la verità. Ripensando a quando ero supervisore in precedenza, poiché nel mio dovere avevo rivelato molte deviazioni e mancanze e la mia vanità non era stata soddisfatta, diventavo spesso negativa. Non ho mai cercato la verità per eliminare la mia indole corrotta. Tutto quello su cui riflettevo era cosa avrebbero pensato di me i miei fratelli e le mie sorelle, e se mi avrebbero guardata dall’alto in basso. Continuavo a voler fuggire dal mio dovere, diventavo negativa e battevo la fiacca, non svolgendo alcun lavoro effettivo. Alla fine, il lavoro ha subito dei ritardi e la mia vita non è cresciuta affatto. Tutto questo è stato la conseguenza del fatto che non ho cercato la verità nel lungo periodo. Ripensando a prima, quando non ero un supervisore, pensavo di andare bene sotto tutti gli aspetti e non avevo una reale comprensione di me stessa. Da quando sono diventata supervisore, nel mio dovere sono state esposte molte deviazioni e problemi, e sono stata potata spesso. Tutto questo mi ha costretta a riflettere sulla mia corruzione e sulle mie mancanze e a venire davanti a Dio per cercare la verità. Se fossi riuscita ad affrontare le mie carenze e manchevolezze, a pregare di più Dio e a cercare le verità principi, avrei potuto imparare lezioni sotto tutti gli aspetti. Questa era la grazia di Dio. Ma non ho saputo essere grata, volevo sempre sottrarmi al mio dovere ed ero irresponsabile. Anche dopo essere stata destituita, non ho provato neanche un briciolo di senso di colpa o di rimorso. Anzi, l’ho considerato una specie di sollievo. Avevo davvero deluso Dio! Eppure, Dio non mi ha disprezzata e mi ha invece dato un’altra opportunità per formarmi, volendo che mi dotassi di più della verità e crescessi più rapidamente nella vita. Ma io ero insensibile e ottusa, non capivo l’intenzione di Dio. Temevo che le mie mancanze venissero di nuovo esposte e che gli altri mi guardassero dall’alto in basso, così non volevo svolgere il mio dovere di supervisore. Avevo davvero deluso le scrupolose intenzioni di Dio. Rendermi conto di queste cose mi ha fatta sentire un po’ in colpa e in debito con Dio.
Sono arrivata a capire un po’ di più l’intenzione di Dio e ho accettato il dovere di supervisore. Ma non potevo ancora fare a meno di sentirmi preoccupata e in pensiero. Temevo di non svolgere bene il mio dovere, di perdere la faccia in ogni modo e di finire destituita come l’ultima volta. Un giorno, ho letto le parole di Dio: “Che la tua levatura sia elevata o scarsa, e che tu capisca o no la verità, in ogni caso devi avere questo atteggiamento: ‘Visto che questo lavoro è stato assegnato a me, devo trattarlo seriamente, deve essere la mia preoccupazione e devo usare tutto il mio cuore e tutta la mia forza per svolgerlo bene. Per quanto riguarda svolgerlo alla perfezione, non posso pretendere di dare una garanzia, ma il mio atteggiamento è quello di fare del mio meglio per eseguirlo bene e di sicuro non sarò superficiale in questo. Se sorge un problema nel lavoro, allora me ne prenderò la responsabilità, e mi assicurerò di trarne una lezione e di svolgere bene il mio dovere’. Questo è l’atteggiamento giusto” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori, “Le responsabilità di leader e lavoratori (8)”). Dopo aver letto questo passo delle parole di Dio, mi sono molto commossa. Le richieste di Dio nei miei confronti non sono alte. Egli non mi chiede di intraprendere alcuna grande opera al di là della levatura e delle capacità che possiedo e chiede solo che io abbia un cuore sincero e faccia del mio meglio per adempiere bene il mio dovere. Questo basta per soddisfare Dio. Anche se non osavo ancora garantire di potermi fare carico del dovere di un supervisore, dovevo almeno avere l’atteggiamento di fare del mio meglio per adempiere bene il mio dovere. Questo era alla mia portata. Mi sono resa conto che il mio precedente fallimento nello svolgere il mio dovere non era dovuto alla mia scarsa levatura, ma piuttosto al fatto che continuavo a vivere in uno stato in cui emettevo verdetti su me stessa, desiderando costantemente di tirarmi indietro. Non avevo alcun senso del fardello verso il mio dovere e, quando sorgevano problemi, non venivo subito davanti a Dio per riflettere e non analizzavo perché si fossero verificate queste deviazioni e questi problemi, né riflettevo su come cercare la verità per risolverli. Tutto ciò a cui pensavo giorno dopo giorno era il mio orgoglio e il mio prestigio. Con quel tipo di atteggiamento, come avrei mai potuto adempiere bene il mio dovere? Rendendomi conto di questo, ho visto che la mia vanità, il mio orgoglio e la preoccupazione che avevo per il prestigio erano gli ostacoli più grandi nel mio dovere. Così, ho iniziato a riflettere: “Perché ogni volta che sono in gioco l’orgoglio e il prestigio, non posso fare a meno di crogiolarmi in uno stato sbagliato?”
In seguito, ho letto le parole di Dio: “Gli anticristi hanno a cuore la propria reputazione e il proprio prestigio in modo maggiore rispetto alle persone comuni, e ciò è qualcosa di intrinseco alla loro indole essenza; non è un interesse temporaneo né l’effetto transitorio dell’ambiente circostante. È qualcosa all’interno della loro vita, delle loro ossa, e dunque è la loro essenza. Vale a dire, in tutto ciò che gli anticristi fanno, la loro prima considerazione va alla propria reputazione e al proprio prestigio, nient’altro. Per loro, la reputazione e il prestigio sono la vita, nonché l’obiettivo che perseguono per tutta la loro esistenza. In tutto ciò che fanno, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio prestigio? E della mia reputazione? Fare questa cosa mi darà una buona reputazione? Eleverà il mio prestigio nella mente delle persone?’ Questa è la prima cosa a cui pensano, il che dimostra ampiamente che hanno l’indole e l’essenza degli anticristi, ed è solo per questo motivo che considerano le cose in questo modo. Si può dire che, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno cose esterne a loro a cui potrebbero rinunciare. Fanno parte della loro natura, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso della reputazione e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? La reputazione e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che perseguono ogni giorno. E così, per gli anticristi, la reputazione e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa perseguano, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e un elevato prestigio. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente al loro perseguimento di reputazione e prestigio. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente la reputazione e il prestigio. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano il perseguimento di reputazione e prestigio equivalente alla fede in Dio e danno a queste cose lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche la reputazione e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, il perseguimento della verità nella loro fede in Dio sia il perseguimento della reputazione e del prestigio e che il perseguimento della reputazione e del prestigio è anche il perseguimento della verità; ottenere reputazione e prestigio equivale a ottenere la verità e la vita” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte terza”). Dalle parole di Dio, ho visto che gli anticristi trattano la reputazione e il prestigio come la loro stessa vita e come l’obiettivo che perseguono per tutta la vita. Indipendentemente da ciò che fanno o dicono, tutto ciò che considerano è la propria reputazione e il proprio prestigio. Questa è l’essenza di un anticristo. Ripensandoci, ho sempre avuto un forte desiderio di reputazione e prestigio fin da quando ero giovane e ho sempre vissuto secondo i veleni satanici “Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia” e “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli”. Mi importava profondamente di come mi vedevano gli altri. Quando ero in quarta elementare, la mia insegnante mi ha scelta per partecipare a un’olimpiade di matematica, ma non ho ottenuto un punteggio alto come gli altri studenti e mi sono sentita piuttosto umiliata. Dopodiché, ho inventato una scusa e ho abbandonato la scuola. La mia insegnante ha visto che i miei voti in realtà non erano così male e ha pensato che fosse un peccato che io abbandonassi, così è venuta apposta a casa mia per convincermi. Solo allora sono tornata a scuola. In prima media, una volta ho risposto male a una delle domande dell’insegnante e tutta la classe è scoppiata a ridere. Mi sono sentita completamente umiliata e non sono più tornata a scuola. Dopo aver iniziato a credere in Dio, le cose non erano cambiate. Poiché il mio desiderio di reputazione e prestigio non era stato soddisfatto, vivevo in uno stato negativo e volevo rinunciare al mio dovere. Quando ero stata supervisore in precedenza, molte delle mie manchevolezze erano state esposte e mi ero sentita davvero umiliata, quindi volevo costantemente eludere il mio dovere e non mi impegnavo a risolvere questioni che avrebbero potuto esserlo. Nel mio dovere ho battuto la fiacca e sono stata negativa, alla fine ho ritardato il lavoro della chiesa e sono stata destituita. Questa volta, non volevo essere un supervisore anche perché avevo paura di non essere in grado di svolgere un lavoro effettivo, di essere di nuovo destituita e temevo che il mio orgoglio avrebbe subito un altro colpo. Per evitare di essere guardata dall’alto in basso, continuavo a voler rifiutare questo dovere. Consideravo costantemente la mia reputazione e il mio prestigio, senza il minimo pensiero per il lavoro della chiesa. Ero veramente egoista, spregevole e priva di umanità! Una persona che possiede umanità, di fronte a un dovere, non si preoccupa se questo dovere possa portarle prestigio o quali difficoltà potrebbe affrontare. Fintanto che è qualcosa che il lavoro della chiesa richiede, si affiderà a Dio e farà tutto il possibile per fare la sua parte. Ma io sprofondavo sempre nelle preoccupazioni per la reputazione e il prestigio e, non appena incontravo qualche battuta d’arresto o fallimento nel mio dovere, cadevo in uno stato di sconforto. Volevo sempre rifiutare e sottrarmi al mio dovere. In questo, non mi stavo forse opponendo a Dio? Ho visto che perseguire il prestigio e la fama mi avrebbe solo portata a oppormi a Dio e a offendere la Sua indole e che, in questo, stavo percorrendo il cammino di un anticristo. Se avessi continuato a perseguire la reputazione e il prestigio, non avrei mai svolto bene il mio dovere e sarei solo stata detestata ed eliminata da Dio. Rendendomi conto di tutto questo, ho pregato Dio: “Dio, il mio cuore è troppo consumato dal prestigio e dalla fama. Non voglio più ribellarmi a Te. Indipendentemente dalla mia levatura, sono disposta a fare tutto il possibile per adempiere bene il mio dovere, affinché il Tuo cuore possa essere confortato”.
Nella mia ricerca, ho scoperto di aver sempre nutrito un’opinione sbagliata. Pensavo che per essere un supervisore si dovesse possedere una buona levatura e lavorare in modo efficiente, altrimenti, non si era qualificati per ricoprire questo ruolo. Ma non avevo mai cercato di capire se questa mia visione fosse effettivamente corretta. In seguito, ho letto le parole di Dio: “Guardando la cosa dal punto di vista del lavoro della casa di Dio nel suo complesso, ovviamente, se ci fossero più persone di buona levatura, il lavoro della chiesa sarebbe effettivamente più facile. Tuttavia, c’è una premessa da fare: nella Sua casa, Dio sta compiendo la Sua opera, e le persone non hanno un ruolo decisivo. Pertanto, il fatto che la levatura delle persone sia buona, media o scarsa non determina i risultati dell’opera di Dio. I risultati finali da raggiungere sono ottenuti da Dio. Tutto è guidato da Dio; tutto è opera dello Spirito Santo” (La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (7)”). “Indipendentemente dal fatto che la tua levatura sia alta o bassa e a prescindere da quanto talento tu abbia, se la tua indole corrotta non viene eliminata, allora non importa in quale posizione ti trovi: non sarai adatto a essere utilizzato. Se, invece, la tua levatura e le tue capacità sono limitate ma comprendi varie verità principi, tra cui le verità principi che dovresti comprendere e cogliere nell’ambito del tuo lavoro, e la tua indole corrotta è stata eliminata, allora sarai una persona adatta a essere utilizzata” (La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). “La capacità di svolgere bene il proprio dovere non dipende esclusivamente dalla levatura di una persona, ma soprattutto dall’atteggiamento che ha verso il suo dovere, dal suo carattere, dal fatto che la sua umanità sia buona o cattiva e dal fatto che sia capace di accettare la verità. Queste sono le radici. Se metti il cuore nel tuo dovere, se fai del tuo meglio e agisci con tutto te stesso, se hai un atteggiamento serio e coscienzioso verso lo svolgimento del tuo dovere, se sei scrupoloso e lavori duro: queste sono le cose che Dio osserva, e Dio sottopone a scrutinio tutti” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Adempiere bene il proprio dovere richiede un’armoniosa collaborazione”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che la mia opinione non era affatto conforme alla verità, che qualsiasi lavoro nella casa di Dio è compiuto da Dio Stesso e che la levatura di una persona non determina tutto. Se riusciamo a svolgere bene il nostro dovere dipende principalmente dal nostro atteggiamento verso il dovere, se abbiamo un cuore coscienzioso e responsabile e se sappiamo agire secondo le verità principi. Se una persona ha doni e levatura, ma non possiede senso del fardello né sente la responsabilità del proprio dovere e, quando i fratelli e le sorelle le fanno notare i suoi problemi, lei si rifiuta di accettarli e non riflette su di essi né li analizza, allora, anche se ha doni e levatura, non può svolgere bene il suo dovere e Dio non la benedirà né la guiderà. Al contrario, se una persona ha una levatura media ma il suo cuore è nel posto giusto, svolge il suo dovere con diligenza e responsabilità e, quando i fratelli e le sorelle le fanno notare le sue deviazioni e manchevolezze, lei sa accettare e correggere queste cose, allora può comunque ottenere alcuni risultati nel suo dovere. Ho pensato a una sorella che conoscevo. La sua levatura era media, ma dopo essere stata eletta leader, ha avuto un senso del fardello nel suo dovere, ha svolto il suo lavoro in modo coscienzioso e pragmatico e ha ottenuto risultati relativamente buoni nel suo dovere; in seguito, è stata promossa per assumere un lavoro più importante. C’era anche una sorella che collaborava con me in precedenza e che aveva una buona levatura, ma quando il leader le ha fatto notare i problemi e le deviazioni nel suo lavoro, lei non solo si è rifiutata di accettarli, ma ha anche ribattuto e si è rifiutata di sottomettersi. Di conseguenza, ha perso l’opera dello Spirito Santo, non è stata in grado di capire a fondo alcun problema e non ha ottenuto nessun risultato nel suo dovere: alla fine è stata destituita. Da questi fatti, ho visto che il fatto di poter svolgere bene il proprio dovere non è determinato in modo decisivo dalla propria levatura, che la chiave sta nel saper accettare la verità e nell’atteggiamento verso il proprio dovere.
In seguito, ho letto altre parole di Dio: “La levatura, i doni e i talenti che Dio ti ha dato sono già sufficienti; è semplicemente che non sei soddisfatto, non sei devoto al tuo dovere, non sai mai stare al tuo posto, vuoi sempre declamare idee altisonanti e metterti in mostra, e alla fine combini un disastro con i tuoi doveri. Non hai messo a frutto la levatura, i doni e i talenti che Dio ti ha dato, non hai compiuto uno sforzo completo e non hai raggiunto alcun risultato. Benché tu possa essere molto occupato, Dio dice che sei come un pagliaccio che saltella, non una persona che conosce il proprio posto ed è concentrata sui compiti che le spettano. A Dio non piacciono persone del genere. Pertanto, indipendentemente dai tuoi piani e dai tuoi obiettivi, se alla fine non arrivi a svolgere il tuo dovere secondo i principi richiesti da Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza sulla base della levatura, dei doni, delle abilità, dei talenti intrinseci e delle altre condizioni che Dio ti ha dato, allora Egli non ricorderà ciò che hai fatto, e tu non starai facendo il tuo dovere, ma piuttosto starai commettendo il male” (La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). “Per prima cosa, sfrutta al massimo i doni, le abilità e i punti di forza intrinseci ed esistenti che Dio ti ha dato, nonché le competenze tecniche o professionali che sei in grado di raggiungere e ottenere, e non ti trattenere. Se sei arrivato a soddisfare Dio relativamente a tutte queste cose e ritieni di poter raggiungere altezze ancora maggiori, allora considera quali sono le abilità tecniche o professionali in cui puoi migliorare o fare grandi progressi, nell’ambito di ciò che la tua levatura può raggiungere. Puoi continuare ad apprendere e a migliorare sulla base di ciò che puoi ottenere con la tua levatura. […] se riesci a svolgere il tuo dovere con tutto il tuo cuore, tutta la tua forza e tutta la tua mente, al meglio delle tue capacità, e hai un cuore sincero, allora sei prezioso come l’oro al cospetto di Dio. Se non sai pagare un prezzo e sei privo di lealtà nello svolgere il tuo dovere, allora anche se le tue condizioni innate sono migliori di quelle di una persona nella media, tu non sei prezioso al cospetto di Dio, vali meno di un granello di sabbia” (La Parola, Vol. 7: Riguardo al perseguimento della verità, “Come perseguire la verità (3)”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che, indipendentemente dalla levatura di una persona, finché svolge il suo dovere nei limiti delle sue capacità, con tutta la sua forza e la sua mente e ha un cuore sincero, una persona simile è più preziosa dell’oro agli occhi di Dio. La levatura che Dio mi ha dato era in realtà sufficiente e riuscivo anche a comprendere alcuni principi riguardanti il lavoro basato sui testi; normalmente, non era come se non avessi affatto alcun cammino nel seguire il lavoro. Il problema era che non ero mai stata in grado di trattare adeguatamente le mie manchevolezze, mi ero sempre paragonata a coloro che avevano una levatura migliore e doni e non avevo mai concentrato il mio cuore su come fare bene il mio dovere. Ora che facevo di nuovo il dovere di supervisore, avrei fatto fortemente tesoro di questo dovere e l’avrei fatto con tutto il mio cuore e la mia mente. Non potevo più trattarlo negativamente.
Essendo cambiato il mio atteggiamento, la volta successiva che ho fatto il mio dovere, ho pregato Dio di mantenere il mio cuore calmo davanti a Lui. Rivedendo attentamente i sermoni, sono riuscita a trovare alcuni problemi e ho potuto trarre dei benefici studiando le competenze professionali insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle. Quando nel lavoro sono apparse deviazioni e problemi, esponendo molte delle mie manchevolezze, provavo comunque vergogna e mi sentivo un po’ negativa, pensavo persino di ritirarmi e, in quei momenti, pensavo ai miei fallimenti passati. Prima, sprofondavo sempre nelle preoccupazioni per l’orgoglio e il prestigio e, quando apparivano problemi, non ero proattiva nell’analizzare deviazioni e manchevolezze, mi sentivo sempre negativa e mi ritiravo; di conseguenza, ho perso l’opera dello Spirito Santo. Non volevo cadere di nuovo in uno stato di sconforto, così ho pregato Dio, chiedendoGli di aiutarmi a uscire dalla negatività. Allo stesso tempo, mi sono anche aperta riguardo al mio stato con i leader, i miei fratelli e le mie sorelle e tutti loro hanno condiviso con me e mi hanno incoraggiata. Anche i leader mi hanno aiutata e sostenuta, facendomi notare i problemi nel modo in cui facevo il mio dovere. Ho riflettuto su come fossero stati causati questi problemi e ho scoperto che alcuni erano portati dal mio atteggiamento superficiale, mentre altri erano sorti perché non afferravo i principi, così li ho analizzati e corretti. A volte, quando c’erano troppe cose da gestire per me, i leader mi scrivevano e mi aiutavano a imparare ad assegnare le priorità; dopo aver organizzato il mio tempo in modo ragionevole in questo modo, sono diventata in grado di fare il mio dovere normalmente. Dopo un po’, i risultati del lavoro basato sui testi sono leggermente migliorati. Ora sono supervisore da più di sei mesi e, sebbene io abbia molte manchevolezze e carenze e ci siano ancora molti problemi nel lavoro, attraverso ciò che ho sperimentato questa volta sento veramente che il lavoro nella casa di Dio è sostenuto dallo Spirito Santo. Quando abbandono gli interessi personali e faccio il mio dovere diligentemente, posso ricevere l’opera e la guida dello Spirito Santo e posso anche ottenere alcuni risultati nel mio dovere. Grazie a Dio!
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