Una notte di brutali torture

14 Dicembre 2024

di Gao Liang, Cina

Un giorno, nell’aprile del 2006, sono andato a diffondere il Vangelo del Regno di Dio Onnipotente a un gruppo di cristiani, ma non lo hanno accettato. In un secondo momento sono tornato a diffondere loro il Vangelo, ma mi hanno sguinzagliato un cane contro. Diversi giorni dopo, mentre lavoravo, due poliziotti in borghese sono venuti sul mio posto di lavoro e mi hanno costretto a condurli nella casa in cui vivevo all’epoca. Ne ho dedotto che quei cristiani dovevano avermi denunciato. Ero agitato e spaventato: sapevo che la polizia mi avrebbe certamente arrestato se avesse trovato i libri delle parole di Dio che tenevo nel mio appartamento. Pregavo Dio senza sosta: “O Dio, se davvero oggi mi arrestano, avverrà con il Tuo permesso. Sono pronto a mettermi nelle Tue mani. Ti prego, proteggimi, dammi forza e fede e guidami a rimanere saldo nella mia testimonianza”. Quando siamo arrivati a casa mia, hanno iniziato a rovistare tra tutti i miei effetti personali senza fornire alcun tesserino identificativo; alla fine, hanno trovato una copia de “La Parola appare nella carne”, un libro evangelico e un lettore CD, e quindi mi hanno portato all’ufficio di pubblica sicurezza della contea.

Lì, un agente mi ha chiesto: “Sei un credente in Dio Onnipotente? A quante persone hai predicato? Chi è il tuo leader?” Ho risposto: “Sì, credo in Dio Onnipotente, ma pratichiamo la fede e condividiamo il Vangelo di nostra iniziativa. Non abbiamo leader”. La mia risposta lo ha fatto arrabbiare così tanto che mi ha dato un calcio nello stomaco talmente violento da farmi indietreggiare di qualche passo. Sapevo che verosimilmente non avrei potuto evitare di essere torturato e tormentato dopo l’arresto: noi credenti e seguaci di Dio che viviamo in Cina siamo destinati ad affrontare un simile momento, prima o poi. Dovevo affidarmi a Dio per superare quella prova: non potevo inchinarmi a Satana. L’agente mi ha torchiato con malignità, dicendomi: “Quando ti sei unito alla chiesa? Chi ti ha dato quei libri? Dove vive?” Quando non ho risposto, mi ha tirato le mani dietro la schiena e mi ha ammanettato a una sedia di metallo. In quel momento, è entrato il direttore dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza, il capo Wang, e ha urlato: “Che diavolo state facendo? Toglietegli subito le manette!” Poi, con un sorriso, si è avvicinato a me, mi ha dato una pacca sulla spalla e in tono falsamente sincero mi ha detto: “Vecchio compagno, voglio solo il meglio per te. So che hai difficoltà con il lavoro. Se ci dirai tutto quello che sai sulla Chiesa di Dio Onnipotente, riceverai una ricompensa di diverse migliaia di yuan”. Mi sono reso conto che si trattava di un’astuta macchinazione di Satana: l’agente stava cercando di indurmi a fornire informazioni sulla chiesa, a tradire Dio e a vendere i miei fratelli e sorelle usando l’esca di una ricompensa in denaro. Ho pensato: “Non cederei neanche se mi offrisse una montagna d’oro. Non tradirò mai gli interessi della chiesa”. Vedendo che non mi aveva persuaso, ha aggiunto: “Se mi dici quello che sai, puoi anche prendere una fetta dei nostri futuri profitti”. Ero completamente disgustato da lui e ignoravo tutto ciò che diceva. Quando si è reso conto che non avrei detto nulla, ha di colpo assunto un atteggiamento minaccioso. Accigliato e in tono severo, ha detto: “Questo qui non sa cosa è bene per lui. Fategli quello che dovete”, e poi è uscito dalla stanza come una furia. Uno degli agenti mi ha minacciato, dicendo: “Se non ci dici onestamente quello che sai, le cose non si metteranno bene per te”. Mentre lo diceva, mi ha assestato un forte schiaffo sul viso, mi ha dato un calcio facendomi finire a terra, poi mi ha tirato le braccia dietro la schiena e mi ha ammanettato di nuovo alla sedia di metallo. Mi spaventava un po’ pensare a quale tortura avrebbero potuto riservarmi, così ho pregato Dio in silenzio: “O Dio, se oggi morirò o no per mano della polizia dipende solo da Te. Ti prego, riempimi di fede e forza; impediscimi di vendere i miei fratelli e sorelle e di tradirTi”. Terminato di pregare, ho improvvisamente ricordato la storia di Daniele. Daniele fu gettato nella fossa dei leoni, ma ebbe fede, pregò e si affidò a Dio; così Dio serrò le fauci dei leoni per impedire che gli facessero del male. Sapevo che anch’io avrei dovuto avere fede in Dio e rimanere saldo nel testimoniarLo, indipendentemente dalle torture che avrei subito dalla polizia.

Poi mi hanno ripetuto di nuovo le stesse domande, ma io non ho risposto, così mi hanno trascinato in un cortile, mi hanno messo davanti cinque o sei libri delle parole di Dio e mi hanno appeso al collo un cartello con la scritta “membro di una setta”. Mi hanno scattato una foto, quindi mi hanno preso le impronte digitali e mi hanno portato in una stanza di tortura nascosta. Appena entrato, mi si è gelato il sangue nelle vene: la stanza era piena di strumenti di tortura di ogni sorta. C’erano un’alta rastrelliera in acciaio saldato, una sedia della tigre e catene per i piedi, oltre a più di dieci scatole di varie dimensioni colme di ogni altro tipo di arnesi. Alle pareti erano appese fruste di cuoio, canne in bachelite, morsetti e molti altri strumenti di tortura più piccoli che non avevo mai visto prima. Ce ne saranno stati più di cento nella stanza. Ho subito sentito i peli della nuca rizzarsi e le mie gambe perdere forza. Mi sono detto: “Non mi avrebbero portato qui se non avessero intenzione di torturarmi. Chissà se riuscirò a uscirne vivo. Forse, se gli fornisco solo qualche informazione irrilevante, mi lasceranno andare e non dovrò soffrire in questo posto. Se non dico nulla, mi sottoporranno sicuramente ad atroci torture”. In quel momento, mi è tornata in mente la storia dei tre amici di Daniele, che furono gettati in una fornace ardente perché non volevano inchinarsi a un idolo d’oro, e dichiararono che avrebbero preferito morire piuttosto che tradire Dio. Dio li protesse tutti e tre, e nessuno di loro riportò neanche una minima ustione. Questo mi ha ricordato la sovranità onnipotente di Dio e ha ravvivato la mia fede in Lui. Sapevo che il mio destino, che vivessi oppure morissi, era interamente nelle mani di Dio. In qualsiasi modo mi avessero torturato, dovevo affidarmi a Dio e rimanere saldo nel testimoniarLo. Poi, sono entrati due giovani agenti e hanno regolato la rastrelliera d’acciaio alla mia altezza; mi hanno appeso per le mani alla sbarra orizzontale in modo che i miei piedi toccassero appena il suolo con le punte. Un agente ha ringhiato ferocemente: “Abbiamo sprecato un giorno intero a tentare di convincerti a parlare, ora è il momento di farti soffrire!” Tutto il peso del mio corpo era sostenuto dalle mani e dalle braccia, la posizione era incredibilmente scomoda. Dopo un po’, mani e braccia hanno cominciato a farmi sempre più male, come se me le stessero strappando lentamente. Il dolore era tale da farmi gridare. Non mangiavo da un giorno intero e avvertivo nausea e vertigini. Era davvero più di quanto potessi sopportare. In preda alla sofferenza, ho improvvisamente ricordato le parole di Dio: “Forse ricordate tutti queste parole: ‘Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria’. Tutti voi avete udito questa frase, ma nessuno ne aveva capito il vero significato prima. Oggi, invece, siete pienamente consci del loro significato reale: Dio porterà a compimento queste parole negli ultimi giorni e le porterà a compimento in coloro che sono stati brutalmente perseguitati dal gran dragone rosso, nella terra in cui esso giace arrotolato su sé stesso. Il gran dragone rosso perseguita Dio ed è Suo nemico e per questo motivo, in questa terra, coloro che credono in Dio sono sottoposti a umiliazione e oppressione. Ecco perché queste parole troveranno la loro realizzazione nel vostro gruppo di persone(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Grazie alle Sue parole, ho capito che Dio stava usando il gran dragone rosso al Suo servizio per perfezionare il Suo popolo eletto. La mia tortura aveva lo scopo di perfezionare la mia fede, racchiudeva un significato speciale, quindi dovevo smettere di essere così negativo e debole. Allora ho pregato Dio, dicendo: “O Dio! A prescindere da come verrò torturato e da quanto dovrò soffrire, non venderò mai i miei fratelli e sorelle e non tradirò Te!” Mi hanno lasciato lì appeso per circa due ore.

Poco dopo le 20.00, sono entrati nella stanza quattro giovani con il volto coperto da un passamontagna e uno di loro mi ha detto con malignità: “Bene, bene, come andiamo? Comodo?” Mentre lo diceva, ha afferrato una frusta di cuoio dalla parete e ha cominciato a usarla per colpirmi sulle braccia. A ogni frustata mi sembrava che la carne mi venisse strappata via dalle ossa: il dolore era insopportabile. Mi ha dato almeno cinquanta o sessanta frustate e, quando si è stancato, un altro di loro ha preso il suo posto. In quel momento temevo che, se mi avessero frustato così forte da storpiarmi le braccia, non sarei stato in grado di vivere una vita normale, così ho pregato Dio: “O Dio, metto tutto nelle Tue mani. Che io resti mutilato o meno, mi sottometto alle Tue orchestrazioni e disposizioni”. Mi hanno tirato giù dalla rastrelliera solo dopo essersi stancati di frustarmi. Privo di forze in tutto il corpo, sono immediatamente caduto a terra. Ma non avevano ancora finito con me: mi hanno legato alla sedia della tigre e hanno ripreso a interrogarmi. Uno degli agenti ha ringhiato: “Scordati di uscire vivo da qui se non ci dici la verità! Fornisci semplicemente un resoconto onesto di ciò che sai e ti lasceremo andare. Il PCC è mortalmente ostile verso voi credenti, vi considera suoi nemici giurati. Vuole distruggervi e uccidervi tutti. Questa è la politica del PCC: può togliere la vita a voi credenti in Dio Onnipotente senza subire la minima punizione!” Ho risposto con fermezza: “Non so nulla. Non c’è niente che possa dirvi”. Vedendo che continuavo a non collaborare, mi hanno liberato dalla sedia della tigre e mi hanno fatto sdraiare a terra. Poi hanno preso ciascuno una canna nera di bachelite, ognuna lunga circa 75 centimetri e larga 10 e piena di sfere d’acciaio e, posizionatisi ai miei fianchi, hanno preso a picchiarmi violentemente su tutto il corpo. Sussultavo a ogni singolo colpo. Mi contorcevo per il dolore, urlando in preda alla disperazione. Avevo difficoltà a respirare; non ci sono parole per descrivere quanto fosse lancinante il dolore. Mi picchiavano soprattutto sulle natiche, senza sosta, e mi sembrava che mi stessero per fuoriuscire le budella. In preda a un dolore insopportabile, ho gridato con rabbia: “State cercando di uccidermi di botte! Volete vedermi morto! Perché non andate a prendere veri assassini e piromani? Quali leggi ho infranto io per meritare questa crudeltà? Non avete un briciolo di umanità?” Uno degli agenti si è infuriato ancora di più e ha iniziato a picchiarmi così forte che la sua canna di bachelite si è spezzata in due e le sfere d’acciaio si sono sparse su tutto il pavimento. Tutti loro sono esplosi in una cacofonia di risate. Poi, a denti stretti, un agente mi ha detto: “Non hai infranto nessuna legge, dici? Il PCC non permette l’esistenza di alcun credo religioso. Il popolo cinese deve credere solo nel Partito Comunista. Voi siete nemici del PCC e il Partito vi distruggerà, vi ucciderà e vi estirperà tutti completamente!” Mentre lui pronunciava queste parole, gli altri hanno estratto due lunghe fruste da una delle scatole e poi mi hanno detto: “Continui a non volerci dire quello che vogliamo sentire? Allora proviamo un gusto diverso: vediamo se ti piace questo sapore!” Mi hanno ordinato di alzarmi e due di loro hanno cominciato a frustarmi con furia inaudita, infliggendomi un dolore insopportabile. Quando quelli si sono stancati, altri due hanno preso il loro posto e hanno continuato a picchiarmi, alternandosi almeno quattro volte in turni di minimo mezz’ora. Alla fine, sono caduto a terra paralizzato, ma loro mi hanno tirato su e hanno continuato a interrogarmi. Poiché tacevo, hanno ripreso a frustarmi e a darmi calci alle gambe. Mi sembravano rotte. Iniziando a sentirmi un po’ debole, ho pensato: “Se non dico nulla, continueranno a usare torture di tutti i tipi per tormentarmi. Potrebbero persino torturarmi a morte. Ma se dico anche una sola parola, diventerò un giuda, e il voto che ho fatto davanti a Dio diventerà un inganno. Questo ferirebbe Dio e, peggio ancora, susciterebbe in Lui un odio amaro”. Ho continuato a rimuginarci su: dovevo dire qualcosa oppure no? Proprio in quel momento, ho ripensato alla crocifissione del Signore Gesù e ho rammentato le parole di Dio: “In cammino verso Gerusalemme, Gesù era in agonia, come se il Suo cuore fosse stato trafitto da un coltello, e ciononostante non ebbe la minima intenzione di rimangiarSi la parola data; c’era sempre una forza potente che Lo obbligava ad andare avanti verso il luogo della Sua crocifissione. Infine, Egli venne inchiodato alla croce e assunse le sembianze della carne peccatrice, completando l’opera di redenzione del genere umano. Si liberò dalle catene della morte e degli inferi. Davanti a Lui la morte, l’inferno e l’Ade persero il loro potere e furono sconfitti da Lui(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Come servire Dio conformemente alle Sue intenzioni”). Per redimere l’intera umanità, il Signore Gesù fu disposto a subire la crocifissione, l’umiliazione e la tortura, e a offrire la Propria vita. L’amore di Dio per l’uomo è smisurato! Questo mi ha infuso profondo coraggio e ho pronunciato un voto silenzioso: “Non diventerò un giuda e non tradirò Dio, anche a costo di essere torturato a morte!” Poi, hanno ripreso a minacciarmi, dicendo: “Se non ci dici quello che vogliamo sapere, ti picchieremo a morte e finirai nel crematorio, dove sarai bruciato e ridotto in cenere. Oppure manderemo il tuo corpo al mattonificio, dove sarai ridotto in poltiglia e trasformato in mattoni”. In quel momento avevo paura, ma sapevo che non spettava a loro decidere se sarei sopravvissuto o no alle loro percosse. Tutto era nelle mani di Dio e io ero intenzionato a sottomettermi alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Proprio allora, mi è venuto in mente che i libri della chiesa erano ancora in mio possesso e che nessuno dei miei fratelli e sorelle sapeva che ero stato arrestato. Se la polizia avesse messo le mani su quei libri, sarebbe stata un’enorme perdita per la chiesa. Ha iniziato ad assalirmi il panico, così ho pregato Dio: “Dio, la mia vita non è importante ma, in quanto custode dei libri della chiesa, devo assicurarmi che rimangano al sicuro. Tuttavia, non so se riuscirò a uscire vivo da qui. Metto tutte queste preoccupazioni nelle Tue mani e Ti chiedo di aprirmi una strada”. Quando ho finito di pregare, è accaduto qualcosa di miracoloso: ho smesso di sentire il dolore delle frustate. Sapevo che Dio stava alleviando le mie sofferenze e Gli ero incredibilmente grato. Quando hanno visto che giacevo immobile e non urlavo più, gli agenti hanno immediatamente smesso di frustarmi. Uno di loro mi ha passato un dito sotto il naso e poi ha detto nervosamente: “È ridotto male. Portatelo via da qui: se muore per mano nostra, ci ritroveremo in un bel guaio”. Sapevo che Dio mi aveva aperto una strada e vegliava su di me, altrimenti sarei sicuramente morto lì dentro.

In seguito, due agenti mi hanno trascinato fuori e gettato in un campo, lasciandomi lì. Sono rimasto a terra immobile. Saranno state circa le due del mattino. In quel momento avevo un solo pensiero in testa: far sapere ai miei fratelli e sorelle che i libri dovevano essere trasferiti prima dell’alba, per evitare che finissero nelle mani della polizia. Ho cercato di alzarmi, ma le ferite non me lo permettevano. Ho attinto fino all’ultimo granello di energia che avevo, ma non riuscivo a tirarmi su. Ero estremamente preoccupato, in preda al panico, così ho subito pregato Dio per chiederGli di darmi forza. Dopo aver pregato, ho ricordato un passo delle Sue parole: “Non temere, il Dio Onnipotente degli eserciti sarà certamente con te; Egli vi protegge ed è il vostro scudo(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 26”). Le parole di Dio mi hanno dato fede. Dopo circa mezz’ora, ho provato di nuovo ad alzarmi e, al quarto o quinto tentativo, finalmente ce l’ho fatta. Il sole non era sorto e le strade erano ancora immerse nel buio. Mi sono trascinato in preda a dolori lancinanti, passo dopo passo, verso casa di fratello Cheng Yi. Una volta arrivato, gli ho subito raccontato quello che era successo e gli ho chiesto di impartire istruzioni immediate ai fratelli e alle sorelle affinché trasferissero i libri delle parole di Dio. Dopo averlo informato, sono tornato a casa zoppicando. Erano circa le tre del mattino. Quando ho acceso la luce, ho trovato l’appartamento completamente a soqquadro. Cos’era successo alla mia casa? Le coperte, i cuscini, il materasso e i vestiti erano stati gettati sul pavimento. L’intera abitazione era stata messa sottosopra. Esaminando tutte le ferite che avevo, mi sono reso conto della loro gravità: la carne delle gambe mi si era attaccata all’interno dei pantaloni e circa 15 centimetri del mio retto erano prolassati e sembravano in via di necrotizzazione. Provavo un dolore atroce, avevo il respiro affannoso e mi sentivo davvero allo stremo delle forze. Le ferite erano estremamente gravi: non potevo muovermi e non riuscivo nemmeno a bere un sorso d’acqua. Ho pensato: “Riuscirò a sopravvivere a tutte queste ferite? E, anche se ci riuscissi, resterò invalido? Sarò ancora indipendente in futuro? Mia moglie e i miei figli sono stati fuorviati dalle menzogne del PCC e osteggiano la mia fede. Se diventassi un disabile, non si prenderebbero cura di me…” Più ci pensavo, più mi sentivo male, così ho pregato Dio, mentre ricordavo queste Sue parole: “Di tutto ciò che avviene nell’universo, non vi è nulla su cui Io non abbia l’ultima parola. C’è niente che non sia nelle Mie mani?(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Parole di Dio all’intero universo, Cap. 1”). Di fatto, il mio destino era nelle mani di Dio. Spettava a Lui decidere se sarei vissuto o morto e se sarei rimasto invalido oppure no. Sapevo che dovevo affidarmi a Dio e lasciare che fosse Lui a decidere. Anche se fossi diventato disabile, mi sarei comunque sottomesso. E anche se mia moglie e i miei figli non si fossero occupati di me, sapevo che Dio era al mio fianco e che ci sarebbero stati i miei fratelli e sorelle a prendersi cura di me, quindi sarei sopravvissuto lo stesso. Rendermi conto di questo ha alleviato il mio tormento e il mio dolore.

Alle 4 del mattino, è venuto a casa mia fratello Yu Zhijian. Quando è entrato e mi ha trovato sdraiato sul letto e incapace di muovermi, ha sollevato la coperta e ha visto i miei pantaloni macchiati di sangue, le mie gambe ricoperte di ferite profonde e squarci nella carne, e il mio retto e brandelli di carne attaccati ai pantaloni. A quella vista, è scoppiato in lacrime e, continuando a piangere, mi ha portato una bacinella di acqua calda. Dopo avermi tagliato via i pantaloni e aver applicato un impacco caldo, ha separato lentamente i pantaloni dalla mia carne, un brandello dopo l’altro. La pelle al di sotto delle mie ginocchia era una poltiglia di ferite aperte e così profonde da lasciar fuoriuscire l’osso. Ancora oggi non ho il coraggio di rievocare quella prova. Avevo ferite gravissime, ma non osavo andare in ospedale per paura che la polizia mi trovasse e mi arrestasse dopo aver esaminato i miei documenti d’identità. Inoltre, avrei messo in pericolo i miei fratelli e sorelle. In quel periodo, non ero in grado di prendermi cura di me stesso e Zhijian veniva a occuparsi di me ogni giorno, rischiando l’arresto. Aveva acquisito la fede da poco tempo e temevo che si sarebbe spaventato e indebolito dopo aver visto in che modo ero stato picchiato. Gli ho detto: “Subire questa prova è stato un bene per me: mi ha permesso di vedere Satana per ciò che è veramente”. Con mia sorpresa, Zhijian ha replicato: “Non preoccuparti per me. Ora ho visto con i miei occhi che il PCC è un demone che si oppone a Dio e infligge crudeltà agli uomini. Dobbiamo rimanere saldi nella nostra testimonianza a Dio”. Nel corso di quella settimana, ho pulito ogni giorno con acqua salata la parte di retto prolassata e ho preso anche un rimedio della medicina tradizionale. Finalmente, circa otto giorni dopo l’arresto, il prolasso si è risanato. Due settimane dopo, ero di nuovo in grado di camminare.

In seguito, la polizia veniva a interrogarmi e a tormentarmi ogni due settimane. Ogni volta mi facevano domande sulla chiesa e mi chiedevano se fossi ancora in contatto con altri membri. Mi hanno persino minacciato, dicendomi: “Se non confessi, non ritireremo mai le accuse contro di te!” Ho pensato: “Ormai vi vedo per ciò che siete veramente. Qualsiasi pressione o minaccia mi facciate, non cederò mai a voi. Potete anche smettere con i vostri tentativi di indurmi a tradire Dio!” Nel breve biennio tra il mio arresto del 2006 e il 2008, la polizia è venuta a interrogarmi almeno 25 volte. Poiché mi controllavano continuamente, non osavo incontrare fratelli e sorelle per paura di metterli nei guai, così sono stato costretto a tornare a casa della mia famiglia in campagna.

In seguito, il retto e la schiena sono guariti completamente, ma ho riportato conseguenze permanenti per le lesioni subite alle gambe. Provo ancora molto dolore e debolezza alla gamba destra e zoppico quando è nuvoloso o piove. Il peggiore di questi danni permanenti riguarda la mia pelle. Le croste di tutte le ferite si sono staccate lasciando come residuo chiazze nere e scolorite, e tutto il mio corpo è coperto da orribili infossature, grumi densi e costellati di piccole pustole bianche che prudono da morire. Quando faccio la doccia o mi espongo a un eccessivo calore, il prurito è peggio del sale su una ferita aperta, così violento che riesco a malapena a sopportarlo: a volte, per poter provare un minimo di sollievo, devo strofinare le aree pruriginose con i ciottoli della riva del fiume o usare un coltello per drenare il pus. Da oltre 15 anni, questo dolore mi affligge notte e giorno. In tutto questo periodo, ho consultato diversi dottori di medicina tradizionale cinese in cliniche private, spendendo 10.500 yuan in prestazioni mediche senza alcun miglioramento. In preda a questo insopportabile tormento fisico, e nell’impossibilità di contattare i miei fratelli e sorelle e di vivere una normale vita di chiesa, ho sperimentato una smisurata agonia e spesso pregavo Dio con le lacrime agli occhi, chiedendoGli di rimanere al mio fianco e di darmi fede e forza. Se in quei giorni bui non avessi avuto la protezione e la guida di Dio, non ce l’avrei mai fatta.

Sono passati 15 anni da quando sono stato arrestato, e riflettendoci su mi rendo conto che, sebbene abbia subìto un certo grado di sofferenza, sono anche arrivato a vedere il gran dragone rosso per quello che è veramente e a riconoscere la sua essenza demoniaca. Ora leggo le parole di Dio che dicono: “Migliaia di anni di odio sono concentrati nel cuore, che reca impressi millenni di peccaminosità: come può questo non ispirare avversione? Vendicate Dio, estinguete del tutto il Suo nemico, non permettetegli più di scorrazzare liberamente, né di dominare come un tiranno! Adesso è il momento: l’uomo da tempo ha chiamato a raccolta tutte le sue forze, ha dedicato tutti i suoi sforzi, pagato il prezzo più alto per questo, per fare a brandelli l’odioso volto di questo diavolo e permettere che la gente accecata e assoggettata a ogni genere di sofferenza e avversità si risollevi dalle sofferenze e si ribelli a questo vecchio diavolo malvagio(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho visto ancora più chiaramente quanto sia crudele e feroce il PCC. Dichiara di rispettare la libertà religiosa, ma in segreto arresta e perseguita i cristiani, cercando di annientare completamente l’opera di Dio di salvezza dell’umanità e di trasformare la Cina in un Paese ateo. È una congrega di demoni che disprezza la verità e si oppone a Dio. Ho davvero visto il volto spregevole del PCC e sono arrivato a disprezzarlo e a ribellarmi a esso completamente. Attraverso questa esperienza, ho inoltre capito che Dio Si prende cura di me e mi protegge costantemente. Ogni volta che soffrivo o mi sentivo debole, le Sue parole mi indirizzavano, mi guidavano e mi davano forza e fede. Ho sperimentato l’autentico amore di Dio per l’umanità e la Sua maestà e onnipotenza. Questo ha rafforzato profondamente la mia fede in Lui. A prescindere da quanto difficile sarà la strada da percorrere e dalle sofferenze fisiche che dovrò subire, seguirò Dio fino alla fine!

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