Cosa si nasconde dietro l’indulgenza verso gli altri

17 Gennaio 2023

Qualche mese fa, un leader ha messo me e fratello Claudio a capo dell’irrigazione. Dopo un po’ di tempo, ho notato che lui non si assumeva molto fardello nel suo lavoro. Non condivideva e non aiutava gli altri a risolvere i loro problemi in modo rapido e non si impegnava molto nelle discussioni di lavoro. Il leader mi ha detto che Claudio era negligente e irresponsabile e che dovevo fare comunione con lui. Ho pensato che magari avesse trascurato parte del lavoro perché era occupato. Mi sembrava diverso dal non fare assolutamente nulla. Non dovevo aspettarmi troppo da lui, e potevo gestire io le questioni su cui non aveva condiviso. Così, non ho approfondito i problemi del suo lavoro. Tempo dopo, prima di una riunione con alcuni fratelli, ho esortato Claudio a informarsi in anticipo sui loro problemi e sulle loro difficoltà per poter trovare le Parole di Dio adatte alla comunione e rendere la riunione più produttiva. In seguito, ho chiesto ad alcuni fratelli e sorelle se Claudio si fosse informato sui loro stati e difficoltà, e tutti mi hanno risposto di no. L’ho ritenuto davvero irresponsabile. Gli altri avevano molte difficoltà e carenze nei loro doveri. Avevano bisogno di più aiuto e comunione, ma lui non lo prendeva sul serio. Era davvero superficiale! Ho pensato che questa volta avrei dovuto sollevare il problema. Ma poi mi sono chiesto: “Se non lo accettasse, giudicandomi troppo esigente e diventando prevenuto verso di me, non sembrerò troppo severo, troppo insensibile nei confronti degli altri?” Inoltre, Claudio era giovane, quindi era più incline a concentrarsi sugli agi della carne. A volte anch’io ero negligente e pensavo alle comodità, quindi non dovevo essere troppo esigente. Potevo occuparmene io. Sii duro con te stesso, indulgente con gli altri. Ci avrei pensato io, sacrificando il mio riposo. Così, non ho condiviso con Claudio per fargli notare il suo problema. Mi comportavo così anche riguardo ad altri lavori. Quando vedevo che qualcuno non li svolgeva bene, non cercavo di capire quale fosse la causa o cosa si dovesse fare, limitandomi a essere tollerante e paziente. A volte mi infastidivo o mi arrabbiavo molto per il comportamento di qualcuno, ma mi mordevo la lingua. Mi dicevo: “Lasciamo correre: che loro facciano ciò di cui sono capaci, io mi occuperò del resto”. Dopo un po’ di tempo, i fratelli e le sorelle volevano chiedermi aiuto per i loro problemi. Non mi irritava né turbava vedere che tutti avevano un’alta considerazione di me. Per tutto il tempo, ho ritenuto che essere severo con me stesso e indulgente con gli altri nelle mie interazioni con loro volesse dire possedere buona umanità, non come alcune persone che sono sempre pignole e non riescono a lavorare con nessuno.

Poi, un giorno, ho letto qualcosa nelle Parole di Dio sull’essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri” e mi sono visto in modo diverso. Dio Onnipotente dice: “‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’: che cosa significa questo detto? Significa che devi esigere molto da te stesso ed essere indulgente con le altre persone, affinché possano vedere quanto sei generoso e magnanimo. Allora, perché lo si dovrebbe fare? Che cosa si intende ottenere? È fattibile? È davvero un’espressione naturale dell’umanità della gente? A quanti compromessi devi scendere per aderirvi? Devi essere libero da desideri e pretese, esigere da te stesso di provare meno gioia, soffrire un po’ di più, pagare un prezzo più alto e lavorare di più affinché non debbano logorarsi gli altri. E se gli altri si lamentano, protestano o hanno scarsi rendimenti, non devi pretendere troppo da loro: il pressappochismo basta e avanza. La gente crede che questo sia un segno di nobile virtù, ma perché a Me suona falso? Non è forse falso? (Lo è.) In circostanze normali, l’espressione naturale dell’umanità di un individuo ordinario è essere tollerante verso sé stesso e severo con gli altri. È un fatto. La gente sa percepire i problemi degli altri; qualcuno dirà: ‘Questa persona è arrogante! Quella persona è cattiva! Questa è egoista! Quella è negligente e superficiale nello svolgere il suo dovere! Questa persona è così pigra!’, ma di sé stesso pensa: ‘Se sono un po’ pigro, va bene. Ho una buona levatura. Anche se sono pigro, faccio un lavoro migliore degli altri’. Si trovano i difetti degli altri, si cerca volentieri il pelo nell’uovo, ma con sé stessi si è tolleranti e accomodanti ovunque sia possibile. Questa non è forse un’espressione naturale della propria umanità? (Lo è.) Se si è tenuti a essere all’altezza dell’idea di essere ‘severi con sé stessi e tolleranti con gli altri’, a quale agonia ci si deve sottoporre? Davvero si potrebbe sopportarlo? Quante persone riuscirebbero a farlo? (Nessuna.) E perché è così? (Le persone sono egoiste per natura. Agiscono in base al principio ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’.) In effetti, l’uomo è nato egoista, l’uomo è una creatura egoista ed è profondamente dedito a questa filosofia satanica: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Le persone pensano che sarebbe catastrofico per loro, e contro natura, non essere egoiste e non prendersi cura di sé quando accade loro qualcosa. Questo è ciò che le persone credono e come agiscono. Se sono tenute a non essere egoiste, a essere molto esigenti con sé stesse e a rimetterci di buon grado anziché approfittarsi degli altri, questa è un’aspettativa realistica? Se sono tenute a dire con gioia, quando qualcuno si approfitta di loro: ‘Te ne stai approfittando, ma non intendo farne un dramma. Sono una persona tollerante, non parlerò male di te, né cercherò di vendicarmi, e se non hai ancora approfittato abbastanza, sentiti libero di continuare’, è un’aspettativa realistica? Quante persone riuscirebbero a fare così? È questo il modo in cui si comporta normalmente l’umanità corrotta? (No.) Ovviamente, che ciò avvenga è anomalo. Perché lo è? Perché le persone con un’indole corrotta, specialmente quelle egoiste e meschine, lottano per i propri interessi personali, e non sono per nulla bendisposte a lottare per gli interessi degli altri. Quindi, questo fenomeno, se succede, è un’anomalia. ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’: questo detto sulla virtù, che riflette la comprensione inadeguata della natura umana da parte di un moralista sociale, esige qualcosa dalle persone che chiaramente non è coerente con i fatti né con la natura umana. È come dire a un topo di non scavare tane o a un gatto di non cacciare i topi. È giusto avere una pretesa del genere? (No. Sfida le leggi della natura umana.) È una vana pretesa, e chiaramente non si conforma alla realtà(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cos’è la ricerca della verità (6)”). Quando le ho lette per la prima volta, non ho capito bene queste Parole di Dio, perché avevo sempre pensato che “Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri” fosse una cosa buona. Ho sempre ammirato chi era così e aspiravo a esserlo anch’io. Ma, riflettendo attentamente sulle Parole di Dio, ne ho percepita la totale esattezza. Ero assolutamente convinto. Soprattutto quando ho letto: “Le persone con un’indole corrotta, specialmente quelle egoiste e meschine, lottano per i propri interessi personali, e non sono per nulla bendisposte a lottare per gli interessi degli altri. Quindi, questo fenomeno, se succede, è un’anomalia. ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’: questo detto sulla virtù, che riflette la comprensione inadeguata della natura umana da parte di un moralista sociale, esige qualcosa dalle persone che chiaramente non è coerente con i fatti né con la natura umana. È come dire a un topo di non scavare tane o a un gatto di non cacciare i topi”. Ero davvero sorpreso. Ne è emerso che l’idea che avevo sostenuto mancava di concretezza, andava contro l’umanità ed era un’utopia irraggiungibile. Non poteva costituire un criterio da applicare. Ripensando al mio comportamento, era davvero come Dio rivelava. Quando ero severo con me stesso e indulgente con gli altri, ero risentito e scontento, e neanche quando raggiungevo quel traguardo in realtà lo volevo o ne ero felice. Come con Claudio: ero ben consapevole che era approssimativo nel suo dovere, pigro e irresponsabile. Ero arrabbiato e volevo esporre i suoi problemi, in modo che potesse cambiare rapidamente e diventare per me un buon collaboratore. Ma poi pensavo di non dovevo essere troppo duro, di dover essere severo con me stesso e indulgente con gli altri, e così rinunciavo all’idea di parlargli dei suoi problemi. Ritenevo di poter soffrire un po’ di più, pagare un prezzo più alto e non pretendere troppo da lui per non sembrare troppo insensibile e pignolo. Ero responsabile del lavoro di diversi gruppi, quindi avevo già un carico di lavoro pesante. Dover anche aiutare lui ad affrontare i problemi nel lavoro mi colmava di risentimento e lamentele ma, pur di essere severo con me stesso e tollerante con gli altri e indurli a pensare bene di me, ho taciuto e l’ho tollerato. Questo era il mio stato reale e ciò che pensavo veramente. Proprio come dice Dio: “L’uomo è nato egoista, l’uomo è una creatura egoista ed è profondamente dedito a questa filosofia satanica: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Le persone pensano che sarebbe catastrofico per loro, e contro natura, non essere egoiste e non prendersi cura di sé quando accade loro qualcosa. Questo è ciò che le persone credono e come agiscono”. Tutti siamo egoisti per natura, e io non faccio eccezione. Quando lavoro di più, la fatica e la stanchezza mi infastidiscono. Provo risentimento, rabbia e malcontento al riguardo. Ma continuo ad andare contro il mio cuore, a essere severo con me stesso e indulgente con gli altri. Quale indole corrotta si nasconde in realtà dietro questo atteggiamento di “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri”? Quali sono le conseguenze di tale comportamento?

Ho presentato il quesito a Dio in preghiera e in ricerca, e poi ho letto un passo delle Sue Parole. “‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’, come i detti sul restituire i soldi che hai trovato e sul gioire nell’aiutare gli altri, è una di quelle richieste di agire con virtù che la cultura tradizionale fa alla gente. Analogamente, a prescindere dal fatto che qualcuno riesca a conseguire o a esercitare tale virtù, non costituisce comunque il criterio o la norma per misurarne l’umanità. Può darsi che tu sia veramente capace di essere severo con te stesso e che ti attenga a criteri particolarmente elevati. Puoi anche essere immacolato e pensare sempre agli altri, senza essere egoista e senza perseguire i tuoi interessi. Puoi sembrare particolarmente magnanimo e altruista e avere un forte senso di responsabilità sociale e del bene comune. Le tue qualità e la tua nobile personalità possono essere evidenti per chi ti sta vicino e per le persone che incontri e con cui interagisci. Il tuo comportamento può non dare mai alcuna ragione agli altri di biasimarti o di criticarti, suscitando invece un’abbondanza di elogi e persino ammirazione. La gente può considerarti qualcuno che è davvero severo con sé stesso e tollerante con gli altri. Tuttavia, questi non sono altro che comportamenti esteriori. I pensieri e i desideri che hai in fondo al cuore sono forse coerenti con quei comportamenti esteriori, con quelle azioni che vivi esteriormente? La risposta è no, non lo sono. La ragione per cui riesci ad agire in quel modo è che c’è un movente dietro le tue azioni. Qual è quel movente, per l’esattezza? Si può dire almeno una cosa in proposito: è qualcosa di innominabile, qualcosa di oscuro e malvagio. […] Si può dire con certezza che la maggior parte di coloro che esigono da sé di vivere la virtù di essere ‘severi con sé stessi e tolleranti con gli altri’ è ossessionata dal prestigio. Mossi dalla loro indole corrotta, non possono fare a meno di inseguire la fama, la ribalta sociale e il prestigio agli occhi degli altri. Sono tutte cose legate al loro desiderio di prestigio, e le cercano sotto la copertura di un comportamento virtuoso, buono. E da dove vengono queste cose che essi cercano? Vengono per intero e sono mosse da un’indole corrotta. Quindi, in ogni caso, che vivano o no la virtù di essere ‘severi con sé stessi e tolleranti con gli altri’ e che lo facciano o meno fino alla perfezione, non può cambiare l’essenza della loro umanità. Il che significa di conseguenza che la loro condotta non può cambiare in alcun modo le loro visioni o i loro valori, né guidare le loro attitudini e prospettive su tutti i tipi di persone, eventi e cose. Non è così? (Lo è.) Più sono capaci di essere severi con sé stessi e tolleranti con gli altri, più sono bravi a recitare, a incantare gli altri con comportamenti modello e belle parole, e più sono bugiardi e malvagi. Più sono quel tipo di persona, più profondi sono il loro amore e la loro ricerca di prestigio e potere. Per quanto il loro sfoggio di virtù sia impressionante e piacevole a vedersi, l’implicita ricerca nei recessi del loro cuore, la loro natura ed essenza e persino le loro ambizioni possono irrompere in qualsiasi momento. Pertanto, per quanto sia virtuoso, il loro comportamento non può nascondere la loro umanità intrinseca, né i loro desideri e ambizioni. Non può nascondere la loro natura e la loro essenza esecrabili, che non amano la positività, sono disgustate dalla verità e la disprezzano. Come mostrano questi fatti, il detto ‘Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri’ è più che semplicemente assurdo: mette a nudo quelle persone ambiziose che usano tali detti e comportamenti per coprire le ambizioni e i desideri di cui non riescono a parlare(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cos’è la ricerca della verità (6)”). Quanto rivelato nelle Parole di Dio mi ha mostrato che essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri” equivale in apparenza a essere comprensivi e magnanimi, a essere nobili e di larghe vedute, ma nel profondo cela intenti indicibili, oscuri e malvagi. È ostentare sé stessi attraverso un comportamento superficialmente buono, solo per ottenere ammirazione e maggior prestigio e reputazione tra gli altri. Esteriormene, chi si comporta così appare lodevole, ma in realtà è un ipocrita che si finge una brava persona. Ho pensato a come mi ero comportato e a ciò che avevo esternato con Claudio. Per quanto fosse negligente e irresponsabile nel lavoro, non solo non gliel’ho fatto notare, non ho condiviso con lui e non l’ho trattato, ma ho continuato a essere comprensivo e accomodante. Per quanti impegni o quanto poco tempo avessi, mi occupavo io di ciò che lui trascurava. Anche se era difficile o faticoso, tenevo duro. In realtà, non era essere magnanimo. Avevo dei secondi fini. Temevo di ferire il suo orgoglio e di offenderlo se glielo avessi fatto notare direttamente: allora, cosa avrebbe pensato di me? Volevo difendere la mia immagine e fare agli altri una buona impressione. Non volevo davvero svolgere il suo lavoro: mi costringevo ogni volta, per mostrare a tutti quanto fossi generoso e guadagnarmi la loro ammirazione. Di conseguenza, sono diventato sempre più viscido e astuto. Sembravo una persona comprensiva, ma ciò nascondeva i miei intenti sbagliati. Davo alle persone una falsa impressione, le ingannavo, le raggiravo. La mia era forse normale umanità? A quel punto, ho acquisito discernimento sull’essenza dell’essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri”. Gli intenti spregevoli che celavo nel mio cuore mi nauseavano ed ero davvero grato a Dio: se Lui non avesse smascherato la realtà di quell’aspetto della cultura tradizionale, sarei rimasto ignorante, convinto che essere “severi con sé stessi e tolleranti con gli altri” volesse dire possedere una buona umanità. Alla fine, ho capito che questa è una falsità con cui Satana inganna e corrompe gli uomini. Non è affatto la verità, né un criterio secondo cui valutare l’umanità di una persona. In seguito, ho letto un altro passo delle Parole di Dio. “Per quanto standardizzati siano i dettami e le massime dell’umanità in materia di statura morale, o per quanto si adattino ai gusti, alle prospettive, ai desideri e perfino agli interessi delle masse, essi non rappresentano la verità. Questa è una cosa che devi capire. Non trattandosi della verità, devi affrettarti a rinnegarli e ad abbandonarli. Devi inoltre analizzarne l’essenza, nonché i risultati che derivano da una vita a essi ispirata. Possono generare in te un vero pentimento? Possono davvero aiutarti a conoscere te stesso? Possono davvero farti vivere con sembianze umane? Non possono fare nulla di tutto ciò. Ti renderanno soltanto ipocrita e presuntuoso. Ti renderanno più subdolo e malvagio. C’è chi dice: ‘In passato, quando rispettavamo questi aspetti della cultura tradizionale, ci ritenevamo brave persone. Anche gli altri, osservando il nostro comportamento, ci consideravano brave persone, ma in realtà, sappiamo in cuor nostro di quali malvagità siamo capaci. Compiere qualche buona azione non fa altro che mascherarlo. Eppure, cos’altro potremmo fare, se abbandonassimo il buon comportamento impostoci dalla cultura tradizionale? Quali comportamenti e azioni recheranno onore a Dio?’. Cosa pensi di questa domanda? Non sanno ancora quale verità i credenti in Dio dovrebbero praticare? Dio ha pronunciato innumerevoli verità, e molte sono quelle che le persone dovrebbero mettere in pratica. Allora perché ti rifiuti di praticare la verità e persisti nell’essere un falso benefattore e un ipocrita? Perché fingi? […] In poche parole, il motivo per cui vengono menzionate queste massime morali non è solo quello di informarvi che sono nozioni e fantasie delle persone e che provengono da Satana. È anche quello di farvi capire che la loro essenza è falsa, mascherata e ingannevole. Anche se le persone si comportano bene, ciò non significa affatto che stiano vivendo una normale umanità. Piuttosto, si stanno comportando in modo falso per coprire le loro intenzioni e i loro obiettivi e per mascherare la loro indole, la loro natura e la loro essenza corrotta. Di conseguenza, l’umanità sta diventando sempre più abile nel fingere e nell’ingannare gli altri, rendendoli ancora più corrotti e malvagi. I principi morali della cultura tradizionale sostenuti dall’umanità corrotta non sono affatto compatibili con la verità pronunciata da Dio, né sono coerenti con quanto Dio insegna alle persone. Non esiste alcun legame tra le due cose. Se ancora sostieni la cultura tradizionale, allora sei stato completamente fuorviato e avvelenato. Se c’è una sola questione al cui riguardo difendi la cultura tradizionale e ne osservi i principi e le opinioni, allora stai violando la verità e ti stai ribellando e opponendo a Dio in quella questione. Se difendi e sei ligio a una qualsiasi di queste massime morali, se le utilizzi come criteri o punti di riferimento da cui valutare le persone o le circostanze, allora hai commesso un errore. Se, utilizzandole in parte, giudichi o ferisci le persone, hai commesso un peccato. Se ti ostini sempre a valutare tutti in base ai criteri morali della cultura tradizionale, allora il numero delle persone che hai condannato e offeso continuerà a moltiplicarsi e sicuramente condannerai e ti opporrai a Dio. Allora sarai un peccatore assoluto(La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cos’è la ricerca della verità (5)”). Riflettendo sulle Parole di Dio, ho acquisito maggiore chiarezza. Quando notiamo che qualcuno è superficiale, astuto o irresponsabile nel lavoro, dovremmo farglielo notare, o potarlo e trattarlo affinché si renda conto della natura e delle conseguenze della sua negligenza e cambi in tempo. Questo è ciò che dovrebbe fare chi ha una buona umanità. Io invece, per preservare la mia immagine e il mio prestigio, ero indulgente e tollerante e tacevo sui problemi che vedevo. Di conseguenza, Claudio non ha notato la sua indole corrotta ed è rimasto negligente e irresponsabile nel suo lavoro. Questo è un danno all’altrui ingresso nella vita, una trasgressione. Non ero minimamente premuroso o comprensivo nei suoi confronti; anzi, lo stavo danneggiando. Ho visto che non ero affatto una persona autenticamente buona. Non solo stavo facendo del male a fratelli e sorelle, ma stavo ritardando e compromettendo il lavoro della chiesa. Ho sperimentato personalmente che “Sii severo con te stesso e tollerante con gli altri” non è la verità, non sono buone parole secondo cui vivere, ma falsità con cui Satana inganna e corrompe le persone. Non potevo rimanere il trastullo di Satana: dovevo fare ciò che Dio richiedeva, usando le Sue Parole come base e la verità come criterio di valutazione e di azione. In seguito, quando rilevavo un problema in Claudio, ho smesso di assecondarlo. Glielo facevo notare in modo che potesse vederlo e cambiare.

Poco tempo dopo, mi è stata affidata la responsabilità di un altro progetto. Nel spervisionarlo, ho notato che un fratello mancava di serietà nel suo dovere ed era sempre negligente. Intendevo occuparmi io del lavoro e liquidare la questione, per evitare di farglielo notare e di metterlo in imbarazzo. Ma poi mi è venuto in mente che volevo farlo per proteggere i miei interessi, per fare una buona impressione sugli altri. Non volevo sottolineare il suo problema per paura di offenderlo. È un intento spregevole! Ho rammentato una cosa che dice Dio: “Oltre a svolgere correttamente il tuo dovere, devi inoltre assicurarti di non fare nulla che non sia di beneficio per l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e non dire nulla che non sia di aiuto ai fratelli e alle sorelle. Come requisito minimo, non devi fare niente che vada contro la tua coscienza, e assolutamente nulla di vergognoso. Soprattutto, non devi assolutamente agire in contrasto o in opposizione a Dio, e non devi fare nulla che perturbi il lavoro o la vita della chiesa. Sii giusto e retto in tutte le cose che fai e assicurati che ogni tua azione sia presentabile al cospetto di Dio(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). Le Parole di Dio mi hanno mostrato il principio da seguire. Qualsiasi cosa io faccia, deve giovare all’ingresso nella vita dei fratelli ed essere istruttiva. Devo inoltre accettare l’esame di Dio con totale apertura. Quando ho visto che quel fratello era negligente nel suo dovere, dovevo farglielo notare, così che potesse vedere il suo problema e cambiare subito. Avrebbe giovato al suo ingresso nella vita e al lavoro della chiesa. Se avessi taciuto, aiutandolo silenziosamente nel lavoro, non avrebbe potuto vedere i suoi difetti e migliorare nel suo dovere. Perciò, gli ho parlato dei problemi che vedevo nel suo lavoro. Dopo avermi ascoltato, voleva cambiare. Praticare così mi ha fatto sentire davvero a mio agio e in pace e i risultati del nostro dovere sono migliorati. Lode a Dio Onnipotente!

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