Un’esperienza più profonda dell’amore di Dio attraverso l’ingresso in un covo di demoni
Pur essendo cresciuta sotto la cura amorevole dei miei genitori fin da bambina, nel profondo del cuore mi sentivo spesso sola e senza nessuno su cui contare. Sembravo sempre in preda a un’inspiegabile afflizione che non ero in grado di superare. Spesso mi chiedevo: perché si vive? Come dovremmo vivere? Ma non riuscivo mai a trovare una risposta. Nel 1999, ebbi finalmente la buona sorte di accettare l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Il nutrimento e l’elargizione della parola di Dio confortarono il mio cuore solitario e sentii che, alla fine, ero arrivata a casa. Mi sentivo particolarmente al sicuro e protetta. Solo allora seppi finalmente cosa voleva dire essere felici. In seguito lessi nella parola di Dio che: “Senza la presenza di Dio nel cuore dell’uomo, il suo mondo interiore è tetro, vuoto e senza speranza. […] La posizione e la vita di Dio non possono essere rimpiazzate da alcun uomo. L’umanità non ha bisogno solo di una società equa in cui tutti gli uomini siano ben nutriti, godano di pari diritti e libertà, ma ha bisogno anche della salvezza da parte di Dio, e che Egli infonda in essa la vita” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 2: Dio sovrintende al destino dell’intera umanità”). Qui scoprii finalmente che mangiare bene, indossare abiti eleganti e divertirsi non è ciò di cui le persone hanno bisogno per vivere. Ciò di cui le persone hanno bisogno è la salvezza di Dio e la vita che Dio infonde. Solo con queste cose si può colmare il vuoto di spirito delle persone. Le domande che mi avevano turbato così a lungo avevano finalmente trovato risposta: Dio Si prende cura di ogni essere vivente del creato: si dovrebbe vivere facendo affidamento su Dio e vivere per Dio, perché solo vivendo in questo modo la vita ha un senso. Continuando a leggere la parola di Dio, a poco a poco arrivai a comprendere parte della verità e in seguito mi feci carico dei doveri nella Chiesa. Frequentavo spesso le riunioni, entravo in comunione con i miei fratelli e sorelle e trascorrevo le mie giornate con la sensazione di vivere una vita piena e soddisfacente. Ma un arresto improvviso distrusse la mia vita tranquilla e mi gettò in un covo di demoni…
Era una piovosa giornata estiva, il 17 luglio del 2009, quando tre delle mie sorelle ed io ci svegliammo dal riposo pomeridiano sentendo che in cortile il cane si era messo ad abbaiare all’improvviso e non accennava a smettere. Guardai fuori per vedere cosa stesse succedendo e vidi più di 20 poliziotti in borghese che stavano scavalcando il muro del cortile. Prima che avessi tempo di reagire, fecero irruzione in casa e ci trascinarono nel soggiorno. Il mutare improvviso delle circostanze mi gettò nel panico e mi domandai come avrei risposto all’interrogatorio della polizia. Ma poi si formò in me un pensiero: Dio aveva permesso che quella situazione si verificasse, perciò dovevo sottomettermi. Dopodiché, la polizia ci ordinò di sederci a gambe incrociate e due di loro mi torsero le braccia dietro la schiena, mi premettero contro il collo un manganello elettrico e mi coprirono la testa con una giacca. Non facevano che schiacciarmi a terra e persi la sensibilità delle gambe. Il mio minimo movimento attirava un’ondata di volgarità e rimproveri. Quei poliziotti malvagi rovistarono la casa senza ritegno come dei malintenzionati e io in cuor mio pregavo Dio senza sosta dicendo: “Dio! So che è tutto nelle Tue mani ed è per via delle Tue buone intenzioni che ho dovuto affrontare questa situazione. Malgrado in questo momento non riesca a comprendere, sono disposta a sottomettermi. Dio! Adesso mi sento in preda al panico, ho molta paura e non so che genere di situazioni dovrò affrontare. So che la mia statura è troppo bassa e che capisco troppo poco della verità, perciò Ti imploro di proteggermi e guidarmi. Dammi fede e forza, in modo che io possa essere risoluta senza diventare un Giuda e tradirTi”. Pregai più e più volte, senza osare allontanarmi da Dio nemmeno per un momento. La perquisizione fruttò ai poliziotti quattro computer portatili, diversi telefoni cellulari, varie chiavette USB, lettori MP3 e oltre 1.000 yuan in contanti. Dopo aver finito di perquisire la casa, sequestrarono tutto ciò che avevano trovato, fecero delle foto a ciascuno di noi e poi ci costrinsero a salire sul loro automezzo. Uscendo, vidi più macchine della polizia e più poliziotti di quanti ne potessi contare.
La polizia ci portò in un ostello in una sub-area militare, dove ci separarono per interrogarci singolarmente. C’erano due poliziotti a guardia della porta. Non appena mi ebbero spinta nella stanza, quattro funzionari, tre uomini e una donna, cominciarono a interrogarmi. Uno dei funzionari iniziò chiedendomi: “Di dove sei? Come ti chiami? Cosa stai facendo in questa zona? Dove sono i soldi della Chiesa?” Io continuavo a pregare Dio in cuor mio e, qualunque cosa mi chiedessero, mi rifiutavo di pronunciare il minimo suono. Nel vederlo, persero tutti la pazienza. Mi ordinarono di alzarmi in piedi e stare diritta e impettita, con la proibizione di appoggiarmi al muro. Continuarono a interrogarmi a quel modo a turno per tre giorni e tre notti e in quell’arco di tempo non mi permisero né di mangiare né di dormire. Il mio corpo già magro e debole non era in grado di sopportare simili maltrattamenti. La testa era in procinto di esplodere, mi sentivo il cuore svuotato, ero stanca e affamata e non riuscivo a mantenere l’equilibrio. Ma ogni volta che chiudevo gli occhi loro mi pungolavano dicendo: “Non ti faremo dormire finché non risponderai alle nostre domande! Scordatelo! Abbiamo tutto il tempo del mondo. Vediamo quanto resisti!”. Mi fecero tante domande sulla Chiesa. Durante tutto quel calvario non cessai mai di essere ansiosa e terrorizzata di lasciarmi sfuggire qualcosa in un momento di disattenzione. Mi sentivo tormentata fisicamente e spiritualmente, ma quando pensai di aver sopportato tutto quello che potevo sopportare e che non avrei potuto reggere, Dio mi illuminò facendomi ricordare questo passo della Sua parola: “Quando affronti la sofferenza, devi essere in grado di mettere da parte la preoccupazione per la carne e di non esprimere lamentele verso Dio. Quando Dio Si nasconde a te, devi essere capace di avere la fede di seguirLo, di conservare il tuo amore di prima senza lasciare che vacilli o si estingua. Qualunque cosa Dio faccia, devi sottometterti al Suo disegno ed essere più disposto a maledire la tua carne che a lamentarti di Lui. Nell’affrontare le prove devi soddisfare Dio, per quanto tu possa piangere amaramente o sia riluttante a separarti da un oggetto amato. Solo questo è vero amore e fede autentica. Qualunque sia la tua vera levatura, devi in primo luogo possedere sia la volontà di subire avversità, sia la fede autentica, come pure la volontà di abbandonare la carne” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Una riga dopo l’altra, le parole di Dio mi furono di incoraggiamento. Proprio così: Satana stava usando la mia debolezza fisica per attaccarmi. Sperava di usare il mio desiderio di proteggere la mia carne e di vivere nella comodità e negli agi per fare sì che mi sottomettessi a lui. Non potevo permettergli di ingannarmi e farmi vivere come un Giuda codardo e corrotto. Avevo intenzione di vivere secondo la parola di Dio, rinunciare alla carne e praticare l’amore verso Dio. Avrei preferito maledire la mia stessa carne piuttosto che lamentarmi o tradire Dio. Le parole di Dio furono una fonte di forza senza fine e mi diedero la determinazione di sopportare la mia sofferenza. A mezzanotte del terzo giorno arrivò un uomo di mezza età, apparentemente il loro superiore e, dopo aver visto che non erano stati in grado di ottenere una parola da me, venne a piazzarsi direttamente di fronte a me e disse: “Tu sei una giovane donna, e non di brutto aspetto. Potresti fare tutto quello che vuoi. Perché ti ostini a credere in Dio? Perché non ci dici quello che sai? Rimandare le cose non ti servirà a niente. Più rimandi, più dovrai soffrire”. In quel momento, la mia carne era estremamente debole e la mia determinazione cominciò a vacillare. Pensai: “Forse dovrei semplicemente dire loro qualcosa di poco importante. Se continuo a rimandare le cose in questo modo, chissà quali altri mezzi useranno per torturarmi?”. Ma immediatamente pensai: “No! Non posso dire niente! Se mi lascio sfuggire qualcosa, chiederanno sempre di più. Sarà impossibile fermarmi e poi sarò davvero un Giuda”. Quando me ne resi conto, capii che ero quasi caduta nell’inganno di Satana. Era pericoloso! Che diavoli scellerati e spregevoli! Stavano sfruttando la mia debolezza, usando sia modi violenti che gentili per farmi tradire la Chiesa. Non potevo lasciarmi ingannare da Satana. Sarei morta piuttosto di fare qualcosa che tradisse Dio.
Il quarto giorno, quando quei poliziotti malvagi videro che non avevo ancora detto nulla, provarono un’altra tattica. Mi portarono in un’altra stanza e chiusero la porta. Allora mi ricordai che una volta avevo sentito qualcuno raccontare che la polizia aveva portato una sorella in una cella di prigione piena di uomini e aveva permesso ai prigionieri di umiliarla. Ero spaventatissima, come un agnello nelle fauci di una tigre senza alcuna speranza di fuga, e pensai: “Come mi tortureranno adesso? Morirò in questa stanza?… Dio, Ti prego, proteggimi e dammi forza!”. Più e più volte pregai e chiamai Dio a gran voce, senza osare lasciarLo neanche un momento. I malvagi poliziotti si sedettero sul letto. Mi dissero di mettermi in piedi di fronte a loro, mi fecero le stesse domande e, quando videro che ancora non parlavo, uno di loro andò su tutte le furie. Mi afferrò le braccia, le torse dietro la schiena, mi ammanettò e mi ordinò di mettermi nella posizione del cavaliere. Le mie gambe erano già molli, a quel punto. Erano troppo deboli anche solo per stare in piedi, figuriamoci se erano in grado di sostenermi nella posizione del cavaliere. Non riuscii a mantenere quella posizione nemmeno per un minuto. Nel vedere che la mia postura non soddisfaceva le loro pretese, uno di loro mi sferrò dei calci violentissimi sulla tibia, facendomi cadere a terra. Un altro robusto ufficiale di polizia si fece avanti e prendendomi per le manette mi sollevò le braccia dietro la schiena. Nel mentre mi incalzava dicendo: “Allora, ti decidi a parlare? Non mettere alla prova la mia pazienza!” Più in alto mi sollevava, più strette diventavano le manette, e io urlavo dal dolore. Più gridavo, più in alto mi sollevava e più crudelmente mi rimproverava, ma io non sentivo nulla, se non che le braccia e i polsi erano lì lì per spezzarsi. Nel mezzo di quel tormento apparve nella mia mente un passo della parola di Dio: “Negli ultimi giorni dovete rendere testimonianza a Dio. Per quanto sia grande la vostra sofferenza, dovreste camminare fino alla fine, e anche al vostro ultimo respiro, dovete ancora essere fedeli a Dio e alla Sua mercé; solo questo è vero amore per Lui e una testimonianza forte e clamorosa” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solamente affrontando prove dolorose puoi conoscere l’amabilità di Dio”). In quel momento, sentii davvero il conforto e l’incoraggiamento di Dio. Sentii che Dio era al mio fianco, che era con me, mi incoraggiava ad essere inflessibile persino di fronte alla peggiore delle sofferenze, ad esserGli leale fino alla fine, perché solo questa è una testimonianza forte e risonante. Pregai in silenzio Dio: “Dio, ora mi chiedi di essere inflessibile e di testimoniare per Te. Non importa quanto soffra, renderò testimonianza per Te di fronte a Satana e anche se morirò non Ti tradirò! Non mi sottometterò a Satana!” Dopo essere tornato alla carica un’altra volta, vedendo che ancora non parlavo il poliziotto mi scagliò ferocemente sul pavimento. In seguito vidi che le manette mi avevano procurato due tagli profondi nei polsi e il dolore sembrava dilaniarmi. Ancora oggi non riesco a sollevare oggetti pesanti con il polso destro.
La polizia mi torturò in modo intermittente per dieci giorni, per ottenere informazioni sulla Chiesa. Quando videro che le loro tattiche aggressive non stavano funzionando, provarono una strategia diversa. Un giorno mandarono una funzionaria incaricata di fare amicizia con me. Mi portò alcuni prodotti di uso quotidiano e poi cercò di conquistare il mio favore, dicendo: “Guardati: una donna giovane, bella, sicuramente con un buon diploma. Se non credessi in Dio potremmo essere amiche. Se non hai un posto dove andare, potresti rimanere a casa mia. Posso aiutarti a trovare un buon lavoro qui e presentarti un bravo ragazzo. Potresti avere una casa tua, un marito, un figlio e goderti le giornate con la tua famiglia. Non sarebbe bello? Per come stanno le cose adesso non puoi tornare a casa. Non ti mancano la tua casa e i genitori?” Il funzionario accanto intervenne dicendo: “Giusto. Perché passare le giornate in clandestinità, spostandoti da un luogo all’altro? Perché costringerti a tutto ciò? Basta che collabori con noi e ti prometto che per te ci sarà una via d’uscita”. Sentivo che mi tentavano, e il mio cuore non riuscì a non indebolirsi: “Hanno ragione. Ho passato gli ultimi anni a nascondermi, temendo di essere arrestata dalla polizia, senza un indirizzo fisso e vivendo nella paura. Quando finiranno questi giorni di persecuzione? Così si vive davvero da infelici!”. Ma quel pensiero mi oscurò istantaneamente il cuore, così esclamai rivolta a Dio: “Dio! So che la mia condizione non è corretta. Sto avanzando pretese da Te e mi sto lamentando di Te. Questa è la mia indocilità e resistenza. Dio! Ti prego di illuminarmi affinché possa volgere le spalle a questa condizione sbagliata, impedire la realizzazione del complotto di Satana ed evitare di cadere nella trappola di Satana”. Dopo aver pregato, mi ricordai un passo della parola di Dio: “Forse ricordate tutti queste parole: ‘Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria’. Tutti voi avete udito questa frase, ma nessuno ne aveva capito il vero significato prima. Oggi, invece, siete pienamente consci del loro significato reale: Dio porterà a compimento queste parole negli ultimi giorni e le porterà a compimento in coloro che sono stati brutalmente perseguitati dal gran dragone rosso, nella terra in cui esso giace arrotolato su sé stesso. Il gran dragone rosso è nemico di Dio e Gli si accanisce contro e per questo motivo, in questa terra, coloro che credono in Dio sono sottoposti a umiliazione e oppressione. Ecco perché queste parole troveranno la loro realizzazione nel vostro gruppo di persone” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). L’illuminazione nelle parole di Dio rallegrò il mio cuore. Riuscii a capire l’importanza di vivere la persecuzione e la tribolazione. Dio usa la persecuzione di questi demoni per darci la determinazione con cui sopportare la sofferenza e perfezionare la nostra sincerità e fede nel seguirLo, così che la nostra esperienza e testimonianza possano diventare una potente prova della vittoria di Dio su Satana e che tutti possano vedere questa testimonianza del fatto che l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni non è opera dell’uomo, ma è opera di Dio stesso. Senza l’opera di Dio e senza la guida e l’elargizione delle Sue parole, nessuno potrebbe sopportare la crudeltà e il tormento di questi demoni che a lungo andare schiacciano l’umanità. Essere in grado di credere in Dio e seguire Dio, anche a costo della propria vita, è l’effetto ottenuto dall’opera di Dio Onnipotente sulle persone. È la testimonianza della gloria ottenuta da Dio e della potenza onnipotente di Dio. In quest’ultima fase della Sua opera, Dio vuole conquistare un gruppo di vincitori in grado di resistere alla persecuzione e al danno crudele di Satana e di rivolgersi senza timore verso la giustizia. Questi sono i vincitori che Dio alla fine desidera conquistare! La parola di Dio dice: “Vi ho concesso tutta la Mia gloria, e ho donato a voi la vita che il popolo eletto, gli Israeliti, non ha mai ricevuto. Di regola, dovreste testimoniarMi e dedicarMi la vostra giovinezza e sacrificare la vostra vita per Me. Chiunque al quale Io conceda la Mia gloria dovrebbe testimoniarMi e dare la propria vita per Me. Questo è stato da Me predestinato molto tempo fa. È stata la vostra fortuna che Io vi facessi dono della Mia gloria, e il vostro dovere è quello di testimoniare la Mia gloria” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Che cosa sai della fede?”). Nel Suo piano di gestione lungo seimila anni, Dio ha compiuto tre fasi della Sua opera e Si è incarnato due volte. Nella Sua ultima incarnazione è venuto a operare in Cina, una terra atea che perseguita Dio in modo pesantissimo, ed Egli compie una parte della gloria che ottiene negli ultimi giorni su quelli che tra noi sono profondamente e brutalmente danneggiati da Satana, sconfiggendo così Satana e, allo stesso tempo, operando la verità e la vita dentro di noi. Otteniamo veramente molto da Dio e per questo dovremmo testimoniare per Lui. Questo è l’incarico da parte di Dio, oltre che la Sua grazia ed esaltazione e il nostro onore. Dunque, la sofferenza che sopportiamo oggi è ricca di significato e preziosa e rappresenta il favore di Dio per noi. Attraverso l’illuminazione e la guida delle parole di Dio capii la Sua volontà, vidi i trucchi di Satana e trovai la determinazione a sopportare qualsiasi sofferenza per essere risoluta e testimoniare per Dio. Successivamente, la polizia continuò a interrogarmi per altre due settimane, ma non diedi mai loro alcuna informazione sulla Chiesa.
In seguito, mi trasferirono nel centro di detenzione del luogo. Al mio arrivo, una funzionaria della polizia mi ordinò di spogliarmi completamente per perquisirmi e mi sequestrò anche i soldi che avevo. Quando entrai nella cella, il fetore era terribile. Più di venti donne erano ammassate su un’unica piattaforma per dormire. Mangiavamo, bevevamo, urinavamo e defecavamo tutte nella stessa stanza. Durante il primo mese che trascorsi lì, quei poliziotti malvagi mi ordinarono di lavorare oltre l’orario e svolgere ogni giorno compiti aggiuntivi. Mi avevano portato via gli occhiali, quindi per me era tutto sfocato e, per vedere chiaramente quando lavoravo, dovevo avvicinare molto le cose agli occhi. Inoltre, le luci del centro di detenzione erano piccole e fioche. Mentre gli altri dormivano, dovevo continuare a lavorare fino a notte fonda perché impiegavo tanto tempo per terminare i miei compiti. Avevo gli occhi esausti oltre ogni misura e temevo che il lavoro mi avrebbe resa cieca. Non riuscivo a dormire bene e ogni notte dovevo fare un’ora di turno in cella. In aggiunta al pesante carico quotidiano di lavoro, venivo anche interrogata due volte a settimana e, ogni volta, quei poliziotti malvagi mi mettevano le manette, le catene e anche l’uniforme “giallo imperiale” da detenuta. Ricordo di un giorno di pioggia: camminavo accanto a un ufficiale di polizia che si riparava sotto a un ombrello; camminavo con estrema difficoltà, ammanettata e incatenata con indosso la leggera uniforme da detenuta e rabbrividivo sotto la pioggia. Le catene erano molto pesanti, mi graffiavano le caviglie ed emettevano un forte rumore metallico a ogni passo. In passato avevo visto cose del genere solo in TV, ma ora le stavo sperimentando personalmente. Non potei fare a meno di disprezzare la mia situazione e gridai in cuor mio: “Si interrogano così gli assassini e gli stupratori! Cosa ho fatto per meritarmi questo?” Fu allora che Dio mi illuminò e mi ricordai le parole di Dio: “Antenati dei tempi antichi? Amati condottieri? Si oppongono tutti a Dio! La loro intromissione ha lasciato tutto ciò che è sotto il cielo in uno stato di tenebra e caos! Libertà religiosa? I diritti e interessi legittimi dei cittadini? Sono tutti trucchi per coprire il peccato! […] Adesso è il momento: l’uomo da tempo ha chiamato a raccolta tutte le sue forze, ha dedicato tutti i suoi sforzi, pagato il prezzo più alto per questo, per fare a brandelli l’odioso volto di questo demone e permettere che la gente accecata e assoggettata a ogni genere di sofferenza e avversità si risollevi dalle sofferenze e volga le spalle a questo vecchio diavolo malvagio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”). Quando confrontai le parole di Dio con la realtà che stavo vivendo, finalmente compresi che nonostante il PCC trovi ogni occasione per dichiarare al mondo esterno che tutti hanno diritto alla libertà religiosa, nel momento in cui qualcuno crede davvero in Dio reagisce con ogni genere di persecuzioni, arresti, violenze, insulti, condanne e incarcerazioni. Non tratta le persone con umanità. I valori di “libertà di credo religioso” e “democrazia e diritti umani” sono trucchi intesi puramente a ingannare, accecare e manipolare gli altri! Questo partito malvagio dà una bella immagine di sé con la sua profusione di eloquenza, ma in verità è crudele e brutale come una bestia demoniaca, davvero sinistra e cattiva come non ce ne sono altre! Il PCC ignora deliberatamente e chiude un occhio con i malvagi e coloro che compiono il male nel mondo imbrogliando, defraudando, assassinando e derubando, a volte addirittura proteggendoli, e invece perseguita e uccide spietatamente coloro i quali credono in Dio e percorrono il giusto cammino. Il PCC è davvero un demone che si rende nemico di Dio! Mentre pensavo queste cose, non potevo fare a meno di disprezzare quel vile demone. Giurai di ribellarmi a lui, anche a costo della vita, e mi consegnai a Dio! Dopo un mese, nonostante mancassero le prove, la polizia mi condannò a un anno di rieducazione attraverso il lavoro con l’accusa di “disturbo dell’ordine pubblico”.
Quando arrivai al campo di lavoro, mi resi conto che quello era un posto ancora più oscuro. Non vi era alcuna libertà. Le detenute potevano solo mangiare, bere o andare in bagno su ordine delle guardie della loro unità e dovevamo obbedire loro in tutto, altrimenti ci punivano. Quando entravamo e uscivamo dalla stanza dovevamo dire ad alta voce il nostro numero di matricola e, se qualcuna diceva il numero sbagliato, l’intera unità veniva punita con l’obbligo di trascorrere due ore sotto il sole spietato o sotto la pioggia battente. Se quando andavamo in mensa qualcuna riferiva il numero sbagliato, veniva punita l’intera unità con l’obbligo di aspettare fuori senza il permesso di mangiare. Potevamo solo guardare impotenti mentre le altre detenute consumavano il loro pasto. Dovevamo anche cantare un inno militare prima di ogni pasto, con tutta la forza di cui eravamo capaci e, se qualcuna stonava o non cantava abbastanza forte, dovevamo ricominciare daccapo, una, due volte… Ci era permesso di mangiare solo quando le guardie della nostra unità erano soddisfatte. Questo cosiddetto “sistema di gestione” esiste puramente per soddisfare i desideri di quelle guardie malvagie di dominare gli altri, di dare ordini a destra e a manca e godere della loro posizione. Ogni giorno mettono gli altri in uno stato di tensione. Lì, oltre a fare le pulizie per le guardie e a piegare le loro trapunte, le detenute dovevano andare a prendere l’acqua per i loro pediluvi e massaggiare loro la schiena. Le guardie si comportavano come imperatori e regine, sorridendoti se le servivi bene, ma sgridandoti con cattiveria o picchiandoti se le servivi male. Qualsiasi cosa stessimo facendo, anche se eravamo in bagno, nel momento in cui sentivamo gridare le guardie dovevamo rispondere ad alta voce “presente” e precipitarci ad ascoltare le loro istruzioni. Ecco come sono gestiti i campi di lavoro sotto il regime del PCC. Sono oscuri, oppressivi, crudeli e umilianti. Di fronte a tutto ciò, non provavo altro che risentimento e impotenza. E, oltre a questo, quei poliziotti malvagi trattavano le detenute del campo di lavoro come animali da tiro e schiavi, come semplici strumenti per fare soldi. Ci sovraccaricavano di lavoro ogni giorno al punto che, a parte mangiare e dormire, trascorrevamo il resto del nostro tempo a lavorare creando ricchezza per loro. Ogni giorno, oltre ai vari regolamenti da seguire, dovevamo anche svolgere un carico di lavoro pesante e non si sapeva mai quando saremmo state punite e sgridate. Non sopportavo proprio di vivere così e non so quante volte pensai tra me e me: “Morirò in questo campo di lavoro? Ci portano allo sfinimento tutti i giorni. Come riuscirò a superare un anno così arduo? Quando sarà finalmente tutto finito? Non posso sopportare un altro minuto, un altro secondo in questo posto infernale…”. Per di più non c’era nessuno con cui potessi condividere apertamente i miei sentimenti. Ogni giorno dovevo sopportare tutto in silenzio e lavorare incessantemente, e mi sentivo infelice. Di notte, quando tutte dormivano, guardavo le stelle attraverso le sbarre della finestra ed ero sopraffatta dal dolore. Mi sentivo tagliata fuori e sola e soffocavo i singhiozzi nel cuscino. Ma, nel momento in cui mi sentivo più debole che mai, improvvisamente mi ricordai della parola di Dio: “Sono molte le notti insonni che Dio ha trascorso per amore della Sua opera a favore del genere umano. Da lassù sin nelle profondità degli abissi, Egli è disceso nell’inferno vivente in cui abita l’uomo, per trascorrere i Suoi giorni con l’uomo, non Si è mai lamentato dello squallore imperante tra gli uomini, e non ha mai rimproverato gli uomini per la loro disobbedienza, bensì sopporta le più grandi umiliazioni, mentre compie personalmente la Propria opera. Come potrebbe Dio appartenere all’inferno? Come potrebbe trascorrere la Propria vita all’inferno? Solo per il bene dell’intero genere umano, così che l’umanità intera possa al più presto trovare riposo, Egli ha accettato l’umiliazione e ha tollerato l’ingiustizia di venire sulla terra, e di entrare personalmente nell’‘inferno’ e nell’‘Ade’, nella tana della tigre, per salvare l’uomo” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (9)”). Riga dopo riga, la parola di Dio confortò il mio cuore tormentato. Sì! Mi sentivo così sola e tagliata fuori in quella prigione demoniaca poiché non avevo nessuno con cui confidarmi, ma Dio è sceso sulla terra dal cielo e ha patito orribili offese e tormenti per salvare noi, l’umanità, che ci siamo ribellati a Lui resistendoGli, e non c’è persona che sia riuscita a comprenderLo o a essere rispettosa della Sua volontà. Anzi, Egli ha dovuto affrontare incomprensioni, lamentele, abbandono, attacchi, inganni e tradimenti da parte delle persone. Dio non ha provato la stessa esclusione e la stessa solitudine? Non è stato anch’Egli tormentato e ferito? Eppure, ciò nonostante, non ho affatto prestato attenzione alla volontà di Dio ed è bastata solo poca sofferenza perché diventassi negativa e debole. Volevo solo ritirarmi e scappare. Ero davvero ribelle! Dio ha permesso che la persecuzione di quei diavoli cadesse su di me non perché volesse deliberatamente farmi soffrire, ma perché voleva che vedessi chiaramente il volto maligno del PCC vivendo sulla mia pelle la sua crudele persecuzione, e che riuscissi ad abbandonarlo veramente per rivolgermi del tutto a Dio. Tutto ciò è stato fatto secondo le buone intenzioni e la salvezza di Dio. E, in ogni modo, Cristo stava soffrendo con me, quindi non ero più sola. Fu solo allora che sentii che in tutto ciò che Dio fa all’uomo c’è solo salvezza e amore. Sebbene soffrissi il tormento nella carne, fu un beneficio incredibile per il mio ingresso nella vita! Una volta comprese queste cose, iniziai lentamente a emergere dal mio stato di negatività e debolezza e trovai la determinazione a essere lieta della sofferenza, così da rendere testimonianza a favore di Dio.
A fine giugno del 2010 e con un mese di anticipo mi rilasciarono. Attraverso questa esperienza di persecuzione e difficoltà, sentii davvero che la salvezza di Dio nei confronti degli uomini è sincera e pratica e che l’amore di Dio per l’umanità è profondo e genuino! Se non avessi sperimentato la persecuzione e l’arresto da parte di quei diavoli, la mia fede, il mio coraggio e la mia determinazione a soffrire non si sarebbero potuti perfezionare e non sarei mai stata in grado di vedere chiaramente il volto reale e orribile del demonio. Non lo avrei mai disprezzato sinceramente, e non sarei mai stata in grado di volgere il mio cuore a Dio e donarmi interamente a Lui. Senza la vera esperienza dell’amarezza della persecuzione e della difficoltà, non sarei mai stata in grado di comprendere o apprezzare la sofferenza che Dio prova o il prezzo che paga incarnandoSi in questo luogo lurido per salvarci. Ciò mi ha permesso di sentire l’amore di Dio più profondamente e ha avvicinato il mio cuore a Lui. Sono grata alle parole di Dio per la guida che mi hanno fornito di volta in volta e per avermi accompagnato per un anno vissuto nelle tenebre in prigione. Oggi sono tornata nella Chiesa, leggo la parola di Dio e condivido la verità con i miei fratelli e sorelle, ho ripreso i miei doveri e il mio cuore è pieno di gioia e felicità senza fine. Sono grata a Dio dal profondo del cuore e ho giurato a me stessa: non importa quali circostanze o prove mi capiteranno in futuro, desidero solo perseguire la verità con tutte le mie forze e seguire Dio fino alla fine!
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