Elevarsi di fronte al fallimento

18 Marzo 2021

di Fenqi, Corea del Sud

Prima di credere in Dio, sono stata istruita dal Partito Comunista Cinese e il mio unico pensiero era come fare per diventare qualcuno e recare onore alla mia famiglia. In seguito, ho fatto il test di ammissione alla facoltà di Giurisprudenza e poi sono diventata un avvocato. Mi sono sempre sentita superiore agli altri. Quindi, in qualsiasi posto andassi, cercavo sempre di mettermi in mostra e mi aspettavo che gli altri la pensassero come me e che facessero le cose come dicevo io. A quel tempo, non mi rendevo conto che si trattasse di una sorta di indole arrogante. Sentivo di essere davvero una gran persona. Dopo aver iniziato a credere in Dio, attraverso la lettura della parola di Dio Onnipotente, sono finalmente giunta a riconoscere la mia indole arrogante e ho compreso che, non solo avevo ambizioni e desideri, ma ero anche molto presuntuosa e ipocrita. A volte, quando dicevo o facevo qualcosa, non ne discutevo con nessun altro e insistevo nel fare a modo mio. Pur acquisendo una certa comprensione di me stessa, sentivo che questi non erano problemi rilevanti. Ricordo di aver letto, una volta, nella parola di Dio: “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”, e “Coloro che sono incompatibili con Cristo sono sicuramente avversari di Dio”. Mi sono soffermata su queste parole: “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”. E, allora, le persone di buona umanità? O quelle che sono obbedienti verso Dio? Anche la loro indole deve mutare? Ma, poi, cosa si intende per mutare l’indole? Pensavo di credere in Cristo, e Cristo è il Dio pratico, perciò credere in Lui non dovrebbe equivalere a obbedirGli? Pertanto, obbedire a Cristo significa essere compatibile con Lui. Soprattutto quando riflettevo su come avevo abbandonato la mia carriera e lasciato la famiglia, cioè quando ho scelto di spendermi per Dio, pensavo: “Non è questo un segno che credo in Cristo e sono compatibile con Lui?” Ma, all’epoca, non sapevo che, per essere compatibile con Cristo, dovevo raggiungere un cambiamento nella mia indole della vita, quindi compivo i miei doveri per puro entusiasmo. Inoltre, non sapevo cosa fosse l’entrata nella vita e non sapevo cosa fosse un cambiamento nell’indole. Voi potreste dire che non avevo alcuna esperienza della vita. Quando è che sono giunta finalmente a una comprensione vera? È stato dopo aver sperimentato una potatura e un trattamento molto duri che ho riflettuto su me stessa e ho capito che la mia natura era davvero molto arrogante. Quando mi accadeva qualcosa, non sapevo cercare la verità o concentrarmi sul mettere in pratica la parola di Dio e non avevo affatto alcuna obbedienza verso di Lui. Voi potreste dire che, in sostanza, ero una persona non compatibile con Cristo. Dopo aver sperimentato questa potatura e questo trattamento, ho finalmente compreso per davvero cosa Dio intende quando dice: “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”.

Poiché credevo in Dio sono stata perseguitata dal governo del PCC, e dunque nel 2014 sono stata costretta a fuggire all’estero. Una volta fuori dal Paese, i miei fratelli e sorelle hanno visto che mi spendevo con entusiasmo e che avevo una buona levatura, così mi hanno scelta come capo della Chiesa e spesso proponevano me per partecipare a determinati eventi e rilasciare interviste ai media. Ma queste cose sono diventate il mio capitale. Ero già arrogante e, con questo capitale, lo sono diventata in maniera incredibile. Sentivo che la Chiesa non poteva funzionare senza di me e che stavo facendo un lavoro importante. Quando i miei fratelli e sorelle volevano discutere con me questioni che io giudicavo eccessivamente futili, non volevo perderci tempo e pensavo che facessero tanto rumore per nulla. Mi seccava se insistevano nel volere una mia risposta al riguardo; pensavo: “Perché mi fate domande su cose tanto insignificanti? Vale la pena che vi dedichi del tempo? Vedetevela da soli”. E, se continuavano a chiedere, allora assumevo immediatamente un tono inquisitorio e critico e arrivavo perfino a fargli la ramanzina, come se fossi superiore a loro. In realtà, quando trattavo i miei fratelli e sorelle in questo modo, perfino io percepivo che era un comportamento inappropriato. Sentivo che, in qualche modo, li stavo ferendo. Ma in quel periodo vivevo all’interno di quell’indole arrogante, e avevo perso ogni umanità. Anche quel briciolo di senso di colpa era svanito. È così che mi comportavo a lavoro e nella vita. In ogni cosa che facevo durante lo svolgimento dei miei doveri, volevo avere l’ultima parola. Quando discutevo delle cose con i miei fratelli e sorelle e sentivo opinioni o consigli che non mi piacevano, immediatamente li rimproveravo senza pensare e sminuivo le loro opinioni come se non valessero nulla. Pretendevo che tutto andasse esattamente come volevo io. Inoltre, a lavoro raramente sollevavo problemi con i miei collaboratori quando si trattava di discutere e cercare, perché pensavo che, siccome svolgevo i miei doveri da un certo periodo di tempo, avevo acquisito esperienza sufficiente da saper risolvere le cose analizzandole e studiandole e che i miei collaboratori non conoscevano bene quel determinato lavoro, quindi non ne capivano molto. Pensavo: “Se parlassi con loro, non sarebbero in grado di aggiungere nulla, né di capire le cose meglio di me”. Credevo che attraversare il processo di discussione fosse semplicemente una perdita di tempo, che fosse solo un processo meccanico. Perciò ho pian piano smesso di voler lavorare con loro. Anche quando i miei capi sono venuti a conoscere il mio operato, ero molto seccata e non volevo accettare la supervisione degli altri o i loro suggerimenti. All’epoca, sentivo davvero di non essere nella condizione giusta. Anche i miei fratelli e sorelle mi mettevano in guardia e mi dicevano: “Sei troppo arrogante e ipocrita e non vuoi lavorare con nessuno. Ti rifiuti di accettare la supervisione degli altri o i loro suggerimenti mentre svolgi i tuoi doveri e il tuo lavoro e non vuoi che nessuno interferisca con il tuo operato”. Questi avvertimenti e questo aiuto da parte dei miei colleghi, in realtà, erano una sorta di potatura e trattamento, ma io li ignoravo. Sentivo che, anche se ero arrogante, non avevo raggiunto molta entrata nella vita e non avevo ottenuto alcun mutamento, tuttavia continuavo a compiere i miei doveri, perciò questo non era un problema così rilevante. Non prendevo seriamente l’aiuto e gli avvertimenti dei miei fratelli e sorelle. Non vi davo grande peso. Credevo che la mia indole arrogante, o la mia natura satanica, non fosse una cosa che potessi mutare da un giorno all’altro. Quindi, pensavo, si tratta di un processo a lungo termine e, al momento, dovrei occuparmi del mio lavoro ed eseguire bene i miei doveri.

Il fatto che vivessi all’interno di una tale indole arrogante non significava che non sentissi nulla. Infatti all’epoca avvertivo un grande vuoto nel cuore. A volte, dopo aver completato un compito, riflettevo e mi domandavo: “Mentre lo sto svolgendo o dopo che è terminato, quali verità ne ho ricavato? A quali princìpi sono riuscita ad accedere? La mia indole della vita è mutata in qualche modo?” Ma non concludevo mai nulla. Ogni giorno mi dimenavo e mi estenuavo per completare il mio lavoro e, ogni volta che avevo troppo da fare, mi riempivo di frustrazione e rabbia. Era come se ogni singola cosa potesse innescare in me una totale incapacità di controllarmi. Quando pregavo Dio, lo facevo meccanicamente. Non avevo nulla da dirGli, che mi venisse dal cuore. Né, nutrendomi delle parole di Dio, ricavavo alcuna illuminazione o rivelazione. All’epoca mi sentivo molto vuota e altrettanto ansiosa. Più eseguivo i miei doveri, più ero lontana da Dio e non riuscivo a percepire la Sua presenza nel mio cuore. Avevo paura di essere abbandonata da Lui. Quindi, senza indugio, mi sono presentata dinanzi a Lui e ho pregato: “Dio! Non sono in grado di salvarmi e non riesco a controllarmi, perciò chiedo a Te di salvarmi”. Di lì a poco, all’improvviso la potatura e il trattamento mi hanno raggiunta.

Una volta, uno dei miei capi ha fatto domande sul mio operato e ha scoperto che c’era un problema nel modo in cui avevo gestito le spese della Chiesa. Ha scoperto che, quando avevo deciso come spendere questo denaro, non ne avevo discusso con i miei collaboratori o con i miei capi. Mi ha detto: “Qui si tratta delle spese della Chiesa, perché non ne hai discusso con i collaboratori o con i tuoi capi? È il tipo di decisione che puoi prendere da sola?” Sentivo che non c’era nulla che potessi dire per rispondere alla sua domanda. In quel momento, non sapevo davvero come risponderegli. Perché? Non conoscevo affatto il motivo, visto che non ci avevo mai pensato veramente. Dopo di ciò, ho iniziato a tornare indietro con la memoria. Durante quel periodo, poiché vivevo nella mia natura arrogante, la mia ragionevolezza non era affatto normale, non sapevo che i miei doveri erano l’incarico che Dio mi aveva dato e che avrei dovuto eseguirli secondo i princìpi e cercare la verità. Non sapevo che avrei dovuto discutere e decidere le cose insieme ai miei collaboratori e ai miei capi. Questa ragionevolezza mi mancava, perché vivevo nella mia indole arrogante. E non ne ero per nulla consapevole. Addirittura pensavo di capire questa cosa e di non aver bisogno di ricercare o approfondire la questione. Il mio capo mi ha affrontata, dicendo: “Sei arrogante e ipocrita e manchi di ogni ragionevolezza. Queste offerte sono state donate a Dio dal Suo popolo eletto e avrebbero dovuto essere spese in maniera sensata secondo il principio. Ora, queste offerte sono state sperperate, pertanto dobbiamo attribuire la responsabilità secondo il principio”. Non gli ho risposto nulla, ma dentro di me continuavo a sentirmi nel giusto. Non avevo rubato quelle offerte, le avevo spese mentre svolgevo il mio lavoro per la Chiesa, quindi perché avrei dovuto assumermi la responsabilità?

Dopo di ciò, i miei capi sono venuti in Chiesa per incontrarsi con noi e hanno tenuto una condivisione sul mio problema e lo hanno analizzato, usando le parole di Dio. In quell’occasione, anch’io ho usato le Sue parole per spiegare l’idea che avevo di me stessa, ma nel mio cuore sapevo che stavo usando questa condivisione sulla parola di Dio solo per dare voce allo sprezzo, all’insoddisfazione e alla mancata comprensione che si erano consolidati nel mio cuore. Sentivo che avevo lavorato duramente pur non avendo ricevuto alcun riconoscimento. I miei capi hanno visto che non comprendevo affatto la mia vera natura, perciò, dopo aver cercato l’accordo dei miei fratelli e sorelle, mi hanno rimossa dalla mia posizione come capo della Chiesa. In quel momento, in realtà, non ho avvertito grande rimorso. Ma, poi, i capi hanno iniziato a revisionare nel dettaglio ogni spesa e, nel corso di questo processo, ho finalmente compreso che c’erano davvero alcuni problemi. Man mano che le perdite si accumulavano e cresceva la somma, la cifra superava quanto potessi permettermi di pagare e ho iniziato ad avere paura. Ho cominciato a ripensare a come avevo deciso di spendere quel denaro e al mio atteggiamento sprezzante e altezzoso e ho iniziato davvero a provare rimorso e a detestarmi. Non avrei mai immaginato che fare affidamento sulla mia natura satanica nello svolgimento dei miei doveri avrebbe potuto causare tali perdite alla Chiesa. Messa di fronte ai fatti, non ho potuto fare altro che chinare la testa, quella che con tanto orgoglio avevo tenuto alta, non volevo fare altro che prendermi a schiaffi da sola. Faticavo a credere di aver davvero fatto certe cose.

In seguito, ho ascoltato un sermone: “Oggi, ci sono alcuni capi e lavoratori che credono in Dio da 10 o 20 anni, ma perché non mettono in pratica nemmeno una minuscola verità e, al contrario, agiscono secondo la propria volontà? Non si rendono conto che le loro nozioni e fantasie non corrispondono alla verità? Perché non riescono a cercare la verità? Si spendono senza posa, eseguono i propri doveri da mattina a sera senza alcun timore di faticare o di logorarsi, eppure perché, dopo così tanti anni che credono in Dio, mancano ancora dei princìpi? Eseguono i propri doveri seguendo le loro idee, facendo quello che vogliono. A volte, rimango sconvolto quando vedo quello che fanno. Di solito, all’esterno sembrano piuttosto bravi. Non sono persone malvagie e si esprimono bene. È difficile immaginare che siano capaci di cose tanto assurde. In questioni così rilevanti, perché non cercano o chiedono consiglio? Perché insistono nel fare di testa loro e nell’avere l’ultima parola nelle cose? Cos’altro può essere questa se non un’indole satanica? Quando affronto tematiche importanti, spesso parlo con Dio e cerco e chiedo il Suo aiuto. A volte, Egli dice cose che contrastano con le mie fantasie, ma io devo obbedire e fare a modo Suo. Nelle questioni rilevanti, non oso agire sulla base delle mie idee personali. Cosa accadrebbe se commettessi un errore? Meglio lasciare che sia Dio a determinare le cose. Questo livello basilare di riverenza nei confronti di Dio è una cosa che tutti i capi e i lavoratori dovrebbero possedere. Ma ho scoperto che alcuni capi e lavoratori sono molto insolenti. Pretendono di fare a modo loro in tutte le cose. Che problema c’è in questo? È davvero pericoloso quando la nostra indole ).non è mutata. […] Perché la casa di Dio stabilisce che ci siano gruppi di decisione? Un gruppo di decisione è un certo numero di persone che discutono, ricercano e decidono su una questione insieme per evitare errori o perdite importanti. Ma alcuni eludono i gruppi preposti e fanno le cose a modo loro. Non sono forse essi il diavolo Satana? Chiunque bypassi questi gruppi e faccia le cose a modo proprio è il diavolo Satana. Per quanto alto possa essere il loro grado come capi, se bypassano i gruppi di decisione, non vi sottopongono i progetti per averne l’approvazione e agiscono di testa propria, allora essi sono il diavolo Satana e devono essere eliminati ed espulsi” (Sermoni e comunicazioni sull’ingresso nella vita Ogni parola di quel sermone mi trafiggeva il cuore. Ha messo completamente a nudo la mia condizione. Soprattutto quando diceva che tali persone sono il diavolo Satana che deve essere eliminato ed espulso, mi sono subito sentita folgorata. Sembrava come se fossi stata appena condannata a morte. Ho pensato: “Sono finita. Ora non sarò mai salvata, questa è la fine della mia vita di credente in Dio, la mia fede in Lui è finita”. In quel momento, avevo una paura terribile. Avevo sempre sentito che Dio aveva grande cura di me. Avevo una buona istruzione e un buon lavoro, i doveri che eseguivo nella casa di Dio erano molto importanti e i miei fratelli e sorelle mi guardavano con ammirazione, pertanto mi ero sempre vista come una persona assai speciale per Dio. Pensavo di essere la persona più importante da formare nella Sua casa. Non avrei mai immaginato che sarei stata detestata ed eliminata da Dio perché avevo offeso la Sua indole. Da quel momento, ho iniziato a percepire che l’indole di Dio è giusta e che non tollera offese, che la Sua casa è retta dalla verità e dalla giustizia e non ammette mai che qualcuno commetta cattive azioni. Nella Chiesa, dovremmo eseguire i nostri doveri secondo il principio e cercare la verità, non limitarci a fare qualunque cosa vogliamo o agire come meglio ci piace. Pensavo che, siccome avevo provocato un disastro e avevo incautamente speso le offerte della Chiesa, avevo offeso l’indole di Dio e nessuno poteva salvarmi. Dovevo solo aspettare di essere eliminata dalla casa di Dio.

Nei giorni successivi, ogni mattina, quando aprivo gli occhi, avvertivo un attimo di terrore e mi abbattevo così tanto che non avevo nemmeno la forza di alzarmi dal letto. Sentivo che non sapevo dove sarei andata a finire di lì a poco, che l’errore da me commesso era troppo grande e nessuno avrebbe potuto salvarmi. L’unica cosa che potevo fare era presentarmi dinanzi a Dio, pregarLo e dirGli cosa serbavo nel cuore. Ho detto a Dio: “Dio, ho sbagliato. Non avrei mai pensato che le cose sarebbero andate a finire così. In passato, non Ti conoscevo e non Ti riverivo nel mio cuore. Alla Tua presenza sono stata arrogante e ipocrita, ho compiuto azioni malvagie ed ero totalmente priva di ogni ragionevolezza e così oggi sto subendo questa potatura, questo trattamento, castigo e giudizio. Vedo la Tua indole giusta. Desidero obbedire e imparare da questa situazione. Ti supplico, Dio, di non lasciarmi, perché non posso stare senza di Te”. Nei giorni seguenti, ho continuato a pregare in questo modo. Una mattina, ho sentito un inno delle parole di Dio: “Devi avere questo tipo di comprensione ogni volta che succede qualcosa: Qualunque cosa accada, fa tutto parte del raggiungimento del mio obiettivo, ed è opera di Dio. C’è debolezza in me, ma non sarò negativo. Ringrazio Dio per l’amore che mi dona e perché predispone questo tipo di ambiente per me. Non devo abbandonare il mio desiderio e la mia determinazione; cedere equivarrebbe a un compromesso con Satana, all’autodistruzione e a tradire Dio. Questo è il tipo di mentalità che devi avere. Non importa cosa dicano o come agiscano gli altri, né come Dio ti tratti: la tua determinazione non deve vacillare(“La determinazione necessaria a perseguire la verità” in “Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi”). Quando ho ascoltato questo inno delle parole di Dio, ho sentito di aver trovato una speranza di salvezza per me stessa. Ho continuato a cantarlo e, più lo cantavo, più sentivo la forza che montava nel mio cuore. Ho capito che questo era il modo per mettermi a nudo, potarmi e trattarmi, perché Dio voleva che conoscessi me stessa così da potermi pentire e da poter cambiare, non perché Egli voleva espellermi ed eliminarmi. Ma io non conoscevo Dio, Lo fraintendevo e mi tenevo in guardia da Lui e così vivevo in uno stato negativo di completa disperazione, perché pensavo che Dio non mi volesse. Ma quel giorno ho visto la Sua parola e ho capito che la Sua volontà non era affatto come avevo immaginato. Dio sapeva che la mia levatura spirituale era troppo acerba, sapeva che sarei divenuta negativa e debole in queste circostanze e che avrei addirittura abbandonato ogni determinazione a cercare la verità. E così Egli ha usato le Sue parole per consolarmi e incoraggiarmi e per farmi capire che le persone devono sempre perseguire la verità, a prescindere dalle circostanze. Quando falliamo e cadiamo, o quando veniamo potati e trattati, questi sono tutti passaggi necessari nel processo verso la salvezza. Se riusciamo a riflettere e giungere a conoscere noi stessi e riusciamo a pentirci e a cambiare, allora, dopo aver sperimentato questi passaggi, sperimentiamo la crescita nella vita. Una volta capito questo, non fraintendevo più Dio come prima e non mi tenevo più così in guardia contro di Lui. Sentivo che, non importa quali fossero i Suoi piani e le Sue disposizioni, era senza dubbio tutto a mio beneficio e Dio Si stava assumendo la responsabilità della mia vita. Pertanto, mi sono fatta coraggio e mi sono preparata ad affrontare qualsiasi cosa sarebbe accaduta in seguito.

Ovviamente, mi sono anche calmata e ho riflettuto ancora. Perché avevo fallito ed ero caduta così malamente? Dove risiedeva la radice del mio fallimento? Solo dopo aver letto la parola di Dio ho finalmente compreso. La parola di Dio dice: “Se davvero possiedi la verità dentro di te, il cammino che percorri sarà naturalmente la retta via. Senza la verità, è facile commettere il male, e lo commetterai tuo malgrado. Per esempio, se in te ci fossero arroganza e presunzione, ti sarebbe impossibile astenerti dallo sfidare Dio; ti sentiresti costretto a farlo. Non lo faresti intenzionalmente, ma saresti guidato dalla tua indole arrogante e presuntuosa. La tua superbia e il tuo orgoglio ti porterebbero a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; ti indurrebbero a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra e, alla fine, a sederti al Suo posto e a rendere testimonianza per te stesso. A lungo andare, trasformeresti le tue idee, la tua mentalità e le tue nozioni in verità da adorare. Guarda quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa! Per modificare le loro azioni malvagie, le persone devono prima risolvere il problema della loro natura. Senza un cambiamento di indole, non sarebbe possibile apportare una soluzione fondamentale a questo problema(“Solo perseguendo la verità si può conseguire un cambiamento di indole” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). In passato, ammettevo la mia arroganza solo in teoria, ma non avevo una comprensione vera della mia natura, quindi continuavo ad ammirare me stessa, a vivere nelle mie nozioni e fantasie. Sentivo di essere arrogante, perché avevo i requisiti per esserlo ed è per questo che, quando i miei fratelli e sorelle mi hanno potata e trattata e mi hanno offerto il loro aiuto, io l’ho ignorato. Non vi ho prestato la minima attenzione. Ma, quando ho letto queste parole di Dio, ho finalmente compreso che la mia natura arrogante e presuntuosa era la radice della mia ribellione e resistenza a Dio. Era una classica indole satanica. Quando le persone vivono in una natura così arrogante e presuntuosa, fare del male e resistere a Dio diventano atti involontari. Ho ripensato a come avevo sempre avuto grandissima stima di me stessa sin da quando avevo iniziato a svolgere il dovere di capo della Chiesa. Credevo di poter fare qualsiasi cosa, di essere migliore di tutti e volevo fare ogni cosa a modo mio. Non solo questo: volevo anche prendere il comando e condurre il lavoro di tutto il mio gruppo e far fare ai miei fratelli e sorelle quello che volevo io. Non riflettevo mai sulla possibilità che le mie decisioni e i miei pensieri fossero giusti o di parte, o che provocassero perdite per il lavoro della Chiesa finché non ho sentito quel fratello del Supremo dire nel suo sermone che, quando gli capitava qualcosa, lui chiedeva a Dio, perché temeva di fare la cosa sbagliata e che era solito agire soltanto dopo aver ricevuto una risposta chiara da parte di Dio. Il fratello del Supremo è una persona che possiede la verità, che ha un cuore timorato di Dio e agisce secondo principio. Eppure non osa ancora fidarsi completamente di se stesso. Quando gli capita qualcosa, chiede a Dio e lascia che sia Lui a decidere. Un capo della Chiesa, più di chiunque altro, deve cercare la verità in tutte le cose. Ma io non ho cercato Dio e non possedevo affatto un cuore timoroso di Dio. Ogni volta che mi capitava qualcosa, mi affidavo alle mie nozioni e fantasie, mi lasciavo guidare da esse e trattavo le mie idee come se fossero la verità. Mi consideravo di grande valore e importanza. Non è questa la classica indole satanica? Ero esattamente come l’arcangelo che voleva sedere allo stesso livello di Dio. E questa era una cosa che offendeva gravemente la Sua indole! Una volta che ho finalmente compreso queste cose, ho avvertito quanto fosse terrificante la mia natura arrogante e presuntuosa. Mi portava a vivere senza ragionevolezza, mi faceva fare tante cose che danneggiavano le persone e offendevano Dio e mi faceva vivere come un mostro. Ma Dio è giusto. Come è possibile che Dio abbia permesso a una persona come me, così piena di indoli sataniche, di agire incontrollata e portare turbamento nel lavoro della Sua casa? Perciò, meritavo di essere rimossa dal mio dovere di capo, ero stata io a farmi questo da sola. Ho capito che, in tutti gli anni in cui avevo creduto in Dio, avevo fatto affidamento sulle mie doti e sulle mie nozioni e fantasie per svolgere il mio lavoro e raramente avevo cercato la verità. Quindi, dopo tutto quel tempo, ormai non avevo quasi nessuna realtà della verità e, anzi, ero impoverita spiritualmente e dovevo essere compatita. Pensavo: “Perché non riesco a cercare la verità? Perché penso sempre che le mie idee e i miei giudizi siano giusti?” Questo dimostrava davvero che non avevo affatto alcun posto per Dio nel mio cuore, ancor meno avevo un cuore timorato di Dio. Il fatto di essere messa a nudo da Lui nello svolgimento del mio dovere oggi era, in realtà, un modo tramite cui Egli mi sollecitava e mi metteva in guardia e, se non avessi invertito la rotta, la mia fine sarebbe stata quella di essere eliminata e mandata all’inferno. Una volta comprese queste cose, ho percepito che il giudizio, il castigo, la potatura e il trattamento di Dio sono il segno effettivo del Suo amore e della Sua protezione verso le persone e che dietro a tutto questo si celano le Sue buone intenzioni. Dio giudica e castiga le persone non perché le odia, ma per salvarle dall’influenza di Satana e dalle loro indoli sataniche. E, una volta compreso questo, sentivo di avere meno fraintendimenti riguardo a Dio ed ero meno in guardia nei Suoi confronti. Inoltre, sentivo che, a prescindere dalle circostanze che Egli ha predisposto per me nei giorni a venire, dietro a ognuna di esse si sarebbero celate la Sua sovranità e le Sue disposizioni, e io desideravo obbedirvi.

I miei doveri prevedevano qualche lavoro supplementare che dovevo completare e sentivo che questo era il segno che Dio mi stava dando una possibilità di pentirmi, quindi ho deciso di eseguire bene quest’ultimo dovere. Dopo di ciò, durante lo svolgimento dei miei doveri, quando discutevo del lavoro con i miei fratelli e sorelle, non osavo più fare affidamento sulla mia indole arrogante credendomi nel giusto e facendo in modo che tutti mi ascoltassero. Al contrario, permettevo ai miei fratelli e sorelle di esprimere le proprie opinioni e alla fine decidevo cosa fare una volta soppesate le idee di tutti. Ovviamente, quando le nostre opinioni erano contrastanti, sapevo ancora essere arrogante e ipocrita, rimanendo aggrappata ai miei punti di vista, senza essere disposta ad accettare le opinioni e i consigli degli altri. Ma poi ricordavo che avevo fallito, ero caduta ed ero stata potata e trattata e provavo timore e allora mi presentavo dinanzi a Dio per pregare. Consapevolmente rinunciavo a me stessa, dopo di che cercavo la verità e i principi con un cuore timorato di Dio assieme ai miei fratelli e sorelle. Mi sentivo molto sicura nell’eseguire i miei doveri in questo modo, e le nostre decisioni riuscivano a superare ogni attenta analisi. E, quando lavoravo in coppia con i miei fratelli e sorelle, mi rendevo conto che alcune delle mie idee, in realtà, erano unilaterali. Tenere condivisioni con i miei fratelli e sorelle e poi andare a fondo nelle cose, almeno per me, in questioni riguardanti la verità, il principio e il discernimento, era estremamente utile. Soprattutto nel vedere che i miei fratelli e sorelle, quando capitava loro qualcosa, pregavano Dio, cercavano e tenevano condivisioni e non si fidavano di loro stessi a cuor leggero, mi chiedevo perché io non cercassi la verità e mi fidassi di me stessa con tanta facilità. Ho compreso che la mia arroganza e presunzione mi rendevano capace di qualsiasi cosa. Ero corrotta da Satana così nel profondo e non ero affatto migliore dei miei fratelli e sorelle. Solo dopo di ciò ho compreso che probabilmente possedevo qualche conoscenza in più rispetto ai miei fratelli e sorelle, ma nel profondo del mio animo non riuscivo nemmeno a reggere il confronto. Rispetto a loro, avevo un cuore meno timorato di Dio. In questo, i miei fratelli e sorelle erano assai superiori a me. E, una volta compreso ciò, mi sono resa conto che ciascuno dei miei fratelli e sorelle aveva un determinato punto di forza, diversamente da come pensavo in passato. Sentivo che loro erano effettivamente migliori di me e che non avevo alcun motivo per essere arrogante, quindi ho iniziato a tenere la testa bassa e sono riuscita ad andare d’accordo con i miei fratelli e sorelle e a lavorare bene con loro. Quando ho finito il lavoro supplementare, ho atteso con calma che la Chiesa decidesse cosa fare con me. Non mi sarei mai aspettata che il capo mi avrebbe detto che potevo continuare a eseguire i miei doveri poiché ero ancora in grado di gestire le cose e svolgere i miei compiti dopo essere stata potata e trattata, e che avevo acquisito una qualche comprensione di me stessa. Ha anche indicato alcuni problemi nello svolgimento dei miei doveri. Quando l’ho sentito dire che mi avrebbero concesso di proseguire nei miei doveri, in quel momento, non c’era nulla che potessi dire se non “Sia ringraziato Dio”. Ho sentito che, dopo questa esperienza, dopo essere stata messa a nudo, dopo aver sperimentato una potatura e un trattamento tali da colpire dritto al cuore, finalmente ho ottenuto una certa comprensione della mia natura satanica. Ma il danno è stato considerevole. Poiché, nello svolgimento dei miei doveri, avevo fatto affidamento sulla mia indole satanica corrotta, avevo provocato perdite alla Chiesa e, secondo i principi, avrei dovuto essere punita. Dio, però, non mi ha trattata in base alle mie trasgressioni, ma, al contrario, mi ha dato la possibilità di proseguire nei miei doveri. Ho sperimentato di persona l’incredibile misericordia e la tolleranza di Dio!

Ogni volta che ripenso a questa esperienza, provo rimorso per le perdite causate alla Chiesa, per essermi affidata alla mia natura satanica nello svolgimento dei miei doveri. Inoltre, sono totalmente d’accordo con le parole di Dio: “Avere un’indole immutata è essere ostili a Dio”. Ma, ancor di più, sento che il castigo, il giudizio, la potatura e il trattamento di Dio sono il segno della Sua immensa protezione e del Suo più sincero amore per l’umanità corrotta!

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