Solo ora comprendo cosa sia l’ingresso nella vita

21 Settembre 2019

di Yulu, Portogallo

All’inizio del 2017 stavo assolvendo a un compito di leadership nella Chiesa. Dopo che ebbi seguito un periodo di formazione, alcuni fratelli e sorelle mi fecero un consiglio: dissero che comprendevo pochissimo le loro situazioni e difficoltà e che non avevo concluso nulla di concreto. Per rimediare a questi errori mi apprestai a fare un giro di verifiche per capire le situazioni di tutti i fratelli e le sorelle della Chiesa. A questo scopo, ogni giorno facevo la spola avanti e indietro per tutta la Chiesa, impegnandomi a fare condivisioni con loro e offrendo sostegno e assistenza. Quando ebbero in parte cambiato le loro situazioni e risolto le loro difficoltà, conclusi che ero davvero capace di concludere qualcosa di concreto e mi sentii molto soddisfatta. Con mio grande stupore, un giorno il leader del gruppo di nutrimento spirituale mi disse: “Durante la riunione di oggi, dopo aver compreso la nostra situazione, la leadership di livello superiore ha detto che di recente ci siamo dedicati solo al lavoro e non all’ingresso nella vita…”. All’udire queste parole mi sentii davvero scioccata e pensai: “Credevo che i fratelli e le sorelle avessero comunicato le loro condizioni durante la riunione e acquisito una certa conoscenza di sé stessi, perciò come si può affermare che non abbiano alcun ingresso nella vita? Se nessuno di loro l’ha raggiunto e io sono responsabile del loro lavoro, non significa forse che non l’ho raggiunto nemmeno io?”. Mi sentii combattuta e non fui in grado di accettare le indicazioni dei miei superiori.

Qualche giorno dopo, sorella Li mi avvicinò dopo una riunione e mi disse in tono severo: “Oggi, dopo aver ascoltato la tua condivisione, non ho provato alcuna gioia. Mentre comunicavi, hai accennato al fatto che i leader di livello superiore avevano detto che le sorelle e i fratelli del gruppo di nutrimento spirituale non avevano raggiunto l’ingresso nella vita. Ebbene, come lo sai? Hai prestato attenzione al tuo ingresso nella vita, di recente? Dovresti dedicare un po’ di tempo a riflettere su te stessa”. Le sue parole furono come una doccia fredda. Troppo attonita per accettarle, pensai: “Ogni giorno tengo riunioni e faccio condivisioni con i miei fratelli e sorelle e, qualunque siano le loro situazioni, sono in grado di dare assistenza e sostegno. Quando comunico le parole di Dio, incorporo anche le mie esperienze personali e ne parlo, perciò come puoi dire che non ho raggiunto l’ingresso nella vita? Riesci veramente a capire se ci sono riuscita oppure no? Pretendi troppo da me. A mio parere, quando fai una condivisione, non hai nemmeno una comprensione profonda quanto la mia; se assecondo le tue richieste, non ho idea di come farò le condivisioni”. Le parole di sorella Li indugiarono nella mia mente, e più ci pensavo, più mi sentivo in collera. Non volevo più neppure posare lo sguardo su di lei. Il mattino dopo, la mia compagna, sorella Wang, mi disse: “Ieri sera anche sorella Zhang mi ha chiesto se di recente ci fossimo concentrate soltanto sullo svolgimento del lavoro e non sul raggiungimento dell’ingresso nella vita”. All’udire queste parole mi sentii particolarmente irritata. Pensai: “Come ha potuto dire questo anche sorella Zhang? Tengo spesso delle riunioni con lei, incorporando sempre le mie esperienze nelle condivisioni, e lei mi ha sentito farlo. Dunque come può dire che non ho avuto alcun ingresso nella vita? Ben due sorelle hanno detto la stessa cosa; potrebbe essere che non l’abbia raggiunto davvero? Se è così, come potrei offrire nutrimento ai fratelli e alle sorelle? Sono forse incapace di adempiere a questo dovere?”. Ormai ero come una palla di gomma sgonfia; mi sentivo completamente sconfortata. Nella sofferenza, pregai Dio: “Dio Onnipotente! In questo momento provo così tanta angoscia nel mio cuore. Non so come fare esperienza di questo ambiente né quale lezione dovrei imparare. Dio! Ti imploro di guidarmi; fammi capire la Tua volontà…”.

Dopo la preghiera pensai a un passo della condivisione: “La volontà di Dio è molto semplice. Consiste nell’utilizzare ogni sorta di contesto, ogni sorta di fratelli e sorelle, e di problemi per metterti alla prova, a prescindere che tu ti sia scontrato con un muro o che abbia subito raffinamento, giungendo così a capire te stesso. Giungerai, infine, a conoscere davvero te stesso e a capire che non sei proprio nulla, accettando con gioia la verità, accettando di essere trattato e potato, e obbedendo all’opera di Dio per entrare nel sentiero giusto nella tua fede. Questa è la volontà di Dio. La volontà di Dio non consiste assolutamente nell’utilizzare dei contesti per farti cadere senza che tu sia in grado di rialzarti per poi lasciarti perire. Non è questa la volontà di Dio. Essa consiste nel fare in modo che tu comprenda a pieno te stesso e che ti rimetta velocemente in piedi per perseguire la verità. Ciò accade perché le persone fanno affidamento su Dio e perseguono la verità soltanto quando sono disperate. […] Il motivo per cui sei sottoposto a temperamento e potatura è farti giacere a terra e renderti più adatto all’uso? Mettere a nudo la tua mancanza di verità e di realtà serve a giudicarti e condannarti oppure è mirato a fare in modo che ti alzi in piedi, ti munisci della verità e la persegui? Se ci rimugini sopra in continuazione, riuscirai forse a comprendere la volontà di Dio?” (“Sermoni e comunicazioni sull’ingresso nella vita”). Dopo aver riflettuto su questo sermone, d’un tratto mi resi conto che, in realtà, le persone, gli eventi e le cose spiacevoli in cui mi ero imbattuta di recente erano venuti dalla mia potatura e dal mio trattamento da parte di Dio; erano la Sua indole giusta, manifestatasi su di me, e in loro c’erano le Sue buone intenzioni. La Sua volontà non era far sì che mi rifugiassi nel pessimismo né che esistessi nella condizione di discutere su ciò che era giusto e sbagliato; invece era portarmi al Suo cospetto durante la riflessione su me stessa affinché potessi conoscermi, concentrarmi sulla ricerca della verità e sforzarmi di raggiungere una trasformazione nella mia indole. Tuttavia, dopo aver subito la potatura e il trattamento, mi ero rifiutata di riflettere su me stessa o di cercare la verità. Il mio cuore si era riempito di conflitti e disobbedienza e avevo addirittura pensato che lo scopo di avermi gettata in un simile ambiente fosse stato smascherare la mia inadeguatezza a compiere questo tipo di dovere, e così avevo vissuto in uno stato di passività pessimista. Ero stata veramente refrattaria alla ragionevolezza! Pensai a come, negli ultimi giorni, alcune sorelle mi avessero detto che non avevo raggiunto l’ingresso nella vita, e mi resi conto che Dio le aveva usate per ricordarmi che dovevo calmarmi e riflettere diligentemente su me stessa per capire quali fossero i miei problemi, perché le sorelle avessero detto che non avevo raggiunto l’ingresso nella vita e cosa, anzitutto, significasse esattamente ingresso nella vita.

In seguito lessi il seguente passo della condivisione: “Cos’è l’entrata nella vita e il sentiero per entrare nella vita”: “Con l’espressione ‘entrata nella vita’ ci si riferisce all’entrata nella verità e nelle parole di Dio. Significa comprendere la verità della corruzione delle persone e l’essenza della loro corruzione e, quindi, essere in grado di accettare la verità, accettare le parole di Dio e far sì che esse diventino la vita delle persone. Entrare nella vita comprende soltanto quello che è rilevante per questo tipo di esperienza”. “Con l’espressione ‘entrata nella vita’ ci si riferisce all’entrata nella verità. Si entra nella verità se si sperimenta la parola di Dio e si raggiunge una comprensione della verità”. “Quando possediamo una vera conoscenza di Dio, ciò dimostra che entriamo davvero nelle Sue parole. Quando possediamo una vera conoscenza della nostra stessa essenza corrotta e della verità della nostra stessa corruzione, anche questo dimostra che abbiamo un vero ingresso nelle parole di Dio. Quando siamo sinceramente obbedienti verso l’opera di Dio, verso la Sua realtà e la Sua essenza, quando sinceramente soddisfiamo tutte le Sue prescrizioni, anche questo dimostra che abbiamo una vera entrata nelle Sue parole. Finché esiste una vera entrata che si basa sulle Sue parole, che è la vera entrata nella verità, e finché vengono raggiunti i risultati che dovrebbero essere raggiunti, questo significa che possediamo la realtà dell’entrata nella vita” (“Sermoni e comunicazioni sull’ingresso nella vita”). Leggendo queste parole ebbi un improvviso lampo di intuizione: l’ingresso nella vita si riferiva al fatto che le persone sperimentassero le parole di Dio, acquisissero una comprensione della verità ed entrassero nella realtà della verità. In altre parole significava che, nello sperimentare l’opera di Dio, riuscivano a mettere in pratica le Sue parole e a comprendere gradualmente la verità fino ad acquisire la conoscenza della Sua indole e della Sua opera, oltre a una reale conoscenza della loro natura ed essenza corrotte e del vero volto della loro corruzione. Significava che riuscivano a disprezzare sé stesse, a voltare le spalle alle loro intenzioni erronee e alla loro natura satanica e a mettere in pratica la verità, sottomettendosi a Dio e soddisfacendoLo secondo la Sua volontà e le Sue prescrizioni. Solo in questo modo si poteva ritenere che avessero davvero raggiunto l’ingresso nella vita. Confrontandomi con queste condizioni e dimostrazioni, non potei fare a meno di riflettere sulla mia recente situazione: da quando i miei fratelli e sorelle avevano osservato che non avevo portato il fardello del mio dovere e prestato attenzione alla soluzione dei loro problemi, per impedire loro di dire cose simili sul mio conto mi ero impegnata a verificare le loro situazioni e avevo persino usato il tempo destinato alle devozioni spirituali per cercare passi delle parole di Dio che potessero risolvere i loro problemi. Molto raramente, tuttavia, mi ero calmata e avevo meditato sulle Sue parole o cercato la verità e la Sua volontà in quelle affermazioni. Nello svolgimento del mio dovere non avevo affatto prestato attenzione ai miei pensieri e idee, né avevo riflettuto su me stessa per scoprire quali indoli corrotte avessi rivelato e a quali verità avessi bisogno di accedere, né tantomeno se la strada che avevo percorso fosse stata giusta o sbagliata. Ogni volta che avevo fatto una condivisione durante le riunioni con loro, mi ero limitata a prendere le parole di Dio e a comunicarle ai miei fratelli e sorelle affinché potessero andare a mettere in pratica la verità, ma non avevo sfruttato quelle opportunità per riflettere su me stessa o per entrare con loro nelle parole di Dio. Certe volte, dopo che era stata rivelata una parte della mia indole corrotta, l’avevo semplicemente confrontata con le Sue parole oppure cercato qualche passo incoraggiante o confortante da leggere. Ciò aveva attenuato il disagio che provavo nel mio cuore, ma era accaduto molto raramente che riflettessi su me stessa o che mi analizzassi secondo le affermazioni di Dio per arrivare a conoscere la mia essenza corrotta. Di conseguenza non avevo detestato me stessa e in seguito non mi ero concentrata sulla pratica della verità. Quando mi ero imbattuta in ulteriori ambienti di quel tipo, avevo dimostrato di nuovo la stessa corruzione. Con tutti quei segni evidenti dentro di me, come potevo dire di aver raggiunto l’ingresso nella vita? Ai fini della reputazione e del prestigio, avevo fatto tutto il possibile per dedicarmi al lavoro, ma non mi ero soffermata a meditare sulle parole di Dio nei momenti in cui di solito me ne nutrivo. Mi ero semplicemente accontentata della conoscenza dottrinale, ma non avevo compreso davvero la Sua volontà e le Sue richieste, né i risultati che Egli intendeva conseguire con le parole che pronunciava. Non avevo capito realmente la verità, né tantomeno avevo la testimonianza della pratica delle Sue parole. In realtà, non avevo alcuna esperienza effettiva e non avevo affatto raggiunto l’ingresso nella vita! Dopo aver pensato ulteriormente a come, di recente, fossi stata potata e trattata dai leader di livello superiore e dai miei fratelli e sorelle, capii di essermi rivelata contraddittoria, disobbediente e polemica. Se avessi davvero raggiunto l’ingresso nella vita, dopo la potatura e il trattamento sarei stata in grado di cercare la verità e di riflettere su me stessa, ma non mi sarei ritrovata a vivere nel pessimismo e nell’insubordinazione. Solo in quell’istante mi convinsi pienamente di non aver raggiunto davvero l’ingresso nella vita e di aver soltanto pronunciato bei discorsi sulle parole e sulle dottrine durante la condivisione con i miei fratelli e sorelle. Come recita il detto: “le azioni dei generali condizionano quelle dei soldati”. Poiché non avevo raggiunto l’ingresso nella vita, come potevo condurre i miei fratelli e sorelle nella realtà delle parole di Dio? Il modo in cui lavoravo non tendeva a intrappolare e a rovinare i miei fratelli e sorelle? Questa consapevolezza mi colmò di paura. Per fortuna, Dio aveva usato quelle sorelle per ricordarmi tempestivamente di riflettere su me stessa in modo da imparare a conoscermi; altrimenti avrei continuato a concentrarmi solo sul lavoro e sulle commissioni esterni, ma non sarei entrata personalmente nella vita e alla fine non ci sarebbe stata la benché minima trasformazione nella mia indole della vita, e avrei soltanto potuto essere smascherata ed eliminata da Dio. Lo ringrazio per la Sua guida! Il fatto che avesse predisposto tali persone, eventi e cose era stato davvero magnifico ed era esattamente ciò di cui avevo bisogno. Solo subendo la potatura e il trattamento in quel modo ero arrivata a capire cosa fosse il vero ingresso nella vita e avevo acquisito una certa conoscenza della mia situazione effettiva. Compresi che, ostinandomi a non cercare la verità e a non prestare attenzione al raggiungimento dell’ingresso nella vita, avrei persistito nella mia fede finché, alla fine, avessi fallito.

In seguito mi concentrai consapevolmente sul mio ingresso. Ogni giorno, durante le devozioni spirituali, mi allenavo seriamente a meditare sulle parole di Dio e prestavo attenzione a cercare la verità in loro, oltre che a metterle in pratica nella vita reale. Tra le persone, gli eventi e le cose in cui mi imbattevo, mi concentravo sulla comprensione dei miei pensieri e idee, riflettendo sulle mie intenzioni e impurità nello svolgimento del mio dovere, analizzando la mia natura ed essenza e cercando nelle parole di Dio una strada per praticare ed entrare nella vita. Quando risolvevo i problemi dei miei fratelli e sorelle, non mi limitavo più a fare condivisioni per rimediare alle loro situazioni; mi concentravo sull’autoriflessione e sulla conoscenza di me stessa per capire se avessi gli stessi problemi oppure no, in modo da poter raggiungere l’ingresso insieme ai miei fratelli e sorelle. Dopo averlo fatto per qualche tempo, sentii che la mia relazione con Dio era molto più stretta e acquisii un po’ di esperienza e di conoscenza delle Sue parole. Conseguii anche alcuni risultati nel mio lavoro per la Chiesa. In seguito dedussi dalla condivisione dei miei fratelli e sorelle che, quando erano incappati in un problema, avevano cominciato tutti a riflettere sulle loro intenzioni e impurità, analizzando le loro nature ed essenze. Anche loro erano in grado di entrare in alcune delle parole di Dio. Grazie a Dio!

Dopo questo episodio di potatura e trattamento avevo acquisito una reale conoscenza dell’ingresso nella vita ed ero arrivata a vedere un po’ più chiaramente le mie mancanze. Durante lo svolgimento del mio dovere iniziai a prestare attenzione al mio ingresso e assaporai quanto fosse dolce cercare la verità e metterla in pratica. Questi erano tutti effetti dell’opera di Dio su di me. Grazie a Dio! In tutto ciò che sperimenterò d’ora in avanti, spero di essere salda e realistica nella mia ricerca della verità e mi sforzerò di raggiungere, un giorno non lontano, una trasformazione della mia indole.

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