Le conseguenze del non svolgere lavoro concreto
Recentemente alcuni fratelli e sorelle hanno riferito che una capogruppo, Xinyue, era arrogante, dispotica e incapace di collaborare o di accettare suggerimenti. Tutti si sentivano limitati da lei e ciò influiva sul lavoro del Vangelo. Tutti hanno cercato di farglielo notare e di aiutarla, ma lei si è limitata a riconoscerlo e ad accettarlo a parole, senza poi cambiare minimamente. Ne abbiamo discusso e abbiamo deciso di rimuoverla dal suo incarico. In realtà, la cosa mi imbarazzava molto, perché dimostrava che non stavo svolgendo lavoro concreto. In passato, avevo condiviso diverse volte con Xinyue sui suoi problemi, ma, con mia sorpresa, invece di risolversi, sono peggiorati. La cosa mi ha fatto riflettere e mi sono chiesta quale fosse il vero motivo. Ho ripensato a quando avevo appena assunto quel lavoro. Ho notato che il gruppo di Xinyue era il migliore nell’evangelizzazione, davvero dedito al suo dovere. Avevo grande stima di loro. Soprattutto quando ho visto quanto era capace Xinyue, ho pensato che non ci sarebbero stati gravi problemi con lei come capogruppo, quindi non ho seguito molto il loro lavoro. Alcune sorelle mi hanno segnalato le loro carenze, ma non le ho prese sul serio. Visti i loro risultati nell’evangelizzazione, che ci fosse qualche problema non mi pareva un dramma. A volte, quando condividevo con loro, mi limitavo a dare qualche semplice indicazione, senza verificare in un secondo momento se i problemi fossero stati risolti. Ricordo che una volta stavamo discutendo di lavoro; ho notato che Xinyue e Xiaoli erano in disaccordo. Erano entrambe molto arroganti e si ostinavano a mantenere le loro opinioni. Ho trovato alcune parole di Dio pertinenti ai loro stati su cui condividere e, vedendo che erano entrambe in grado di riflettere e disposte a cambiare, pensavo che il problema fosse risolto. Mi è venuto in mente che avrei dovuto seguire la situazione e vedere se i loro stati fossero davvero cambiati. Ma poi ho pensato che, per tenere altre condivisioni con loro, avrei dovuto trovare passi delle parole di Dio e cercare di capire i loro stati, una cosa molto faticosa. Inoltre, stavano svolgendo normalmente i loro doveri, quindi ho pensato che potevo anche non verificare. Così ho lasciato correre. In un’altra occasione ho visto Xinyue e un’altra sorella in disaccordo durante la comunione. L’altra sorella ha dato un suggerimento ragionevole, ma Xinyue si rifiutava di accettarlo e continuava a insistere di avere ragione. Alla fine la sorella non ha avuto altra scelta che cedere. Vedendo quanto Xinyue fosse ipocrita, volevo rivelarle il suo problema, ma poi ho pensato al tempo e all’energia che avrebbe richiesto condividere al riguardo e al resto del lavoro di cui dovevo ancora occuparmi. Poiché non c’era alcun conflitto o attrito evidente tra loro, forse non era così grave come pensavo. Meno si fatica, meglio è. Inoltre, Xinyue era una capogruppo; quindi, se avesse rivelato un po’ di arroganza, avrebbe dovuto essere in grado di eliminarla ricercando. Perciò non le ho fatto notare il problema.
Ripensandoci, sapevo bene che Xinyue era arrogante e non sapeva collaborare con gli altri. Inoltre, era una leader; dunque, glissando su una questione così importante, mi stavo comportando da vera irresponsabile! In seguito, ho letto nelle parole di Dio: “A prescindere da quanto importante sia il lavoro che un leader o un lavoratore svolgono, e da quale sia la natura di questo lavoro, la loro priorità numero uno è essere al corrente di come tale lavoro proceda. Devono essere fisicamente presenti per seguire le questioni e porre domande, raccogliendo informazioni di prima mano. Non devono limitarsi a fidarsi di ciò che sentono o ad ascoltare i rapporti altrui; devono invece osservare con i propri occhi come si comporta il personale, come procede il lavoro, e appurare quali difficoltà emergono, se qualche ambito sia in contrasto con i requisiti del Supremo, se i compiti specialistici abbiano violato i principi, se si verifichino disturbi o intralci, se manchino le attrezzature necessarie o i materiali didattici per un certo incarico: devono tenere tutto questo sotto controllo. Per quanti rapporti ascoltino e indipendentemente da ciò che viene loro riferito, nulla equivale a una verifica svolta di persona. Constatare i fatti con i propri occhi garantisce maggiore accuratezza e affidabilità; una volta acquisita familiarità con la situazione, avranno un’idea corretta di come vadano le cose” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Qualunque attività lavorativa stiano monitorando, i leader che si assumono un fardello saranno sempre in grado di identificare i problemi. Saranno in grado di identificare, approfondire e comprendere qualsiasi problema relativo alla conoscenza di una particolare abilità professionale o alla violazione dei princìpi e, quando lo rilevano, lo risolvono tempestivamente. I leader e i lavoratori intelligenti risolvono solo i problemi che hanno a che fare con il lavoro della chiesa, con la conoscenza professionale e con i princìpi della verità. Non prestano attenzione alle questioni irrilevanti della vita quotidiana. Si occupano di ogni aspetto del lavoro di diffusione del Vangelo commissionato da Dio. Fanno domande e verifiche in merito a tutti i problemi che riescono a percepire o a rilevare. Se non sono in grado di risolverli da soli sul momento, si riuniscono con altri leader e lavoratori, fanno comunione con loro, ricercano i princìpi della verità e pensano a delle possibili soluzioni. Se si trovano di fronte un problema insormontabile che non sanno assolutamente risolvere, allora chiedono prontamente assistenza al Supremo, lasciando che sia il Supremo a gestirlo e a risolverlo. Leader e lavoratori di questo tipo sono persone che hanno princìpi nel loro lavoro. Qualunque sia il problema, purché l’abbiano visto, ne abbiano sentito parlare o ne siano venuti a conoscenza, non lo ignorano e sono in grado di risolverlo. E se anche non lo risolvono al meglio, fanno comunque in modo che non si ripresenti” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Leggere ciò che Dio richiede a leader e lavoratori mi ha colmata di vergogna. Non mi ero assunta un fardello nell’evangelizzazione. Non solo non avevo seguito prontamente il lavoro, ma non avevo nemmeno compreso nel dettaglio lo stato di fratelli e sorelle. Come Xinyue, che era una capogruppo ma non sapeva collaborare con gli altri: avrei dovuto risolverlo attraverso la comunione, e invece le ho solo accennato brevemente il suo problema senza parlare con gli altri per comprenderlo nel dettaglio. Inoltre, non ho esposto la natura del suo problema né le sue conseguenze. E in seguito non ho verificato se fosse cambiata o meno. Non ho riflettuto sul fatto che si trattasse di un problema della sua essenza o di una rivelazione di corruzione, se fosse adatta al ruolo di capogruppo, e altri dettagli del genere. Così, i suoi problemi non sono mai stati risolti e il lavoro del Vangelo ne ha risentito. In seguito, ho visto che Xinyue era ancora arrogante, presuntuosa e dispotica, e sapevo di dover condividere con lei per risolvere il problema, altrimenti il lavoro avrebbe subìto ritardi. Ma ho continuato a ignorarlo per risparmiarmi la seccatura. Prendevo la risoluzione dei problemi alla leggera, accontentandomi di svolgere un lavoro superficiale, di accennare alla questione e nulla più. Non mi importava se il problema fosse effettivamente risolto o meno. Ero irresponsabile, non eseguivo il mio compito e non svolgevo lavoro concreto. È così che si comporta un falso leader. La chiesa mi aveva affidato il lavoro del Vangelo, sperando che fossi in grado di compiere il mio dovere secondo le richieste di Dio, di essere seria e responsabile nel mio lavoro, e di utilizzare i princìpi della verità per risolvere i problemi di fratelli e sorelle in modo che l’evangelizzazione procedesse senza intralci. E invece, quando emergevano problemi che dovevano essere risolti, non facevo nulla, pensando che meno si fatica, meglio è. Mi comportavo davvero da falsa leader e ostacolavo l’evangelizzazione. Il mio atteggiamento nei confronti del dovere disgustava Dio!
In seguito, ho ricercato e riflettuto sulla vera causa del mio mancato lavoro concreto. Ho letto queste parole di Dio. “Nel loro lavoro, i leader e i lavoratori devono seguire la volontà di Dio ed esserGli leali. Il comportamento migliore è riconoscere e risolvere i problemi proattivamente. Non devono rimanere passivi, soprattutto quando hanno queste parole e condivisioni concrete a guidarli. Devono prendere l’iniziativa di risolvere a fondo le difficoltà e i problemi concreti attraverso la condivisione sulla verità. Devono svolgere bene il loro lavoro e seguirne prontamente e proattivamente i progressi. Non possono aspettare ordini e sollecitazioni da parte del Supremo che li costringano ad agire. Se i leader e i lavoratori sono sempre passivi e bisognosi di sproni, non stanno svolgendo un vero lavoro, non sono degni di essere impiegati da Dio e dovrebbero essere rimossi e riassegnati. Attualmente, numerosi leader e lavoratori sono molto passivi nel loro lavoro. Hanno sempre bisogno che il Supremo invii loro degli ordini e li costringa a svolgere un po’ di lavoro; altrimenti, battono la fiacca e procrastinano. Il lavoro in diverse chiese è piuttosto caotico, alcune delle persone che vi svolgono un dovere sono incredibilmente pigre e approssimative e non ottengono alcun risultato concreto. Tali problemi possono essere già molto gravi e di natura terribile, ma i leader e i lavoratori di queste chiese continuano a comportarsi come funzionari burocratici. Non solo non sono in grado di svolgere un vero lavoro, ma non sanno nemmeno riconoscere o risolvere i problemi. Questo paralizza il lavoro della chiesa e lo fa ristagnare. Ogni volta che il lavoro di una chiesa volge nel caos e non si scorge alcun segno di disciplina, c’è sicuramente un falso leader al comando. In ogni chiesa guidata da un falso leader, tutto il lavoro sarà un caos e un disastro totale, non c’è ombra di dubbio. […] Cosa succede quando le persone sono cieche di fronte al lavoro che deve essere svolto? (Non si assumono un fardello.) È esatto dire che non si assumono un fardello, sono anche molto pigre, bramano le comodità, si prendono una pausa ogni volta che possono e cercano di evitare qualsiasi fastidio di troppo. Queste persone pigre spesso pensano: ‘Perché dovrei preoccuparmi così tanto? Preoccuparsi troppo fa solo invecchiare più velocemente. Che benefici ne trarrò, affannandomi e affaticandomi così tanto? Che farò se mi sfinisco e mi ammalo? Non ho i soldi per pagarmi le cure. E chi si prenderà cura di me quando sarò vecchio?’ Queste persone pigre sono davvero passive e arretrate. Non possiedono un briciolo di verità e non riescono a vedere nulla con chiarezza. Si tratta palesemente di un gruppo di persone confuse, non è vero? Sono tutte confuse. Sono ignare della verità, per la quale non provano alcun interesse, quindi come possono essere salvate? Perché le persone sono sempre indisciplinate e pigre come se vivessero una vita da sonnambuli? Questo ha a che fare con un problema nella loro natura. Esiste una sorta di pigrizia nella natura umana. Qualsiasi compito stiano svolgendo, le persone hanno sempre bisogno di qualcuno che le controlli e le sproni. A volte pensano alla carne, bramano le comodità fisiche e si garantiscono sempre una scappatoia: tali persone sono molto astute, e non sono affatto delle brave persone. Non si spingono mai a fare del loro meglio, indipendentemente dal dovere importante che stanno svolgendo. È un comportamento irresponsabile e sleale” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Questi falsi leader indolenti non svolgono mai alcun lavoro concreto e si comportano come se il loro ruolo di leader fosse un incarico ufficiale, godendo appieno dei vantaggi del loro prestigio. Per loro, il dovere e il lavoro che un leader dovrebbe svolgere sono un ingombro, un fastidio. Hanno il cuore colmo di ribellione nei confronti del lavoro della chiesa: se si chiede loro di controllare il lavoro, o di rilevare i problemi che emergono in esso e poi di seguirli e risolverli, sono pieni di riluttanza. Questo è il lavoro che i leader e i lavoratori devono svolgere, questo è il loro compito. Se non lo fai, se non sei disposto a farlo, perché vuoi comunque essere un leader o un lavoratore? Compi il tuo dovere per tener conto della volontà di Dio o per godere degli orpelli dell’autorità? Non è forse una vergogna essere un leader se desideri ricoprire una posizione ufficiale? Nessuno è di carattere inferiore: le persone di questo tipo non hanno rispetto di sé e sono totalmente spudorate. Se desideri godere delle comodità della carne, torna di corsa nel mondo e lotta per ottenerle, afferrale e falle tue come ti è possibile. Nessuno interferirà. La casa di Dio è un luogo in cui i prescelti di Dio possano compiere i loro doveri e lodarLo; è un luogo in cui le persone possano perseguire la verità ed essere salvate. Non è un luogo in cui godere delle comodità della carne, ancor meno un luogo per viziare le persone. I falsi leader sono persone che non conoscono vergogna; sono sfrontati, spudorati e privi di senno. Qualunque lavoro concreto venga assegnato loro, non lo considerano importante. Lo mettono in secondo piano, e mentre a parole forniscono risposte impeccabili, in concreto non svolgono alcun lavoro. Questa non è forse una mancanza di etica? […] Qualunque sia il lavoro o il dovere che svolgono, alcuni non sono in grado di eseguirlo, non ne sono all’altezza, non sono in grado di adempiere a nessuno degli obblighi o delle responsabilità che spettano alle persone. Non sono forse spazzatura? Sono ancora degni di essere definiti persone? A eccezione degli ingenui, di coloro che sono affetti da handicap mentali e di coloro che soffrono di menomazioni fisiche, esiste forse qualcuno che non debba svolgere i propri doveri e adempiere alle proprie responsabilità? Invece, simili persone non fanno che comportarsi subdolamente e giocare sporco, non vogliono adempiere alle proprie responsabilità; l’implicazione è che non vogliono comportarsi come persone degne di questo nome. Dio ha dato loro levatura e doni, ha dato loro l’opportunità di essere umani, eppure non sono in grado di farne uso nell’adempiere al loro dovere. Non fanno nulla, ma vogliono godere di ogni cosa. Una persona del genere è forse degna di essere definita umana? Indipendentemente dal lavoro che le viene affidato, che sia importante o comune, difficile o semplice, è sempre negligente e superficiale, sempre pigra e subdola. Quando emergono dei problemi, le persone di questo tipo cercano di scaricare la responsabilità su qualcun altro; non si assumono alcuna responsabilità, e vogliono solo continuare a vivere le loro vite da parassiti. Non sono forse spazzatura inutile?” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Le Sue parole mi hanno davvero trafitta. Dio condivideva da sempre nel dettaglio sulle responsabilità dei leader, ma io non avevo ottenuto alcun ingresso in questo aspetto. Battevo la fiacca, ero irresponsabile, assecondavo la carne e non ottenevo risultati nel mio dovere. Ero il tipo di parassita e di buona a nulla smascherato da Dio. Nell’occuparmi del problema di Xinyue, sapevo bene che non era stato risolto, ma astutamente ho solo cercato di evitare seccature. Mi sono resa conto di essere spesso inefficiente nel mio dovere perché ero pigra e interessata solo alla mia comodità. All’inizio, quando gli altri avevano problemi nella condivisione del Vangelo o non erano sicuri di alcuni princìpi, facevo comunione con loro per risolvere la questione. Ma alcuni progredivano lentamente o avevano problemi complessi, e aiutarli mi pareva una seccatura eccessiva e uno spreco di energie. Mi avrebbe richiesto di ricercare e riflettere, e condividere pazientemente con loro, quindi ho scelto di evitarlo, risolvendo solo i problemi più evidenti e accantonando quelli difficili, minimizzando sulle questioni gravi e ignorando le minori, così che molte non venivano mai risolte. Assecondavo sempre la carne senza trovare reali soluzioni. Di conseguenza, per molto tempo l’evangelizzazione ha ristagnato. E questo perché ero pigra per natura, avevo a cuore la carne e non ero devota né responsabile nel mio dovere. Ho pensato alle parole di Dio: “È una grave negligenza! Hai perso l’atteggiamento e il senso di responsabilità che chi ricopre la posizione di leader o di lavoratore dovrebbe avere nei confronti del proprio dovere” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Una persona del genere è forse degna di essere definita umana?” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). No. In quanto leader, era mia responsabilità fare tutto il possibile per risolvere i problemi che rilevavo. Invece, non percorrevo la retta via: pensavo sempre alla mia comodità. Ogni volta che dovevo agire e lavorare davvero, mi tiravo indietro. Questo danneggiava il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle. Svolgevo il mio dovere con estrema negligenza! Nella Sua opera degli ultimi giorni per eliminare la corruzione dell’uomo, Dio ha espresso milioni di parole, di richiamo ed esortazione, giudizio e castigo, ammonimento e smascheramento, utilizzando ogni mezzo per comunicare con noi in modo meticoloso e assicurarSi che comprendessimo la verità e vi accedessimo. Per salvare l’umanità, così profondamente corrotta da Satana, Egli Si è preoccupato, Si è impegnato e ha sofferto molto, pagando un caro prezzo. Io invece, mentre godevo del nutrimento di tanta verità da parte di Dio, ho assunto un lavoro importante nella Sua casa senza pensare a ripagare il Suo amore. Non ero in grado di soffrire un po’ o di pagare un minimo prezzo per il mio dovere. Appena dovevo realmente agire e lavorare, mi tiravo indietro. Volevo sempre le ricompense e le benedizioni di Dio in cambio di un piccolo sforzo. Ero così egoista e spregevole, priva di coscienza e ragione. A quel punto, ho finalmente visto che pensare sempre alla carne e bramare le comodità significava vivere senza dignità ed essere inaffidabile. Ero una leader pigra, una falsa leader. Svolgere il mio dovere in quel modo mi dava un agio temporaneo, ma continuavo a perdere la possibilità di acquisire la verità a causa della mia pigrizia, e alla fine Dio mi avrebbe eliminata. Le perdite superavano nettamente i guadagni: quanto ero sciocca! Ho pensato a una frase della Bibbia: “E la prosperità degli stolti li fa perire” (Proverbi 1:32). Conoscevo alcuni fratelli e sorelle che sono stati destituiti perché pensavano sempre alla carne e alle comodità, senza svolgere un vero lavoro. La brama di comodità disgusta Dio e può persino rovinare la possibilità di essere salvati. Dio è santo e giusto ed esamina le intenzioni che ho nel mio dovere. Non potevo più comportarmi così. La casa di Dio non è un luogo in cui desiderare le comodità della carne, ma in cui compiere il mio dovere e praticare la verità. Poiché avevo accettato quel dovere, dovevo dare tutta me stessa per svolgerlo bene. Pentita, ho pregato Dio: “Dio, Ti ringrazio per aver predisposto questa situazione così da mostrarmi che nel mio dovere ho bramato le comodità della carne e non sono stata affatto responsabile. D’ora in poi, voglio fare del mio meglio per svolgere il mio lavoro”. In seguito, leggendo le parole di Dio, cercando e riflettendo, ho visto che nutrivo anche un’altra visione sbagliata. Dio Onnipotente dice: “I leader e i lavoratori devono conoscere da varie fonti coloro che supervisionano i lavori importanti, coloro che dirigono la condivisione del Vangelo, ogni capogruppo, il direttore della produzione video, e così via. Devono intensificare l’osservazione e l’esame di queste persone prima di poter essere sicuri di loro. Solo assegnando accuratamente i doveri alle persone in questo modo possono assicurarsi che le disposizioni siano appropriate e che queste persone siano efficienti nei loro doveri. Alcuni affermano: ‘Tutti i non credenti dicono: “non dubitare di coloro che impieghi e non impiegare coloro di cui dubiti”. Come può la casa di Dio essere così diffidente? Sono tutti credenti; quanto potranno mai essere cattivi? Non sono tutte brave persone? Perché la chiesa deve conoscerli, controllarli e osservarli?’ Queste parole sono corrette? Non manifestano dei problemi? (Sì.) Conoscere qualcuno, osservarlo in profondità e interagire con lui a stretto contatto è conforme ai princìpi? È in piena aderenza con i princìpi. A quali princìpi aderisce? (Al punto 4 delle responsabilità di leader e lavoratori: Tenersi aggiornati sulla situazione dei supervisori dei diversi lavori e del personale responsabile dei vari lavori importanti, e riassegnarli o sostituirli tempestivamente, se necessario, in modo da prevenire o tamponare le perdite causate dall’impiego di persone inadeguate e garantire l’efficienza e il buon andamento del lavoro.) Questo è un buon punto di riferimento, ma qual è il motivo reale per cui si fa così? È che le persone hanno un’indole corrotta. Sebbene oggi molte persone compiano un dovere, sono poche quelle che perseguono la verità. Raramente le persone perseguono la verità ed entrano nella realtà della verità mentre compiono il loro dovere; la maggior parte di loro agisce ancora in una maniera priva di principi, non sono ancora persone che obbediscono veramente a Dio; si limitano a dichiarare a parole di amare la verità, di essere disposte a perseguirla, a lottare per essa, ma non si può ancora stabilire quanto durerà la loro determinazione. Coloro che non perseguono la verità sono inclini a manifestare un’indole corrotta in qualsiasi momento o luogo. Coloro che non perseguono la verità sono privi di senso di responsabilità nei confronti del proprio dovere, sono spesso negligenti e superficiali, agiscono a loro piacimento e sono persino incapaci di accettare la potatura e il trattamento. Non appena diventano negativi e deboli, coloro che non perseguono la verità rischiano di gettare la spugna: questo accade spesso, non c’è niente di più comune; è così che si comportano tutti coloro che non perseguono la verità. Quindi, quando le persone non hanno ancora guadagnato la verità, sono inaffidabili e indegne di fiducia. Cosa significa che sono indegne di fiducia? Significa che, di fronte a difficoltà o battute d’arresto, è verosimile che cadano, che diventino negative e deboli. Chi è spesso negativo e debole è una persona affidabile? Decisamente no. Invece, coloro che comprendono la verità sono diversi. Le persone che comprendono realmente la verità hanno senza dubbio un cuore che teme Dio e che obbedisce a Dio, e solo le persone con un cuore che teme Dio sono persone degne di fiducia; le persone prive di timore di Dio nel cuore non sono degne di fiducia. Come ci si deve approcciare a coloro che non hanno timore di Dio nel cuore? Naturalmente, si deve dare loro assistenza e sostegno amorevoli. Dovrebbero essere controllati di più mentre compiono il loro dovere, e ricevere più aiuto e guida; solo così si può garantire che svolgano il loro dovere in modo efficace. Qual è lo scopo di tutto ciò? Lo scopo principale è quello di sostenere il lavoro della casa di Dio. In secondo luogo, si tratta di individuare tempestivamente i problemi e provvedere tempestivamente a queste persone, sostenerle, trattarle e potarle, correggere le loro deviazioni e rimediare alle loro mancanze e carenze. Questo è per loro un beneficio, non cela nulla di malevolo. Supervisionare le persone, tenerle d’occhio, conoscerle: tutto questo ha il fine di aiutarle a intraprendere il giusto cammino nella fede in Dio, di metterle in condizione di compiere il loro dovere così come richiesto da Dio e secondo i principi, in modo che non causino alcun disturbo o intralcio e non sprechino tempo. L’obiettivo del fare questo nasce interamente dalla responsabilità verso di loro e verso il lavoro della casa di Dio; non cela alcuna malignità” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Le parole di Dio ci mostrano uno dei princìpi da mettere in pratica nel nostro lavoro. Dobbiamo supervisionare i fratelli e le sorelle di cui siamo responsabili, in particolare quelli che svolgono un lavoro chiave, poiché tutti abbiamo un’indole corrotta e siamo privi della realtà della verità, quindi non possiamo fare a meno di agire per corruzione. Non possiamo fidarci ciecamente di nessuno né avere un approccio distaccato: dimostrerebbe irresponsabilità nel lavoro. Io sono esattamente così. A volte gli altri sottolineano i miei problemi e sul momento mi sento determinata a cambiare, ma spesso è solo un’ondata di entusiasmo. Al momento di agire davvero, mi ritrovo ancora limitata da un’indole corrotta e incapace di praticare la verità. Per questo abbiamo bisogno di supervisione e aiuto dagli altri, per praticare e accedere meglio. Tutti hanno delle carenze e non sono in grado di afferrare i princìpi della verità, quindi è inevitabile che nei nostri doveri emergano problemi o sviste e che a volte riveliamo corruzione e ostinazione. In quei momenti, i leader devono supervisionare e monitorare, comprendere a fondo come le persone svolgano i loro doveri, rilevare i problemi, correggere le deviazioni e impedire che il lavoro della chiesa venga danneggiato. Io invece ero davvero cieca e sciocca. Vedendo che Xinyue sembrava attiva nel suo dovere ed era brava nell’evangelizzazione, non mi sono preoccupata di lei. Le ho affidato un lavoro così importante e poi non l’ho più seguito. La mia collaboratrice mi ha accennato che c’erano dei problemi nel gruppo, ma non li ho presi sul serio. Quando ho saputo che Xinyue era arrogante e non lavorava bene con gli altri, non ho approfondito la questione. Dato che era la capogruppo, gliel’ho solamente accennato, pensando che poi avrebbe ricercato e avuto accesso e che io non dovessi preoccuparmene. Ma le cose sono andate in modo completamente diverso da come avevo immaginato. La persona di cui mi preoccupavo meno era quella con i problemi più gravi. A causa della sua indole arrogante, gli altri erano limitati e non potevano compiere normalmente i loro doveri, e tutto perché io non svolgevo lavoro concreto e non valutavo cose e persone attraverso le parole di Dio. Tempo dopo, abbiamo riesaminato il lavoro di quel gruppo e abbiamo rilevato che aveva ancora dei problemi. Avevano guadagnato molte persone evangelizzando, ma alcuni di quei nuovi arrivati non erano conformi ai princìpi. Alcuni non avevano una buona umanità e dovevano essere allontanati, e questo era non solo uno spreco di risorse, ma anche una seccatura per la chiesa. Più seguivo il loro lavoro, più trovavo problemi specifici e più mi rendevo conto di non aver svolto lavoro concreto in passato. Mi limitavo alla superficie; quando il lavoro sembrava procedere senza intoppi, pensavo che nessuno avesse problemi nel proprio dovere. Guardavo le cose in modo così superficiale. La mia mancata comprensione della verità era davvero patetica e mi sono detta che in futuro avrei dovuto guardare le cose secondo la verità, adempiere alle mie responsabilità e monitorare il lavoro di coloro che sono sotto la mia supervisione. Ho inoltre percepito quanto sia importante il requisito di Dio per cui i leader debbano svolgere di persona un lavoro approfondito. Ciò ci aiuta a intraprendere il cammino per svolgere i nostri doveri in modo accettabile. In seguito, ho letto altre parole di Dio. “Se possiedi davvero una certa levatura, se hai davvero padronanza delle competenze professionali nell’ambito che supervisioni e se hai familiarità con la tua professione, ti basterà concretizzare una singola frase, e sarai in grado di essere leale al tuo dovere. Quale frase? ‘Mettici il cuore.’ Se metti il cuore nelle cose e nelle persone, sarai in grado di essere leale e responsabile nel tuo dovere. È facile mettere in pratica questa frase? Come si fa a metterla in pratica? Metterci il cuore significa non usare il naso per annusare o le orecchie per sentire, ma usare il cuore. Se una persona riesce davvero a metterci il cuore, quando i suoi occhi vedono qualcuno fare qualcosa o esprimersi o reagire a qualcosa in un certo modo, o quando le sue orecchie odono parole, voci o argomentazioni di altre persone, usando il cuore per riflettere e ponderare su ciò che ha visto o udito, fa sì che nella sua mente scaturiscano alcune idee, opinioni e attitudini. Tali idee, opinioni e attitudini le faranno avere una comprensione profonda, fattuale e corretta di quella persona o cosa, dando origine a giudizi e princìpi adeguati e corretti. Solo mettendoci il cuore in questo modo, le sue manifestazioni saranno quelle di chi è leale al proprio dovere” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Le parole di Dio mi hanno mostrato un percorso di pratica. Per compiere bene il mio dovere, dovevo imparare a essere attenta e responsabile. Dovevo agire concretamente affinché tutto ciò che vedevo e sentivo entrasse nel mio cuore e per rilevare i problemi nel mio dovere. Altrimenti, avrei solo preso tutto alla leggera, senza notare i problemi. Dovevo anche fare tutto il possibile per risolvere i problemi che rilevavo, chiedere aiuto a chi era al di sopra di me quando non riuscivo a risolvere qualcosa, fare e ottenere tutto ciò che potevo, adempiere alle mie responsabilità, avere la coscienza pulita e accettare l’esame di Dio. Non potevo affidarmi alle mie nozioni e fantasie nel mio dovere. Dovevo attenermi ai princìpi della verità e ai requisiti di Dio finché i problemi non fossero stati risolti. Anche se c’erano ancora molti problemi nel nostro lavoro, dovevo fare del mio meglio per risolverli e, indipendentemente dai risultati, dovevo innanzitutto imparare a metterci il cuore e ad adempiere alle mie responsabilità. L’evangelizzazione è importante per la casa di Dio, e in questa fase finale, decisiva, se continuassi a prendere alla leggera il mio dovere, a cercare le comodità e a proteggere i miei interessi, sarebbe un modo di vivere egoista e spregevole. Così, ho pregato Dio: “Dio, la mia statura è scarsa e così la mia levatura, ma voglio mettere tutta me stessa nel mio dovere e praticare secondo i Tuoi requisiti”.
Recentemente, ho notato che l’evangelizzazione della chiesa non era molto efficace, principalmente perché alcuni lavoratori del Vangelo erano nuovi e non avevano ben chiare le verità sulla testimonianza dell’opera di Dio. Così, ho incaricato Li Mei di andare a forire loro qualche istruzione pratica. All’inizio, dedicavo tempo ad analizzare le nozioni religiose dei potenziali destinatari del Vangelo e a capire i problemi degli evangelizzatori con Li Mei. Ma poi, quando il mio lavoro è diventato impegnativo, ho pensato di lasciare tutti quei problemi a Li Mei per non dover preoccuparmene troppo. Valutare quell’ipotesi mi ha fatta sentire in colpa. Il lavoro del Vangelo non stava andando bene e Li Mei voleva parlarne con me dopo aver appreso di quei problemi, mentre io, come una burocrate, speravo di scaricare su di lei quel duro lavoro. Era spregevole. Così, ho pregato Dio e ho rinunciato consapevolmente alla carne. Quando Li Mei mi ha aggiornata sui problemi, mi sono impegnata concretamente, ho condiviso con lei e ho ricercato la verità per risolverli. Con questa cooperazione pratica, ho potuto comprendere più rapidamente il lavoro e i progressi del gruppo, e trovare e risolvere prontamente i problemi e le difficoltà degli evangelizzatori. Attraverso questa cooperazione pratica ho visto la guida di Dio. Alcuni nuovi lavoratori del Vangelo sono arrivati gradualmente ad afferrare i princìpi, l’evangelizzazione è diventata più produttiva, e alcuni neofiti hanno assunto dei doveri dopo aver accettato la nuova opera di Dio. Anche se ultimamente sto spendendo più tempo ed energie, quando metto veramente il cuore nel mio dovere non mi sembra difficile né faticoso. In realtà, mi sono in questo modo munita di ulteriori princìpi della verità e, acquietandomi davanti a Dio in preghiera e in ricerca quando ci sono dei problemi, mi sono avvicinata a Lui e riesco a concentrarmi di più nel mio dovere. Ho ancora molte carenze nel mio dovere. Sono ancora ben lungi dal compierlo in modo adeguato. Ma attraverso le mie esperienze ho riflettuto e imparato a conoscere il mio problema di non svolgere lavoro concreto, e ho acquisito una direzione su come svolgere il mio dovere in futuro. Ho ottenuto tutto questo grazie all’illuminazione e alla guida delle parole di Dio.
Sei fortunatoad accederea questo sito Web,avrai l’opportunitàdi accogliere il Signoree trovare la viaper sbarazzarti della sofferenza. Vuoi guadagnare questa benedizione di Dio?